San Libero – 221

8 marzo 2004 n. 221

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Invaders. Circa cinque milioni di granchi giganti della Kamchtka, pesanti da otto a dieci chilogrammi l’uno e con chele da un metro, hanno ormai stabilmente invaso diverse coste della Norvegia cacciando tutti gli esemplari locali, con ovvie conseguenze per l’economia ittica e l’ecosistema. I granchi, di origine giapponese, erano stati importati in Unione Sovietica intorno al 1970. Sfuggite agli allevamenti, le prime migliaia di esemplari – evidentemente non prive di leaders, e con un’alta coscienza del proprio destino storico – si erano progressivamente incamminate verso la Siberia, di là verso la costa artica e infine, con sempre maggiore determinazione, verso il Mare di Barents. Il movimento ha richiesto diversi anni (al ritmo di circa quattro chilometri al mese) ma, una volta padroni del Mare di Barents, la strada per la Scandinavia per i feroci crostacei era ormai aperta. Ora solo il Mare del Nord li divide dall’Inghilterra.
La “fuga” dai bacini sovietici, secondo l’intelligence, potrebbe non essere stata affatto casuale: in quel periodo il vero padrone dell’Urss era il capo del Kgb Andropov, e non si può escludere che l’importazione, l’allevamento e poi la “messa in libertà” – ma verso occidente – dei crostacei facessero parte di una strategia che, prevedendo il collasso sovietico sul piano convenzionale, fin d’allora programmasse l’invasione del mondo libero “con altri mezzi”. Inquietante coincidenza: anche oggi a dominare la Russia è un altissimo esponente del Kgb.
Secondo altri osservatori – peraltro minoritari – l’invasione dei supercrostacei non avrebbe invece motivazioni ideologiche ma sarebbe più semplicemente una risposta marziana agli atteggiamenti sempre più aggressivi del pianeta Terra (diversi veicoli-spia di chiara origine terrestre sarebbero stati recentemente rilevati, secondo il governo marziano, sulla stessa superficie di Marte). In questo quadro l’occupazione della Norvegia sarebbe solo un ballon d’essai e altri sbarchi analoghi potrebbero presto verificarsi in altri luoghi.

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America. Secondo una ricerca di mercato commissionata da una cable-tv ad Harris Interactiv, il 60 per cento dei telespettatori sarebbe favorevole alla trasmissione in tv delle esecuzioni giudiziarie. Il 30 per cento degli intervistati vorrebbe in particolare assistere all’esecuzione di Osama bin Laden, e il 21 per cento sarebbe anche disposto a pagare per la diretta. Il settore esecuzioni potrebbe quindi trasformarsi in un nuovo business per le pay-tv. Solo il 37 per cento degli interessati ha espresso obiezioni di tipo etico alla trasmissione in diretta tv di esecuzioni capitali. Obiezioni del genere erano state invece massicciamente espresse dai telespettatori per la presenza in diretta, per alcuni istanti, di un capezzolo femminile in una trasmissione sportiva.
Bookmark: www.misteriditalia.it

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“Una domenica particolare”. E’ il documentario di Elena Mortelliti sulle donne ucraine che vivono a Roma e ogni domenica s’incontrano agli ex mercati generali, all’Ostiense. Storie, chiacchiere, visi, tracce di una vita che fa ormai parte a pieno titolo – come gli emigranti veneti del neorealismo – di questo Paese ma che per l’Italia ufficiale non c’è. Proiezione in anteprima alla Garbatella, alle 19.30 al Palladium (piazza Romano 3). Ingresso libero, e a seguire uno spettacolo su Silvia Baraldini scritto da Baraldini e Guadagno. Quando? L’otto marzo, naturalmente.
Info: elenamortelliti@wind.it

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E’ ufficiale, la mafia controlla l’ambiente dello spettacolo negli Stati Uniti, l’ha detto Celentano (“Io in America non ci vado, ma se ci andavo dovevo lavorare con quelli”). Autorevole conferma dell’allarme lanciato due mesi fa dal direttore di Rai Uno (normale imbattersi in boss “frequentando gli ambienti musicali negli Stati Uniti”). L’Adriano, per sottolineare il concetto, s’è presentato vestito da padrino con gessato e tutto. Insomma, non è uno scherzo: c’è un’emergenza umanitaria, in quel paese. Far finta di niente non possiamo, sennò – come s’è detto tante volte – saremmo complici. E allora? Bombardare Las Vegas? Sbarcare truppe ad Atlantic City? Bloccare tutti i conti americani, o almeno quelli di società legate al mondo dello spettacolo? Invocare l’Onu? Qualche cosa faranno. Nell’attesa, iscrizione obbligatoria di tutti i cantanti italiani a Cosa Nostra.

