San Libero – 155

Atei e cristiani. Esisteva una volta in Russia un’associazione, il cui scopo era d’informare la popolazione del fatto che dio non esiste, la chiesa è un’impostura e i preti tutti imbroglioni. Chiusa per i noti eventi la sede a Mosca, la società s’è trasferita a Roma, in Vaticano. Ne fanno parte nomi prestigiosi: dopo il compianto presidente Marcinkus, personalità come Baget-Bozzo a Genova, il cardinale di Bologna Biffi, quello di Napoli Giordano e altri ancora si sono dedicati a dirigere la benemerita associazione. La tecnica è elementare: infiltrarsi in organismo ecclesiastico, possibilmente d’alto bordo, e poi andare a puttane, banchettare coi mafiosi, armare sante crociate, fare prestiti a usura. Così il fedele scappa e si dà al libero pensiero.
Tutto questo per dire che è stato licenziato in tronco, dalla modesta parrocchia che occupava, il prete don Vitaliano: che difendeva i poveri, viveva poveramente, parlava alla fra’ Cristoforo e insomma si comportava in tutto come uno di quei fanatici palestinesi, nemici dell’imperatore e dell’impero, che la polizia imperiale definisce “cristiani”.
Don Mazzolari, don Bianchi, don Mazzi, don Milani… Ed ecco che un altro nome si aggiunge alla lista dei preti sputati via dalla chiesa perché erano troppi cristiani. La gente ricorda quei nomi, adesso che sono passati tanti anni, con la venerazione affettuosa che si tributava un tempo ai santi, quando a scegliersi i santi era il popolo e non una burocrazia multinazionale.
Riuscirà don Vitaliano a non perdere la testa, a non insuperbire di fronte a questo pubblico elogio che la chiesa gli fa (come ha fatto agli altri) perseguitandolo? Egli è cristiano e dunque sa bene qual è il segno dell’elezione. Se fossi cristiano anch’io… Ma grazie a dio non lo sono: e dunque lo invito semplicemente a piantarla con queste bubbole del vangelo e di mettersi a fare il mafioso o l’usuraio pure lui. Così lui diventa cardinale, la gente lascia la chiesa e tutti sono contenti, noi atei i primi.

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Atmosfera 1. Messaggio intimidatorio a Giovanni Impastato, fratello di Peppino Impastato, il compagno di Dp ucciso del maggio ’78 da Cosa Nostra. Ignoti hanno imbrattato il bar-tabacchi di di Impastato, a Cinisi, con vernice rossa che colava a terra in una specie di pozza di sangue. ”Sembrava un lago di sangue – ha spiegato Impastato. Quasi un presagio di morte. E’ stato terribile. Se n’e’ accorta mia moglie, perche’ io ero a Senigallia per “I cento passi”. Sembrava sangue che gocciolava a terra”. Giovanni Impastato crede che l’intimidazione possa essere legata ”alle recenti sentenze di condanna, l’ultima delle quali per il processo Pecorelli”, che vedono tra i condannati *anche* il boss mafioso Tano Badalamenti.
(Bookmark: http://www.censurati.it)

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Atmosfera 2. Sospeso per la legge Cirami, in attesa della Cassazione, il processo a un bosniaco accusato di avere ucciso una imprenditrice di Belluno. L’avvocato ha sostenuto che poiché in città la gente sembra aspettarsi una condanna il processo non si può fare a Belluno. L’avvocato se l’è presa in particolare coi familiari della vittima, accusati di aver “polemizzato” e dunque di aver contribuito a creare un clima processuale non buono. La polemica consisteva nel fatto che i familiari hanno dichiarato pubblicamente che il presunto omicida era stato denunciato 17 volte, senza conseguenze, prima dell’omicidio.

