San Libero – 209

15 dicembre 2003 n. 209

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Matti. Mad (in inglese “mutua distruzione assicurata”, ma anche “matto”) era il top della strategia anni Sessanta e consisteva nel fatto che ognuna delle due potenze, premendo il bottone rosso, aveva la possibilità di distruggere istantaneamente l’altra. Le due distruzioni, sommandosi automaticamente, avrebbero garantito la distruzione complessiva del pianeta. Perciò – ragionavano i sommi politici – tutto andava benissimo: nessuno dei due potenti avrebbe realmente tentato mai di distruggere l’altro, in quanto la vittoria sarebbe stata infesteggiabile per mancanza di pianeta. In un paio di occasioni – sicuramente nella crisi cubana del ’62 – il dito andò molto vicino a premere il bottone. Ma ne fu trattenuto dalla Mad, che garantì la sopravvivenza (o futura nascita) vostra e mia.
Il bottone, adesso, ha cambiato funzione. Non serve più a distruggere il pianeta, ma al contrario a salvarlo. La Terra, quarant’anni fa, era un posto stabile minacciato unicamente da un irrazionale, e non automatico, intervento umano. Impedendo questo, si salvava tutto. Adesso, viceversa, il pianeta marcia fisiologicamente verso un’autodistruzione lenta ma innescata. L’atmosfera può sopportare dieci milioni di automobili a New York, ma non dieci milioni a New York, più dieci a Calcutta, più dieci a Città del Messico, più… Il modello occidentale era tollerabile finché restava, per l’appunto, in Occidente. Esteso a tutto il pianeta ne supera, semplicemente, le capacità di ricezione. Questa estensione è ormai automatica e, in mancanza d’interventi coscienti, andrà avanti.
Scienziati e politici hanno ormai un’idea abbastanza chiara – al di là delle rassicurazioni ufficiali – di questa situazione. Hanno le idee chiare anche sull’unico rimedio possibile: molto meno automobili a New York, e quasi niente a Calcutta. E’ un rimedio dolorosissimo, perché allo stato attuale degli stili di vita e delle strutture sociali implica sacrifici non indifferenti per tutti. La prima, violenta, reazione è quella classica del Titanic: sospingere indietro con la forza i passeggeri di terza classe. E questa è la politica attuale – anche l’Iraq ne fa parte. Ma, risolto (e non è detto che sia possibile) il problema dei passeggeri di terza classe, resta che l’iceberg continua a stare là. Possiamo costringere con la forza a restare in fondo l’intero popolo islamico, o indiano, o cinese; ma non possiamo evitare di sviluppare una middle class consumatrice – senza cui la nostra economia non reggerebbe – in Arabia o in India o in Cina. E anche se questa fosse totalmente e servilmente filoccidentale, rinnegasse completamente ogni solidarietà coi concittadini restanti, rinunciasse a qualunque velleità di ribellione o concorrenza, tuttavia essa consumerebbe; e dunque, a modello nostro, inquinerebbe. Troppo, per il pianeta.
Il bottone da premere è dunque quello di un modello abbastanza diverso. Subito, tappare i buchi e guadagnare degli anni; nelle prossime generazioni, sviluppare tecniche di produzione e di consumo che siano estensibili a tutti senza rovinare il pianeta. Non credo che esista un solo uomo di governo o di multinazionale che, dentro di sé, non sia d’accordo su questo: esattamente come non credo sia mai esistito un generale russo o americano che non fosse convinto che le bombe atomiche, se non si usavano, era meglio.
Gli accordi di Kyoto, sulla riduzione dell’inquinamento erano un segnale chiaro in questo senso. Questi accordi erano timidi, irresoluti e in parte truffaldini (i paesi ricchi potevano comprare una quota di inquinamento lecito dai paesi poveri), ma insomma meglio di niente: e pochissimi, infatti, osavano opporsi apertamente. Dapprima alcune industrie americane che cominciarono a fare lobbying sul loro governo; poi il partito repubblicano Usa; poi, sempre in America, l’intero governo. Adesso, a rifiutare gli accordi sono – esplicitamente – Russia e Giappone; ma cominciano a far marcia indietro anche i paesi europei.
E’ scattato il Mad: siccome continuando così si distrugge il pianeta – ragiona ciascun Paese – allora io debbo continuare a inquinare per costringere gli altri a inquinare di meno. E’ vero che non ne avrebbero convenienza: ma saranno costretti a farlo per bilanciare il maggiore inquinamento mio. Sennò, distruggerebbero il pianeta: e mica sono matti.

