20 ottobre 2003 n. 201
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Ma la mafia si diverte, con Berlusconi? E chi lo sa. Sicuramente, ci si diverte la P2. Non credo che qualcuno si offenderà per questo: mentre Totò Riina non ha mai fatto conoscere le sue opinioni in proposito, Licio Gelli l’ha fatto, esprimendo la più totale e fraterna solidarietà. Roba vecchia, naturalmente: faccendieri, spie varie, gladiatori – tutta roba passata, da dimenticare. Ma così, tanto per la cronaca: di che si trattava?
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Per P2 s’intende ufficialmente una lista di 953 nomi sequestrati nella villa di Gelli a Castiglion Fibocchi. La mia opinione è che la vera lista – quella operativa – sia invece il tabulato di 994 nomi sequestrato nella stessa occasione e messo agli atti della Commissione Anselmi, libro primo tomo secondo, come “reperto 2/B”. Di questi nomi, 464 sono in comune sia alla lista “ufficiale” che al tabulato, e sono i nomi più “operativi”.
L’elenco della P2 è cronologico. La prima parte dei nomi, qualche centinaio, sono elencati in ordine alfabetico: si tratta evidentemente del nucleo iniziale della P2. La seconda parte consta di circa cinquecento nomi, e qui l’ordine alfabetico non è più rispettato: evidentemente venivano aggiunti man mano che s’aggregavano al nucleo iniziale. La terza parte (120-150 nomi) è concentrata in un periodo di tempo minore, e neanch’essa rispetta l’ordine cronologico.
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La prima parte dell’elenco comprende esclusivamente massoni doc, con una forte percentuale di gradi “30” e “33” (i gradi massonici vanno da 1 a 33); geograficamente, prevalgono le regioni di tradizionale presenza massonica (Toscana, ecc. ). Ci troviamo il barone universitario, il generale in pensione – i notabili, insomma. Vengono “garantiti” da altri esponenti della massoneria. È il quadro insomma di una normale loggia massonica d’elite. La finalità sociale, secondo me, era tranquillamente italiana: raccomandazioni, carriera, piccoli intrallazzi e così via.
La seconda parte dell’elenco (che a un certo punto evidentemente qualcuno ha deciso improvvisamente di allargare) è costituita ancora, in linea di massima, da massoni, ma i gradi “33” adesso sono rari; la media qui è il grado “3”, vale a dire il massone ordinario. Geograficamente, tutta l’Italia è rappresentata alla pari, con forse una lieve prevalenza per Roma. Sociologicamente, non abbiamo più il generale in pensione, bensì il capitano in servizio permanente effettivo (spesso dei Servizi di sicurezza: categoria stranamente soprarappresentata anche nella P2 argentina). I “garanti”, nei casi in cui sono noti, sono sempre esponenti della massoneria “regolare”.
La terza parte dell’elenco, che è la più piccola e la più concentrata nel tempo, presenta le seguenti caratteristiche: 1) non c’è nessun alto papavero della massoneria; 2) molti degli iscritti non sono mai stati massoni (e sono “garantiti” da politici non-massoni come l’andreottiano palermitano D’Acquisto); 3) sociologicamente, sono ufficiali, funzionari e politici più “operativi” rispetto ai precedenti; 4) geograficamente, la regione più presente fra gli iscritti di questo segmento è – per nascita o per attività – la Sicilia.
La divisione in tre fasce si riscontra sia nell’elenco ufficiale che nel tabulato, e può essere dunque considerata una caratteristica generale del fenomeno. Ci sono stati dunque, nella storia della P2, tre diversi momenti, in ciascuno dei quali essa serviva a qualcosa di diverso – e, a giudicare dai dati, di progressivamente più importante. Alla fine, fra gli obiettivi importanti ce ne doveva essere qualcuno decisamente “siciliano”. Chissà cos’era.
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Civiltà 1. Il comune di Delia, un piccolo paesino nei dintorni di Enna, ha già messo nel suo statuto il diritto di voto e di elezione per gli immigrati. È il primo in tutta Italia.
