10 marzo 2003 n.169
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Sette giorni all’alba. Mettere le strisce di carta sui vetri (i frammenti sono molto pericolosi), trovare i soldi per mandare fuori città i bambini, comprare (ma con che soldi?) ancora un po’ di scatolette, riempire i secchi di sabbia per gli spezzoni (la radio non raccomanda altro), non fare la faccia spaventata davanti ai bambini, chiedere al capofabbricato se la cantina è sicura. Puoi essere il signor Smith di Londra, ai tempi della Luftwaffe. O il signor Abdul a Bagdad. Oppure mia nonna a Palermo, nel quarantatré. Per quelli che comandano, fa lo stesso.
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Noi, qui, siamo lontani. Possiamo concederci il lusso di ragionare. Possiamo – e dobbiamo – ricordare, in questo feroce momento, che non sono gli americani a bombardare, ma i loro capi, non trasparentemente eletti e votati comunque da non più d’un quarto della popolazione. Pensiamo a Humphrey, a Marilyn, a Mohammed Alì. A tutti gli americani che rifiutarono – unico esempio storico, da ricordare con umiltà e con affetto – di vincere una guerra coloniale. Ai parenti d’America, al rock, ai G.I. Joe che sorridevano, il giorno che i tedeschi scapparono, per le vie di Roma. Dobbiamo pensare anche a loro *ora*, perché il momento è terribile e dobbiamo essere moralmente all’altezza. Ma solo noi, qui, possiamo farlo. A Bagdad, a Londra, a Palermo, possono solo chiedersi se sarà il loro figlio quello che fra sette giorni sarà colpito dalla scheggia. Quello che adesso li guarda con grandi occhi interrogativi e non sa che gli scienziati del mondo, nelle loro stanze lontanissime e strane, con tutta la loro scienza si stanno occupando proprio di lui.
Che ci si dia la forza di essere giusti e di non odiare, perché odiare è peccato e la giustizia deve muovere il mondo. Ma chiedetelo a noi, questo non-odio. Non chiedetelo a quelli di cui di state per fare olocausto, di cui state per massacrare i bambini.
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Noi abbiamo fatto il possibile – quello che a noi sembrava il possibile – perché questo orrore non ci fosse. Scusateci se abbiamo gridato troppo forte, se abbiamo dato fastidio alla regolarità dei trasporti, alla vita normale. Noi, non siamo diversi: privilegiati come voi, domani mangeremo ancora e ancora saremo vivi. Ma, a differenza di voi, ce ne vergognamo. Non sappiamo perché: e mascheriamo questo non-sapere con delle parole “politiche”, che a voi giustamente danno fastidio. Ma in realtà è molto semplice: “Non ammazzare”.
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Dolorosamente e solennemente, in queste settimane, il popolo italiano è cresciuto. Tutti sono contro la guerra, tranne i più giovani. A questi, gli obersturmbannfuhrer della propaganda sono riusciti a instillare il senso della razza eletta, per cui tutto il resto del mondo è un videogame. Ma con gli anziani e con gli uomini, con le donne, coi ragazzi più pensosi o più maturi – con chi ha una vita insomma – tutta la loro propaganda non è servita a niente. Ammazzare degli uomini fa paura. Il popolo italiano, popolo “qualunquista”, popolo senza legge, popolo di famiglie e non di stato, che ride degli ideali e sghignazza alle grandi parole, è tuttavia sempre quello che era prima. Acclama Mussolini ma fa scappare gli ebrei, mugugna un signorsì e ubbidisce ai signori; ma dalla Russia, alla fine, torna da partigiano. In questo popolo antico, così facile da ingannare ma così difficile da fare atroce, la sinistra deve contare – ma la parola “sinistra”, oggi, è inadeguata – per resistere senza timidezze alla politica dell’orrore: pronta a mobilitare le piazze ma anche, se sarà necessario, a andare oltre.
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Si è ormai definitivamente saldata – il principale fatto politico di questi mesi – la fusione fra la sinistra e i cattolici di questo Paese. Il sogno che fu di Togliatti e dei “comunisti cattolici” degli anni Quaranta (che furono i maestri di Berlinguer) è oggi una realtà. Fallì, allora, perché coloro che lo promuovevano erano uomini di potere, cardinali rossi o neri. Fallì a loro, ma riesce adesso alle persone comuni: umili preti e onesti militanti di base, uniti dagli ideali umanistici e non divisi dall’inseguimento del potere. Il partito dei “comunisti”-cattolici, in questo preciso momento, è il cuore e il nucleo forte della sinistra; non è macchiato di stalinismo, né d’integralismo vaticano; attorno vi si può rapidamente rapprendere, ed è già probabile che così avvenga, tutto il resto. Quali lezioni, a chi ha il cuore d’intenderle, dà la storia.
