E adesso bisogna fare il governo. Io personalmente vorrei Gino Strada agli esteri e Di Pietro agli interni. Certo, c’è da discuterne: ma allora discutiamone tutti insieme, in modo organizzato, col sindacato i no-global e i girotondi. Anzi, una discussione del genere è proprio quel che bisogna fare ora: mille assemblee in tutt’Italia, di qui a sei mesi, per costruire insieme il governo-rete. Sì, ma a capo del governo chi ci mettima? Ah-ah. Qui sta il trucco. Al capo del governo ci pensiamo dopo: per ora, ci concentriamo sui ministri.
Non è affatto vero – questa è una leggenda che nella sinistra italiana è arrivata ai tempi di Craxi e che non è mai stata vera – che la cosa più importante è il leader. La cosa più importante sono le idee chiare. Cioè le cose da fare, cioè il governo concreto, cioè i ministri. Bisogna che l’ingegnere di San Giuliano, quello onesto, abbia subito qualcuno da cui andare col fascio dei suoi progetti nella cartella. Bisogna che il comerciante di Milano, che è pronto a comprare un carico di caffé di Lula, abbia subito qualcuno che gli faccia – a nome dell’Italia – da intermediario. Bisogna che l’acquirente del Colosseo, che sicuramente sarà privatizzato in settimana, riceva subito una diffida autorevole di non-riconoscimento dell’acquisto. Abbiamo bisogno di istituzioni subito, istituzioni funzionanti, e ne abbiamo bisogno ora.
Quanto al Grande Leader, se ne possono occupare tranquillamente quelli che se occupano già ora: D’Alema, Rutelli e compagnia. Forniremo loro dei moduli preconfezionati per insultarsi a vicenda ogni finesettimana, dei certificati di Dissociazione dai Movimenti per quando sono presi dal panico per Cosa-Dirà-La-Gente, un po’ di musica rilassante in sottofondo, delle poltrone comode e delle caramelle, in modo che possano lavorare in santa pace alla scelta del Leader e ad altre importanti faccende. Le faccende meno importanti (tipo organizzare il governo-rete e portarlo effettivamente al governo) invece è meglio che ce le accolliamo noi rozzi qualunquisti dei movimenti
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Prendersela con la Fallaci, e perché? La Fallaci non conta niente: è rimasta molto al di sotto di Malaparte (che è il suo modello), lo sa e non riesce ad accettarlo. Povera donna: una signora americana, ormai diventata di Treviso, che pretende di parlare di Firenze.
Invece bisogna prendersela col Corriere, che a intervalli ormai regolari scatena delle campagne antisemite o fasciste che rischiano prima o poi di costare vite umane. Un anno fa di questi tempi, alla vigilia di una importante manifestazione pacifista a Roma (la prima diopo Genova: immaginatevi l’atmosfera) uscì con una terrificante “inchiesta” sui noglobal a Roma, a bivacco coi black-bloc e pronti a scatenare un inferno di fuoco. La notizia, naturalmente, era inventata e alla manifestazione non successe niente: però il Corriere il suo tentativo l’aveva fatto.
Lo stesso ora: non è successo niente ma il direttore del Corriere, Interlandi, ha fatto il suo possibile perché succedesse qualcosa. Prima che la prossima volta ci riesca, la Federazione della Stampa potrebbe invitarlo a dimettersi, e andarsene magari a dirigere il Tevere o la Difesa della Razza. Vergogna.
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“Non battete il manganello sugli scudi”. E’ l’ordine che il questore ha dato stavolta ai reparti dei celerini a Firenze: tecnicamente significa che bisogna evitare di marciare sulle piazze sbattendo gli scarponi alla tedesca e di percuotere ritmicamente il manganello sullo scudo per annunciare “Stiamo arrivando”, come facevano gli impi di Shaka Zulù.
