24 febbraio 2003 n.167
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La Nazione. Il sogno di tutti noi communisti, come tutti sapete, è di mettere al muro preti e frati, far fuori tutti i porci capitalisti da bottegaio in su e alla fine imporre una feroce dittatura con tanto di Baffone. Tutto questo, secondo alcuni, è maleducato; d’altra parte il communismo è così, e la politica, come si dice, non è un pranzo di gala. Quanto a noi democristi, non siamo dei fanatici dello Stato: può darsi che a quel posto d’usciere qualcun altro ci abbia più diritto, ma insomma così ho sistemato mio genero e ora mi votano lui, sua sorella, i genitori di lui e anche suo fratello che in pubblico fa il sindacalista ma poi per Natale non manca mai di farmi una telefonata ossequiosa. Così è l’Italia – quando c’era ancora – e non era il massimo ma funzionava così.
Questo feroce communista o questo democristiano ladrone tuttavia, di nascosto a Lenin o al papa, aveva una debolezza: voleva bene al suo paese. Il suo paese era Milazzo o Zagarolo (molto più bello del confinante paesino di Barcellona o Sacrofano), ne era orgoglioso e ci teneva moltissimo ad essere salutato con rispetto dal suo compaesano. Era pronto a intrallazzare con gli odiati nemici “politici” pur di ottenere una fabbrichetta nel comune e anche – duole dirlo – anche a losche manovre bipartizzane per far fermare il direttissimo a Milazzo anziché a Barcellona. E questo perché, come tutti i milazzesi di destra e di sinistra sanno dalla nascita, Milazzo è una cittadina turistica e civile laddove Barcellona di turismo non ha mai avuto nemmeno l’ombra e del direttissimo non saprebbe che farsene e forse nemmeno dell’accelerato.
Tutto ciò, fra mille terrificanti cazzate, produceva anche delle cose come il maestro Manzi che insegnava a leggere e a scrivere alla televisione o come quel volantino del Pci di Vercelli che incitava i proletari a imparare l’aritmetica e la grammatica negli appositi corsi della Sezione: inquantoché compagni abbiamo lottato per essere liberi e la libertà è costituita anche dalla cultura.
Insomma, la politica va bene, ma poi s’era tutti milazzesi o zagarolesi e anche tutti italiani. E, rozzamente, il bene pubblico – del piccolo paesino o del Paese – aveva per tutti quanti la sua importanza. Non c’erano i sondaggi a cui rispondere, ma se te ne fregavi di Milazzo semplicemente la gente non ti salutava. E questo, politica o non politica, non era bello. La politica, detto fra noi, per loro veniva dopo essere salutati o non salutati per la strada.
Per questo, quando morì Togliatti, i cattolici erano là a farsi il segno della croce e quando morì Papa Giovanni i communisti piangevano come tutti gli altri. Tutto questo per dire… beh non mi ricordo più che cosa volevo dire, la prossima volta il bicchierino me lo farò dopo e non prima di aver scritto il pezzo. Comunque sono sicuro che doveva essere una cosa profonda e importante.
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Nella polemica Rai, i leghisti da un punto di vista teorico hanno ragione. Non ha importanza se la Rai deve stare a Roma o a Reggio Calabria, né d’altra parte ci sarebbe nulla di male a prendere Benetton da Treviso e metterlo a Caltanissetta. Il proletariato non ha nazione – quindi nemmeno regione – e il devoluzionismo proletario sicuramente ha un radioso avvenire. Però. Però Togliatti si batté per Trieste all’Italia e de Gasperi, quando l’ambasciatore americano gli disse di mettere fuorilegge i comunisti, gli rispose che erano cazzi di noi italiani. Si pensava al Paese. E se l’ideologia non era d’accordo, tanto peggio per l’ideologia.
Ora, l’idea di Bossi della Rai in Brianza, sarà ideologicamente giusta o sbagliata ma con ogni evidenza non nasce affatto da un qualunque anche lontano interesse della Rai. La Rai in tutto questo c’entra solo come un pretesto per una manovra politica: carne da cannone. Come i nipoti che s’azzuffano per il terreno ereditato, spiantano viti, piantano carrubbi, si mandano l’avvocato a vicenda e si fanno i dispetti, fregandosene completamente del fatto che per piantare quelle viti su quel terreno il vecchio aveva sudato sangue, e ognuna di quelle piante era un pezzo di storia della famiglia. Ma loro sono giovani, della famiglia non sanno niente, e meno ancora gl’interessa.
