San Libero – 184

23 giugno 2003 n. 184

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“La legge era uguale per tutti”.

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Cronaca. Roma. Approvato in via definitiva il provvedimento per tenere in libertà il costruttore milanese Silvio Berlusconi, accusato di avere alterato bilanci, conti, fatture e bolle di provvisione per un totale di 145 biliardi, 911 bilioni, 196mila 736 milioni, 15mila 356 euri e 6 cent. L’imputato, scarcerato con scuse e ossequi dalle massime Autorità dello Stato (anzi no, non era stato nemmeno arrestato), è stato immediatamente nominato Presidente del Consiglio, capo del principale partito di governo, Cavaliere al Merito con Gran Croce e infine Presidente pro-tempore della Comunità Europea. Per ulteriori particolari: studio avv. Ponzio Azeglio Ciampi, Roma.
Cronaca. Catania. Resta in carcere la pensionata Nunzia G. di anni 76, condannata a tre mesi di reclusione a conclusione di un procedimento giudiziario conclusosi nelle stesse settimane. La donna, nell’autunno-inverno del 1986, aveva abusivamente allacciato alla propria abitazione un cavo elettrico mediante il quale indebitamente sottraeva energia elettrica da un vicino lampione. Prontamente individuata e arrestata dalle Forze dell’Ordine, la donna veniva successivamente processata e condannata per appropriazione indebita e truffa ai danni dello Stato. Vane le richieste del difensore (d’ufficio) per ottenere la concessione della libertà condizionata o degli arresti domiciliari. Per ulteriori particolari: studio avv. Pino Lipera, Catania.

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A Dachau, ridente cittadina della Baviera, nessuno dei quindicimila abitanti – tutte brave persone, gemutlich, casa chiesa e partito – sapeva niente delle attività che si svolgevano nel campo di raccolta alle porte della città.
“Non sono affari nostri. Lasciateci lavorare”. Quando gli americani conquistarono la città, fecero una bella retata di cittadini perbene, gli dettero un badile per uno e li costrinsero, a baionette puntate, a entrare nel campo, a guardare coi loro propri occhi le cataste dei morti, e a seppellirli con le loro mani.
Le donne, gli uomini e i bambini che sono affogati in solitudine nel nostro mare non sono stati uccisi da una forza della natura. Sono stati assassinati dai buoni cittadini di Treviso, viso per viso, uno per uno. Non vi spiego perché, e se avete bisogno di spiegazioni allora chiedetevi anche perché erano degli assassini i buoni borghesi di Dachau. La colpa non era di Hitler, e non è di Bossi. Costoro, orrende maschere della disumanità collettiva, non sarebbero riusciti a gasare nemmeno un ebreo, ad annegare nemmeno un tunisino, se non avessero avuto alle spalle, a milioni e milioni, convinti e soddisfatti di se stessi, i volenterosi elettori di Dachau e di Treviso. In questo stesso momento, da qualche parte del mare, un essere umano agonizza nell’acqua come sotto il Ziklon-B. Non dicano “io sono innocente”. Non saranno assolti.
Mi dicono, e se è vero ne sono orgoglioso, che c’è stata una vera sollevazione fra gli ufficiali della nostra Marina all’annuncio di Bossi di mandare le nostre navi all’assalto, in acque internazionali, degli immigrati. A questa sollevazione si deve la veloce smentita del ministro della Difesa; resta che la proposta assassina è stata fatta (“Voglio sentire il cannone”) e che questa proposta disonora chi l’ha fatta e chi l’ha applaudita. Io non sono di Treviso, grazie a Dio. Non ho niente a che fare con loro, e non accetto che gente nazista, che dà il settanta per cento dei voti a un Gentilini (“travestirli da leprotti e poi cacciarli”), si permetta di farsi passare per italiana. Hanno ragione Bossi e gli altri: l’Italia finisce prima di Treviso. Si tengano i loro Goebbels e i loro Benetton, sbarazzino della loro vergogna il paese, e se ne vadano al diavolo dove vogliono loro. Non li rimpiangeremo.
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Mentre questo miserabile intreccio di politicantismo e ferocia offre un’orrenda immagine degli italiani, ecco che degli italiani stanno per annegare. E’ Mohamed a tuffarsi, ad afferrare il primo e il secondo corpo che si dibatte e a portarli a riva. E in quel momento dall’acqua arriva un altro grido d’aiuto, di un bambino: ed ecco che il tunisino ansimante si tuffa ancora, tenta qualche bracciata, muore nel tentativo di salvare un altro italiano.
Non si permetta il presidente della Repubblica di dare una medaglia a Mohamed Habib, al tunisino: le medaglie italiane, in questo momento, sporcano piuttosto che premiare. Chieda piuttosto perdono in ginocchio, a nome di tutti gli italiani nei confronti di tutti i tunisini, delle vili parole sbraitate da un ministro italiano contro i loro morti.

