San Libero – 140

Relax. Niente signor B., niente D’Alema e niente politici questa settimana. Facciamo finta di essere in Italia, l’Italia dei film in bianco e nero. Gli italiani spaparanzati sulla riva, e il vostro cronista in mutandoni con un cappellaccio di paglia e una pila di libri vecchi.
Qua, nel paesino siciliano in cui sono ora, c’è una spiaggia bellissima, lunga una decina di chilometri (ogni tanto passa qualche ragazza ma ahimè: mi sorridono ancora, ma in un altro modo). Ah, la spiaggia, dicevo. Di questi dieci chilometri, i primi sei o sette sono abbastanza puliti, le docce del comune sull’arenile, un paio di lidi privati (piccoli) e tutto il resto libero a tua disposizione.
Poi ci sono un paio di chilometri – qui comincia un altro comune – in cui il mare non si vede assolutamente, nascosto da ville e villette a dieci metri dalla riva e da stabilimenti galattici con guardie, acquascooter e musica a tutto volume. Guardando bene, c’è una specie di vicoletto per cui puoi arrivare a mare, e goderti i trenta metri di spiaggia libera che son rimasti. Poi c’è un altro comune ancora e qui la spiaggia è libera (senza case) ma un po’ sporca, con alla fine una piccola discarica abusiva.
Riepilogando: tre spiagge identiche, di tre comuni diversi, ma due accessibili e libere e una chiusa e privatizzata. Test per il lettore: quale dei tre comuni è quello da cui provengono il senatore Nania ed Emilio Fede?
Va bene, ci siamo fatti la nostra sniffata di politica quotidiana e possiamo rituffarci con la coscienza tranquilla nel nostro Petronio Arbitro, sbirciando di tanto in tanto un paio di belle gambe da sotto il sombrero. Veramente, a proposito di sniffate, qui bisognerebbe citare un momentino l’inchiesta ancora in corso – i caramba, maledetti, non vanno in vacanza mai – sul giro siciliano di cocaina di alcuni pezzi grossi governativi. Ma siamo in vacanza e perciò lasciamo andare, con l’unica avvertenza (per i lettori “continentali”) che qui in Sicilia i quotidiani locali stanno conducendo una campagna di solidarietà con i ministeriali cocaleri (scatenato Zermo: “Facciamo quadrato attorno a Miccichè, l’uomo di tutte le vittorie, vittima dell’inciviltà e della barbarie”). Mi dicono che, su “La Sicilia” di domenica prossima, forse daranno in omaggio col giornale una bustina di coca. Ma abbiamo già parlato troppo di politica, e ora riabbasso il sombrero.

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(Spero solo che, quando tornerò qui l’anno prossimo, troverò ancora la mia spiaggia senza filo spinato. A Milano stanno privatizzando già la Galleria, e immagino che dopo Natale cominceranno a privatizzare anche il Duomo. E vuoi che si spaventino di privatizzarci questo po’ d’acqua e ciottoli in cui coi miei paesani veniamo a farci il bagno da quarant’anni?).