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Aziende. Ansaldo, Alenia, Elsag, Torino Costruzioni. Sono le aziende italiane, per quanto è trapelato finora, che parteciperanno alla “ricostruzione” dell’Iraq. Immagino che i lor manager devolveranno i profitti straordinari alle famiglie dei soldati caduti in quel paese laggiù, obbedendo agli ordini ma senza farsi illusioni.

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I nuovi programmi per le scuole medie non comprenderanno più la teoria dell’evoluzione: a partire dall’anno prossimo i signori Neanderthal, Cro-magnon & C. vedranno notevolmente ridimensionato il loro ruolo, quel communista di Darwin verrà rimesso al suo posto e l’uomo tornerà ad essere creato – molto più elegantemente – in maniera materiale e diretta dagli dei. La Terra, per il momento, continua a girare attorno al sole: ma solo perché non ci hanno pensato. In effetti, sarebbe molto più giusto che sia il sole (che in fondo è solo una stella) a girare attorno alla Terra, che invece possiede il Re di Spagna, il Vaticano, almeno tre Religioni Rivelate e non meno di venti multinazionali di prima grandezza. Nei programmi scolastici “riformati”, prima o poi, qualcuno provvederà anche a questo.
Questa storia di Darwin, che all’origine è tipicamente “americana” (la Conoscenza, il Progresso, anche un certo fastidio verso le religioni monolitiche e rivelate) da una ventina di anni in qua è uno dei terreni tipici di scontro fra “destra” e “sinistra” negli Stati Uniti. Ogni tanto, in qualcuno degli Stati più retrogradi, la destra riesce a organizzare un referendum del tipo “basta con le scimmie, torniamo alla Creazione by Nostro Signore”; l’ultimo, mi sembra nel Kansas, la “sinistra” riuscì a vincerlo per un soffio di voti. L’America, da Fonzie e Reagan in qua, in effetti è una coppia d’Americhe, un corpaccione gigante con l’anima divisa in due: quella che si contenta degli antenati scimmieschi e anzi – pensando al cammino fatto – ne è orgogliosa; e quella che non ammette affatto una simile eventualità degradante e si rifugia dietro la Bibbia, che non sa leggere affatto e considera più che altro una specie di Saga dei Nibelungi ambientata chissà perché in Palestina.
L’America numero due in questo momento è al potere, e questo si evince non tanto dall’intensità dei bombardamenti (anche l’America progressista quanto a sparare al prossimo non scherza) quanto da piccoli particolari ad uso interno: di recente, ad esempio, il Presidente in persona ha decretato il ritorno alle classi separate nelle scuole, una per i maschietti e una per le femminucce. Il che, da solo, avrebbe già fatto sorridere un qualunque americano medio dal 1776 al 1980.

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Tolleranza zero. Sequestrata la chitarra a due artisti di strada che suonavano in via Frattina a Roma. “Ma noi suonavamo di pomeriggio! Nessuno si è mai lamentato, anzi abbiamo avuto la solidarietà degli abitanti…”. (Invece a Sanremo hanno potuto proseguire indisturbati fino alla fine, senza che nessun poliziotto venisse a sequestrargli niente).

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Agenda. L’ultima esternazione di Bossi: “Enchete penchete puff e tinè, abele fabele dominè, ench pench puff gnuff, strauss e rauss”.
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La penultima: “Pipì, popò, cacca, puppù”.
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Segue dibattito fra le forze politiche.

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Inchiesta di Riza Psicosomatica: per sette italiani su dieci “la vera intelligenza è la furbizia”.

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E-commerce. Coi nuovi telefonini si potrà comprare un nuovo telefonino direttamente per telefono.

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Atmosfera. Titolo di giornale. “Maltempo e scioperi: marzo pazzo”.

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Pagherò. Sempre più disperata la millenaria lotta di Fantozzi contro la Cambiale. Secondo la Banca d’Italia, gli acquisti a credito con rate finanziate dalle banche nell’ultimo anno sono aumentati ancora del quindici per cento, per il totale megagalattico di trentatrè miliardi di euro (rispetto ai ventotto dell’anno prima).