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Inciucio 1? Rai, lo strangolamento va avanti: non per politica ma per semplice interesse concorrenziale. Non ci sono già più i soldi per pagare gli straordinari ai tecnici. Col laccio al collo, i giornalisti Rai lottano per la vita; stavolta scioperano non per solidarietà a un De Bartoli o a un qualche altro mandarino, ma per salvare un patrimonio di tutti, della Nazione. Come viene accolto lo sciopero? Dai giornali di destra, ovviamente, con ostilità chiara e aperta. E da quelli di centrosinistra? Repubblica dà un trafilettino nelle pagine interne. A fianco pubblica un’articolessa di un senatore legato alle banche toscane (Debenedetti: “Rai ai privati, sfida a sinistra”) che dice in sostanza: “Sì, va bene, ma in fondo ha ragione Storace, la Rai pubblica non va bene, bisogna privatizzare e la sinistra non deve tagliarsi fuori dalla privatizzazione”. La vacca che dava il latte a tutto il villaggio, insomma, dev’essere macellata, tagliata a pezzi e i pezzi divisi fra gli industriali di destra e quelli di “sinistra”.
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Inciucio 2? Il Financial pubblica un’inchiesta da cui risulta che Prodi forse si è comportato con leggerezza nella sorveglianza di alcuni uffici europei, dove qualcuno s’è fregato dei denari. Il Tg1, cioè Berlusconi in persona, difende Prodi: in realtà lui aveva dato l’allarme per tempo, sono gl’inglesi cattivi che vogliono incastrare Prodi. E Prodi? Incazzatissimo manda al diavolo il Financial che ha il vizio di occuparsi con ostilità di noi italiani. Ora, il fatto è che il Financial (uno dei più seri giornali del mondo, e anche uno dei più conservatori) finora si era “occupato con ostilità” – e con buoni motivi – di un solo italiano: Berlusconi. Da Prodi ci si sarebbe aspettata una (legittima) difesa del suo operato, non una dichiarazione di solidarietà anti-Financial con Berlusconi. Perché l’ha fatta? Perché era incazzato? Ma io da Prodi mi aspetto che le distanze da Berlusconi le tenga sempre, non solo quando canticchia facendosi la barba allo specchio la mattina..
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Inciucio 3? Berlusconi aveva annunciato, per il 25 in tribunale, sensazionali rivelazioni contro Prodi. Sicuramente per amor di verità, per mettere in guardia gl’italiani e non per bassi motivi. Comunque, le aveva annunciate. Invece, in tribunale in sostanza ha detto: “Di Prodi ne parliamo un’altra volta”.
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Ciò detto, tranquilli: io voterò disciplinatamente (Hannibal ad aras) per Prodi. Ma lui cerchi di non rendermi il compito troppo difficile, per favore. Lo so, sono io ad essere sospettoso di carattere, non è colpa sua: ma che gli costa fare uno sforzo per non farmi venire strane idee?

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Esami elementari. Compito di aritmetica. “Problema: Due ufficiali della guardia di finanza sono andati lunedì a trovare, per indagare sulle sue aziende, il Cavaliere Silvio Berlusconi. Martedì, si è recato a casa Sua un procuratore della repubblica, per lo stesso motivo. Mercoledì un giudice spagnolo, giovedì uno siciliano e venerdì due carabinieri. Domanda: quanti cattivi communisti sono andati dal Cavaliere nel corso della settimana?”.

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Bus. Non so come sia da voi, ma qui a Roma quello che si alza per dare il posto al vecchietto ormai è quasi sempre una ragazza, e molto più raramente un ragazzo. Fateci caso. (Personalmente m’incazzo moltissimo quando una ragazza mi cede il posto).

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Europa. Comincia il semestre di presidenza della Brianza (originariamente assegnato all’Italia).

