24 marzo 2003 n.171
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Dopo. Americani isolati, aiutati solo dagli inglesi (con l’appendice australiana) e da 200 polacchi. Però anche americani coesi – il riflesso patriottico è scattato come programmato – e molto più a destra di prima. Seppellito definitivamente Roosevelt e anche la dottrina del “mondo libero” anni ’50-’60. Impero e basta, ancorché popolare. La motivazione profonda non è stata il petrolio (oggetto di speculazioni private ma non di un incoercibile interesse nazionale) ma questo scatto “imperiale” ormai maturo. “Delenda Carthago”, e poi la Grecia e l’Asia e il “pane e giochi”. Questo, naturalmente, rende – come si sente già da un paio d’anni – obsoleta la vecchia democrazia.
Nella zona: l’Iran vince la sua antichissima guerra con Bagdad e diventa la potenza della regione. Possiede adesso interessi comuni con la Turchia e, come questa e probabilmente insieme a questa, ha le capacità e gli strumenti ideologici (islamismo sofisticato, eterodosso e moderno) per unificare sul serio, col tempo, l’intera area “islamica”.
Crollo del rapporto turco-americano (agli Usa i curdi servono) e di riflesso di quello, importantissimo in questi anni, turco-israeliano. Anche per ciò, impegno diretto americano nella zona. Costretti a rimanere in Iraq. Costretti però anche a importarvi un qualche rudimento “democratico” (McArthur) che eserciterà appeal sui ceti medi attualmente sotto dittatura nei regni/regimi “filoccidentali” (in particolare nella penisola). Parallelo e contrastante richiamo (stavolta non fanatico ma credibile e “ragionevole”) dell’Iran o dell’asse turco-iraniano. Crisi a breve di uno o più di quei regni/regimi, evoluzione in alcuni casi “democratica” e filoamericana, in altri popolare e panaraba. In ogni caso, ostilità verso l'”Occidente” di *tutti* gli arabi (nessuno escluso, neanche i “filoamericani”) per le prossime due o tre generazioni. Abbassamento e cronicizzazione del terrorismo. Pulizia etnica in Palestina.
L’Onu non muore affatto: cambia di ruolo. Da cinghia di trasmissione del “mondo libero” con alla testa gli Usa, diventa camera di compensazione di tutti gli interessi anti-americani o anche semplicemente non-americani. Nel caso peggiore (per gli Usa) potrebbe anche diventare il luogo dell’alleanza di fatto fra Europa, Russia e Cina.
Europa: spostamento “a sinistra” molto netto, probabile crisi o comunque forte indebolimento delle componenti “di destra” (Inghilterra, Spagna e Italia) con possibili riflessi a breve sulla tenuta dei governi. Non so se sto usando “destra” e “sinistra” in senso politico-sociale o politico-nazionale: ma non cambia molto. In ogni caso, il centrosinistra sta tornando al potere in Europa, ma molto più consapevole e incattivito.
Fine di ogni residua velleità di grande politica da parte inglese (si chiude il ciclo delle Falkland, stranamente durato più di vent’anni). Fine anche delle velleità mitteleuropee, di ost-politik ecc. da parte tedesca: gli europei nuovi sono tranquillamente americani (la Slovacchia come il Kirghizistan), e dunque non sono affatto europei ma semplicemente “occidentali”, qualunque cosa significhi questa strana parola. L’Europa, esattamente come prima, finisce a Berlino, Salonicco e Vienna. La sua politica naturale, ora come ora, è esattamente quella di De Gaulle: buoni rapporti con Cina e Russia, ostilità per l’America, buone parole al Terzo Mondo.
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E noi? Intanto, in Italia, abbiamo ottenuto un successo enorme. Abbiamo fermato la spedizione italiana in Iraq (a cui il governo non avrebbe fatto la minima obiezione se non avesse avuto contro il 70 per cento dei sondaggi), abbiamo dunque salvato la vita di non sappiamo quanti concittadini e l’immagine umana del Paese. Questo dobbiamo pensarlo per prima cosa: non è vero che “le manifestazioni non servono a niente”. Al contrario, da esse il governo è stato costretto a fermarsi su una classica posizione “andreottiana” (“l’Italia insulta il nemico dal balcone di casa sua”) molto lontana dal cowboysmo iniziale. Di questa moderata posizione finale va dato correttamente atto al governo: partito per aggredire la Costituzione, alla fine ne è rimasto – a mio parere – entro i limiti formali, sia pure pagando un tributo al senso del ridicolo di ogni osservatore neutrale. Il transito per le basi non è un peccato di questo governo, ma il frutto “bipartisan” dell’esistenza stessa di quelle che prima erano basi straniere in Italia, ma ora sono basi straniere in Europa.
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Una vittoria nostra, ripetiamo, su cui bisognerà costruire, a partire dall’immediato, il futuro.