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Francia. No del Comitato etico al trapianto di faccia. Peccato: tanto lavoro in meno per gli stagnini.

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Mercato. L’agorà è l’opposto del bazar. L’agorà ha un versante politico e “ricreativo”. Questo versante si riversa sull’economia in varie forme, come circolazione di beni ma più ancora di stili di vita e idee. Nel bazar non si può “sprecare” nulla, cioè non si possono fare investimenti collettivi a lungo termine. Società pre-civile (re e mercanti protetti), basata sui pochi. Nell’agorà si può “perdere tempo”, cioè costruire nuove idee. Società cittadina, basata sull’uno e sui molti. Nel bazar si tratta hardware. Nell’agorà si tratta software.

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Spam. E’ terribile: esiste un mezzo di comunicazione, nel pianeta, non tassato, non controllato e tecnicamente non controllabile dai governi. Uno scandalo del genere non si verificava da almeno tremila anni, quando fu inventato l’alfabeto. Oggi si chiama posta elettronica, e l’allarme che suscita è almeno eguale a quello di Assurbanipal quando gli riferirono che la gente comune, con quell’invenzione fenicia, poteva scambiarsi idee senza che lui ne sapesse niente. Assurbanipal non era un tipo particolarmente socievole né aveva, come politico, problemi di consenso: immagino quindi che le sue contromisure non siano state particolarmente sofisticate (impalare i maestri di scuola, o qualcosa del genere). Oggigiorno, con la democrazia, non possiamo senz’altro imporre alla gente di non mandarsi lettere, o anche posta elettronica, per non far dormire male il governo. Per farlo abbiamo bisogno di un pretesto: siccome per posta elettronica viaggia un sacco di spam – ecco il pretesto – allora per la tranquillità dei cittadini mettiamo sotto controllo le mail così, fra le altre cose, lo spam è più difficile e ognuno può leggersi la sua posta elettronica (supercontrollata) in santa pace.
Il governo reale, nell’internet, non è costituito dai “governi” territoriali ma dall’insieme delle corporation che operano (in parte parassitariamente) nella rete. Di esse, la principale è Microsoft. Che è responsabile dello spamming almeno sotto due profili: come Microsoft, per l’insicurezza intrinseca del suo sistema operativo, che rende difficilissimo agli utenti difendersi da intrusioni indesisderate; e come parte del sistema commerciale delle corporation, che è in buona parte basato sullo spamming, cioè sull’imposizione forzata di un messaggio indesiderato. I megacartelloni nelle città, gli sms pubblicitari, gli spot dentro i capolavori sono tutte forme di spam. E anche nell’internet, il novanta per cento dello spam non viene da matti isolati, ma da serie società commerciali, regolarmente operanti e riconosciute. Aziende serissime come Yahoo, pochi mesi fa, hanno dovuto togliere dai propri portali dei link a dialers che fino a quel momento erano rimasti liberi di intrappolare i lettori.
Il governo reale di solito non emette decreti-legge (sull’internet peraltro impossibili da applicare) ma si limita a modificare a proprio vantaggio, e a svantaggio degli utenti, le condizioni tecniche che reggono il funzionamento del sistema. L’idea di Microsoft, pertanto, non è di limitare le e-mail per legge, ma semplicemente di tassarle. Così, pur formalmente libero, il Web finirebbe sotto il controllo dei provider a monte, che a loro volta sarebbero del tutto inermi alle pressioni delle corporation (Microsoft in testa) che ne monopolizzano le tecnologie. Questo monopolio, sul piano strettamente tecnologico, avrebbe ormai le ore contate (Linux cresce sempre di più, rispetto a Windows, nella rete); con un meccanismo del genere avrebbe un potente aiuto “politico” che gli consentirebbe di sopravvivere come puro sistema di potere avulso dalle leggi di mercato, e dunque di introdurre un collo di bottiglia dalle conseguenze incalcolabili nel cuore della tecnologia occidentale.
Microsoft, fisicamente, è americana. E’ un paradosso grazioso che l’uso di una tassazione arbitraria come strumento di governo venga proprio dall’America, alla fine di un ciclo. La civiltà americana era nata infatti – e s’era resa indipendente dalla società-madre – proprio dalla ribellione a un atto di tassazione arbitraria, con cui l’allora monopolistico establishment inglese aveva cercato di riportare sotto controllo un mercato che gli sfuggiva. Da quella ribellione nacquero il Parlamento Continentale, la Dichiarazione di Jefferson e infine gli Stati Uniti. Il ciclo è durato circa duecentotrenta anni.

