18 agosto 2003 n. 192
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Estate. “Turiddu, ma quantu ci voli ancora per arrivari? U’ piciriddu cianci!”. “Pazienza, Carmela, come voli Diu! Prima o poi arrivamu!”. Il barcone ondeggiava lentamente in mezzo al mare e gli uomini e le donne erano su quella barca da molti giorni ed erano molto stanchi. “Xe già una setimana, porca mona!”. “Cito ti! Andemo avanti!”. Quaranta uomini, venticinque donne e tre bambini; e borsoni di plastica, lettere di parenti, vecchie foto consunte, qualche armonica a bocca, un rosario, qualche telefonino e una radiolina; e il mare che li portava senza dire una parola. Viene il tramonto e la notte e tornò il mattino, e un’altra giornata e un crepuscolo e un’altra sera.
Poco dopo la mezzanotte, cominciarono a vedere delle lucine molto lontano. Quello che aveva la radiolina l’accese: limpida venne una voce che cantava canzoni in lingua strana, poi un discorso di uno che diceva cose importanti, non si capiva una parola ma doveva essere qualche pezzo grosso. Il motore continuava a ansimare e le luci ora apparivano sempre meno lontane. Qualcuno cominciò a bestemmiare ridendo, qualcun altro a pregare. “Talè! Una, dui, tri, cincu… Assai luci! ‘Na città avi a esseri!”. “No, la xe un’isola! No se vede gnente dopo de là!”. “Isola o non isola, sempre terra è!”. Carmela non diceva niente, ma sorrideva con tutto il suo viso largo e nero. “Santa Rosalia ni fici arrivari!” le gridò dolcissimamente Turiddu. “Appena sbarcamu, annamu da mio cugino Ahmed che ci ha già u travagghiu e ce lo trova anche per nuaiautri!”. “Mi n’ho go nesun cugino, ma mi per lavorar non aspetto nessuno!”.
Due ragazzini cominciarono a fare alè alè peggio che alla partita. “Nun facite baccanu! Ca vulite che vi sentunu i carrubbineri?”. “Si ma in mezzu u mari…”. “Megghiu ca cominzati ora a starivi azzitti, accussì v’abbituati!”. Il ragazzino, che aveva una fiammante maglietta del Senegal e poteva avere un tredici anni, s’azzittì imbronciato, lottando per soffocare la felicità karaoka che gli frizzava da ogni poro. “Accomi voli Diu, arrivammu” mormorò un vecchio. Non c’era posto per dovi fari la preghiera ma lo stesso s’inchinò divotamente in direzione d’oriente. Quello con la faccia tagliata mugugnò qualcosa fra sè e sè e incredibilmente, per quanto fosse impossibile, macari lui sorrise. Mastru Giafar, u’ barberi, per la migliardesima volta controllò rasoi e forbici dentro la carta di giornale. “Cumpari, arrivari con un mesteri in mano è sempre n’autra cosa” gli disse vagamente invidioso l’altro compaesano, che invece aveva portato solo le sue proprie mani a badile. Il biondino s’era spostato a prua, come per avvicinarsi il più possibile alle luci. “Nineta ti te ricordi…” canticchiava senza accorgersene, o in realtà mugolava, muovendo su e giù la gola ossuta.
Il faro squarciò la notte improvvisamente. “Achtung! Achtung!” gridò la voce dell’altoparlante. “Gasterarbeiter!” urlò un’altra voce. “Azilanten raus!”. “Raus! Raus!”. Il motoscafo s’avvicinò velocissimamente, col fanale puntato e dietro il faro uno in divisa col mitragliatore. Turiddu alzò le mani.
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Caldo. Una volta c’erano i governi balneari: a giugno la Dc smetteva di litigare, consegnava il governo a qualche buffo notabile veneto o napoletano e se ne andava in vacanza tranquilla: “arrivederci a settembre”. Un’usanza civile, tutto sommato: in tre mesi c’era tutto il tempo per decidere a chi sarebbe andato il ministero della marina mercantile e a chi invece quello dei lavori pubblici. C’era un manuale apposito (i notabili se lo studiavano sotto l’ombrellone) in cui era minuziosamente dettagliato come dividersi i posti senza far torto a nessuno.