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Ototototototoi.
– Che si dice nella nostra isola, o Soter? Tu sei uno dei pochi, dei miei vecchi amici, a potermene raccontare qualcosa.
– Dici il vero, o Plutardo. Non sono più tanti oramai, nel nostro giro, coloro che frequentano ancora la Sicilia. Ti ricordi di Euripide, lo sceneggiatore?
– Certo che me lo ricordo. Andavano matti per i suoi film, i siciliani. Una volta, ricordo, durante una rissa con dei forestieri li lasciarono andare immediatamente appena questi citarono una battuta da una storia sua.
– Ecco. Eppure lo stesso Euripide, in Sicilia, ha giurato di non rimetterci mai più piede. Il suo teatro a Siracusa, a quanto m’ha detto lui stesso, è stato insozzato dai servitori del tiranno, coloro che chiamano “maphioi”. Piangeva quasi, mentre lo raccontava.
– Per Eracle! È incredibile. E gli altri del vecchio giro? E quello… quello con la chitarra, quello che lo vedevi ogni estate a Agrigento… come si chiama?
– Pindaro, no? Eh, è incazzato anche lui. Indovina che cosa dice ora quando si parla di Agrigento?
– Non vuole rimetterci piede neppure lui?
– Proprio così. Pare che la città sia cambiata non poco, dall’ultima volta che c’è stato. Quei bei templi, ricordi, nella vallata? Di Zeus, di Santa Hera, dei Compagni? Bene, ora è tutto cemento. Case, palazzi, ville, supermercati… Avevamo cercato di fare abbattere qualcuna di queste schifezze, ma poi è arrivato l’ordine dell’arconte (l’Arconte Culturale, pensa un pò) dei Sicelioti: non toccate il cemento, e vadano alla malora i templi. Pindaro sta bestemmiando ancora. E Proserpina è scappata.
– Povera ragazza! E Aretusa? Ti ricordi Aretusa?
– Come non me la ricordo. Eh! Ma ora è anche lei a Milano. Fa la modella, dice. Certo, ha dovuto dare…
– Non dirmelo. E quel ragazzo d’ingegneria… Empequalcosa?
– Sentito dire che è a Katana, faccende tipo linux, se ho capito bene… Roba moderna, insomma. Dice che se si collegassero con un com… un compu… insomma, con questa cosa tutti gli uomini del mondo…
– Basta, ho capito. Lui è sempre stato così. E che ne dicono i katanesi?
– Se ne fregano e basta. Capirai…
– Peccato. Mi sarebbe piaciuto tornare, prima o poi. Ma da quel che dici, mi avvedo che ciò non potrà avvenire tanto presto…
– Ti avvedi bene, o Plutardo. La primavera è finita, e nell’isola i barbari (gli indigeni, e quelli di fuori) già si arrotano i denti.
– A proposito di barbari: e i nostri amici cartaginesi? Dal loro lato dell’isola, invece, che succede?
– Piange Katana, ma Baal-Harm non ride… Ricordi che gente fiera? Una volta, massacrarono tremila soldati in un pomeriggio perchè uno di costoro aveva osato toccare le tette a una delle loro donne…
– Ricordo. Esagerati. Si sono calmati un poco?
– Se si sono calmati! Adesso, succede che, se hanno debiti, cedono ai prestatori di dracme i loro figli bambini.
– Basta, basta così. Ma non hai nulla di bello da dirmi?
– Sì. Una cosa bella ce l’ho. Ma poi ce n’è una brutta.
– Dimmi la cosa bella, su, svelto!
– Le donne. Sono sempre armoniosisime, e luminose.
– O Zeus, ti ringrazio. Dimmi la brutta cosa.
– È che noi siamo vecchi, o Plutardo, l’armonia va con altri…
– O-o-o-otototototoi…
– Ototoi…

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Progresso. È stato regolarmente brevettato “Un metodo per indurre i gatti a giocare, dirigendo un fascio di luce invisibile generata da un laser sul pavimento o muro in prossimità del gatto e quindi muovendo il laser creando sbalzi di luce mobile in modo tale da affascinare il gatto o qualunque altro animale con istinti predatori” (Brevetto Usa 5443036).