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Capitani coraggiosi. Anche i giapponesi manderanno soldati in Iraq (non i kamikaze, si spera). I commentatori insistono sulla determinazione e il senso di responsabilità del governo, che ha avuto il coraggio dell’impopolarità in un paese in cui tutta l’opinione pubblica è decisamente ostile alla guerra. Un altro governante molto coraggioso è lo spagnolo Aznar, che ha mandato i soldati nonostante la contrarietà dell’ottantacinque per cento dei sondaggi. Quasi quanto Blair, che quanto a sfidare impopolarità non prende lezioni da nessuno. Il nostro Berlusconi, che in un primo momento aveva ceduto ai sondaggi, ha dovuto aspettare il momento giusto (movimenti rifluiti e italiani disattenti) prima di mandare le truppe, senza le quali gli industriali italiani non avrebbero avuto alcun diritto ad appalti; ma anche lui, sia pure in maniera italianamente contorta, ha rispettato il copione del grande Leader che sa assumersi il coraggio delle decisioni impopolari. E D’Alema? Lui i pacifisti ce li ha addirittura dentro casa, eppure non ha avuto paura di dire che, in certe condizioni, in Iraq il dovere anche lui è pronto a farlo (ma pure il topolino Amato strilla: “Noi non scappiamo!”).
Insomma, il mondo è pieno di leader con le palle, uno più democratico dell’altro ma non per questo disposti a dargliela vinta al popolo ignorante. La gentarella, si sa, tutto quel che vorrebbe è stare in pace, campare tranquilla e magari riempirsi pure la pancia. Fortuna che ci sono i politici, a credere negl’ideali e rimettere le cose a posto.

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Telekom. Scaricato e ormai indifendibile il povero Igor Marini, si sgonfia definitivamente il caso Telekom Serbia. Sintesi: la sinistra ha dilapidato soldi pubblici in un affare di dubbia serietà. La destra non l’ha denunciata politicamente ma ha cercato di montarci su, con testimoni falsi, un caso criminale. La campagna – in malafede – della destra è fallita per avidità e rozzezza. La difesa della sinistra è stata convincente sul piano penale, ma non su quello politico. Trantino ha confermato la sua immagine di buffo e un po’ losco avvocato catanese, Berlusconi e tutta la sua corte hanno fatto la figura di avventurieri semibarbari e un po’ ‘mbriaghi, Prodi di un signore assai perbene sui cui affari pregressi non è il caso di indagare. Quanto a Fassino agli Esteri, onestamente dormiva.
L’intero caso fa parte del capitolo “privatizzazioni”. Quella dei telefoni (ma non solo quella) in Italia è stata assolutamente selvaggia, ne sono emersi manager finanziati – alla russa – con le risorse dello stato, è stata pompata da tutta la stampa ed è stata sostenuta, nelle sue varie fasi e salvo contrasti specifici, da entrambi gli schieramenti politici, divisi in tutto ma non nell’ideologia delle privatizzazioni.

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Arrivano prudenti segnali di apertura a sinistra (Maroni: “In fondo il federalismo potremmo farlo anche con gli altri”; Bossi: “Bisogna pur concedere qualcosa alla sinistra”, ecc.) e ciò, sapendo quanto sono creduloni i nostri leader, mi terrorizza. Bisogna richiamare urgentemente in servizio i vecchi “compagni della vigilanza” delle Botteghe Oscure e piazzarli all’ingresso della costruenda (boh) casa del centrosinistra. Se arriva Bossi, sbatterlo fuori a calci senza una parola. Se arriva Amato, riaccompagnarlo garbatamente nella cripta stando attenti che non si faccia male.

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Euro. Il vaccino antinfluenzale in Italia costa undici euri e novanta. In Francia, identico, ne costa sei e ventotto. Come mai?

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Lavoratori. In Italia ci sono due milioni e mezzo di permessi di soggiorno. Ogni nove assunzioni, una è di immigrati. Ogni nove incidenti sul lavoro, uno è di immigrati.

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Rischi. A Londra le compagnie rifiutano di assicurare gli agricoltori di culture transgenetiche “a causa dei possibili rischi alla salute legati al consumo di cibi transgenici”.