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Civiltà 2. Il piccolo Alì, sotto i bombardamenti, ha perso le braccia, i genitori e quattordici parenti. I bombardatori lo portano in tv, gli fanno un sacco di moine, gli regalano dei giocattoli e alla fine anche un paio di braccia elettriche ultimo modello. Saddam almeno fucilava e basta.
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Automobile. Su 100 litri di benzina il motore ne disperde 60 in calore e 40 per muovere l’auto. Di questi ultimi, 35 servono a muovere l’auto (1000 chili) e 5 a portare un paio di passeggeri. Su 100 litri dunque ne utilizziamo effettivamente solo 5. La velocità media in città (semafori, ingorghi, parcheggi, ecc.) è di 8-10 chilometri all’ora; a piedi è di circa 6 chilometri all’ora. La usiamo 2 ore su 24, ma occupa spazio per tutto il giorno, e anche l’assicurazione vuole i soldi per tutto il giorno. Ci costa in media 3 stipendi l’anno: ogni quattro anni di vita ne lavoriamo uno per pagare industriali, petrolieri, assicuratori e Stato. Senza contare gli incidenti, l’inquinamento e, indirettamente, le guerre. (Alessandro Paganini)
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Pizzo. Per quanto siciliano e dunque abbastanza esposto diciamo così al rischio-pizzo locale, io ho il privilegio di poter pagare il pizzo direttamente a una cosca nazionale. La cosca si chiama Siae, e pochi mesi fa ha deciso che tutti coloro che masterizzano Cd, qualunque cosa masterizzino, debbono pagarle un tanto per la sua benevola protezione. Io non masterizzo musica nè film nè testi comunque sottoposti alla Siae: ogni tanto, semplicemente, faccio un Cd dei miei lavori per regalarlo ai miei amici. Su ciascuno di essi debbo scucire un paio d’euri alla Siae, che ha messo una tangente a monte, direttamente sui Cd vuoti. Uno di queste notti, penso, andrò con un grimaldello alla sede della Siae e mi riporterò via i miei soldi: mi par di capire infatti che l’uso dei grimaldelli, almeno in questo settore, ormai sia del tutto legalizzato.
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Pulizia. Bangkok. Comincia oggi la riunione dell’Apec, uno dei vari organismi internazionali per la “cooperazione economica” globalizzata. E’ un mese che le autorità thailandesi “fanno pulizia” in città per garantirsi una buona figura con gli illustri ospiti asiatici e americani. “Deportare i mendicanti, rinchiudere le prostitute, chiudere nei manicomi tutti i matti e i barboni” ha ordinato il primo ministro. E il sindaco della città: “Niente scuse per i vagabondi”. Per i più fortunati è previsto l’invio coatto in campi di addestramento militare. Per gli altri, non si sa.
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America. Sempre più rari i permessi d’ingresso temporaneo (gli “H1”) che fino a pochi anni fa venivano generosamente distribuiti fra i giovani ingegneri elettronici asiatici che Microsoft, Adobe, Intel e compagnia bella adescavano nei paesi di provenienza già prima della laurea. Photoshop, per esempio, una decina di anni fa (release 2.0) alla schermata iniziale mostrava i rispettabili nomi – tutti rigorosamente Wasp – dei signori Knoll, Guttman, Hamburg e Brown, autori del programma. Adesso che uso la 5.5 (io uso sempre versioni vecchie) i nomi dei programmatori nei credits sono già trentuno: fra cui una Akiko e un Yoko (giapponesi), un Georgiev (ucraino o russo), un Narayanan (indiano), una Kong (cinese) e altri “aliens” ancora. Che non è detto abbiano preso tutti la cittadinanza americana: almeno per i primi anni, lavorano con contratti a tempo limitato (a volte anche molto ricchi), e visti d’ingresso limitati nel tempo: gli “H1” di cui dicevamo prima.