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Moltissimi lettori hanno scritto (e circa un terzo di essi erano “di destra”) per intervenire – quasi tutti a favore – sulla questione della ristrutturazione in chiave europea delle attuali basi americane in Europa. Sappiamo benissimo che non è un obiettivo facile né indolore. Ma mi ha colpito il fatto che, nel nostro piccolo mondo (che però è abbastanza rappresentativo, coi suoi sette-ottomila lettori, dell’opinione di sinistra e della parte migliore di quella di destra) una proposta del genere sia stata vista come naturale, non traumatica e in un certo senso abbastanza scontata. Secondo me, i dirigenti dell’Ulivo farebbero bene a riflettere un attimo su un sintomo come questo. La sinistra ha bisogno, prima o poi, di avere una sua politica estera. Che oggi come oggi, fra nostalgie e rassegnazione, non ha.
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Quasi tutte le grandi città europee – con l’eccezione di Milano e Mosca – sono governate oggi dalla sinistra. Una sinistra “strana”, di luogo in luogo: il sindaco di Parigi è un attivista gay, quello di Londra un laburista dissidente, quello di Roma un ex-comunista con simpatie terzomondiste, quello di Barcelona è più europeo che spagnuolo. Nessuno di essi è un estremista, nessuno un isolato: gareggiano in popolarità e buonsenso, diversi in tutto tranne che in “morbidezza”. In tutte le grandi metropoli europee è cresciuta – verrebbe da dire – una nuova classe. Edonista ma non cinica, giovane ma matura; immersa nel mercato ma non nella giungla americana. Una bourjeoisie, insomma; la seconda. Carinzia e Nordest s’imbarbariscono, ma Berlino e Parigi seguono i lumi. E’ questa “borghesia”, per la pace, che è scesa in piazza. E’ impossibile che prima o poi non si unisca, e non faccia l’Europa.
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L’Europa serve subito, in emergenza, per fermare la deriva dell’impero. Nessun impero, non bilanciato, l’ha mai evitata. Gli imperi, un tempo, venivano corretti (i romani, gl’inglesi) dal fatto che un resto del mondo, non fosse che perché sconosciuto, restava fuori; ma ogni impero in sé, di propria dinamica interna, è sempre morto di patologia. Adesso che per la prima volta il pianeta è uno, l’impero coinciderebbe col tutto; le patologie – e i collassi di civiltà – che un tempo colpivano una macro-regione, adesso colpirebbero il pianeta. Per questo bisogna stringere i tempi, guardare la realtà, bilanciare. E già da solo ciò chiederebbe una crescita prepotente e cosciente dell’Europa.
C’è poi un che di più profondo, quasi un’utopia. Noi Europa abbiamo un debito grandissimo col resto del mondo; grandi crediti anche, ma un debito sanguinoso. Noi abbiamo dato i filosofi, ma anche le legioni organizzate; abbiamo civilizzato con i ginnasi, ma anche con le distese sterminate delle croci. Mozart e Hitler, Auschwitz e le Sinfonie, la parola “polis” e la parola “ghetto”: tutto è uscito dall’Europa, nel bene e nell’inenarrabile male.
Ed ora è arrivato il momento in cui una nuova classe cittadinesca spunta in Europa, disincantata e umana; in cui le tecnologie (di cui il modello è l’internet) permettono un potere umano illimitato. E’ l’ora in cui una generazione cosciente e forte – quella che sarà al potere in Europa fra vent’anni – potrebbe veramente cambiare il mondo. Un’uscita dal Neolitico, una ripulsa definitiva del cannibalismo, un piano Marshall mondiale che elimini veramente e per sempre – ora che si può – la fame, la miseria e la sperequazione.
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Se una generazione si renderà conto, in una zona ristretta e dunque possibile del pianeta, di una simile prospettiva; se elaborerà culture e tecniche in tal senso, se farà – ma su scala più gigantesca, lei che può – come Lula (“basta comprare aerei: sosteniamo la produzione”), chi potrà mai fermarla, alla fine? Quanto potranno durare ancora i fanatismi disperati e le velleità d’impero?
