San Libero – 204

10 novembre 2003 n. 204

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Promemoria. Alfredo Galasso, il più noto avvocato antimafioso siciliano, ha seguito per conto dei familiari della vittima il processo per l’omicidio del giornalista Mino Pecorelli per il quale, dopo una prima condanna, sono stati assolti il boss Tano Badalamenti e il politico Giulio Andreotti. Il presidente della Repubblica Ciampi si è immediatamente congratulato con il secondo dei due assolti, mentre il presidente del Senato Pera ha senz’altro annunciato che negli anni dell’antimafia “una certa magistratura ha tentato di rovesciare il sistema”. La maggior parte dei magistrati “antisistema” – Falcone, Borsellino, Ciaccio Montalto, Costa, Terranova, Chinnici – non è in grado di rispondere a Pera. Abbiamo chiesto a Galasso chi era Pecorelli, e perché e in quale contesto è stato ucciso.
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Il 20 marzo del 1979 a due passi dalla Corte di Cassazione a Roma viene ucciso, con una pistola calibro 7.65 munita di silenziatore, il direttore del settimanale OP “Mino” Pecorelli. Ma chi era Carmine Pecorelli detto Mino? A diciassette anni se n’era andato di casa, da Sessano in Molise, per andare a combattere contro i nazisti. Dopo la guerra s’era trasferito a Roma, dove aveva infine fondato “Osservatorio Politico”, OP. Dapprima come agenzia stampa e poi come rivista settimanale, OP scoperchia il pentolone di tanti malaffari (Mifobiali, Italcassa, ecc.) e fa conoscere agli italiani vicende come quelle che portano alle dimissioni del presidente Leone. Pecorelli è un vero poliziotto delle notizie: si infiltra negli ambienti più putridi per entrare in possesso di segreti inconfessabili e di verità scomode da denunciare e far conoscere al Paese. Non nasconde simpatie verso alcune idee e personaggi di Destra, ma non esita a ricredersi quando si accorge che c’è qualcosa di sporco dietro. OP non trova neppure di una lira di pubblicità. Troppo scomodo, troppo pericoloso.
Qual è il clima in cui matura l’omicidio di Pecorelli? Da meno di un anno si è concluso tragicamente il sequestro di Aldo Moro; è in corso il disperato tentativo di Michele Sindona di salvare dal fallimento le sue banche e i soldi che in buona parte provengono dai traffici di Cosa Nostra; questo tentativo si concluderà nell’estate del ’79 con l’omicidio dell’avvocato Ambrosoli, commissario liquidatore delle banche sindoniane. Qualche settimana dopo l’omicidio di Pecorelli, viene ucciso con un’azione spettacolare nel centro di Roma Antonio Varisco, ex ufficiale dei carabinieri, collaboratore del generale Dalla Chiesa e amico di Pecorelli. In Sicilia, intanto, inizia la stagione degli omicidi eccellenti. Il 1979 è l’anno dell’omicidio di Michele Reina, segretario provinciale Dc, e di Boris Giuliano, capo della squadra mobile di Palermo. Negli anni successivi cadranno vittime Piersanti Mattarella, Gaetano Costa, Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa e Rocco Chinnici.
Pecorelli da mesi ha un pallino fisso: il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro. Pensa che lo statista sia stato volutamente abbandonato al suo destino di morte. Negli articoli pubblicati nei mesi, nelle settimane e nei giorni immediatamente precedenti il suo omicidio, Pecorelli racconta una precisa serie di fatti. Mentre Moro era ancora vivo il “generale Amen” (cioè, nel linguaggio criptosatirico del giornalista, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa) si era recato dal ministro degli Interni riferendogli che Moro poteva essere liberato; Cossiga aveva preso tempo rispondendogli che si sarebbe dovuto consultare con la “Loggia di Cristo in Paradiso”; il progetto fu abbandonato e mantenuto segreto per non provocare stravolgimenti nella vita politica nazionale; il generale sarebbe stato ucciso proprio a causa del segreto da lui conosciuto; il memoriale Moro dattiloscritto trovato in via Montenevoso a Milano l’1 ottobre 1979 era solo una parte del ben più ricco memoriale manoscritto dallo statista democristiano; questo secondo più corposo memoriale non era stato divulgato per salvaguardare la carriera politica di Giulio Andreotti; il nome dell’assassino di Aldo Moro era “Maurizio, detto il macellaio”. Queste le principali notizie pubblicate da Mino Pecorelli poco prima della sua morte. Vere, false: chissà? Certo è che nel corso degli anni molte notizie diffuse in quelle drammatiche settimane da Carmine Pecorelli sono risultate essere vere o estremamente verosimiglianti.