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Coscienze. “L’Africa è una cicatrice sulla coscienza nel mondo”, ha detto Tony Blair. Fra il ’99 e il 2002 il governo inglese ha venduto armi in Africa per 422 milioni di sterline: il maggior trafficante d’armi nel Terzo Mondo.

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Classi. Numerose aziende britanniche, secondo Datamonitor, classificano i clienti sulla base del reddito. Le telefonate ai call center vengono filtrate da database e distinte per categorie: i ricchi risposta immediata, i poveri messi in coda.

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Copyright. E’ stato sequestrato su ingiunzione della Corte Suprema il sito www.wright.com in cui due giovani hacker – i Wright Brothers – annunciavano per mercoledì 17 dicembre il “volo sperimentale” di un nuovo mezzo di trasporto. La Corte è intervenuta su istanza della Wells Fargo & Co, che gestisce i servizi di diligenza attraverso gli Stati Uniti e ha denunciato i due fratelli per concorrenza illegale e violazione del copyright.

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Ordine. Aveva manifestato contro il governo: catturato, arrestato, malmenato e condannato a trenta frustate, che gli sono state immediatamente date. E’ avvenuto a Teheran e non a Genova, e così il povero ragazzo s’è risparmiato almeno la caserma Bolzaneto.

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Nomi. Ricordate quando tutte le bambine si chiamavano Samantha in omaggio alle prime telenovelle? Adesso, in America, cominciano ad arrivare i piccoli “Armani”, “Canon”, “Celica” e “Porsche”. Sembra che i genitori, battezzando i figli coi loghi di aziende famose, sperino inconsciamente in una ricaduta del potere del marchio: una specie di sponsorizzazione, insomma. Suppongo che anche qui prima o poi arriveranno i primi Mediaset Rossi e Telecom Colombo.

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Russia. E’ caduto il communismo, è rimasto soltanto il partito unico, il Kgb, il presidente assoluto, i carri armati all’estero, il divieto di dissidenza e la vodka a basso prezzo.

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America. Il presidente Bush annuncia che se i lunari continuano a non rispondere lui è pronto a mandare un’altra spedizione e a mettere ordine democratico sulla Luna.

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Leggere e scrivere. La cosa che state leggendo non contiene – tecnicamente non potrebbe farlo – elementi coinvolgenti come presentatori, veline o imbonitori,. ed è dunque assai debole nel trasmettere emozioni psico-fisiche immediate o informazioni complesse, simil-reali. Può trasmettere tuttavia con una certa efficacia emozioni interiorizzate nel tempo e informazioni “pure”, razionali. Si tratta infatti di un testo scritto e questo modello (relativamente recente: ha meno di tremila anni) è completamente diverso da quello televisivo (ormai vecchiotto: ha più di cinquant’anni). La tivvù piomba tutta in una volta sullo spettatore, esaurisce il rapporto con lui nell’arco della trasmissione e non gli lascia nulla da fare. La scrittura arriva molto lentamente (leggere è solo il primo impatto), costringe il lettore a immaginare continuamente e parallelamente delle cose; il rapporto che se ne instaura è molto diluito nel tempo.
Voi potete ri-leggermi, individuare le cazzate di cui non vi eravati accorti a una prima lettura, contestarmele (anche solo dentro di voi) a distanza di tempo: e dunque farvi di me e della mia (eventuale) credibilità un’opinione abbastanza solida e razionale. Bruno Vespa invece, un attimo dopo la fine di Porta a Porta, non lo vedete più: potete dunque valutarlo solo per le impressioni istantanee, non tesaurizzabili, nel corso della trasmissione. In compenso, Vespa non può cambiarvi: può solo indurvi a compiere determinate azione qui ed ora, o anche ad accettare modelli di comportamento immediato, da rinnovare però continuamente a causa della loro stessa labilità: non può profondamente addentrarsi nel voi interno. La lettura invece può cambiarvi davvero, perché è pervasiva, essenziale, è il nucleo intellettuale di una persona. Leggere Tolstoi – o Gianni Brera – significa parlare con Tolstoi o Gianni Brera, non subirli affascinati per qualche momento.
Nella storia occidentale, la comunicazione basata sulla scrittura veniva – se la scrittura è periodica – chiamata “giornalismo”.
Quando il fondatore di Mediaset dice che “alla massaia basta la tivvù” dice una verità profonda. Se la “massaia” legge i giornali, non è più una massaia ma – almeno in tendenza – una cittadina. Non dico l’Unità o MicroMega: basta un semplice Grand’Hotel (di una volta) o un Novella Tremila, e già il meccanismo del rapporto lettura-immaginazione si mette in moto, allarga la confidenza in sè stessi, fa crescere l’autonomia. Davanti alla tivvù, si può rimanere “massaie” perché tutto quel che c’è da fare è assorbire.
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Il compito di chi possiede il potere (che oggi è sostanzialmente la tivvù) è quello di lasciare ogni persona dove si trova, e in particolare di lasciare la massaia a fare la massaia, evitandole accuratamente ogni occasione di autonomia. Il compito di chi non ama il potere è di rispettare e diffondere l’antica arte occidentale della lettura. Non per propagandare determinate idee rispetto ad altre, ma proprio per propagare il leggere-e-pensare in sè, che è la cosa più di sinistra che sia mai stata inventata.