Gli Dei sono di moda, in questi anni disperati e feroci. Esigono sacrifici di sangue, come nel mondo primordiale appena uscito dalla clava. Crociati e saraceni, ebrei e filistei, mogul e indù continuano all’infinito – in nome degli dei ancestrali – la loro nera partita. Dovunque i bambini si rannicchiano, timorosi del cielo. Ma noi possiamo farci dio di noi stessi, salvare il mondo.
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Impresari di tutto il mondo. Aperta da poche settimane una sezione dei Ds in Russia. Hotel Lux, Comintern, Ercoli, foschi anni Trenta? Niente affatto. Bisogna invece rappresentare – secondo il Responsabile Esteri, Pittella – “la comunità d’affari italiana a Mosca”.
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Paese. L’anno scorso a Milano (secondo l’anagrafe) ogni cinque matrimoni uno è stato fra persone di etnie diverse. Il razzismo è dei politici, non della gente comune.
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L’ora d’irreligione. Ma davvero l’uomo discende dalla scimmia? Beh, qualcuno magari deve ancora discendere (vedi Speroni), ma in generale l’intenzione sarebbe questa. Comunque tre anni fa in Kansas c’è stato un referendum che ha stabilito – con una risicata maggioranza – che a scuola si può insegnare persino la scienza e che forse la Bibbia non è un trattato di paleontologia. Siccome le leggi degli Stati Uniti (sentenza della Corte Suprema del 1999) in circostanze particolari hanno valenza in tutto il mondo, l’istanza degli amici di An (“abbasso quel communista di Darwin, W Geova che ha creato Adamo ed Eva) è respinta per violazione di sentenza americana.
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Pianeta. Haifa. Un autobus di linea, il 37, è stato fatto saltare in aria oggi da un kamikaze palestinese a Carmelya, un sobborgo di Haifa, nel Nord del paese. Gaza. Una donna incinta di nove mesi è rimasta uccisa oggi durante una demolizione di case “sospette” operata come di routine dall’esercito israeliano. Secondo la polizia sono rimaste uccise almeno 15 persone. Noha Sabri Sweidan, 37 anni, del campo-profughi di Al Bureij, era a casa col marito e i bambini quando sono arrivati i soldati. Secondo una prima ricostruzione l’attentatore ha azionato il proprio corpetto esplosivo pochi minuti dopo essere salito sull’autobus. Quando i militari hanno demolito la casa accanto, le macerie hanno colpito la casa di Noma uccidendola. La bomba è esplosa sulla parte posteriore dell’automezzo. I soldati hanno poi impedito a un’ambulanza di raggiungere la casa distrutta. Il bus in quel momento era molto affollato perché molti studenti stavano tornando a casa dopo la fine delle lezioni. La donna è stata portata all’ospedale dai vicini, ma era già troppo tardi.
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Luttwark (parlando dell’impegno americano contro i tiranni): “Ci furono anche i successi: il grande ammiratore di Fidel, Allende, fu scrollato e ucciso prima di organizzare la sua dittatura per il Cile”.
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Bush: “Quante divisioni ha il papa?”.
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Yamamoto. Si comunica che fra gli obiettivi di Al Quaida c’era un attacco (fortunatamente sventato) contro Pearl Harbour. Sono i terroristi o i propagandisti a mancare di fantasia?
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Pakistan. “Si stringe il cerchio attorno a Bin Laden”. Più probabilmente, il governo americano sta trattando con gli ambienti pakistani (e forse sauditi) che hanno a suo tempo allevato, per conto dei servizi americani, Bin Laden e che non hanno verosimilmente mai smesso di mantenere canali aperti con lui. A questo punto, stretti fra la guerra ormai proclamata all’Iraq “terrorista” e la constatazione che il suo costo politico è molto più alto del previsto, i responsabili americani potrebbero essere in cerca di una clamorosa vittoria extra-irakena che gli consenta di riununciare alla guerra senza perdere la faccia. Una vittoria del genere potrebbe essere la cattura di Bin Laden: che quindi a questo punto (e solo a questo punto) potrebbe essere più utile da morto che non da vivo. Da superare solo le (comprensibili) perplessità di Bin Laden, e le trattative (presumibilmente esose) con i governi o para-governi che sono in grado di consegnarlo.
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Australia. Cinquecento signore australiane si sono mobilitate contro la siccità che ormai da mesi minaccia il paese, organizzando una regolamentare danza della pioggia – nude – in una regione arida dell’interno.
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Cuba. Rieletto all’unanimità alla presidenza Fidel Castro (che governa dal ’59); aboliti tutti i vicepresidenti tranne il fratello del presidente, Raul Castro. All’assemblea nazionale erano presenti milleseicento deputati, di cui duecento donne. Quasi tutti hanno probabilmente votato spontaneamente e convinti. Con dignità, con amore per il loro Paese, ma senza ancora il coraggio di diventare liberi e andare avanti da adulti.