Ad esempio, l’ex deputato Dc Benito Cazora ha affermato che per ben due volte comunicò a Cossiga e ad alti dirigenti del ministero degli Interni il quartiere e perfino la via di Roma dov’era tenuto prigioniero Aldo Moro e che per ben due volte il ministero degli Interni disattese le informazioni; del comitato di crisi costituito presso il ministero degli Interni facevano parte uomini iscritti alla loggia P2.
Nei mesi successivi all’omicidio Moro. si pensò di uccidere, ad iniziativa di alcuni capi di Cosa Nostra, il generale Dalla Chiesa; Buscetta ha raccontato che nella primavera del ’79 parlò a nome di Bontate con un membro delle Brigate Rosse al fine di chiedere se l’organizzazione terroristica sarebbe stata disposta a rivendicare l’assassinio del generale Dalla Chiesa ove fosse stato commesso da Cosa Nostra. La risposta fu negativa. Ma c’è da chiedersi perché tre anni prima che il generale dei carabinieri andasse a Palermo come superprefetto antimafia Cosa Nostra aveva interesse ad ucciderlo e perché occorreva che qualche altra organizzazione criminale rivendicasse la paternità dell’azione.
E’ risultato inoltre che il memoriale Moro ritrovato nel 1979 era solo una parte di un più lungo memoriale manoscritto rinvenuto nel 1990; questo secondo memoriale conteneva, tra le altre, notizie sui legami di potere e di “ambiente” esistenti tra Andreotti e Sindona. Si è appreso ancora che colui che aveva materialmente ucciso Aldo Moro era Mario Moretti, il cui nome di battaglia era appunto “Maurizio”.
Dunque, molte notizie vere. Con Pecorelli muore un giornalista scomodo, eliminato – come Mario Francese, Peppino Impastato e Pippo Fava – per permettere ad un gruppo corrotto e colluso di portare avanti i propri interessi di potere.
Dopo dieci anni di processo, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno assolto i sei imputati dell’omicidio del 20 marzo 1979: Giulio Andreotti, Gaetano Badalamenti, Claudio Vitalone, Giuseppe detto Pippo Calò, Michelangelo La Barbera, Francesco Carminati. La vicenda del giornalista scomodo al pari di altre vicende di affari, mafia e politica è ritornata nell’oscurità dei delitti dei soliti ignoti. Il teatro politico ha messo in scena la celebrazione dell’innocente Giulio Andreotti e ha allestito un girotondo destinato ad rinverdire i fasti della Dc.
Io sono tra quelli convinti che oggi, politicamente parlando, stiamo peggio che nell’era democristiana, ma di quell’epoca non ho alcun rimpianto. Vorrei soltanto che non si spegnesse, specialmente tra le giovani generazioni, la memoria che nell’ultimo ventennio del ventesimo secolo sono stati assassinati dalla mafia magistrati, poliziotti, carabinieri, uomini politici, imprenditori, giornalisti che esercitando null’altro che il proprio mestiere con dignità si erano trovati a contrastare il sistema di potere politico-mafioso e a mettere in pericolo l’impunità di tutti i suoi protagonisti, dai capimafia ai capicorrente agli imprenditori collusi. E’ stato questo sistema corrotto e sanguinario (non la smania persecutrice di Luciano Violante, presidente prudentissimo della Commissione antimafia 92-94) a determinare la crisi politica e morale del nostro Paese; che come ogni rivoluzione cosiddetta passiva è approdata all’era – si fa per dire – berlusconiana.
Per tutto questo di Mino Pecorelli non dobbiamo dimenticarci.
(Alfredo Galasso)