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Italien. Sono circa diciassettemila – secondo l’ultimo rapporto Cir – le richieste di asilo presentate l’anno scorso da profughi di varie parti del mondo alle autorità italiane. La metà delle pratiche (secondo i dati del ministero dell’Interno, che però ne ha prese in esame solo ottomila) si cono già concluse con un rifiuto; quasi tutte le altre sono state congelate “in attesa”e si prevede che pochissime di esse verranno – forse – accolte.
Info: www.redattoresociale.it.

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Contrordine, padagni. Il carroccio è un simbolo cattocommunista: Alberto da Giussano e gli altri sfidavano Bush in nome della Chiesa e d’accordo coi (guelfi) napoletani. Da oggi perciò il nuovo simbolo della Lega è il Biscione.

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Kitsch. Debutta a Taormina l'”inno siciliano”. Si chiama Madreterra e musicalmente sta fra la sigla di Beautiful e l’inno del Paraguay; è costato (sicilianamente) un sacco di soldi, non parla nè di mafia nè d’antimafia e meno male che Bellini e Falcone sono morti e non possono sentire.

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Piazza. Trentuno poliziotti a giudizio per le violenze di Napoli (massacro di dimostranti in caserma) di due anni fa, sotto il ministro dell’interno – di centrosinistra – Enzo Bianco.

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Carcere. Suicida in cella un giovane di 29 anni, in carcere a Bologna. Gli avevano negato il permesso di andare al funerale della sua fidanzata, morta in un incidente la settimana prima.

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Progresso. Privatizzazioni in Libia, per ordine personale di Gheddafi.

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“Praga è sola”, scriveva Pintor quando i carri sovietici (nel ’68) reprimevano i nostri coetanei cecoslovacchi. Noi – tranne il Manifesto – eravamo troppo occupati a fare la nostra rivoluzione per accorgerci della loro. E li abbiamo lasciati soli. I giovani di Teheran che in questi giorni lottano contro il loro regime sono i girotondini e i movimentisti dell’Iran, esattamente come i ragazzi di Praga erano – contro i sovietici – i sessantottini e i contestatori cecoslovacchi. Cerchiamo di non essere distratti, questa volta. So benissimo che la destra e l’America cercano di “far politica” presentandoli come roba loro. Ma non è vero, come non era vero allora. Dubcek, Svoboda, Jan Palach non erano dei fascisti, ma dei compagni. E questi di Teheran sicuramente non sono filoamericani. Se dovessimo fare una manifestazione per qualcuno ora, io proporrei di farla per i ragazzi di Teheran. Perché stavolta Praga non sia sola.

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Informazione. Da quattro settimane in rete circola la seguente notizia:
“Il generale Geoffrey Miller, che è il responsabile del campo di Guantanamo Bay (680 prigionieri da 13 a 90 anni, provenienti da 43 paesi), ha dichiarato a “The Mail on Sunday” che nell’area è prevista la costruzione di una zona per la detenzione di condannati a morte con annessa camera delle esecuzioni. Si prevede infatti che almeno alcuni dei processi per terrorismo a carico dei detenuti avranno luogo, con la procedura semplificata ultimamente decisa dal governo, nella stessa area del campo; che per almeno una parte di essi diventerebbe dunque una prigione permanente, e in alcuni casi un braccio della morte”.
La notizia non è grossissima, ma non è nemmeno da pagine interne. Io in questo periodo ho pochissimo accesso all’internet e non posso avere giornali esteri né agenzie, perciò non ho potuto verificare la notizia e mi sono astenuto (per 4 settimane!) dal darla ai lettori. Fra i giornali italiani (anche qui, attualmente non posso consultarne molti), la notizia è stata data sola, in sei righe, da un freepress abbastanza serio, Metro.
Ipotesi:
1) La notizia (come spesso in internet) è una bufala, e ho fatto bene a non darla. In tal caso però diventerebbe notizia la bufala in sè (ricordate i gatti in bottiglia?) e dovrebbe uscire lo stesso;
2) La notizia è stata pubblicata da uno o più quotidiani italiani, che io semplicemente non ho letto. In questo caso, me ne scuso con i lettori e mi giustifico con la povertà dei mezzi. Però io cerco di leggere ogni giorno almeno due quotidiani nazionali, a costo di sfogliarli in edicola (uso incivile). Può essermi sfuggito il lancio di un giorno, non la ripresa del giorno dopo.
3) La notizia non è uscita in Italia, tranne che su Metro. L’eccezione si spiega col fatto che Metro, prodotto da una multinazionale svedese, è l’edizione italiana di un freepress internazionale, in cui probabilmente (per sinergie) gran parte delle brevi estere sono centralizzate.
Non so. A me, istintivamente, non va di riprendere notizie su cui non abbia fatto almeno un minimo controllo; l’unico dato che sono riuscito a verificare (su un vecchio magazine trovato al bar) è che effettivamente Miller è o è stato il comandante della base. Del resto non posso rispondere, e lo riporto non a titolo di notizia ma a titolo didascalico, come episodio del mestiere. Il punto 1, se vero, implicherebbe una lieve defaillance professionale dei giornali che non l’avessero ripreso a titolo di curiosità (affiancandolo magari con una scheda sulle web-bufale pregresse). Il punto 2 implicherebbe una (credo giustificabile) colpa mia. Il punto 3 sarebbe invece un sintomo grave non solo sul piano professionale.