La Rai è un patrimonio nazionale, non un semplice pacchetto azionario o una faccenda d’affari, ma proprio un pezzo d’Italia, una proprietà collettivo di noi milazzesi e zagarolesi e italiani. Non si può trattarla così, da stranieri. Non per i danni materiali ma proprio per l’offesa. Non è possibile che in Italia comandi uno che sarà magari un genio della politica (e questa di accredditarsi presso il padrone di Mediaset accollandosi la colpa della distruzione del suo principale concorrente è davvero una brillante trovata politica) ma che con la storia d’Italia, emotivamente e praticamente, non ci ha proprio nulla a che fare. Mettiamo la dinamite sotto i tralicci, e facciamo saltare per aria la Rai e tutto quanto: questo almeno avrebbe ancora una sua dignità perversa. Ma così per “politica” no. Mandare a ramengo il lavoro di generazioni perché i signorini possano farci bella figura coi loro amichetti, questa non è più politica: è un’offesa.
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Adesso, col povero Fini costretto a fare la faccia feroce dopo tutti gli schiaffi presi (il guappo del Turco Napoletano: “Mi avete dato uno schiaffo!”. “Sissignore”. “Avete visto? Ha ammesso che mi ha dato uno schiaffo!”. “Sciaff!”. “E questo?”. “Un altro!”) e con gl’indici d’ascolto ormai sufficientemente castrati a favore di Mediaset, è probabile che i pazzarielli Saccà e Baldassarre se ne tornino a casa e che dunque prenda il via un dignitoso dibbattito – bipartizan, ovviamente – sulla nuova Rai moderata e professionale. Non avendo alcun titolo di vippità che mi consenta di intervenirvi, mi limito a una rozza osservazione. La destra ha distrutto la Rai. Ma il centrosinistra, non è che abbia scherzato. Guglielmi, Curzi, il primo Santoro, i geniali kabulisti della Rai “di sinistra”, non è che a suo tempo abbiano poi avuto questo gran sostegno dalla sinistra ufficiale. Più forse del volenteroso Giulietti, l’uomo dei diesse in Rai è stato l’inqualificabile Velardi, orrendo professionalmente e culturalmente tanto di sinistra quanto monsignor Giordano: ma l’uomo di D’Alema era lui.
Avevo un’amica, femminista d’antan e molto colta, che faceva un piccolo programmino – storia delle donne e roba del genere – alla Rai. Niente d’eccezionale, si capisce: una di quelle chicche che però si fanno seguire e, insieme ad altre faccende del genere, contribuiscono a fare il tono di una rete. Lei l’ha fatto per anni, l’ha fatto con serietà, grazia e cultura e alla fine, nel suo piccolo, era diventata popolare.
Arriva il novantaquattro, e sale Berlusconi. Lei viene immediatamente licenziata, e al suo posto mettono una fascista, abbastanza ignara di qualsiasi cosa ma figlia di un tizio autorevole della destra. Poi casca Berlusconi: la fascista resta al suo posto, ma in compenso le viene assegnata una collega del Ppi. Protestano i Ds, e arriva una terza redattrice. Una di destra, una di centro e una di sinistra: fuori solo quella che aveva fondato la rubrica e che l’aveva fatta ascoltare. Il programma non so se esista più: l’anno scorso c’era ancora, ma non se lo cagava più nessuno.
Altro esempio. Dalla Rai uno s’aspetta soprattutto informazione. Non imbrogliare sulle notizie e non prendere per il culo il lettore. Una notizia grossa, ad esempio, è “Berlusconi visto da Borsellino” (ricordate? Santoro fu cacciato principalmente per questa).
Ora, questa notizia, prima di arrivare da Santoro, era stata censurata dalla Rai. Ma non da un direttore di destra, bensì da uno di sinistra, e precisamente da Gad Lerner. Che va ai girotondi, è ostile a Berlusconi, ha tutti i quarti di nobiltà “politici” per essere chiamato, in caso di governo nuovo, a dirigere un Tg Rai e tuttavia, dalla censura di Borsellino in poi, per me è poco più attendibile di Emilio Fede. Perché la politica è bella, ma per fare giornalismo conta di più l’indipendenza e il buon mestiere. E questi non li dà nessuna tessera, nemmeno di sinistra.
Dei quattro giornalisti siciliani – che conosco personalmente – licenziati perché antimafiosi, quanti sarebbero assunti in Rai se il centrosinistra tornasse al potere? Dei miei “ragazzi” (ormai oltre la trentina, in la verità) dell’Alba, di SicilianiGiovani, del primo Avvenimenti, chi verrà rimesso in circolazione dal ritorno del centrosinistra? Fra loro ci sono quattordici giornalisti professionisti, se ho contato bene: tutti di ottimo livello professionale, ma quasi tutti – meno quei pochi che hanno deciso di scrivere senza chiedersi per chi – disoccupati. Ecco: la nuova politica della sinistra, in Rai e altrove, avrà spazio per loro? O prima dovranno fare atto di sottomissione a questo o quel notabile di partito?