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Informazione 1. Il migliore commento che ho trovato finora sul processo Andreotti: “Uno può pensare ciò che vuole sulla condanna di Andreotti per omicidio. Però, per farsi un’opinione, deve avere degli elementi. Al terzo giorno di servizi sulla vicenda, i commenti continuano a irridere la Corte d’Assise di Perugia che avrebbe condannato il mandante e scagionato i killer. Le cose non stanno così. Semplicemente, la Corte ha stabilito che per uno dei due uomini indicati come presunti killer non c’erano abbastanza riscontri alle accuse dei pentiti. Per l’altro i riscontri c’erano, solo che nel frattempo è stato a sua volta ammazzato, e quindi è uscito dal processo. Queste cose le ho sapute da uno degli avvocati di parte civile della famiglia Pecorelli. Il quale mi ha anche spiegato quali sono i riscontri contro Andreotti: si tratta delle dichiarazioni di due testimoni attendibili, Chiara Zossolo e Franca Mangiavacca. Non è stato difficile. Ho telefonato a questo avvocato e mi ha spiegato tutto. Ho impiegato un quarto d’ora. I miei colleghi dei Tg non hanno ancora trovato il tempo. Speriamo domani”.
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La firma è di Michele Gambino, uno dei più noti giornalisti investigativi italiani (è stato lui, una decina di anni fa, a scoprire il caso delle false fosse comuni in Romania. Si occupa di mafia da vent’anni). La notizia però non sta nel commento in sé, ma nel fatto che per trovarlo ho dovuto andare su un piccolo sito di satira e informazione alternativa, www.pipponews.it. Sui giornali italiani, evidentemente, per un giornalista come Gambino non c’è più posto. Il bavaglio, evidentemente, non tocca solo a Santoro.

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Informazione 2. Censurata da Rai e Mediaset l’inchiesta di Antonio Mazzeo sui retroscena mafiosi (appalti e cosche) del deragliamento di quest’estate a Rometta in Sicilia.
Bookmark: www.terrelibere.it

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Inflazione. Le associazioni dei consumatori calcolano per le feste di Natale ogni famiglia italiana spenderà in media 165 euro più dell’anno scorso. Prezzi e tariffe sono infatti rincarati ben oltre i valori ufficiali. Nel frattempo, le vendite al dettaglio – secondo i rilevamenti Istat – sono calate ai minimi storici dal 1997.

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Er mejo fico der bigoncio. “La sinistra non sa scegliersi i suoi leader. Eppure ne avrebbe uno così bravo!”. E’ quasi due anni che su tutti i giornali governativi si sente, a intervalli regolari, questa solfa. Adesso al povero D’Alema gli è toccato di vedersi lodato – per ordini superiori – nientepopodimenoche da Roberto Gervaso, scrittore non eccelso ma piduista col bollo. Beh, quando è troppo è troppo. D’Alema è mio e me lo insulto io.

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Cronaca. Messina. “Mi davano fastidio, non facevano altro che abbaiare in continuazione”. Così si è giusticificato il tizio che l’altro giorno, a Giardini Naxos, ha massacrato a colpi di pietra cinque cuccioli di cane. I carabinieri l’hanno denunciato per atti contro gli animali, ma rischia ben poco perché la legge prevede pene ridicole. Se qualche lettore della provincia di Messina volesse comunicarci le sue generalità (che gli inquirenti non hanno diffuso) le pubblicheremo volentieri.

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Cronaca. Rubati documenti d’archivio dalla sede di don Ciotti a Torino. Svuotato da ignoti (ma tecnologicamente ferrati) ladri il computer di Libera a Roma. L’altra settimana avevano messo le mani sul computer di uno dei magistrati di Palermo. Cosa stanno cercando di sapere?

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Cronaca. Roma. Ucciso un omosessuale, trovato strangolato con un filo elettrico dentro casa. Con questo caso Roma conquista il primato mondiale degli omicidi di gay.

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Paolo wrote:
< Caro Riccardo, perchè non hai pubblicato questa mia lettera a Ciampi?
Gent.mo Sig. Presidente, non Le chiedo di non promulgare la Legge cosiddetta “Cirami” poichè ritengo di Sua esclusiva competenza tale decisione. Il fatto che il processo venga sospeso quando l’imputato avanza il sospetto che il giudice non sia imparziale, significa che si presume la “colpevolezza” del giudice prima di aver valutato la fondatezza dell’accusa formulata dall’imputato. Mi chiedo come una simile mostruosità giuridica possa essere costituzionale. Grazie per l’attenzione. Distinti saluti >

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Luigi wrote:
< Credo si dica trendy e non trendly (“Giapponesi”) >
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Sì, ma quando si usano parole ‘mmericane come queste si diventa automaticamente fighetti e si acquista dunque il diritto di dire cazzate :-)