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Armatevi e partite. Ogni tanto si riparla di arruolare gli “extracomunitari” nell’esercito (visto che gl’italiani non ci vogliono venire) e farne dei mercenari col premio finale della cittadinanza. Di solito in questi casi si citano gli antichi romani, gli stradiotti (i mercenari albanesi di San Marco: neanche i veneti di allora avevano molto spirito militare) e gli ascari. Stavolta la proposta viene dal centrosinistra (Lusetti, della Margherita), con la variante che gli extracomunitari vanno non solo arruolati ma arruolati nei corpi scelti. E questo è già un progresso: si suppone che un paracadutista somalo per lo meno non torturerà dei civili somali, come invece hanno fatto i paracadutisti italiani. La morale della favola tuttavia è sempre la stessa: gli italiani hanno il buon senso di non voler fare la guerra; ma non rinunciano alla “furbizia” di pagare gli altri per farla.
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Fiat. Crollo anche delle vendite. meno ventuno per cento. Via un operaio su quattro, prevede l’azienda. Che intanto investe… in India.
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Pianeta 1. Al minimo i prezzi del petrolio: il prezzo a New York è sceso di quasi mezzo dollaro ed ora costa solo 27,70 dollari al barile. Perché pagar cara una cosa, quando fra poco puoi andartela a prendere con la pistola?
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Pianeta 2. Crisi in McDonald’s. Annunciata la chiusura di 175 locali. Diventa meno popolare – a quanto sembra – il marchio. E questo si ripercuote sugli affari.
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Palestina-Israele. Arruolato nel governo, come ministro degli esteri, il leader dell’ala più oltranzista della destra israeliana, Netanyahu. Costui da un anno contesta Sharon accusandolo di essere troppo moderato verso i palestinesi.
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Cina. Al congresso del Partito comunista, il leader Jiang Zemin (che presiede il partito, lo stato, l’esercito e tutto il resto) ha annunciato lotta al terrorismo, benessere per tutti, miglioramento delle forze armate e allargamento del partito. Quest’ultimo consiste nell’iscrizione fra i quadri dirigenti dei capitalisti formatisi negli ultimi dieci anni, che ormai possiedono buona parte delle risorse economiche delel più importanti regioni del paese.
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America. Ha funzionato. La campagna per la pena di morte internazionale – quella interna, ai fini elettorali, rischiava di non bastare più – ha portato al trionfo George W. Bush, fino alla settimana scorsa figlio di un ex presidente arrampicatosi in qualche modo fino alla presidenza, ma da ora a tutti gli effetti Presidente degli Stati Uniti eletto dal popolo. Successo elettorale anche per Jeb Bush, che come governatore della Florida aveva praticamente regalato la presidenza (con dei discussi conteggi dei voti) al fratello candidato. Ora sì che si bombarda.
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Cronaca. Pescara. Fermait, multati e sbattuti giù dal treno, un paio di giorni dopo il terremoto, cinque ragazzi di San Giuliano che dovevano andare a Pescara ma non avevano i soldi, sepolti sotto le case ditrutte.
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Cronaca. Roma. Arrestato un pregiudicato di Torbellamonaca, sorpreso con un chilogrammmo di cocaina destinato, secondo i carabinieri, agli spacciatori della Ciociaria. L’uomo ha dichiarato di non conoscere il sottosegretario Miccichè.
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Cronaca. Genova. Nuovi avvisi di reato (lesioni personali gravi, falso e calunnia) per il presunto accoltellamento di un agente (indagato perché sospettato di aver simulato un’aggressione nei propri confronti) nel corso del G8 dell’anno scorso. I magistrati non sono ancora riusciti a decifrare le firme sugli ordini di irruzione nella scuola dei massacri. Alcuni ufficiali dei carabinieri presenti agli scontri, secondo ricostruzioni giornalistiche, erano già noti in passato come specialisti di lavori coperti in missioni effettuate anche all’estero.
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Cronaca. Roma. Sorpreso ed espulso dall’aula un altro onorevole sorpreso a votare al posto di un collega. Vive proteste dei colleghi dell’imbroglione.
