7 aprile 2003 n. 173
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“L’America è una cosa troppo seria per lasciarla fare agli americani” (Clemenceau?).
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Le guerre si vincono con la politica (chi però ne è capace) oppure con la guerra. La guerra si fa per ammazzare i nemici. Ci sono altri obiettivi minori – non commettere stragi, mantenere autostima, non imbestiarsi – ma sono appunto, minori: se si può, bene e se no pazienza.
All’inizio pensavano di farcela con la politica, che per loro è una faccenda più che altro di bei discorsi. Bombardamenti mirati, proclami, dotte analisi e poche truppe. Non ha funzionato e allora, naturalmente e senza scosse, sono passati alla guerra. Bombardamenti a tappeto per ammorbidire, e fanteria avanti. La fanteria, a questo punto, era poca e dunque tanto più indotta a sparare subito su qualsiasi cosa; tutto ciò che non è amico è cosa. Avendo fallito i politici, la parola è passata non ai militari, che di solito non sono cattiva gente, ma all’istinto di sopravvvivenza dei militari, che è una cosa orrenda. Nessuno governa più niente, a questo punto, e nessuno d’altra parte ha mai governato una guerra: né Hitler né Napoleone né ovviamente Bush.
Alcuni pretendono che il pianeta terrestre in realtà sia una forma di vita, conscia di sé (la teoria di Gaia). Forse possiamo considerare “viva” anche la guerra, ormai libera da chi le ha aperto la porta. Una di quelle entità della vecchia fantascienza, in giro per la galassia a divorare energia; o una presenza invisibile, rettilesca, di cui ci rimbombano gli ansiti in qualche luogo profondo.
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< Disposizione per l’attacco alla posizione nemica dietro Kobelnitz e Sokolnitz, 20 novembre: “Da der Feind mit seinem linken Flügel an die mit Wald bedeckten Berge lehnt und sich mit seinem rechten Flugel langs Kobelnitz und Sokolnitz hinter die dort befindliche Teiche zieht, wir im Gegenteil mit unserem linken Flügel seinen rechten sehr debordieren, so ist es vorteilhaft letzteren Flügel des Feindes zu attakieren…”
“Die erste Kolonne marschirt… die zweite Kolonne marschirt… die dritte Kolonne marschirt…”. E così via. I generali sembravano ascoltare di malavoglia le difficili “disposizioni” >
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Quali sono state le conseguenze della prima guerra mondiale? Imperi sono crollati, altri ne sono sorti, sulla carta del mondo le linee si accavallavano come cicatrici. Ma la conseguenza più grande è stata che a mio nonno – come a tutti gli altri ragazzi d’Europa – nella sua adolescenza, invece della quinta declinazione e della pallavolo, è stato insegnato che quando si pugnala un uomo al collo bisogna rigirare il coltello, per far maggior ferita; e quando invece allo stomaco, allora conviene che il colpo sia dritto e svelto in modo da poter ritirare l’arma senza che s’impigli nelle viscere altrui. Tutti i mali d’Europa derivano da allora, da quella ferina normalità che improvvisamente fu accettata dalle persone normali: non sconfitta politica, ma regressione animale. La politica infatti non consiste tanto nel fare scelte giuste, quanto nel farle comunque a un livello umano e non bestiale. In questi giorni ascolto spesso – io che non so il tedesco – un discorso di Hitler del ’39: tono, pause, accenti, tutto è animale; come il susseguente bramito della folla; eppure tutti costoro, e lo stesso Hitler, erano tutti figli di un mondo razionale.
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Denti scoperti e ringhi ammonitori, musi contratti, brontolii del branco: a questo, in realtà abbiamo assistito in queste settimane. Non è più l’Iraq, e neppure l’America, e forse neanche solo l’impero. Qualcosa di molto antico sta risorgendo dai primordi dell’evoluzione. Politicamente, dobbiamo ragionare come non abbiamo mai ragionato, lucidi e pronti, commisurare con precisione e tenacia una difesa umana a ogni singolo attacco disumano. Attivismo europeo, via le basi, Onu, cattolici e progressisti, unità per la pace: cerchiamo disperatamente di recuperare dall’esperienza politica, nell’ora della barbarie, tutto ciò che può aiutare; agli dei unni e gotici opponiamo, ora come in altri secoli, la nostra antica dea europea, la Ragione.
Ma, contemporaneamente, un panico, un orrore tolstoiano, sentendo con tutto se stessi l’ansare della bestia che dalle sue grotte oscure – senza volerlo fino in fondo, senza saperlo nemmeno – i signori del mondo hanno liberato.
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Ulivo. Abolire il debito estero, subito, tutto e ora. Noi siamo debitori dell’Etiopia dal ’36. Quantifichiamo questo debito, decidiamo quanto ogni italiano debba ad ogni etiope; e ad ogni congolese ogni belga, a ogni algerino ogni francese; rimettiamo la contabilità sui suoi piedi.