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mokad@mac.com write:
< in riferimento suo articolo tanto per abbaiare nÅã47: Flaiano è nato a Pescara in Abruzzo quindi, e non in Sicilia. >
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germanopaciocco@tiscali.it
< Ho letto sull’ultimo numero di “Tanto per abbaiare” che hai ricordato i trent’anni dalla morte del grande Ennio Flaiano. Però vorrei farti notare che Flaiano non era siciliano, bensì abruzzese, di Pescara. Te lo faccio notare solo perchè la mia regione, e in particolare quella città, deve convivere con il più ingombrante e scomodo spettro di Gabriele D’Annunzio, e pochi ricordano che anche nella seconda metà del novecento un altro abruzzese ha dato contributi di ben altro tenore (e secondo me di spessore ben maggiore) alla vita culturale italiana. Non è una questione di campanilismo, solo amor di precisione. >
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Ok, ok. Di Pescara. Ora il dr Freud però mi deve spiegare com’è che, pur sapendolo abruzzese, il mio subcosciente ha sempre considerato Flajano un siciliano doc almeno quanto Brancati.

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Spot. Da venerdì 6 a Venezia Salone dell’Editoria di pace. Un centinaio di editori grandi e piccoli (Einaudi, Icone, Emi, Intramoenia ecc.), tutte le riviste pacifiste (“Nigrizia”, “Lo straniero”, “Adista”, “Confronti”, “Azione non violenta” ecc.), un sacco di associazioni (Emergency, Pax Christi, Movimento nonviolento ecc.) e soggetti istituzionali (Regione Campania, Forum trentino per la pace e altri). Presenti padre Zanotelli, dom Franzoni e Gianfranco Bettin.
Info: Giovanni Benzoni, 328.2517362, gbenzoni@tin.it

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Spot. Mercoledì 4 a Palermo (via Monte San Calogero 28) convegno sulle stragi mafiose del dopoguerra in Sicilia). Argomento non accademico visto che uno storico portato in tribunale pochi mesi fa per aver descritto il coinvolgimento di soggetti istituzionali nella strage di Portella delle Ginestre. Presenti il professor Casarubea (il professore incriminato) e il giudice Ingroia di Palermo.