Sono domande del tutto retoriche, perché conosco benissimo le risposte (o meglio, le non-risposte). Ma sono quelle che mi faccio ogni volta che si parla di Rai. Spero che non se le ponga nessun importante esponente della sinistra, perché altrimenti quest’ultima dovrebbe rimettersi in discussione e ricominciare daccapo seriamente: e non so se ha ancora i muscoli per farlo. Meglio prendersela semplicemente con Baldassarre e con Bossi, che d’altra parte, con le catastrofi che producono, sono il nemico più urgente. Eppoi, se i garibaldini avessero voluto porsi troppe domande su re Vittorio, a quei tempi, non so se avrebbero avuto l’animo di continuare a combattere contro i borboni sapendo che alla fine li aspettava un regio calcio nel sedere. Va bene, abbasso Bossi e Baldassarre e per ora non pensiamo al resto.
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“Io, signor P.V.Pillai avviso che mio figlio Pillai Ratish attualmente residente in Roma, Italia, intende sposare la Signorina Amedei Tiziana ugualmente residente in Roma, Italia. Se qualcuno ha qualcosa da obiettare a questo matrimonio può informarne il Primo Segretario della Ambasciata d’India, via XX Settembre 5, Roma entro 30 giorni dalla pubblicazione di questo avviso”.
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Economia 1. Secondo l’Inps i contratti “co.co.co” (collaborazione saltuaria e continuativa) vengono in realtà impiegati dalle aziende, nove volte su dieci, per evadere illegalmente i diritti dei lavoratori. I contratti di questo genere sarebbero infatti oltre due milioni, una cifra sproporzionata rispetto alle strutture aziendali; statisticamente, quasi il novanta per cento verrebbero stipulati dai giovani sempre con una stessa azienda, configurando di fatto un rapporto di lavoro dipendente mascherato.
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Economia 2. Calo del ventidue per cento delle vendite Fiat in Europa fra gennaio 2002 e gennaio 2003 (fonte: Associazione europea costruttori automobili).
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Memoria. In America hanno inventato una “pillola della memoria” che sembra fatta apposta per risolvere i miei problemi. Solo che non mi ricordo mai dove l’ho messa, la dannata pillola.
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Cronaca (mondana). L’Italia ha un nuovo ingegnere, e non un ingegnere qualunque ma un ingegnere delle telecomunicazioni e non un ingegnere delle telecomunicazioni qualunque ma… signori e signori, in anteprima sui nostri schermi ecco a voi nientepopodimeno che il Dottor – rullo di tamburi – Ingegner – tamburi – Carloooooo Gubitosa! Ciao Carlo! E’ proprio lui in persona, Carlo Gubitosa in persona che dal 20 febbraio (ricordate questa data: venti febbraio zerozerotré) è – lo ripetiamo – INGEGNERE!
– Carlo, cosa puoi dire ai nostri ascoltatori in questo momento?
“Mah… Mama son contento di essere arrivato uno!”.
– Bene Carlo! Ma adesso, dopo tutte le cose GRANDIOSE che hai fatto finora (Gubitosa è, lo ricordiamo, animatore di PeaceLink Italia, redattore di “Terre di Mezzo”, autore di diversi saggi fra cui il recente “Informazione Alternativa”, è stato inviato in Cecenia e ci ha inoltre offerto diversi caffè) come intendi muoverti per il prossimo futuro?
“Beh sai sono cose un po’ personali…”.
Il nostro ospite non vuole evidentemente sbottonarsi troppo ma noi siamo in grado di offrire ora, a tutti voi in ascolto, la SENSAZIONALE novità, lo SCOOP intergalattico, la VERITA’ NASCOSTA sulle vere intenzioni dell’ingegner Gubitosa! Secondo fonti molto attendibili egli intenderebbe infatti impalmare (dopo averla incontrata, a quanto risulta dai nostri archivi elettronici, già nel lontano 1997) la signorina Francesca, ripetiamo Francesca… Adesso ne chiederemo la conferma a Carlo.
– Carlo allora i nostri spettatori vorrebbero sapere se… Carlo?… Ehi Carlo… Va bene, va bene… Non ci resta che fare i nostri auguri a Francesca e a Carlo, se qualcuno volesse scrivergli l’indirizzo è carlo@gubi.it Karlmarxstrasse 68 Milano, questo è tutto per ora adesso un break pubblicitario a voi studio.