“Nostra”, di chi? Ah, questo lo sento benissimo con le emozioni ma non riesco ad esprimerlo in parole. E’ nata finalmente la sinistra, questo è certo: non un movimento qualunque, uno dei tanti, ma “il” successore del vecchio movimento operaio e socialista che per tante generazioni ci ha accompagnato, che avrà avuto i suoi errori ma che, nel complesso, ha incivilito e umanizzato il Paese. La nuova bandiera rossa, adesso è la bandiera della pace: non perché essa sia di un partito (chi ha voglia di partiti, adesso?) ma proprio perché non lo è.
Come la vecchia bandiera rossa del primo movimento operaio, essa non esprime affatto un partito preciso, un’organizzazione, una setta: ma un’ansia di cambiamento, una gioventù speranzosa, dei valori, che non sono “di” sinistra ma sono “la” sinistra stessa. E come tali, a un certo momento (*questo* momento) vengono riconosciuti spontaneamente da tutti. E’ lì che cambia la storia, che termina il libro vecchio e se ne apre un altro da scrivere, tutto nuovo.
A questa nuova bandiera auguriamo di raccogliere tanti dolori, tante speranze e tanta umanità sulla sua strada quanti ne raccolse – nel suo cammino lunghissimo – la vecchia; ma, a differenza di quest’ultima, di non essere mai sporcata da nessuno.
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Abbiamo tanto parlato male dell’America, nei discorsi da bar di questi tempi, che ci siamo scordati degli americani in carne e ossa, quelli veri. E’ stata un’americana, una ragazza di ventitrè anni che si chiamava Rachele, la prima a morire lottando in questa guerra. Lottava dalla parte giusta, non contro altri esseri umani ma per difendere delle persone; e non aveva armi, ma il suo semplice corpo vivente. L’ha interposto fra i bulldozer di un esercito e le povere case e vite che esso voleva sgretolare, a Gaza, dentro un ghetto: ed è morta così, difendendo.
Pensiamo alla ragazza Rachele, quando parliamo dell’America, in questi giorni. Perché l’America è lei, non i fantasmi sanguinosi che ora vanno in giro a mietere con la falce.
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Bugie di guerra. C’è un osservatorio che le registra. Si chiama Mediawatch ed è promosso da un gruppo di media indipendenti: Altreconomia, Azione Nonviolenta, Buone Nuove, Guerre & Pace, Information Guerrilla, Informazione senza frontiere, PeaceLink, Terre di Mezzo, Unimondo, Vita, Volontari per lo sviluppo.
Bookmark: http://www.peacelink.it/mediawatch
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Elenco. In calce a non so che comunicato vedo – tutti in fila – un elenco di nomi: don Ciotti, Gino Strada, Terzani, padre Zanotelli e altri. Improvvisamente viene in mente che l’anno prossimo dovremo fare la lista del *nostro* governo.
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Maschere. La guerra strappa le maschere, e a volte quel che c’è sotto è migliore. Ho visto il vecchio politico marpione parlare di sè bambino orfano di guerra; un ministro che cercava disperatamente di convincere che non belligeranza vuol dire proprio non-guerra; e persino il padrone in capo, per una volta non sorridente, spiegare imbarazzato che in realtà lui non voleva schernire i pacifisti ma solo prendersela coi propri avversari di partito. Ciascuno di loro, in quel preciso momento, sembrava – controvoglia – non insincero. La guerra, le sofferenze degli uomini, evidentemente incutevano rispetto persino a loro. L’unico che è rimasto se stesso è stato il capo dei barbari, il sacerdote del Dio Bottegaio. A lui, per primo istinto, è venuto da dire “I profughi? Non rompano il cazzo. Se arrivano, li cacceremo a pedate”. E poi, trucemente, ha sorriso.
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Banche armate. La legge 185 elimina la trasparenza bancaria sul commercio delle armi: ti impedisce cioè di sapere se la tua banca, coi tuoi risparmi, finanzia industrie di guerra. Ne stanno accelerando l’iter – denuncia un parlamentare diessino – proprio in questi giorni.
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Cronaca. Roma. Distrutta da ignoti stronzi la lapide al vecchio leader israeliano, quello che voleva fare la pace coi palestinesi e fu ammazzato per questo.
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Marinella M. wrote:
< Bellissima la frase di Fava: “A che serve vivere se non c’è il coraggio di lottare?”. Troppo spesso anch’io dimentico di chiedermelo, specie ora che voglio cambiare lavoro e non trovo il coraggio per questo “salto nel vuoto”. Marinella >
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Giovanna P. wrote:
< Io cerco il coraggio di lottare ogni giorno nella mia vita quotidiana, non sono sicura di riuscirci, ma la voglia di vivere ancora c’è >
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Benedetta wrote:
< Ciao mi chiamo Benedetta e ho 17 anni. Volevo darvi conforto riguardo a un punto dell’articolo del 12/03. Avete detto che i meno contrari a questa guerra sono i giovani, sui quali attecchisce meglio la “propaganda bellica” dato che proprio in quanto giovani non hanno le esperienze, nè i ricordi o la consapevolezza delle bombe che uccidono.