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Himalaya. Il piccolo regno del Bhutan, alle falde dell’Himalaya, era l’unico paese al mondo in cui ancora non fosse arrivata la televisione. Niente telegiornali, niente Grande Fratello, niente telenovele e niente Berlusconi. Ignari della propria fortuna, gli himalayani alla fine hanno deciso di entrare nel mondo civile: e così è nata TeleBhutan, che ha iniziato a trasmettere proprio in questi giorni. Ora, di territori liberi, c’è rimasta solo Shangri-la.

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un cittadino perbene wrote (a un giornale):
< Caro dottore, due anni fa abbiamo raccolto dalla strada un bellissimo e dolcissimo maschio color Miele a cui abbiamo dato proprio questo nome. Purtroppo, questo cane negli ultimi tempi si aggrega a branchi di randagi che seguono cagne in calore e non torna a casa per diversi giorni. Venti giorni fa è rientrato tutto insanguinato, ha avuto bisogno delle cure di un veterenario. Ora che è guarito le chiedo, non avendo la possibilità di trattenerlo in casa, se non sarebbe il caso di castrarlo. E se lo facessi avrei risolto il problema? Il cane non si unirebbe più agli altri per il possesso della cagna e quindi eviterebbe di azzuffarsi? La prego, mi dia un suo parere >

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C. wrote:
< La vuoi smettere di mandarmi queste e-mail spudoratamente comuniste? >

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marco@ufic.tk wrote:
< Vi mando un “consiglio per gli acquisti”. Non e’ una mail che ho ricevuto e che sto facendo girare: non e’ una “pubblicita’ della ditta” mascherata. Insomma: comprate i prodotti “Star”. Nell’89 ha creato, insieme a CL [si, lo so, neanche a me stanno simpaticissimi :)], il “Banco alimentare”, per raccogliere le eccedenze alimentari (ad esempio i panettoni dei supermercati dopo capodanno) e regalarli ai senzatetto. Il tutto senza farsi una gran pubblicità da misericordiosi salvatori della patria… Fonte: Piazza Grande, giornale di strada di Bologna (di cui mi fido abbastanza). Info: www.bancoalimentare.it >

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rudycolongo@libero.it wrote:
< A Roma davanti alla sede dell’ufficio delle Nazioni Unite 50 kurdi, giovani, donne e bambini, da qualche giorno stanno facendo lo sciopero della fame per protestare contro la commissione del ministero dell’interno che negandogli il riconoscimento d’asilo politico gli prospetta di tornare in Turchia. Ci sono state interrogazioni parlamentari, visite di senatori e parlamentari e di vari artisti dello svariato mondo del volontariato e… e intanto i giorni passano.
Dino avrebbe portato i suoi kurdi sotto le finestre di Carlo Azeglio Ciampi, avrebbe fatto pressioni sul questore per fargli avere un soggiorno per motivi umanitari, e gli artisti della politica li avrebbe impegnati a coaudiuvarlo di più negli uffici. Questo modo di essere pratico e risolutivo dopo tutto ha fatto di lui il mito che è, nella bara vidi che aveva tra le mani la bandiera dei kurdi, all’istante trovai la cosa troppo limitativa dato che di frisullate ne aveva fatte con pakistani, bengalesi, palestinesi, magrebini, ecc.ecc.; a distanza di giorni mi convinco sempre più che forse in questo momento gli manca proprio lui a quei 50. Non mettiamo limiti alla provvidenza. Speriamo che l’uomo senza confini ci pensi ancora una volta lui >