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L’origine dell’uomo 1 (versione maschilista).
Adamo passeggia nel Paradiso Terrestre. Dio: “Ma che c’è, Adamo, ti vedo a terra!”. Adamo (piagnucolando): “Sempre qui, sempre mi da solo… mai nessun per ciacolar…”. Dio: “Beh hai ragione… Sai che faccio? Ti regalo una compagna. Una DONNA!”. “Uei, sior Dio… ma cossa che l’è una… dona?”. “Una persona che ti procurerà il cibo, cucinerà per te e quando ti toglierai i pantaloni li laverà per te. Non discuterà mai le tue decisioni. Avrà cura dei tuoi figli e non ti chiederà mai di andare nel mezzo della notte a vedere come stanno. Non ti contraddirà e sarà sempre la prima ad ammettere di avere torto. Inoltre ti darà sempre amore e passione quando ne avrai voglia”. “Ostia! Ma quant l’è che la custa una dona così?”. “Un braccio e una gamba”. “Orco! Senta, sior Dio… cossa la mi pol dar per una costola?”. E poi sapete com’è finita.
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L’origine dell’uomo 2 (versione femminista).
Un giorno, nel giardino dell’Eden, la prima donna guardò in alto e disse: “Ehi Dio! Guarda che avrei un problema”. “Che problema, cara?”. “Senti, so che mi hai creata, che hai fatto questo bel giardino, tutti questi meravigliosi animali, i gatti gli uccellini, e quel buffo serpente… ma io non mi sento realizzata”. “Come mai, Eva?”. “È che mi sento sola. E sono proprio stufa delle mele”. “Bene, non c’è problema. Creerò un uomo per te”. “Un uomo? E che sarebbe?”. “Questo uomo sarà una creatura… rudimentale. Uno che dice la verità oppure imbroglia, a seconda di come gli gira. Sarà più grosso e forte di te, a volte sarà anche violento, e per passare il tempo sai cosa farà? Andrà a caccia. Ti guarderà come un cretino, con uno sguardo insistente, ma visto che ti stai lamentando, lo creerò in modo che possa anche soddisfare le tue, ehm, necessità fisiche. Sarà molto più imbranato di te e si divertirà moltissimo in occupazioni infantili come prendere a calci una palla. Ti creerà un sacco di problemi, con tutta la sua presunzione. Non sarà molto sveglio, e avrà spesso bisogno che tu gli dica che fare. Dovrai proprio prenderlo per mano…”. “Potrebbe essere una cosa divertente! Ma dove sta la fregatura?”. Nessuna fregatura, ma… beh, lo puoi avere a una condizione”. “Quale?”. “Sarà piuttosto egocentrico, te l’ho detto… perciò dovrai fargli credere che è stato creato lui per primo. Però ricorda: è il nostro segreto. Da donna a donna”.

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Greta wrote:
< Un’aggiuntina al tuo paragrafo dedicato alle donne. Piccole storie di vita vissuta.
Donne 4: Due mesi fa, ho visto un annuncio di ricerca di personale per conto di un’agenzia di lavoro interinale. Il profilo combaciava con le mie caratteristiche e la mia formazione, ero in cerca di un nuovo lavoro, e ci sono andata. Quando ho finito di compilare il modulo (perdendo quindi quei venti minuti di tempo), mi è stato detto che l’azienda in questione voleva “solo uomini”. “E si tratta di un’azienda a prevalenza femminile” ha puntualizzato la giovane impiegata.
Donne 5: Triviale, ma significativo. Io: “Il femminismo è un movimento politico.” Collega maschio: “Ma fammi il piacere. È una baggianata per vendere più assorbenti.”
Donne 6: Meno triviale, non meno significativo. Collega maschio (un altro): “Riaprire le case chiuse è giusto, almeno ci sono i controlli sanitari.”
Donne 7: Una mia amica, chimico farmaceutico qualificato, non riesce a trovare lavoro perchè ha trentun anni, è nubile e non ha figli. Io ho più o meno lo stesso problema (ne faccio trenta). Nessuno dà lavoro a noi uteri-bomba, in attesa di andarcene in maternità fottendo azienda e Stato. Oppure ci fanno firmare carte in cui dichiariamo che non rimarremo incinte nei primi due anni della nostra carriera. Un’altra mia amica è stata licenziata da una grossa ditta di consulenza in cui faceva la segretaria, perchè, sposata, è rimasta incinta e ha avuto una gravidanza difficile. Un’altra è rimasta incinta, ha tenuto la bambina come predicano Buttiglione e soci, e adesso nessuno la fa lavorare, neanche come commessa, perchè ha una bambina piccola a casa. >