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Tagli. Il buffo dibattito sulle pensioni. In realtà le hanno *già* diminuite di quasi un terzo: nel giro di due anni, tutto ciò che viene acquistato dai pensionati (pasta, pane, frutta, autobus, sigarette) è aumentato di oltre il venti per cento. Un giocattolo per il nipotino, un povero giocattolo di plastica preso in bancarella, ora costa dieci euri; prima, diecimila lire. L’inflazione ha toccato la borsa della spesa molto di più dei viaggi alle Seychelles.

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Servizi. “Questo cervello deve smettere di funzionare”, disse il capo del governo, che all’epoca non andava a televisioni ma a manganelli e altoparlanti a tromba. Il cervello era quello di Antonio Gramsci, direttore di un giornale non allineato. E fu così che l’Unità sparì dalle edicole la prima volta.
Le minacce – perché di questo si tratta – dei portavoce governativi contro l’Unità di ora non “mettono in discussione” la democrazia: la mettono senz’altra da parte, perché qualunque paese appena un po’ democratico si basa sulla libertà di giudici e giornalisti rispetto ai governi. In Italia, i primi sono intimiditi ormai da anni e i secondi, se vogliono continuare a lavorare, debbono stare molto ma molto attenti. Certo, Caselli e Colombo sono ancora vivi, ma è indubbio che la serenità del medio giudice oggi è in qualche misura offuscata dal terrorismo mediatico antimagistratura. Certo, l’Unità e il Diario escono ancora, ma il giornalista qualunque oggi ci pensa due volte prima di scrivere un pezzo. Santoro è stato semplicemente cancellato dalla faccia della terra: ma per un Santoro famoso, il cui bavaglio è evidente, ci sono decine di santori più piccoli che vengono imbavagliati senza che ci faccia caso nessuno.
La cosa che più ci ha colpiti, quando Berlusconi andò al governo, è stata l’immediata concentrazione nelle sue mani del controllo di tutti i servizi segreti. I servizi segreti italiani hanno, nella loro componente “deviata”, una lunga tradizione di stragi e terrorismo politico. E il signor B. è della P2. Non vorremmo che in un domani qualcuno (qualche “pazzo isolato” naturalmente: il classico Lee Oswald o Van der Lubbe o Bertoli) risolvesse il problema dell’Unità con una bomba. Col Manifesto ci hanno già provato.

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Copenhagen. E’ stata concessa la denominazione ufficiale di “comunità religiosa” ai seguaci del Forn Sidr, la “chiesa” di Odino, Thor e delle altre tradizionali divinità nordiche. Come tutte le altre confessioni religiose del Paese, avranno diritto a ogni facilitazione per lo svolgimento dei loro riti (incluso il matrimonio religioso riconosciuto dallo stato) ma non potranno imporre il Martello di Thor come simbolo unico nei luoghi pubblici e nelle scuole.

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Cronaca. Sezze Romano. Cinque studenti “di buona famiglia” dai diciotto ai ventidue anni arrestati per una serie di agguati a immigrati con spranghe e mazze da baseball. Motivo: “In città ci sono troppi stranieri”. Le ultime vittime erano due lavoratori rumeni.. Dei cinque picchiatori, nessuno aveva mai lavorato un giorno in vita sua.

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Cronaca. Caserta. Numerosi casi di cancro – non si sa ancora esattamente quanti – sono stati causati da depositi di rifiuti tossici provenienti da industrie del nord e collocati “clandestinamente” nella zona. Il traffico dei rifiuti e la gestione dei depositi erano affidati alla camorra. I magistrati indagano per scoprire altre mega-pattumiere clandestine, protette da mafia e camorra, nel sud.

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Cronaca. Milano. Archiviata l’inchiesta penale sulla morte del fotoreporter italiano Raffaele Ciriello, ucciso a Ramallah il 13 marzo 2002 da militari israeliani mentre ne riprendeva le azioni. L’archiviazione è dovuta, secondo il magistrato italiano, alla “mancata collaborazione” delle autorità israeliane nelle indagini.

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Cronaca. Lotta alla mafia 1. Assolti in Cassazione i boss Badalamenti e Calò.

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Cronaca. Lotta alla mafia 2. Quattordici minorenni sorpresi a fumare hascish e marijuana in un casolare abbandonato a Loreto Aprutino (Pescara) dove avevano organizzato una festa per Halloween. Fatta irruzione nel casolare, i carabinieri hanno trovato e sequestrato sei grammi di hascisc e cinque di marijuana, nonchè sedici spinelli. Tutti segnalati alla Prefettura come consumatori di sostanze stupefacenti.

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< Siamo i missionari comboniani di Castel Volturno (Caserta). Vi proponiamo una Azione Ecclesiale Nonviolenta: il rilascio dei permessi di soggiorno “in Nome di Dio”, davanti alla Questura di ognuna delle vostre città sabato 15 govembre, vigilia della Giornata Mondiale delle Migrazioni.
Il Governo Italiano ha reso sempre più difficile la regolarizzazione degli immigrati favorendo così il crescere di un mondo sommerso facilmente vittima della criminalità organizzata e di datori di lavoro senza scrupoli. La legge Bossi-Fini è lesiva dei diritti umani fondamentali degli immigrati, è l’espressione di un governo e di una società incapaci di accogliere e di vedere le ricchezze di cui gli immigrati sono portatori. E’ la legge del Governo, ma non è la legge di Dio. Nel piano di Dio nessuno è straniero e quando i sistemi e i governi creano differenze tra cittadini e stranieri, Lui fa causa comune con gli stranieri e chiede il rispetto dei loro diritti. Per questo in “nome di Dio” vi invitiamo a rilasciare il permesso di soggiorno agli immigrati, perché Dio dà loro questo diritto >
Info: 338.8562963, combonianicastelvolturno@hotmail.com