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India. Vivla e Gudan, diciott’anni a testa, stanno molto attenti a non farsi beccare insieme, primo perché il villaggio è piccolo e ha la lingua lunga, secondo perché lei appartiene alla religione A e lui alla religione B e questo, secondo i fanatici delle due fedi, non gli permetterebbe di stare insieme. E loro invece fanno l’amore. Un giorno, un giorno come tutti gli altri ma più luminoso, è stato così bello che si sono dimenticati delle solite precauzioni. Così, quando si sono riscossi, hanno visto tre uomini attorno a sè. Erano i tre fratelli della ragazza, e ciascuno dei tre aveva una spranga di ferro fra le mani. Forse tutto è stato veloce, e forse no. Alla fine i tre uomini pii, soddisfatti di sè, sono tornati al villaggio con le vesti sporche di sangue. I corpi dei due ragazzi sono rimasti, ridotti a carne, nella radura.
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Cronaca. Roma. Docente universitario italiano violenta e rapina donna immigrata.
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Cronaca. Roma. Prosciolto il generale incriminato due anni fa per avere causato in auto la morte di una donna e di due ragazzi, scappando poi a tutta velocità senza prestar soccorso. La sentenza ha stabilito che l’imputato non s’è fermato “per ragioni di opportunità”, nella convinzione di essere estraneo all’incidente.
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Pubblicità. L’abbonamento ad Antimafia Duemila costa da trenta a cinquecento euri (decidi tu quanto) e probabilmente non saranno i soldi peggio spesi della tua vita. In omaggio ti danno la cassetta col documentario “Il potere e la mafia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino 10 anni dopo”. Il c/c postale è il 33201716, intestato all’ Associazione Culturale Falcone e Borsellino. Si accettano contributi da tutti, meno che dai partiti.
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linarena wrote:
< Egregio dr. O., lo ammetta con candore, l’antiamericanismo e l’antiliberaismo non sono forse anche gli obbiettivi dei comunisti italiani che rispettano la cara Desdemona? – E’ pura coincidenza il fatto che i no global e questa genia di rivoluzionari abbiano molti punti in comune? Il tenore del suo messaggio credo attinga molto alle teorie dei rivoluzionari. Comunque l’ho gradito >
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paola wrote:
< Ciao Riccardo, rispondo a Diego. A Milano Est almeno un oratorio con la bandiera della pace c’è: è quello della chiesa di Santa Maria in Casoretto, che, se è per questo, ha pure una “Casa di tutti i colori”. Mi dicono (la fonte è la mamma, la mia) che il parroco, un Martiniano di ferro, volesse pure metterla sul campanile >
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Rudy Colongo wrote:
< Sono nato in Africa, ero bambino, poi adolescente ma ho respirato e sentito il rumore di guerra. Lo conosco. L’ho sentito mille volte e mille volte ho visto i suoi effetti. I morti sotto il sole e i villaggi silenziosi che si sbriciolano nel vento. Quando la guerra brucia, la ragione e la coscienza bruciano con lei. La gloria riempie le bocche e i cadaveri riempiono le fosse. Afganistan, Irak, Palestina, Somalia… Io guarderei al dopo. Certo non ho un nome altisonante e autorevole come Mr Luttwark per fare previsioni ma so che la guerra crea molti eroi e gli eroi sono pericolosi in tempo di pace. Sono esseri nati dalla battaglia: che possono fare senza di esse? Alcuni pensano di aver ricevuto meno onori di quanto meritavano… e forse ambiscono ad un trono, come in Afganistan dove tutti i capi tribù ex alleati contro Bill Laden studiano come prendere il posto dell’attuale re, o in Somalia dove cacciato il dittatore Siad Barre è avvenuta una frantumazione regionale (in gergo razzista i “progrediti” dicono “tribale”. Dove tutti vogliono diventare presidente,senza rendersi conto che sono troppe teste per una sola corona.