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Cronaca. Roma. Pugni in aula alla Camera fra due onorevoli dello stesso partito, tali Bertucci e Scaltritti. Insultati, picchiati, medicati.
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Cronaca. Mafia. Palermo. Condannato a sette anni l’ex direttore dello Iacp di catania, Valerio Infantino: associazione mafiosa, corruzione e turbativa d’asta. Aveva pilotato un appalto edilizio a Catania favorendo un’impresa protetta – secondo gli inquirenti – ai politici Firrarello e Cusumano, indagati per intrallazzi relativi alla costruzione dell’ospedale Garibaldi di Catania. Infantino avrebbe agito con la copertura di una cosca mafiosa. (Tutto è Catania, in questa notizia. Eppure, per condannare si son dovuti muoverei giudici di Palermo).
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Cronaca. Mafia. Catania. Il boss messinese Sparacio ha presentato n tribunale l’istanza di legittimo sospetto contro i giudici, a suo parere prevenuti nei suoi confronti. Il risultato è stato l’invio immediato degli atti alla Corte d’Appello di Catania per la decisione da prendere. Se l’istanza verrà accolta il procedimento a carico della Cupola messinese dovrà ricominciare tutto da capo.
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Carmelo Intersimone wrote:
< Egregio sig. O., innanzitutto una premessa: non sono mai stato simpatizzante dell’ estrema destra. Sono di destra, anzi, di centro destra (e sono molto affezionato a quel “centro”) ma… gli estremisti… Ok, veniamo al dunque. La destra estrema ha un’ideologia per sua natura lontanissima dal concetto di globalizzazione: la destra estrema è (prima ancora che razzista) individualista e nazionalista. La destra estrema avrebbe pieno diritto di marciare contro la globalizzazione, a fianco, per esempio, di uno strenuo difensore del “particulare” come Josè Bovè…ma… Ancora una volta, il movimento no-global, almeno in Italia, si rivela per quello che è in realtà: un’ appendice di Rifondazione, FGCI ecc. A lei, a Agnoletto, a Casarini, a Caruso ecc. non ve ne frega un accidente del futuro del mondo ecc.ecc.: l’ importante è che voi siate di (estrema) sinistra e, in quanto tali, sempre anti-qualcosa. E non mi venga a raccontare che i “fasci” sono cattivi, e i “rossi” sono buoni, perché ormai non ci crede nessuno, neanche quelli come lei… Si diverta, a Firenze… e non faccia danni! >
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Marco Tarchi wrote:
< Leggo a firma Riccardo Orioles, che al Forum Sociale Europeo di Firenze “sono in arrivo quelli dell’ala dura dell’estrema destra europea”, che fra costoro ci sarei io, definito “postfascista comunitarista”, e che “i no global questo lo denunciano” mentre il governo non fa niente. Allucinante. Preferite vagare tra illazioni o fantasie o stare ai fatti? Se la risposta è la seconda, vi prego di prendere nota di alcuni di questi:
1. Io al SFE non ci sarò. Non sono stato invitato e ho sconsigliato dal farlo due amici che erano fra gli organizzatori degli incontri, ben sapendo che qualche amante della teoria del complotto, alla perpetua ricerca di nemici immaginari, avrebbe ipotizzato qualche inquinamento “da destra”.
2. Malgrado questi amanti del pregiudizio genetico (razzista?) continuino ad incollarmi addosso l’etichetta “di destra”, stavolta addirittura “estrema”, io con le destre – tutte: moderate, estreme, nostalgiche, modernizzatrici ecc. – non ho a che fare da un pezzo. Il mio rapporto con il Msi si è interrotto traumaticamente nel gennaio 1981. Nei 22 anni successivi, un percorso di ricerca e critica pubblico e verificabile mi ha condotto lontano da ogni destra (senza per questo farmi approdare a sinistra o al centro: non credo all’efficacia descrittiva di queste categorie). Mi è consentito oppure, essendo stato nel MSI fino all’età di 28 anni, devo essere segnato a vita da una sorta di marchio di Caino?