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Spot. Survival è un’organizzazione di sostegno ai diritti dei popoli tribali. Ha cominciato a pubblicare un’e-news anche in italiano. È gratuita, basta chiederla. Sul primo numero: Sudafrica/ La Corte costituzionale vieta di espropriare le terre degli indigeni; Bangladesh/ Coloni attaccano villaggi tribali; Europa/ Risoluzioni del Parlamento a sostegno dei popoli indigeni dell’Africa.
Info: 02.8900671, info@survival.it

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Spot. Scuolaonline. Vi ricordate di quei professori che avevano deciso di prodursi da sè i libri di testo e metterli gratuitamente in rete? Il progetto va avanti. E’ stato terminato (come avevamo annunciato) il capitolo di letteratura sullo Stilnovo (42 pagine pdf) e adesso si sta lavorando alla Scuola Siciliana e alla prosa del ‘200. Non solo letteratura: sul sito c’è l’indice di un manuale di informatica, e sta partendo quello di chimica. Tutti i testi sono pensati per l’uso scolastico, si possono scaricare in rete e sono gratis.
Info: faillaci@tiscalinet.it
Bookmark: www.scuolaonline.wide.it

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Spot. Modena. Sabato 10 alle ore 20 al circolo anarchico “La Scintilla” in via Attiraglio, Mostra internazionale d’arte postale “Il Bandito in Bicicletta”, in memoria di Horst Fantazzini.

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Comitato di Redazione de L’Ateo, organo dell’Unione Atei e Agnostici, wrote:
<Le saremmo grati se facesse circolare questa notizia. Grazie >
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A Roma, alla Sala dei Dioscuri in via Piacenza 1, nei giorni 29 e 30 novembre 2003 avrà luogo un convegno su “La laicità indispensabile per l’uguaglianza dei cittadini davanti alle istituzioni”. Prolusioni dei Professori: Florian Ballhysa, Giorgio Bogi, Adam Cioch, Anthony C.Grayling, Georges Liénard, Mario Alighiero Manacorda, Marianne Marchand, Valerio Pocar, Nicolas Pomiès, Giuseppe Ugo Rescigno, Henri Pena-Ruiz, Monika Zorn. Proiezione del Video “2500 anni di pensiero libero” prodotto dal Centro di Azione laica, Bruxelles.

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alessandro.paganini@iol.it wrote:
< Su Grazia n.43 (gruppo Mondadori-Berlusconi) leggo che il 13 per cento dei top manager fa uso di cocaina, il 31 per cento di psicofarmaci, il 45 per cento di alcool. Dopo lo scandalo al Ministero dell’Economia, una conferma che la crema dell’economia, i super-efficienti alfieri del libero mercato, gli strapagati condottieri della crescita infinita, fanno uso di droghe pesanti. Non tutti, ovviamente! Diciamo uno su dieci. Avanzo una modesta proposta: provate la cannabis, che non è pericolosa, è calmante, è naturale, e può tranquillamente esser fatta crescere in vaso nel vostro superattico. Io dico che l’economia migliorerebbe >

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enricard4@hotmail.com
< Visto che vivo in Spagna ti segnalo un paio di perle di J.M.Aznar: 1) Ha detto che appoggiò la guerra per non mettere in cattiva luce i quaranta milioni di ispano parlanti che vivono negli Stati Uniti (ma quando nega la estradizioni ai carnefici delle dittature di Cile e Argentina richieste da giudici spagnoli dov’è questo patriottismo trans-oceanico?). 2) Ha detto che si augura che per la pace e la democrazia nel mondo Bush vinca di nuovo le elezioni >