Cosi Usa e inglesi – e italiani – oltre a catturare Bill Laden saranno obbligati anche a tagliare qualche testa, questo renderà i calcoli più facili: dopo tutto la matematica non è un’opinione >
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Bepibu wrote:
< Forse, se dassero un po’ ascolto anche alle loro coscienze critiche (Vidal, Chomsky, Bellow, ecc.) troverebbero nel mondo maggior considerazione ed autorevolezza >
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Enrico wrote:
< “Quando le B.R. parlano come Gino Strada”: è il titolo a otto colonne di un quotidiano in disgrazia (caduta verticale del già scarso numero di lettori) a commento delle dichiarazioni della terrorista arrestata sul treno. I deliranti proclami di alleanza con gli islamici della Br vengono presi e accostati a frasi del fondatore di Emergency, che ha sempre invitato alla tolleranza verso l’Islam e a non cadere nella trappola delle guerre di religioni. Israele e Palestina dovrebbero essere già un esempio illuminante. Eccetera.
Certa spazzatura mediatica mi ricorda il gesto disperato del’uomo che qualche anno fa, all’isola di Cavallo, spezzò a martellate una preziosissima scultura naturale. Arrestato, confessò che aveva il terrore dell’anonimato, e che quindi così il suo sogno dei riflettori era divenuto realtà. Capisco il direttore di quel giornale: dev’essere terribile vedere evaporare i lettori come neve al sole. Ma lasci stare i santi, perché possiamo chiamare così uno che ha curato nei suoi ospedali, dal ’94, oltre 200mila tra mutilati e vittime di guerra. Agli amici di Emergency, un consiglio: querelatelo, chiedeetgli qualche miliardo, da destinare all’associazione delle vittime del terrorismo >
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kanak wrote:
< “Alberto Sordi avrebbe potuto vendere la sua professionalità al mondo pubblicitario – scrivi citando Storace – ma non l’ha fatto”. In realtà i i suoi film sono pieni di pubblicita’ occulta: nel Vigile, per esempio, Marlboro, Cinzano e altri. Scelte del regista? Non credo: nel film faceva la parte del leone, probabilmente gli introiti della pubblicità di quel tipo lo riguardavano direttamente. Una critica tanto per abbaiare… >
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mtms wrote:
< Nel marzo 1943, esattamente sessant’anni fa, cominciavano a Torino dopo vent’anni di dittatura i primi scioperi operai che si sarebbero presto estesi a tutto il Nord Italia e che, secondo l’opinione di molti storici, segnano l’inizio della Resistenza antifascista nel nostro paese >
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Persone. Sauro Sorbini, il tipografo dell'”Unione” a Viterbo: si andava andava da lui per farsi stampare i manifesti e i volantini antifascisti, da due o tre generazioni in qua. Aveva visto la Resistenza, citava volentieri arie d’opera e frasi di Mazzini, era bello starlo a sentire. Ed era anarchico. “Nostra patria è il mondo intero, nostra legge è libertà…”.
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Memoria. Stasera alle nove, al teatro Valle a Roma, recital sulla vita e le opere di Giuseppe Fava, lo scrittore siciliano ucciso per aver lottato contro i poteri mafiosi a Catania. Fra gli organizzatori Miki Gambino, redattore dei Siciliani e allievo di Giuseppe Fava.
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Libro di lettura (ad uso dei piccoli siciliani, e anche neri, marrocchini, africani, brasiliani e rumeni e di tutti gli altri Paesi). Anticamente la Sicilia era un’isola e ci stavano gli antichi. Poi ci vennero pure i Greci, i Cartaginesi, i Romani, gli Arabi, gli Spagnoli, i Savoiardi, gli Austriaci e anche molti altri. Però la Sicilia continuò a restare un’isola.
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Filita <phil@palatina.el> wrote:
< No, non ti piangerò, amico mio: ché cose
bellissime hai vissuto… >
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Antipatro <ant@palatina.el> wrote:
< C’è già luce, Crisilla, e già ormai il gallo
ha richiamato l’alba. Maledetto
uccellaccio invidioso, che mi getti
fuori dal letto. Tu, vecchio Sole
che così presto all’alba scacci dal letto Aurora. >
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Mecio <mek@palatina.el> wrote:
< M’illumina l’amore ma ho paura
di questa luce che diventa fuoco. >
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Archia <arch@palatina.el> wrote:
< “Fuggi l’Amore”. E bravo: tu vai a piedi
e scappi a chi t’insegue con le ali? >
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Stratone <strato@palatina.el> wrote:
< Tu la bellezza, ed io l’amore: entrambi
sortimmo doni alati dagli dei.
Doni lievi, fuggevoli, se noi
non li terremo sempre accanto insieme. >
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Callimaco <kall@palatina.el> wrote:
< “Nessuno più amerò, sia uomo o donna”:
così lui le giurò. Ma ai giuramenti
d’amore gli dei ridono. E così
lui brucia per un altro, adesso. E lei?
Come se non ci fosse, cancellata. >
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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)