Per un Narayanan o una Kong che arrivano alla schermata iniziale di Photoshop ce ne sono decine di migliaia che restano nella fanteria dei softwaristi, ignoti al pubblico e tuttavia indispensabili al sistema. Il vero cuore dell’economy è esattamente qui; McDonald è molto più a valle. Globalizzazione significa, in questo caso, che le risorse intellettuali del pianeta vengono drenate a monte e convogliate verso alcuni punti specifici del sistema. Non è detto che, in sè, sia sempre un male: può darsi che Narayanan, restando in India, avrebbe finito per lavorare a qualche software di guida dei missili nucleari. E può darsi che avrebbe lavorato invece a qualche programma di cyberalfabetizzazione di massa sul posto, tipo il “Simputer” sviluppato proprio in India. Non lo sapremo mai. In questo caso specifico, i talenti di Narayanan sono stati impiegati in un prodotto “pacifico” e “utile” (un tool professionale per illustratori, non un Carmaggedon o che so io): ma anche questo è, sostanzialmente, casuale.
Per arrivare a questo esito, per inserire cioè nel cuore del sistema produttivo (civile e non solo militare) occidentale risorse umane provenienti da paesi come l’India, sono state necessarie diverse cose. Un keynesianesimo che ha fatto da volano strategico delle risorse. Un rooseveltismo che ha fornito un quadro culturale su base planetaria e non grettamente nazionale. Un clintonianesimo (ma uso questa parola in termini molto ampi: comincia con Bob Dylan e Steve Jobs, e termina con Al Gore) che ha fornito il background ideologico (“rock più tecnologie”) per interagire con le elites del Terzo Mondo.
Tutt’e tre queste cose sono più o meno arrivate al termine del loro ciclo, o ci stanno arrivando ora. La maggior parte dei programmatori indiani dei prossimi anni tenderanno a rimanere in India: l’America ha meno possibilità materiali di assorbirli, e soprattutto meno capacità culturali. Vedremo cosa faranno restando a casa loro: dove, già oggi, l’India ha una delle massime concentrazioni di programmatori elettronici esistenti al mondo. Altro che scontro di civiltà: qua si decide chi arriva a inventare prima le altre venticinque lettere dell’alfabeto.
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Cronaca. Bologna. Chiesti cinque euri per una pagnotta da mezzo chilo
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Cronaca. Savona. Anziano generale in pensione bloccato mentre, con la fida pistola d’ordinanza, aspettava sotto casa il nipote ventenne, gay, che aveva appena annunciato la propria decisione di andarserne a vivere con un amico. La polizia, avvisata dalla figlia, ha disarmato e accompagnato a casa il generale.
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Cronaca. Rho (Milano). Incriminato per favoreggiamento del traffico di droga il preside del “Majorana”. I ragazzi dello scientifico, a quanto pare, si facevano qualche canna nei gabinetti. Proteste di professori e studenti, soddisfazione degli (ormai intoccabili) operatori di Cosa Nostra.
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Cronaca. Catania. Come ogni anno, provoca vittime l’arrivo delle piogge autunnali. In questo caso, una ragazza in motorino sorpresa da un’ondata di fango e d’acqua piovana. Malgoverno urbanistico, pessime condizioni di acquedotto e canale di gronda, disinteresse assoluto per lo stato delle strade. Il primo pezzo di cronaca su un caso del genere l’ho scritto là, se ben ricordo, nell’80. Anche in quel caso si trattava di un ragazzo in motorino, assassinato alle prime piogge da un fosso lasciata aperto dal comune.