Oggi è 20 marzo, ieri notte sono iniziati ufficialmente gli attacchi militari americani. Ho sentito questa notizia alle 8,20 stamattina prima di uscire e prendere il mio motorino per andare a scuola. Dall’inizio di Via Sicilia, dove sta la mia scuola, ho visto una marea di gente; io ero in ritardo, ma stavano tutti fuori. Poco meno di 1000 ragazzi. Una mia amica mi è venuta a salutare, mi ha abbracciata e piangendo mi ha detto:”Bibi, è scoppiata la guerra…”.Lei è scoppiata a piangere. Dopo un quarto d’ora ervamo a P.zza Fiume seduti a terra in 500, e da li’ è cominciata la protesta: in un corteo di migliaia di ragazzi sono confluite tantissime scuole, e quando passavamo sotto le finestre per le strade, chi era a casa e affacciato a guardarci ci applaudiva.
In questo primo giorno di sporca guerra, i primi a gridare per la strada che non è giusto sono stati un pugno di studenti, di ragazzini, giovani. Appena svegli, abbiamo iniziato noi. Non temete, questa guerra non attecchisce comunque, neanche su quelli con meno anni e meno coscienza, che, per lo meno, non è da buttare come quella di chi alla fine di questo schifo (se mai finirà) ce l’avrà davvero troppo sporca, da non potersi più guardare allo specchio >
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Cara Benedetta, ho scritto molte cazzate in vita mia, ma mai una cazzata così grossa come questa di non aver fiducia nei ragazzini. Non ti fidare mai del tutto di chi ha più di trent’anni, nemmeno di me. Non perché siamo stronzi. Ma perché a un certo punto la vista comincia a diminuire: cerca di capirci, tu che hai la vista buona. (“Si sbaglio corrigetemi”, disse un compagno).
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Umberto wrote:
< ho letto qui che il conflitto israelo-palestinese sarebbe un conflitto di religione. non e’ cosi’ e io preferivo quando lo si definiva conflitto arabo-israeliano che mi sembra piu’ pertinente >
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Angelo wrote:
< Tutti i servizi dall’Iraq della Cnn dovranno essere preventivamente vagliati nella sede centrale di Atlanta. Non vogliono rischiare di far capire che le “bombe intelligenti” esplodono in testa a persone vere, reali, provocando sofferenza vera. Ma ormai ci hanno abituati con film dove l’eroe di turno salva il mondo uccidendo solo il cattivo e salvando gli innocenti >
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longoborina wrote:
< La Turchia, un paese meno ricco, meno progredito, meno pacifico dell’Italia, dice no al ricchissimo, progreditissimo e pacificissimo Impero degli Stati Uniti d’America. Noi, invece, che siamo un popolo civile, colto, con tanto di storia alle spalle, con un’economia che va a gonfie vele, possiamo ben allearci per una “guerra infinita” >
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Michele wrote:
< “Abbonamento ad Antimafia Duemila: si accettano contributi da tutti, meno che dai partiti”. Ciao Riccardo, con i ragazzi della sezione (Sinistra Giovanile di Scafati) stavamo organizzando una colletta per fare l’abbonamento. Si può fare un’eccezione, oppure dobbiamo intestare l’abbonamento ad uno di noi? Per evitare fraintendimenti, non è una polemica, solo un po’ di amarezza per chi vive in una città che conta tre morti ammazzati l’anno per camorra (e non è poco) e continua comunque ad impegnarsi per il sociale e per la legalità (nostante abbia 20 anni e militi in un partito). Ciao. Con affetto, Michele >
< (Ps: il sito nel quale ti avevo chiesto di poter pubblicare la newsletter causa scarsità di fondi deve ancora essre pubblicato. Appena sarà in rete te lo comunicherò :) >
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Caro Michele, io in questo caso sono un semplice pubblicitario: dovresti rivolgerti direttamente a loro. Però, tutto sommato, credo che saranno d’accordo se ti dico che il contributo della Sezione di Scafati non ha bisogno di nessun permesso per essere il benvenuto. I partiti sono “antipatici” quando sono gente importante che vuole dividersi il potere, non quando sono uno strumento umile e civile che i compagni si danno per lavorare insieme per il bene di tutti. E questo è il vostro caso. Però non scrivermi più con questo tono, sennò va a finire che ti chiedo la tessera del diesse :-)
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Davide. L’unica “vendetta” giusta: diffondere le sue idee.
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Antonella Consoli <libera@libera.it> wrote:
< Poichè nessuno
raccontò mai
di quanto freddo ebbero >
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< Di me la terra ricorderà il profumo
e raramente, ogni tramonto di luna
o quando un bimbo avrà scoperto combriccole
di nomi in cerca del futuro.
Di me qualcuno avrà un nome nell’agenda
qualcun altro il sorriso
un altro ancora un bacio
le amiche il ventre morbido
e piatto dell’onestà
gli amici la tentazione
e tu, amore mio,
le costellazioni e il cuore >
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Lire novecento
< E ora che ci hanno
strappato il cuore,
con che cosa cammineremo?
Copieremo le loro poesie
Una rondine
àncora nel cielo
il verso azzurro
di una lunga solitudine >
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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)