3. Definirmi “postfascista comunitarista” è ridicolo. Ho criticato il neofascismo e il postfascismo in vari libri. Alle ultime elezioni ho votato contro il centrodestra. Le riviste che dirigo sostengono sì posizioni comunitariste, ma solidali, multiculturali. Leggere per credere.
4. Ribadito che non sarò al SFE, vorrei sapere cos’avrebbe avuto di allarmante una mia eventuale presenza a un dibattito in quella sede. Di professione faccio il professore ordinario di Scienza Politica e Comunicazione Politica all’Università di Firenze. Ho opinioni critiche sugli effetti della globalizzazione. Per qual motivo il governo dovrebbe preoccuparsi di me? Perché non ne condivido l’azione? Questo è vero, ma fino a prova contraria è ancora lecito, in Italia, dissentire sia da Berlusconi sia dai fanatici che non si sono accorti di star cacciando fantasmi. Marco Tarchi >
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Mi compiaccio col signor Tarchi per la sua adesione ai principi democratici. (r.o.)
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Teofrasto <caratteri@eleuteros.el> wrote:
< Il Politico è uno che, incontrando i suoi nemici, si mette a chiacchierare amabilmente con loro, senza la minima ostilità; loda – davanti – quelli che ha attaccati alle spalle il giorno prima, e si dispiace per i loro guai. Discorre affabilmente con quelli che hanno subito un torto; ma a chi vuole parlargli con urgenza, dice di ripassare. Non ammette pubblicamente nulla di ciò che fa: “Sono ancora indeciso”. Di certe cose dice che ci sta pensando su, di altre che non ne sa niente; di altre ancora, che se ne meraviglia; oppure che lui l’aveva pensato già da molto tempo. “Non ci credo”, “Non mi pare”, “Sono sbalordito” sono i suoi modi di dire preferiti. >
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< Il Gratta-gratta non ci pensa due volte a giurare sul capo dei suoi figli. Insulta tutti, s’incazza se insultano lui, in piazza non fa che sbraitare e più grosse le spara più contento è. E’ capace di far ridere meglio di un attore; ma sa fare anche il locandiere, il tenutario, il gabelliere, il banditore, il cuoco, il giocatore di dadi, l’operaio, il presidente. Lo vedi che si circonda di una frotta di gente, chiamando a voce alta questo e quello, comiziando e imbonendo senza fermarsi un istante. A quattr’occhi, non parla mai: ha bisogno della folla. E’ bravo a comparire in tribunale ora come accusato, ora come accusatore, ora a giustificare con falso giuramento l’assenza a un processo. Non si fa scrupolo nemmeno di capeggiare tutta una moltitudine di bottegai e di venditori; e di prestare a costoro del denaro, all’interesse di un obolo al giorno. Poi si fa il giro delle bettole e delle rivendite di pesce fresco e salato, e si ficca in tasca i frutti dei suoi traffici. Di cui non parla mai con nessuno. >
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cyrano@refusard.fr wrote:
< Che dovrei fare? Vivere adulando un signore
ed imitare l’edera che accarezza il maggiore
albero del gran bosco crescendo parassita
invece di salire per volontà e fatica?
Grazie, non voglio! Dedicare un trattato
a qualche finanziere, a qualche uomo di stato?
Far satira benevola, far ridere i potenti,
scrutar benevolenza sui visi promettenti?
Grazie, non voglio! E allora? Pubblicare dei versi
da poeta di corte? Grazie! I miei, son diversi.
E allora far progetti, calcoli, strategie,
far politica attenta, calibrar le poesie,
andare nei salotti delle dame eminenti,
chieder presentazioni, ricercare i potenti?
Grazie, signori, no! Preferisco cantare,
sognare lieto e libero, sicuro, indipendente,
aver lo sguardo lucido e la voce potente,
scrivere quel che voglio, mettermi di traverso
il cappello se voglio, battermi a suon di versi
o a colpi di fioretto, duellar senza timore
per un sì, per un no, un sopruso o un amore. >