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Marines. Che cosa dice il generale dei marines che alla fine della carriera pronuncia il suo ultimo discorso sulla piazza d’armi davanti ai merines inquadrati? “Brothers and sisters”, fratelli e sorelle. Che è l’appellativo ufficioso con cui, al di fuori del servizio, fanno riferimento gli uni agli altri (e alle altre) gli appartenenti al corpo.
Come per i legionari e o i giannizzeri, la superiorità militare che permette la polizia del mondo – o, secondo i punti di vista, la rapina – si basa, molto più che sui vantaggi tecnologici, sulle virtù “convenzionali”: disciplina, addestramento, obbedienza agli ordini, coesione. Nessuna di esse è gratuita, e tutte insieme sono accessibili solo agli imperi. Le loro radici si trovano tuttavia molto in profondo nei meccanismi sociali: e consistono nel senso di identità e nell’autostima collettiva che esse garantiscono a gruppi sociali che normalmente ne sarebbero tenuti privi.
L’ideologia dei marines, così, è uno delle poche tracce rimaste del vecchio egualitarismo americano. L’american dream, abbandonato da gran tempo dalla società nel suo complesso, sopravvive come ideologia “militare”. Così fu per i mercenari romani del tardo impero o, sotto forma di fanatismo religioso, per i giannizzeri turchi.
Vivono in una loro intensissima microsocietà, calda e rigorosamente chiusa. Non sono americani (non erano romani, non erano turchi). Alla fine del servizio – e solo allora – viene loro concessa la cittadinanza sotto forma d’ammissione alla middle class.

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Palestina-Israele. Circa cinquemila abitanti sono emigrati da Gaza negli ultimi tre anni. Altri quindicimila hanno abbandonato nello stesso periodo il centro di Hebron, quattrocentocinquanta la città di Betlemme, e così via. In tutti i Territori occupati, un lento ma costante esodo della popolazione è causato non solo dalla violenza immediata ma anche dalla crisi economica che ne consegue: almeno il settanta per cento della popolazione è rimasta senza lavoro in seguito a eventi bellici o disposizioni dell’autorità d’occupazione. Il flusso migratorio non arriva tuttavia a bilanciare l’incremento demografico della popolazione palestinese, ancora assai superiore alla media israeliana.

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Economia. Boom del commercio equo e solidale in Italia. Aumento di oltre il cinquanta per cento del fatturato in due anni. Quattro milioni di consumatori.

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Eurostar. “Su questo treno è vietato fumare. I consumatori di cocaina sono pregati di accomodarsi nell’apposita vettura in testa al treno”.

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Cronaca. Arrestati a Roma due ladri che rubavano ringhiere antiche da vecchi caseggiati per rivenderle ad amatori. Che fine hanno fatto le *ringhere* di Milano?

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Cronaca. Cosenza. Praia a Mare. Fabbrichetta tessitura Marzotto chiude e va in Cecoslovacchia. 191 a casa.

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Paolo B. wrote:
< “Non c’e’ il minimo dubbio che questa bellissima riforma prima o poi sbarchera, come le rimanenti, anche in Italia. Verranno istituiti i Cococà (Contratti di Collaborazione Carceraria)…”
< Caro ricc, purtroppo sei poco informato. I cococà esistono già, è di qualche settimana fa una puntata del Costanzo Show con il ministro Castelli che si pavoneggiava con una dirigente Telecom (se non ricordo male) per l’avvio della nobile iniziativa di un call center – o cell center – carcerario. Va detto, comunque, che in Italia la pur disastrata gestione penitenziaria – e in genere l’attenzione ai diritti umani – è un po’ diversa da quella degli Stati Uniti, e che insieme a Castelli sul palco del Teatro Parioli c’era quel galantuomo del direttore di S. Vittore, il dott. Pagano. Il che fa pensare più a una civile iniziativa di recupero che a una bieca intrapresa di sfruttamento. Tuttavia il dubbio è legittimo: che ne sarà dei dipendenti-galeotti nelle mani di altri direttori che non sono Pagano? >