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Mimmo wrote:
< “Se qualcuno ti attacca, non guardare la sua spada o ne resterai ipnotizzato”. La vecchia regola dei Samurai andrebbe rimeditata dalla Sinistra, che di fronte alla spada elettronica del Polo appare spesso paralizzata. La terribile lezione del G8, però, la doppia trappola – manganelli + censura – che ha travolto migliaia di dimostranti pacifici, dovrebbe indurre a rimeditare anche la simbologia della violenza. Casarini e “tute bianche” si sono esibiti per giorni indossando corazze di plastica e scudi di polistirolo. Per giorni hanno inscenato una mimesi dello scontro, una evocazione simbolica della violenza alla quale, invece, è stato risposto con una violenza vera, che non si sarebbe permesso neppure Milosevic con le proteste studentesche del ’97.
Quando Casarini, un anno dopo, parla di “spazi di sovversione” rischia di cadere di nuovo in altre trappole che, in una fase di declino della democrazia, potrebbero rivelarsi ancora più terribili. Il problema, infatti, è uscire una volta per tutte dal dualismo violenza/non violenza, sovversione/soggezione. E per far ciò non basta la politica. Occorre una ricerca personale che in qualche modo cambi anche le nostre reazioni quotidiane.
Non cadere nella trappola della violenza è stato il più antico problema delle arti marziali antiche e dei veri samurai: quelli che vincevano senza dover estrarre la spada. “Una volta Itsuo Tsuda mi chiese di attaccarlo, io gli giravo intorno e non ci riuscivo, eppure ero un attaccante abbastanza serio ma con lui era difficile. Non potevo. Di fronte a lui si perdeva la propria aggressività. Qualcosa di noi fondeva”. Regis Soavi – il ricordo è suo – è cresciuto nella banlieu parigina dove insegnava aikido e altre arti “marziali”. Poi ha incontrato Tsuda. “Molte persone – scriveva Tsuda – sono venute da me per chiedermi sull’aikido: è efficace? Sceglierebbero nello stesso modo un’arma da fuoco o le serrature di sicurezza. Paura di essere attaccati, di morire e di vivere. Fretta di trovare un qualunque mezzo che permetta loro di entrare in possesso di un potere straordinario. Li ho mandati via tutti”. “Lo scopo dell’aikido – dice Soavi – non è di essere efficaci, ma piuttosto di ritrovare se stessi. È perchè ritroviamo la nostra forza interiore che, eventualmente, se il bisogno si fa sentire, si libererà anche una certa efficacia, ma il maestro Ueshiba diceva che non c’è nessun avversario: tutti gli uomini sono come la mano destra e la mano sinistra. Non ha senso che l’una cerchi di picchiare l’altra”.
Bene, ne riparleremo (dell’aikido, ma anche di tutto il resto) nello stage della Scuola Itsuo Tsuda di Roma, dal 27 al 29 settembre. >
Bookmark: www. scuoladellarespirazione.org

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Anacreonte<poietes@eros. el> wrote:

< Volo leggero verso il monte Oblio
è colpa dell’amore che non mi vuole più >

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< La testa è grigia e già una ciocca è bianca,
l’allegra giovinezza non c’è più
e ingialliscono i denti…Poco tempo
mi resta ormai da vivere, ed è triste.
E a volte un turbamento – una paura –
mi prende a quel pensiero: sono amare
le vie dell’Ade ed è ben duro viaggio
scenderci dentro e non tornarne più >

* * *

< Porta qui l’acqua, amico, porta il vino,
portatemi ghirlande di bei fiori
chè voglio fare a pugni con l’amore >

* * *

< Mezza pizza ho mangiato, ma di vino
una bottiglia sana. Ho la chitarra
e ora canto qualcosa alla mia bella >

* * *

< Ti prego, tu che giochi con l’invincibile Amore
con le ninfe occhichiari e con l’azzurra
Afrodite, Dioniso, ti prego,
pellegrino dei monti, non scordare
la mia preghiera, aiutami: il mio amato
– Cleobulo – convincilo ad amare >

* * *

< Qui è sepolto Timocrito che fu soldato in guerra:
la guerra ammazza i meglio e lascia andare i vili >