San Libero – 12

“Generale… ?” Il generale Cucchi è il consigliere militare di Massimo D’Alema. “Dica Presidente… ” “È arrivato un fax dai pacifisti… ” “I soliti… ” “Già, ma qui dicono che noi abbiamo fatto un errore di matematica, anzi due… “.
Non è una barzelletta ma una storia vera, che si è conclusa con un fax del generale Cucchi all’Osservatorio sul Commercio delle Armi di Firenze, in cui alla fine si ammettevano gli errori “contabili e di trascrizione”. D’Alema aveva presentato al Parlamento la relazione annuale sull’esportazione di armi italiane per il 1998.
Da tale relazione risultava un calo del 6% nella consegna di armi italiane. Ma D’Alema – o chi per lui – aveva commesso due errori di aritmetiica: aveva scambiato, negli addendi di un’addizion, miliardi per milioni e si era dimenticato di convertire i marchi in lire. Nessuno se n’era accorto. Fino a quando due ricercatori collegati al movimento pacifista hanno rifatto i conti e hanno visto che le cifre non quadravano. Dai conti rifatti è emerso che – contrariamente a quanto dichiarato nella relazione di D’Alema – le armi esportare e consegnate dall’Italia non erano diminuite del 6% ma erano aumentate del 30%.
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Così ora sappiamo ufficialmente che le esportazioni italiane di armi nel 1998, in termini di consegne effettive, non sono calate ma aumentare. E sappiamo inoltre che – in contraddizione con una precisa legge – queste armi le vendiamo a nazioni poco presentabili, come la Cina o la Turchia. Continuiamo a vendere le armi alla Colombia, dove “centinaia di persone sono state uccise dalle forze di sicurezza e dai gruppi paramilitari che operano con il sostegno di queste e dove la maggior parte delle vittime sono stete torturate prima di essere uccise” (fonte: Amnesty International). Ma Amnesty International non è una fonte ufficiale degna di fiducia per il governo, che sta continuando nell’opera dei governi precedenti: aggirare la legge 185/90 che impone all’Italia di non vendere armi ai paesi che violano i diritti umani. Ma – e qui sta la furbizia – le uniche fonti uffficiali valide per il governo italiano sono i rapporti Onu, in cui, per chiari giochi politici, Cuba è considerata “nazione che viola i diritti umani” e la Cina o la Colombia o la Turchia no. Questo svuotamento è avvenuto non tramite atti legislativi del Parlamento ma per mezzo di normative ministeriali (scritte da qualche generale?) che sfuggono sia ai parlamentari sia ai cittadini.
Alessandro Marescotti (sintesi)


L’Unione europea prende nuovamente posizione contro la condanna a morte del leader curdo Ocalan. “Deploriamo la decisione” ha detto il portavoce della Ue. Capirai.
Ocalan è finito nelle mani dei turchi per essersi fidato degli italiani, e più precisamente dei leader della sinistra italiana. In ordine di colpevolezza: Raul Mantovani, di Rifondazione (“non preoccuparti, compagno Ocalan, ci pensiamo noi”); Massimo D’Alema, del Pds (“Ocalan è un patriota. Anzi no, un terrorista”); Bertinotti e Cossutta (per aver coperto Mantovani, all’epoca insieme). Questo, per quanto riguarda la sinistra. Quanto alla destra, sul caso Ocalan è stata semplicemente nazi.
Fra un anno circa, destra e sinistra insieme approveranno l’ingresso della Turchia in Europa: che risulterà così composta da Napoli, Roma, Milano, Parigi, Berlino Londra e Mathausen. Genocidio “non olet”: ieri quello degli ebrei, oggi quello dei curdi.


Italia. Ricerca del Centro europeo dell’educazione. Due milioni di analfabeti, di cui una parte (concentrata al Sud) di giovani fra i 16 e i 25 anni.


Freddo a Roma. Stavolta è toccata a Nicolas Murwai, forse 40 anni, slovacco, senza fissa dimora. Niente documenti ma proprietario d’un cane (razza: indefinita, nome: Nik) regolarmente da lui registrato presso l’anagrafe canina del comune di Roma. Rinvenuto nel parco della Caffarella, sotto una
tenda rudimentale.


Grande successo in Borsa del giovane manager, precursore di internet, venuto su dal nulla, “letteralmente travolto dalla caccia ai titoli della sua azienda”, “approccio dimostratosi subito vincente”, “piccolo Bill Gates italiano” ecc. ecc. Se avete bisogno di parlargli, chiedete del dottor Crudele: si chiama così…


“Dramma della miseria: disoccupato minaccia di buttarsi dal Colosseo”… Kiev. Il governo ucraino ha annunciato agli ambasciatori occidentali che o gli danno tre miliardi di dollari, o fra un mese riapre la centrale nucleare di Cernobyl.