Creiamo un esercito europeo; non per combattere, ma perché pesi; dichiariamo solennemente che questa forza armata – che in tre anni può essere la seconda del mondo – è a disposizione, in qualsiasi momento e sotto qualsiasi comando essa ordini, della legittima autorità del pianeta, le Nazioni Unite.
Creiamo un Peace Corps europeo, un servizio civile ad alta mobilità pronto ad affrontare qualsiasi emergenza civile – sanitaria, alimentare, di profughi, d’informazione – nel Terzo mondo; non lasciamo mai più soli i dottor Schweitzer, i Carlo Urbani, le suor Teresa, i Gino Strada. Chiediamo ai giovani europei quanti di loro sarebbero disposti a servire, per un anno della loro vita, in un “esercito” siffatto: i siciliani in Scozia, gl’irlandesi in Toscana, mescolando nell’Europa comune città e regioni, imparando a soccorrere i popoli e tenendosi pronti a farlo in ogni momento.
Creiamo una politica attiva, e non solo una protesta, europea. Tutto va troppo in fretta per darci il tempo di protestare.
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Cuius regio eius religio. “Devo rispondere a una chiamata dall’alto, dio ci protegge”. “In nome di dio, scatenate la guerra santa”.
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Riciclata. “America. Un presidente proclamato da un ufficio presieduto da suo fratello, votato da meno di metà degli elettori, in un’elezione a cui ha partecipato meno di metà dei cittadini, fra poco verrà a bombardare qualcuno per insegnargli la democrazia” (l’ho scritta a dicembre del duemila, e questa è già la terza volta che mi viene buona).
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Avvertimento. L’amministrazione degli Stati Uniti ha formalmente (e riservatamente) comunicato ai rappresentanti di vari paesi dell’Onu che il semplice appoggio ad una convocazione dell’Assemblea Generale per discutere della guerra sarà considerato “poco utile e diretto contro gli Stati Uniti”. Il documento è stato reso pubblico da Greenpeace.
(bookmark: http://nowar.greenpeace.org/images/scan1_lg.gif)
(info: fabiocchi@inwind.it)
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Interpellanza. “Al Ministro delle Comunicazioni. Premesso: Che il Tg3 è regredito ai tempi in cui inneggiava al pacifismo brezneviano; Che nel paese dilaga una nuova forma di totalitarismo pacifista che si nutre di menzogne; Che in questo quadro di fanatismo ideologico il Tg3 ha trasmesso un comizio della giornalista Giovanna Botteri sulle presunte atrocità americane a Baghdad; Che i direttori delle testate Rai hanno selezionato un corpo di inviati che quotidianamente trasformano l’informazione Rai in un megafono di propaganda saddamista; Che la sinistra è giunta al punto di fiancheggiare il nazismo islamico essendo rimasta orfana del sistema sovietico; Si chiede di conoscere se esista nel contratto di servizio una delega in bianco a molti vertici Rai per garantire spazi sempre più consistenti all’opera di disinformazione attuata da giornalisti che simpatizzano per il regime di Saddam. Firmato: senatore N.”
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America 1. “E’ un dovere disobbedire alle leggi nazionali se a rispettarle si commette un crimine contro l’umanità”. Tre suore rischiano trent’anni di carcere per aver “violato la sicurezza nazionale” introducendosi in un’area militare (con forbici da giardino per tagliare le recinzioni) e prendendo a martellate un silos contenente armi.
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America 2. Circa trentacinquemila appartenenti al Corpo dei Marines degli Stati Uniti (per lo più portoricani e ispanici) non sono ancora in possesso della cittadinanza americana.
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America 3. Un governatore e ventitrè ministri, tutti americani, pronti a governare l’Iraq libero quando finalmente si deciderà a farsi liberare.
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Cronaca. Roma. Occupato da una ventina di gladiatori l’Anfiteatro Flavio: i dimostranti, deposte spade e armature, hanno rivendicato migliori condizioni di lavoro e soprattutto il libero accesso al Colosseo, ultimamente negato. Un altro gruppo di gladiatori, più moderati, ha invece avviato una trattativa con la Sovraintendenza archeologica per essere riammesso a lavorare nella zona.
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Cronaca. Roma. Denunciato per lesioni un trentunenne professionista romano che, dopo un incontro con un giovane transessuale colombiano, l’aveva aggredito e picchiato. “Non m’era piaciuto e rivolevo i miei soldi indietro”.
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Cronaca. Roma. In via Cavour, scippatore in fuga fermato da un palo della luce incocciato mentre correva guardandosi alle spalle. Lievi lesioni, arrestato. A Primavalle, topo d’appartamento in preda al panico si getta dal terrazzo ma cade male. Distorsione a una caviglia, arrestato. L’onorevole Previti sta bene.