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cieffegi@libero.it wrote:
< La pigmentazione (di pelle, occhi, capelli) è uno dei tratti genetici che cambia più velocemente, sottoposta a pressione ambientale. Solo diecimila anni o poco più dividono Kofi Hannan da Bossi. Viceversa, il volume cerebrale e il numero di sinapsi variano molto più lentamente. Quindi per passare da Bossi a Kofi Hannan ci vogliono non meno di settecentomila anni >

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Fulvio Grimaldi wrote:
< C’è da aggiungere che Al Qaida, fin dal 1979 in Afghanistan, e poi attraverso la Bosnia, il Kosovo, ora in Macedonia, in Cecenia, Algeria, Filippine e Indonesia (in Iraq non esiste e se comparirà ci sarà stata trasportata da Mr.Tenet), è diretta da un ufficio in un palazzo a Langley. Tutti i suoi botti sono finalizzati a spalancare altre porte alla guerra preventiva e infinita di Bush. Osama, la cui famiglia è socia di Bush in varie imprese apparentemente pulite e nettamente sporche (Bcci, “Arbusto”, “Gruppo Carlyle”, ecc.), non rappresenta affatto una corrente della casa reale saudita, nè tantomeno una rivolta delle sue masse schiavizzate, anche se indubbiamente Al Qaida si serve di poveracci fanatizzati nelle madrassa afghane e pakistante. Ma ricordiamoci anche che i manuali religiosi in uso in quelle scuole coraniche integraliste, con tanto di istruzioni e incitamenti alla guerra santa, al terrorismo contro gli infedeli, sono stati finanziati e stampati e portati lì da Washington, che senza fondamentalisti islamici terroristi non saprebbe proprio come attuare il suo programma di dominio mondiale. Cerchiamo di uscire dalla stupida e subalterna “spirale guerra-terrorismo”, non c’è nessuna spirale, non c’è nessuna risposta terroristica alla guerra imperialista e viceversa. C’è soltanto un mostro che partorisce i due gemelli terrorismo e guerra. Proprio come, su suggerimento dello stesso, in Italia il potere ha fatto le stragi di Stato per stabilizzarsi, normalizzare, reprimere, con la sponsorship, come da atti giudiziari, dei servizi “deviati” (?), il che vuol dire con il padrinato di CIA e Mossad, i migliori bombaroli del mondo >

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Alessandro Paganini wrote:
< Nel 2002 i lavoratori atipici sono stati il 27,7 per cento del totale (Ispes-Eurispes). Il lavoro nero è stato il 19 per cento del Pil 2000 (Istat). Metà per cento dell’economia italiana è nera o precaria. Insomma “flessibilità” c’è già. Ma dov’è la “ripresa economica” che secondo il governo ne dovrebbe derivare? >

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Giovanni wrote:
< Ho sempre ritenuto che gli eventi ed i fenomeni rivoluzionari più importanti del secolo scorso, che più di ogni altro hanno modificato il corso della storia e cambiato la vita a miliardi di persone in tutto il mondo siano stati due: la rivoluzione d’ottobre ed i Beatles. Ai dieci giorni che sconvolsero il mondo penso siano assolutamente comparibili, per effetti, i sette anni dei capelloni di Liverpool. Non è solo una questione di musica, taglio dei capelli, abbigliamento e comportamenti. È da loro, anche se in parte inconsapevoli, che parte quel movimento che porterà alla ribellione del ’68, alle conquiste di libertà e partecipazione >