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Trattative. Qualche settimana fa mi è stato proposto di fare una rubrica, composta da estratti della “Catena”, su un giornale di destra. Cosa non troppo sorprendente, visto che qui i vip di sinistra non godono di particolare indulgenza. L’offerta è stata seriamente presa in considerazione, anche perché non è solo l’economia argentina ad attraversare un momento di crisi, e i miei interlocutori intendevano pagare in euri la rubrica (io, che già con la lira avevo un rapporto alquanto superficiale, con l’euro non sono mai riuscito a stabilire una vera intimità). Sono stato diversi giorni a discuterne con me stesso, cercando di convincermi che una cosa del genere sarebbe stata una prova d’apertura mentale, di giornalismo al di sopra delle parti e di grande modernità. Purtroppo l’unico elemento serio che sono riuscito a portarmi è stato “Ma questi pagano!” e debbo ammettere che, a parte che per me, non era molto convincente. Alla fine, in un momento in cui il Riccardo moderno era distratto, ho telefonato che non si poteva fare.
Va bene. Mi piacerebbe essere un giornalista al disopra delle parti, ma il fatto è che non lo sono (se ne conoscete qualcuno, fategli i miei complimenti). L’unica cosa che posso dire a mia discolpa, è che se uno della mia parte fa una cazzata io ai miei lettori glielo dico e non faccio finta di non saperlo. Ai lettori di destra (credo circa un terzo della Catena) vorrei precisare anche che non ho rifiutato quest’offerta per puzza al naso, ma semplicemente perché essendo lambrusco non trovo corretto travestirmi da coca-cola; vale anche l’inverso, naturalmente. Resta la mia stima, immutata, per quelli di loro – la maggior parte – che mi leggono senza condividermi ma cercando di capire; anch’io cerco di fare lo stesso nei loro riguardi e questa, in ogni caso, è una cosa civile e fa bene al Paese. E’ essenzialmente per questo che mi permetto di riportare qui questa mia cosarella personale; moltissimi lettori sono giovani ed è bene che sappiano anche queste cose.
Ringrazio infine chi mi ha fatto questa offerta, motivata da un (lecito) obiettivo politico almeno quanto dalle ragioni di stima personale che mi sono state cortesemente esposte. Il fatto è che siamo avversari, e ognuno deve fare nella maniera più limpida la sua parte. Quand’ero ragazzino, il nostro maestro di scherma c’insegnava che in pedana per prima cosa bisogna fare il saluto all’avversario; poi salutare il pubblico a destra e a manca; “eppoi dagli sotto, e giù botte”.

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Simonide<simonides@eleutheros.el> wrote:

< Crescere come un uomo, un uomo vero,
saldo di gambe e di cervello, forte
di dentro e fuori, un uomo rispettato –
non è da tutti diventarlo, sai. >

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< Queste vesti leggere, dedicate a Afrodite,
erano di Boidia e Pizia, due ragazze di vita.
Marinai di passaggio, voi lo sapete bene
chi pagava, a quei tempi, quei vestiti. >

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Asclepiade <phreak@palatina. el> wrote:

< Nel vento, nella pioggia e nella notte
me ne vagavo per le strade, sbronzo.
“Vattene! – m’ha urlato – Va’ via, stronzo!
E non tornare più”. O Zeus, fin quando
continuerà così? Ma tu, Zeus, taci. >

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< Nella notte d’inverno, il sole è andato
a letto con le Pleiadi ma io
son qui, gelato, ad una porta chiusa.
Lo chiami amore? È trafittura e fuoco:
solo affanno, Afrodite, mi hai mandato. >

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Saffo<saphos@lesb.org> wrote:

< Resterai lì distesa e non ricorderanno
nulla di te né ci sarà rimpianto
per te che non hai scelto l’allegria,
chiusa in te stessa. Ed anche nel paese
di Ade vagherai senza sapere
fluttuando fra le informi ombre dei morti >

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< Mia madre mi diceva che un bel nastro
– da ragazza, ai tempi dei nastri sui capelli –
già le bastava, rosso, per sentirsi più bella.
Ma tu, testarossa, avevi sui capelli
solamente dei fiori, tu capelli di fuoco.
Ed adesso mi chiedi un cappellino:
ma il tuo ragazzo, sai, non è d’accordo… >

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< Voce di primavera, dolce canto, usignuolo… >

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< Ceci d’oro crescevano
sulla riva del mare… >

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< “Gioventù, gioventù, mi lasci e te ne vai?”
“Mai più verrò da te, mai più verrò”>

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)