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snoo-pee@tiscali.it wrote:
< Si sente dire che la benzina aumenterà ancora fino a 1.10 euro al litro. Ma possiamo far abbassare il prezzo se ci muoviamo insieme, in modo intelligente e solidale. E’ vero che l’idea di non comprare la benzina un determinato giorno fa ridere le compagnie (sanno benissimo che, per noi, si tratta solo di un pieno… differito, perché alla fine ne abbiamo bisogno!), ma c’è un sistema che invece li farà ridere pochissimo,purché agiamo in tanti. La proposta è che, da qui alla fine dell’anno, non si compri più benzina delle due più grosse compagnie, Shell e Esso. Se non venderanno più benzina, saranno obbligate a calare i prezzi. Se queste due compagnie calano i prezzi, le altre dovranno per forza adeguarsi.
Per farcela, però dobbiamo essere milioni di clienti di Esso e Shell in tutto il mondo.
Questo messaggio, proveniente dalla Francia, è stato inviato a una trentina di persone; se ciascuna di queste aderisce e a sua volta lo trasmette a… diciamo una decina di amici, siamo a trecento. Se questi fanno altrettanto, siamo a 3000, e così via. Di questo passo, quando questo messaggio sarà arrivato alla… settima “generazione”, avremo raggiunto e informato trenta milioni di consumatori! >

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giovannirealdi@libero.it wrote:
< “Ci sono due partiti in realta’, il Partito dell’Alfabeto e quello senza. Se apparteniamo al primo, non consideriamoci autosufficienti, ne’ importanti…”. E torna così il divario tra uomini delle 100 parole e uomini delle 1000, di Lorenzo Milani. Ma c’è un elemento di complicazioni: 80 tra le 100 parole di coloro che a 100 si fermano sono di altri: televisive, mediatiche. E valgono di più di qualsiasi millesima parola. Appaiono, ergo sono vere >

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< Avviso. Per problemi di stampa del giornale il numero ora in edicola di AntimafiaDuemila è bimestrale e comprende febbraio e marzo. Comunichiamo inoltre che a partire da questo numero Antimafia Duemila sarà distribuita solo nelle edicole di Bari, Napoli e tutte quelle di Sicilia e Calabria. Per abbonarsi, telefonare a 0734.818462 o scrivere a: antimafiaduemila@antimafiaduemila.com. La redazione >
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Otto marzo

Le dita di Cettina che corrono sulla tastiera
Graziella nuca spavalda
E le ciglia-farfalle di Rosalba
E i capelli di Ester da elfo da ragazzo
Una parlava in piazza contro i Cavalieri
una affrontava le iene
una fra i sassi e i rovi del paesino
una a gettare fili fra Catania e Berlino
E tu, Campanellino, che fra tenerezza e paura
sei rimasta con me quando i più coraggiosi
erano ormai dispersi ai quattro lati del mondo
e il buio a tutti invincibile sembrava
fuori dalla nostra povera stanza
Quanta luce, guerriere mie, quanto passato,
e che povero poeta son diventato
Non più vengono lievi le parole
lo strumento già aguzzo s’è scheggiato
Passa un tram qui nel sole di Milano
e un passero improvviso fugge via.
Qui tutto è lontanissimo. Ho vissuto.
A passo veterano l’ironia
stentatamente arranca nel deserto.
Cos’altro resta? Avessi qui dei fiori
oggi per voi, o almeno una poesia!
In questa ipocrisia di gente-bene
– l’ottomarzo, le feste, le interviste –
vorrei avere una tromba, una bandiera
una tamburo di latta, una parola
per dire: hanno lottato, per potere
ridere insieme a voi degli arrivisti,
dei signorsì, dei vecchi, dei tromboni.
Hanno imparato infine, a quarant’anni,
a scegliersi cravatte e telefonini
senza sbagliare, ad aver misura,
ad essere realisti, a dire e a fare
ciò che tutti fanno e dicono, ad avere un sorriso
quando si parla di ribellarsi, ad essere
– con l’anima ingrassata – pro-fes-sio-na-li.
Voi che siete rimaste come allora,
amiche mie, compagne, sceme-di-guerra,
voi cui i capelli ha segnato, non il cuore,
il grigio della sconfitta, voi che andate
con insolente leggerezza per il mondo dei padroni
voi a nulla rassegnate e di nulla pentite
voi fate finta un attimo che questa sia una poesia

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)