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avv. Lina wrote:
< Una dipendente del Comune di Giarre (Catania) chiede il passaggio all’Inps, in applicazione del diritto di mobilità tra Enti diversi. L’Inps risponde che non si può: il suo Consiglio di amministrazione ha deciso di escludere la mobilità per gli aspiranti che sopra i 50 anni. Nessuna legge o contratto prevede e contempla una simile limitazione. La donna allora scrive all’Inps di Catania: le rispondono che per ragioni di privacy non possono darle delibera del Consiglio di amministrazione; deve scrivere a Roma, all’Inps nazionale. A Roma le dicono ancora di no: “Esperisca la procedura – le dicono – per l’esercizio del diritto di accesso ai documenti di cui alla legge 241/90”. A questo punto il suo avvocato fa ricorso al giudice del lavoro di Catania, denunciando la vicenda anche al Ministero del lavoro. Il giudice nega un provvedimento urgente a favore della lavoratrice, dicendo che l’Inps può decidere lei i requisiti per la mobilità. E il ministero? Al ministero dicono che loro hanno chiesto le carte all’Inps di Roma, ma questa si è rifiutata del tutto di dargliele >
Stefano wrote:
< Penso che la cosa non andasse strombazzata con l’enfasi dell’importante operazione antidroga tuttavia credo che sia stata una lezione che questi ed altri ragazzi hanno meritato: in primo luogo è una questione di educazione e di rispetto; in secondo luogo la vedo anche come una questione di salute: non riesco a trovare alcuna ragione valida per fumare tabacco, figuriamoci altro. In terzo luogo con questi traffici ci campano strani personaggi e qualsiasi danno fatto a questi tizi mi vede favorevole. Insomma, invoco sani scapaccioni per gli studenti che “fumano” perché invoco dal basso quel rispetto per le istituzioni che tanti esempi dall’alto mostrano di non avere >

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paolino ruggiero wrote:
< Potresti usare le vocali accentate al posto dell’apostrofo? Lo so, questa è una abitudine di chi ha cominciato a scrivere con “l’olivetti lettera 35” ed ha soggiaciuto al passaggio al digitale con molta diffidenza >
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No, non posso. Il formato .txt (il più leggero e universale) legge gli accenti in maniera diversa in Mac e in Win. Perciò sono costretto a usare gli apostrofi, lasciando gli accenti solo nelle versioni .htm e .rtf. (La mia era una Lettera 22).

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supermegamanager@libero.it wrote:
< Gentile Cliente, è partita la rivoluzione dell’offerta di posta elettronica volta al miglioramento della qualità dei servizi offerti. Da Novembre la fruizione in modalità POP3/Imap4 continuerà ad essere garantita solo per i clienti di LiberoADSL, Libero Free, Inwind e di tutti i servizi di collegamento a Internet forniti da Wind. Per continuare a consultare la posta in modalità POP3/Imap4, Le ricordiamo le nuove e convenienti offerte per il collegamento a Internet da poco introdotte >
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Ok, abbiamo capito. E’ finito l’internet gratis. La Catena di San Libero all’inizio s’è chiamata così proprio dal nome di www.libero.it: che adesso però libero non è più, e farebbe meglio a chiamarsi www.esoso.it. Fra l’altro ormai è uno dei provider più lenti sul mercato: a volte per cliccare sulla posta devi avere un riflesso da giaguaro, perché all’improvviso ti passano davanti cazzate pubblicitarie che s’interpongono fra il tuo mouse e quello che vuoi cliccare. Va bene, vuol dire che prima o poi passeremo a un provider un po’ più serio (diversi nostri lettori l’hanno già fatto). Nel frattempo, saremmo curiosi di sapere quanto vale la pubblicità gratuita che per anni tutti quanti abbiamo fatto a questi signori coi nostri .libero.it.

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Persone. E’ morto Nino Recupero, che era mio amico da più di trent’anni (insegnava già a Messina quando io ero al primo anno di fisica: io di Lc e lui nei marxistileninisti) ed è stato quello che mi ha convinto ad andare a conoscere Giuseppe Fava con quel suo nuovo giornale a Catania. Quand’eravamo giovani, era uno dei più brillanti giovani storici italiani; adesso insegnava alla Statale di Milano, non più semplicemente un professore ma proprio un maestro. E’ stato uno di quei grandi intellettuali civili catanesi – Fava, D’Urso, Catanzaro, Compagnino, Muscetta, Cazzola, Scidà, Addamo e due o tre altri – che hanno meritato questo titolo nella maniera più totale, illuministi nel metodo e politicamente giacobini. Lascia un vuoto grandissimo nell’ormai semibarbara Catania, nella Milano infelice di questi anni e nella cerchia dei suoi amici giovani, che l’avevano per saggio e ironico maestro. A noi della sua generazione lascia un sorriso mite e scettico, che uccide lo sgomento del perderlo e ci richiama avanti.
Bookmark: www.ninorecupero.it

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Filita <phil@palatina.el> wrote:

< No, non ti piangerò, amico mio: ché cose
bellissime hai vissuto… >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)