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dinamitebla@inwind.it wrote:
< “Non bella la satira di Luttazzi su Andreotti e Moro”. Ho visto “Sesso con Luttazzi” il 28 novembre a Monfalcone. Alla fine dello spettacolo Luttazzi si è sfogato davanti al pubblico dichiarando che quel che è stato scritto sullo spettacolo di Genova è tutta una balla (per non dire una montatura). Dovrebbero esserci un po’ di persone in grado di confermare o smentire: quelli che lo spettacolo l’hanno visto. Ma mi pare che nessuno abbia chiesto a loro la verità. >

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Fabio wrote:
< Riccardo caro, ti leggo quasi sempre. Con notevole sforzo. Sforzo che aumenta sempre di più. Non crdi che tu debba rivisitare qualcuna delle tue posizioni e cominciare a convincerti che il problema di oggi, quello vero, non sia tanto la presenza di Fini di Berlusconi, ma la totale assenza della Sinistra. E non solo in Italia. Ggli americani, è vero, sono stronzi. Lo sono sempre stati, non sono mai cambiati. Eppure per te e per quelli che pensano come te se quelli che hanno scelto Salò erano dalla parte sbagliata, dalla parte giuusta c’erano gli americani che hanno massacrato gli indiani che hanno sgancoiato le atomiche in Giappone che hanno bombardato Dresda, città abitata solo da donne e bambini. Tedeschi è vero, ma sempre bambini. Gli americani, caro Riccardo, non possono essere usati a convenienza li avete voluti in Europa, li abbiamo aspettati con le gambe aperte, abbiamo accettato sigarette e cioccolato in cambio di libertà. Troppo tardi per pentirsi, D’Alema, se non ricordo male, ha fatto una guerra in Kosovo con gli americani. O quella forse, perché non decisa dal centrodrestra, erea una guerra giusta? Riccardo, ti voglio bene. Lo sai ma non ti fare prendere per il culo. Tu sei libero, ma da un po’ di tempo lo sei a senso unico. Ti abbraccio >

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spizzichino@yahoo.com wrote:
< ciao r., sono lorenzo, ci siamo conosciuti undici anni fa, quando lavoravi ad avvenimenti, io facevo parte del centro sociale obelix che dopo gli attentati a Falcone e Borsellino aveva messo su una rete di studenti che si chiamava “osservatorio romano su mafia e politica 23 maggio”; ci incontravamo tutte le settimane a piazza dante in una stanza del giornale, cercando di organizzare iniziative, incontri, volantinaggi e simili che appoggiassero le attività più rischiose degli studenti di sicilia e campania (mi ricordo il gruppo “I care” che si era inventato le spillette con la resistenza elettrica). Mi ricordo come ci prendevi per il culo per la nostra ingenuità (disegnavamo sui volantini i mafiosi con coppola e lupara a canne mozze. E’ stata una parentesi molto importante per me e per tutto il centro sociale obelix, che a febbraio 2003 ha chiuso, i “vecchi” occupanti si sono sparpagliati nel tempo, alcuni fanno cose egregie e sono rimasti ad occuparsi di politica e della parte più debole della società, altri no ma sicuramente sono diventate delle persone migliori, più forti anche grazie a quella esperienza. Degli altri del coordinamento non ho praticamente notizia, ne vedo qualcuno alle manifestazioni e uno in che fa il DJ e il “giovane” nei salotti televisivi. Ti scrivo tutto questo perchè mi fa molto piacere leggere la catena ed usarla per le mie riflessioni e anche perchè adesso faccio parte di una bottega del commercio equo e solidale che vuole vendere i prodotti di “libera” e mi piacerebbe oltre a vendere pasta, olio e marmellate anche organizzare un incontro che racconti il perchè di quella pasta, olio e marmellata >

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AntonellaConsoli <libera@libera.it> wrote:

Al peschereccio non verrebbe

< Al peschereccio non verrebbe
nessuna voglia di partire
ma il poetastro dice
che la sua vela è triste
arrotolata
sogna incubi
se nella notte non s’apre
Personalmente, se fossi
una barca
preferirei di notte
lasciarmi dondolare
e dalla luna
arabescare >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)