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Pubblicità. Carlo Gubitosa, “L’Informazione Alternativa”, prefazione di Riccardo Orioles. Un’imperdibile guida al mondo dell’informazione dopo l’Ottantanove, l’Undici Settembre e il Sessantotto. Un incrocio fra Timothy Leary e Oppenheimer, passando per Enzerberger e il primo Orwell. Una lucida teoria sulla centralità dei mariuoli nell’informazione post-industriale. Una geniale analisi (specialmente la prefazione) su Internet, il Villaggio Globale e Tutto Quanto. Soldi davvero ben spesi. In allegato, i numeri di telefono di tutte le veline italiane.
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Oblomov wrote:
< Durante il broadcasting, MSNBC e CNN hanno esposto (sui rispettivi siti) una trascrizione completa effettuata in tempo reale. Poco dopo, la versione integrale è stata tolta e ne è stata messa una tagliata. La parte tagliata, dopo il saluto ad Allah ed ai “valorosi iracheni”, era un invito agli Iracheni ad eliminare Saddam Hussein.
Perché? La risposta non è difficile; Iraq è tra gli Stati mussulmani meno integralisti (forse *il* meno integralista); è uno stato fascista (prima del boicottaggio il suo servizio sanitario era tra i primi del mondo, per inciso) in cui la religione e poco più di un pretesto. Bin Laden, invece, si basa sull’integralismo islamico >
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dgarcia wrote:
< “La prossima volta, alla prima minaccia di Bush Terzo o Quarto, il Governo europeo dovrà poter reagire allertando subito la sua forza d’intervento, mettendo in mare le sue portaerei e scaldando i motori dei suoi aerei…”. Non ho capito bene: spero fosse ironico. Cioè… dici che il modo per contrastare gli americani nelle loro decisioni sia quello di armarci e sbattergli in faccia la nostra potenza militare? Se è così vaffanculo. Ti leggo sempre con molto interesse, spero di continuare a farlo. Davide >
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Caro Davide, non era affatto ironico. Però ti benedico lo stesso per avermi mandato a fanculo e per esserti incazzato subito alla parola armamenti. Quelli come te, che inorridiscono alla sola idea di un deterrente militare contro chiunque, e persino contro l’Impero, sono i migliori e più umani cittadini che ci siano oggi in Europa. Quasi tutti i giornali e le tivvù (ormai concentrati) vi dipingono però come dei pericolosi sovversivi – quasi dei terroristi – per ora benevolmente tollerati ma, se le cose si fanno serie, da mettere prima o poi a tacere. Nella peggiore (ma non la più impossibile) delle ipotesi potreste anche finire fra qualche anno in un lager, che naturalmente non si chiamerà mai lager ma qualcosa come “Centro di alloggio temporaneo per individui provvisoriamente indagati per contiguità culturale col terrorismo”. Non ci credi? Bene: prova a farti il seguente quadro: diecimila morti occidentali in Iraq, altrettanti in Europa e America per attentati di massa, benzina a tre-quattromila lire e tasso di disoccupazione reale verso il venti per cento. E poi qualcuno che propone “misure decisive” per vincere la guerra. Anche la Germania era civile, prima del Ventinove.
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Genova Legal Forum wrote:
< La richiesta di archiviazione della procura scaturisce anche dallo studio delle immagini video di piazza Alimonda. Il magistrato, nella richiesta, ha però detto che si vedono molte persone con telecamere e macchine in mano a poca distanza da Carlo, persone che hanno visto e filmato ma che non hanno voluto o potuto contribuire a dimostrare la verità. Stiamo cercando ancora vittime e testimoni che risultano introvabili e potrebbero fornire deposizioni decisive. E soprattutto, cerchiamo immagini video perché nessuna testimonianza è più forte delle immagini. Molti pestaggi saranno archiviati se non sarà possibile individuare i responsabili. Oltre al lavoro dei legali è necessario che siano attivate tutte le reti di informazione affinché quel materiale sia rintracciato e messo a disposizione per evitare che questa Genova si chiuda così e che ci possa essere un’altra Genova. Fate una copia del girato e inviatelo a: avvocato Daniele Jenni, Speichergasse 31, 3011 Berna (Svizzera) >
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Viviana wrote:
< I Celti avevano un dio che si chiamava Loki,
ombra beffarda del dio creatore
una specie di Mercurio ma più… Mi comprendi?
Con quel riso che solo l’ultima ragione possiede,
così difficile ai neri
d’anima, che non sanno, ahimè, ridere,
soprattutto di sè.
Era il messaggero, non saprei dire quanto sacro,
che portava l’altra faccia della verità,
l’antico burlone,
per i nativi rossi il ‘heyeohkah’,
indegno portatore di saggezza,
per questo cacciato e vilipeso,
Immagino avesse nastri rossi in testa
e un naso rubicondo
e un bastone che serviva da burla
o per sgambettare gli stronfi.
Ai più inviso, quanto a me caro e, se fossi a Napoli direi:
come nù babà! >
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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)