Adesso purtroppo il governo (anzi, i governi: coesistono il governo Bossi-Berlusconi, il Berluscotti-Casini, il Mammasantissima-Dell’Utri) ha disimparato l’arte di andarsene in vacanza. Così, appena finita l’ultima riunione e augurato buon viaggio a tutti, c’è sempre qualcuno che dalla soglia si volta indietro: “E non vi dimenticate di mandare in galera i giudici!”. E senza aggiungere motto se ne va. Gli altri si guardano perplessi, riordinano le carte e fanno per andarsene pure loro. E qui un altro energumeno “E attenti – sbraita a voce altissima – a quel che fate quest’estate, perché se mi salta il ticchio appena torno proclamo l’insurrezione generale e chi s’è visto s’è visto”. Gli altri si guardano un po’ imbarazzati, cercando di far finta di niente. Sarà l’aria condizionata che non funziona bene, commenta a bassa voce qualcuno. Vabbè, buone vacanze.
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Pioggia. I più seri, ancora una volta, si sono dimostrati i preti. Preghiere per invocare la pioggia, e diplomazia antiamericana. Aiutati che Dio t’aiuta: se si riesce a costringere Bush a firmare il protocollo di Kyoto (e a bombardare un po’ meno, già che c’è) può darsi che l’anno prossimo l’estate qui sia un po’ meno sahariana. Sempre meglio di tutte le baggianate del dio Po, che sono servite solo a fare incazzare il vecchio fiume. “Ah, così mi pigliate in giro con tutte ‘ste buffonate? Adesso vi faccio vedere io”.
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Informazione. Ve ne frega niente dell’inaugurazione di un nuovo villaggio-vacanze in Sicilia? A me no. A voi, specie se siete bergamaschi, immagino non moltissimo. Invece a Repubblica importa moltissimo, tanto da dedicare quasi una pagina di nazionale all’argomenso “Festa di vip nel paese di Ragalna, dove la Santanchè presenta il suo villaggio-vacanze”. Foto della Santanchè, proprietaria del “Villaggio delle stelle” (che per ora esiste solo allo stato di plastico), foto di Caltagirone, “proprietario di una catena di alberghi di lusso fra cui il San Domenico di Taormina” (che prima era del mafioso Graci), foto dell’onorevole La Russa (un siciliano in trend: l’ex avvocato di Ligresti adesso è il numero due di An). Tutto ciò, evidentemente, è quella che in gergo giornalistico si chiama una “marchetta”. Magari non sgradita agli ex soci catanesi di De Benedetti, gli stessi (famiglia Ciancio) che a Catania costringono Repubblica ad andare in edicola senza cronaca siciliana.
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Sondaggio Swg fra i commercianti: “Secondo lei, c’è ancora Tangentopoli?”. Per il 62 per cento, la risposta è sì. “Secondo lei, ci si può rifiutare di pagare?”. Solo il 18 per cento risponde di sì. Nel ’95 a dire che non bisogna pagare erano esattamente il doppio, il 36 per cento.
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Effetto Serra. Si restringe per il caldo la superficie della Svizzera. Accurate misurazioni hanno permesso di determinare una diminuzione di circa il 7 per cento (da 41.288 a 38.879 chilometri quadrati) nell’estensione del paese fra il giugno e l’agosto di quest’anno. Il fenomeno, dovuto allo scioglimento dei numerosi ghiacciai della zona, è in corso da diversi anni ma solo ora è stato accuratamente studiato dal prof. Arronax del Gun Club di Baltimore. In alcuni cantoni particolarmente colpiti (come Appenzell Aussen Rhoden, passato da 243 a 125 chilometri quadrati) la popolazione ha dovuto restringersi in metà del territorio originario, con gravi problemi per la circolazione. Sui versanti nord e nord-est lo scioglimento dei ghiacci ha inoltre portato a un arretramento dei confini, per cui l’Austria comincia adesso ad Appenzell e la Germania poco oltre Frauenfeld; è raddoppiato – sempre a spese della Svizzera – il territorio del vicino Liechtenstein. Tutto questo non ha mancato di impressionare il normalmente poco emotivo pubblico svizzero: ieri una folla di curiosi con camere digitali e binocoli circondava le pendici del Monte Bianco, la cui altezza (4810 metri sul versante francese) era scesa sul lato svizzero ad appena 1250 metri sul livello del mare. Dopo l’annuncio di un referendum sul mantenimento di nevi e ghiacci da parte dell’Associazione guide alpine, il governo ha deciso di richiamare l’ambasciatore elvetico dagli Stati Uniti.