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Il cane, che è un cane giovane e non ha mai visto la neve, saltava tutto allegro e si rotolava e faceva gran balzi per catturare i fiocchi. L’albero di mimosa, il più aggraziato di tutti, vestiva elegantissimo sui rami quasi nudi i merletti di neve; l’abete e i pini, solenni come vecchi signori, se la scrollavano invece dai rami con nonchalance. “Noi siamo alberi seri” dicevano ai loro colleghi. E la campagna tutta chiara e i colli, più lontani del solito, limpidi come in una pittura: il bianco e nero del paesaggio e la dignità degli abeti e la felicità esploratrice del cane. Eppure…
Eppure, nell’identico istante, gli uccellini volavano in preda al panico: dove sono finiti i nostri rami? dove faremo i nidi? E, giù nella Città, degli esseri umani impauriti – non tutti, né i più, certamente: ma degli esseri umani – pensavano “dove dormirò stanotte?”.
Io contrastavo, dentro di me, fra la bellezza dei colori e il dolore degli uccellini. Essere – fino in fondo – un essere umano significa penetrare nell’armonia, fino in fondo, degli abeti solenni e dell’impassibile neve; ma anche condividere visceralmente il freddo di chi ha freddo, il dolore di chi ha dolore. E’ un uomo mezzo quello che solo armonizza o solo condivide. Non per qualche teoria; ma perché noi uomini siamo stati costruiti per essere così: amanti della bellezza; amici degli altri esseri umani.
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Tu hai di me, da qualche parte, due frammenti importanti della mia vita. Uno, le mie poesie; l’altro, le cose che ho scritto nell’ambito del mio mestiere, di giornalista. Ma giornalista degli uomini, non dei potenti.
Certo :) , tu hai preferito le poesie. Anche a me piacciono di più. Vedi: sono pochissime, poche decine in trent’anni; limate verso per verso, una parola dopo l’altra, cercando e cambiando un effetto, un’assonanza minima, un’armonia. Sei o sette volte – non di più – in tutto questo tempo sono riuscito a toccare quel che volevo, a raggiungere pienamente un colore, una nota. Eppure, per queste sei o sette volte, mi sento già fortunato: anche una sola di esse sarebbe valsa tutta la lima e tutto l’artigianato profusi; vedere un mio verso amico a quello di Archiloco o di Anacreonte, sentire che nel medesimo istante abbiamo percepito insieme…
I pezzi giornalistici invece sono violenti e grezzi, spesso poco curati, a volte – accoratamente – grevi. Anch’io li rileggo ben poco dopo che li ho licenziati. Eppure, fra le cose che ho scritto, sono quelle a cui voglio più bene, quelle di cui – se scrittura e umiltà non dovessero sempre legarsi insieme – potrei sentirmi orgoglioso. Perchè sono parole scritte per difendere altri esseri umani, per vivere e per lottare insieme a loro. A volte nella povertà, a volte nella paura: ma sempre ordinatamente serrate al loro posto, senza un passo indietro.
Il nostro autore aveva fretta, dicono senza dirlo quelle righe, o non aveva dove dormire, oppure era troppo stanco quella sera. Però ci ha convocato lo stesso, ci ha schierate, ci ha usato meglio che poteva per difendere delle persone. Certo, gli sarebbe piaciuto di più scrivere – anche quella sera – dei versi. Ma sapeva di non avere il diritto di dedicare la scrittura alla bellezza, un giorno all’anno, se non l’avesse usata per far qualcosa per i suoi simili, negli altri trecentosessantaquattro giorni. E allora anche Frizzantina – la dea ragazzina che a suo capriccio ispira, o sbeffeggia, i poeti – forse, eccezionalmente, per un attimo gli avrebbe sorriso.
Come sorrido io, affettuosamente, quando ti sento esprimere i tuoi propositi di scrittura. Certo: fai bene ad essere spavaldo, ne hai il diritto: perché hai già individuato – e non è dato a tutti – il portico da cui si diparte la via. Ma devi imparare ancora (chissà se l’ho imparato io stesso) che la materia del poeta non è solo il cristallo e l’oro ma anche il ferro e la creta e le terre umili e la calcina. E il poeta, che ama ciò che trova in se stesso ed ha un senso altissimo della propria umanità, anche è colui che è irrequieto di rimanere solo dentro il proprio mondo sempre più ricco e lieto; e cerca il se stesso negli altri, e gli altri in sè.

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Teofrasto <caratteri@eleuteros.el> wrote:

< Il Fascista è uno che se al comune discutono come organizzare la processione di Atena si alza e grida: “Pieni poteri agli organizzatori!”. Dieci bastano? “Dieci? Uno solo! Uno, ma con le palle!”. Cita con prosopopea: “Ahi serva Italia, di dolori ostello!/ Non donna di province ma bordello”; a parte questo, per lui Dante potrebbe anche non aver scritto mai niente. “Il sindacato fa politica! – fa spesso e volentieri – Che ne può capire, un operaio, di queste cose? E’ che ci vogliono scatenare contro la piazza!”. Esce tutto ravvolto nel mantello, capelli corti all’umberta, unghie manicurate, petto in fuori: “Giudici communisti!”, “Politici ladri!”, “Straccioni e miserabili, e vogliono parlare!”. Ce l’ha in particolare con la tassa per le triremi, “voluta dai communisti” per non dovere privatizzare la marina. “La colpa è di De Gasperi – mugugna – che ha mandato via il re”. >

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From: Andrea Sciuto
Subject: il greco non lo so
ma seguendo il tuo esempio mi sono dato alle traduzioni dei frammenti dei classici. Ecco:

Ennio <collegiumhistrionum@urbe.it> wrote:

< Non datemi decoro con lacrime, nel pianto
non fate funerali. Perché? Mi muovo in volo
degli uomini di bocca in bocca, vivo. >

< Dove le menti che finora erette
solevano posare, inflaccidite
vi si sono piegate, deficienti? >

< La fame aumenta i morsi sui nemici. >

< Per Malta
passa l’esercito romano, incendia
l’isola intera, devasta, razzia,
raccoglie tutti i beni dei nemici. >

< Sprezzante, altero, le legioni opprime. >