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Paolo wrote:
< Caro Riccardo, ti segnalo (“Sono italiani e inglesi, stavolta, gli inviati di guerra piu’ liberi…”) che il giornalista che con le sue inchieste ha obbligato alle dimissioni il consigliere alla difesa Richard Perle e ha svelato il conflitto in corso tra Rumsfeld e i suoi generali è statunitense e si chiama Seymour Hersh. Scrive per il New Yorker e fu anche il primo a svelare il massacro di My Lai in Vietnam ad opera delle truppe americane. Non tutta l’informazione statunitense si è imbavagliata >
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Raffaello wrote:
< Mi meraviglia il tuo stupore per il comportamento di Lucia Annunziata. Non so a quando risalgano i tuoi ricordi di lei come giornalista brava ed attendibile, probabilmente a quando Liguori militava in Lotta Continua e Ferrara giocava con Togliatti. Le persone cambiano, generalmente in peggio, purtroppo >
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Teresa wrote:
< Carissimo, io ricordo un’Annunziata che delirava sui sandinisti, facendo i suoi servizi da New York e al seguito dell’esercito americano in Salvador. Il suo essere “compagna” proprio non lo ricordo… anzi ricordo la rabbia al manifesto per questa scrittura metà inventata metà al servizio del potere. Per questo se ne andò (o fu cacciata?) dal manifesto >
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F.C. wrote:
< Caro R., e la candidatura Cocilovo? Che ne dici? >
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Questo Cocilovo sarebbe un vecchio marpione dc, già braccio destro di un discusso esponente regionale, che l’Ulivo chissà perché candida alla presidenza della provincia di Palermo, per cui si vota a maggio. Non ne dico e non ne penso niente, perché purtroppo ci sono altre cose a cui pensare, e la Palermo di Cocilovo e dintorni è ben diversa dalla Palermo di cui tanti anni fa facemmo la capitale della libertà. Non sono neanche sicuro che meriti le 514 battute spazi inclusi che qui le abbiamo, controvoglia, dedicato.
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Giuseppe wrote:
< “I santi della Sicilia sono: Sant’Agata, Santa Rosalia…”. Il vero problema della Sicilia è che per troppo tempo tra i suoi santi ci sono stati i Santapaola e tutta la loro risma >
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Gaia wrote:
< Ciao, ho ricevuto un tuo scritto da un amico. Sono una cooperante che sta lavorando in Nicaragua e mi piacerebbe ricevere i tuoi pezzi, per non dover solo sorbirmi la solita Ccn, ma anche la delusione dell’allineamento della mitica Bbc. Una voce indipendente, che faccia analisi, magari anche visionarie, con un’ottica diversa mi interessa. Ti diro’ la verita’, di super analisi in questi giorni sono un po’ stufa. Assisto un po’ intontita allo show, come se fosse la riedizione di guerre stellari o l’ultimo lancio dell’ennesino pulp alla Hollywood. Mi sento un’altra partecipante di un risiko gigante, che ha anche la sfortuna di trovarsi a tifare. La sensazione non mi piace, e mi risveglio solo di fronte agli occhi impauriti dei quattro catturati o della gente che si sbrana per un pacchetto di cibo. Mi sento intrappolata, gioco con le mie pedine, ma al loro risiko, e mi dimentico che il prossimo soldatino che ho fra le mani ha un nome, uomo, ed e’ morto. Ma con un mondo che va al rovescio, come si dice qui, hay que luchar…..quindi avanti, con quello che abbiamo! Ti mando un saluto. Gaia >
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jacopoleone wrote:
< basta con le vostre cazzate comuniste… usate il cervello… >
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matteo wrote:
<” Che succede se il petrolio diventa *troppo* caro?”. Hai mai sentito parlare dell’IDROGENO? Una volta le rivoluzioni le facevano le ideologie. Ora direi di recuperare le rivoluzioni scientifiche >
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Archiloco<arkl@oplis.el>wrote:
< In questi tempi di sventura, amico,
che c’è da festeggiare? Che allegria
può esserci in città? Troppo cari
i nostri amici morti là nel mare.
Come pesano i cuori! Ma gli dei
danno una cura ai mali, ed è il coraggio.
La sorte mena colpi tutt’in giro:
noi, ci ha ferito a sangue, ma domani
chissà chi colpirà. Sopportiamo
con forza tutto: è delle donne, il pianto. >
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< Son gli dei che comandano: chi giace
vinto dai mali giù per terra, a volte
lo ritirano su, altre lo spezzano,
o trascinano giù chi stava in piedi.
Molti mali da qui, ché spesso l’uomo
solo per sopravvivere esce matto. >
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< ll nostro bue, forte, amico, fiero,
che lavora per due, mai scoraggiato. >
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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)