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Alessandro wrote:
< Il Pil 2002 è “cresciuto” dello 0,6% a cui va sottratto il 2,8% di inflazione se credete all’Istat, il 30% se credete all’Euristat, un po’ di più se credete all’aritmetica; però il rinnovo dei contratti, per chi ha ancora la fortuna di averne, si fa sulla base dell’1,4%. Quanto alle pensioni, che le assicurazioni non vedono l’ora di magnarsi e di gestire con i solidi criteri con i quali già gestiscono la Rc auto, l’unico dato certo è che l’Inps è in attivo sia nel 2001 che nel 2002, e questo attivo è dovuto anche ai contributi degli immigrati, che però la Lega “caccerà via a calci in culo”. Il miracolo, visto dal basso, sembra piuttosto questo: la finanza a prescindere dalla matematica, la politica a prescindere dal diritto >
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giuseppe-1955@libero.it wrote:
< Caro O., tanto per polemizzare. Euri è dizione orribile. La lingua parlata si farà pure al mercato e non sui dizionari, ma a scuola bisognerebbe insegnare quella dei dizionari (almeno per capire la differenza). Utilizzare espressioni orribili linguisticamente è un reato contro il buongusto ed è anche immorale (non lo dico io, lo diceva Karl Kraus). Almeno per iscritto sarebbe bene utilizzare le persone corrette. E non mi venga a dire che lei “parla la lingua del popolo” (non ci credo nemmeno se lo vedo…) >
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Caro Giuseppe, sarà orribile ma è usata. Così come è orribile “media” che, purtroppo, ormai è nella lingua (Esiste ancora gente che fa – seriamente – dizionari? Credevo che ormai li fecessero i p.r. delle case editrici). Osservazione: “euro” viene forzato a diventare italiano (col plurale in -i); “media” invece viene forzato a diventare americano (i “mass-mìdia”, ormai canonizzati). Americanizzato il ministero (che ora è del welfare), ma italianizzata da tempo la bistecca (beef-steak). Regola dell’Orioles: le parole antipatiche in inglese, quelle simpatiche in italiano (Antipatiche: da Vip. Simpatiche: da gente normale).
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upavoncello@yahoo.com wrote:
< Mi piacerebbe sentire un tuo commento sull’andamento del cosiddetto processo di pace tra Israele e palestinesi. Perché Arafat dice che la liberazione dei prigionieri è una truffa? D’altronde se gli attentati continuano Israele che deve fare liberare altri potenziali attentatori? E se gli attentati continuano perché Israele non dovrebbe continuare ad arrestare gli autori? Perché i palestinesi non riescono a bloccare questi terroristi? Perché la notizia del mancato incontro tra Abu Mazen e Sharon non viene raccontato al telegiornale nella giusta successione attentato-cancellazione dell’incontro? >
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Non credo che trattative e attentati debbano essere connessi fra loro: diversamente, si regala ai terroristi la facoltà di aprire o chiudere il rubinetto delle trattative a seconda dei loro interessi. Sia fra gli israeliani che fra i palestinesi, i gruppi estremisti sono del resto ormai prevalenti; gli integralisti religiosi delle due parti (un tempo emarginati ma ora determinanti sui due fronti) completano un quadro non esattamente favorevole alla qualsiasi pace. Da un lato, l’assassinio di Rabin ha tolto di mezzo il leader israeliano favorevole alle trattative, lasciando via libera a un estremista come Sharon. Dall’altro lato, l’emarginazione di Arafat ha lasciato campo aperto alla leadership di gruppi estremisti come Hamas. Nè Sharon nè Hamas hanno, a mio parere, alcun reale desiderio di porre termine alla guerra. Per il primo, un “Grande Israele” biblico, rafforzato e militarizzato dalla convivenza quotidiana con la guerra, è un obbiettivo che vale decisamente qualche migliaio di morti. Per i secondi, la Palestina è semplicemente uno dei tanti fronti di una lotta molto più ampia. La mia opinione è che vi sia un accordo di fatto fra i due soggetti estremisti della crisi israelo-palestinese: ogni volta che si profila un pericolo di pace, uno dei due fa qualcosa per giustificare la rappresaglia dell’altro. Per entrambi, l’attuale generazione di cittadini palestinesi e israeliani è carne da ideologia, sacrificabile tranquillamente.
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Simonide<simonides@eleutheros.el> wrote:
< Non dire mai “domani”, mai non dire
“sarò sempre felice”: il tempo vola
e d’un insetto il capriccioso volo
non è più certo e lento del destino >
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< La primavera e i profumi
d’aprile e una rondine nera… >
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< Sulla sua testa gli uccelli, a migliaia, e dentro il mare
i pesci nell’azzurro gioivano al suo canto >
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< Già gli usignoli dal trillante canto,
in primavera… >
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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)