Cari amici, sono un povero ex Socialdemocratico divenuto automista Psi ed attualmente militante nel PDS. Mi sono sempre riconosciuto nelle posizioni austromarxiste e mi considero un seguace del famosissimo rinnegato (A proposito, nella polemica con Vassili Ilich e Lev Davidoch aveva ragione lui).
Oggi mi sento orfano. Gli stessi che mi insultavano e mi accusavano di voler razionalizzare il sistema neocapitalistico e di non cambiarlo, e quindi essere un traditore di classe, oggi o sono passati direttamente con quella merda umana di Berlusca, oppure, pur militando nell’ambito della sinistra di governo, sono diventati sostenitori del libero mercato più sfrenato, tanto che non vedo differenza tra un Salvati, un Amato, un Nicola Rossi e un Malagodi dei bei tempi. O tempora o mores, d’accordo che viviamo in tempi di restaurazione tipo Congresso di Vienna, ma ormai ho un’età che non riesco più ad arrivare a un’altro Quarantotto. Oltretutto se dici a voce troppo alta quello che pensi, non ti prendono per un sovversivo, ma per un matto. Continuiamo, come diceva Manfredi ( non Nino) col lavoro della talpa, sperando di rimettere presto fuori la testa. O come vorrei essere un cittadino della Francia di Jospin, lì almeno i Socialisti parlano da Socialisti.
Lupo Alberto (Turati)


Ti ricordi di Emanuele Sclavi, il ragazzo siciliano morto nella caserma dei paracadutisti ad agosto, vent’anni fa? I periti dichiarano adesso che alcune delle ferite riscontrate sul cadavere possono non essere state provocate dalla caduta, e potrebbero addirittura essere state inflitte da uno scarpone militare. Fra le ipotesi, dunque, spunta quella di omicidio preterintenzionale.
Trovate questa notizia, se state molto attenti, solo nelle pagine interne, solo su alcuni giornali, solo nelle colonnine di cronaca, e solo in non più di dieci righe. Sul ragazzo Emanuele, in sostanza, silenzio generale. Anzi: silenzio, generale.


Stanotte, verso le due, bussano alla porta della mia stanza. Grunt. Accendo la luce e davanti al letto c’è un tizio buffo, tutto parato in nero gentleman, uno molto distinto sulla sessantina. “Mr Orioles?” fa, squadrandomi con disgusto. Deve alzarsi, vestirsi e… make yourself a little civilezed, goddam! Someone is coming here”.
Tanto è incazzato il tizio che nemmeno discuto, mi alzo, mi sbreccio un po’ d’acqua sul muso, mi metto un par di brache, la maglietta di Mao (sperando che sia pulita), mi carico la pipa. “Si accomodi, prego. Di che si tratta? Ma non potevamo aspettare domattina? O meglio, potrei darle il numero dell’avvocatro Tita… “. Quello neanche mi caga. Va alla porta, si volta, si volta di nuovo con aria teatrale e declama: “Her gracious majesty the queen!”. E qua t’entra una signora anzianotta, piuttosto decorosa direi, ma guarda che roba tu alle due di notte, tutti i matti qui vengono a finire prima o poi.
“Good morning, mister Orioles” fa la dama. “Kneel down, please”. Cazzo cazzo cazzo. Lampo di genio. Secondo cassetto, monetine. Ci sono due scellini inglesi. “Scusi signora le spiacerebbe mettersi un momento di profilo?”. Lei imperturbabilmente e sorridendo esegue, massì che è lei, un po’ malandata veramente ma insomma. “Kneel, my dear, please”. Che faccio? Tanto starò sognando: m’inginocchio sullo scendiletto cercando di non sembrare troppo imbranato e la tizia si guarda attorno, sgama la canna alla Charlot sulla sedia, l’afferra al volo e me la sbatte sulla spalla. “Stand up, sir Riccardo”. Poi mi volta maestosamente le spalle e se ne va.
“You may stand up, now – fa il tizio in nero – The ceremony is gone. My compliments”. E se ne va pure lui.
Così stanotte – se non ho sognato – sono stato fatto baronetto dalla regina Elisabetta in persona. C’è una giustizia a questo mondo, ecchecazzo! Domani vado all’ambasciata per vedere se danno pure dei soldi, vi farò sapere.