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Spot. Fino ai primi di novembre, alle spalle del Duomo, vi aspettano le associazioni e organizzazioni che hanno realizzato le mobilitazioni per la pace a Milano: Acea, Acli, Arci, Cgil, Cisl, Chico Mendes, Emergency, Legambiente, Manitese, Pax Christi, Rosa Bianca, Centro Helder Camara, Mag2. Si parla di cooperazione internazionale, ambiente e sviluppo sostenibile, economia e globalizzazione, nuovi stili di vita e nuovi comportamenti nei consumi: ogni paio di giorni, un argomento diverso. Poi mostre sui vari argomenti, presentazioni di libri, prodotti di commercio equo e solidale, e libri con lo sconto; in più, i banchetti per il Social Forum Europeo di Parigi, per il Cop9 (la riunione dei grandi sull’ambiente a Milano in dicembre) e per l’Iraq.
Info: aceaequo@consumietici.it
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ros1977@virgilio.it wrote:
< I tipi come me vengono indicati come quelli che credono che ci sia sempre qualcosa sotto, ma coincidenze e cose poco chiare nel blackout ce ne sono molte. Innanzitutto penso alle analogie con quello che è successo in America e in Gran Bretagna. Capisco blackout circoscritti ma questi non sono proprio il caso. Esperimenti? E cosa è successo? Guasti in contemporanea tra Svizzera e Francia. E dopo tutto questo trambusto si inizia a parlare di nuove centrali, e si inizia a colpevolizzare i comuni che si oppongono. Dopo un blackout e il bombardamento mediatico mi chiedo cosa avessero risposto le persone se gli avessero proposto il giorno dopo una nuova centrale nucleare… >
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Roberto wrote:
< Leggo quello che hai scritto sul ragazzo malmenato da “ultras” laziali. L’unica cosa che hai scritto di vero in poche righe riguarda la sentenza della magistratura. Sono di Roma, sono laziale, non conosco quei ragazzi ma so per certo che il giovane non è stato colpito in quanto “nero” ma per “normali” liti metropolitane, e che non è stato in coma >
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giovapuglisi@libero.it
< L’Istat ci ha spiegato che l’inflazione reale nel nostro paese è solo al 2,8 per cento, mentre l’inflazione percepita dai cittadini, è al 6 per cento. Io, in realtà, più semplicemente “percepisco” che il mio stipendio è rimasto più o meno eguale e invece tutto ciò che costava mille lire ora costa un euro, quasi il doppio!!! È solo una questione di percezione… gli italiani e l’istat la “percepiscono” in maniera differente >
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Viviana wrote:
< Toni Renis vuole una parte nel film “il Padrino”. Telefona direttamente al vero padrino americano, Joe Adonis, capo della mafia americana e ottiene la parte. Quando si libera il posto di direttore del festival di San Remo (gran fabbrica di soldi e mazzette), Toni Renis telefona direttamente a Berlusconi e ottiene il posto. C’è chi ha santi in paradiso e chi padrini in terra >
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Lu wrote:
< Scusa, solo due righe di solidarietà, anche se non sono del vostro mestiere, giro il mondo per lavoro da un quarto di secolo, nelle vendite, e siete rimasti i pochi in cui credo ancora, in definitiva. Son stanco e non riesco a spiegarmi bene, ma sono dalla vostra in pieno, e siamo ancora in tanti, anzi sempre di più, vedo. Bon, se posso collaborare in qualche modo, tipo aneddoti sulla stampa estera, su come ci vedono male da fuori, forse potrebbe servire…. o no? Boh, fate voi, idee ne avrei, se volete ve ne mando un ics… Se serve per una boccata d’aria fresca… Statemi belli, ci vede su sto internett! >
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Certo che può servire. Manda!
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Marco wrote:
< Quella di Violante dopo quelle di Lazzaro e Pinochet è una bella resurrezione >
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AntonellaConsoli <libera@libera.it> wrote:
La prova del coraggio
< Quella sera Vanì era più forte
del sole e avrebbe
sfidato il suo amante
nella prova del coraggio
necessaria agli sposi di
quel secolo >
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< Perché non scriverti
a quattro colori
con tutte le sfumature
di ti voglio bene?
Che importa se
vorresti ti amo
Io so solamente
tutte le sfumature
di ti vorrò sempre bene
eternamente >
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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)