San Libero – 229

4 maggio 2004 n. 229

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Informazione 1. E’ Genevieve Makaping, africana, la prima giornalista immigrata a dirigere un quotidiano in Italia. Il giornale è “La Provincia” di Cosenza e l’editore commenta: “Una persona di grandi capacità professionali e dotata di uno spirito che la rende sicuramente forte e capace di affrontare qualsiasi genere di sfida”. Molti anni fa un altro giornale di provincia, a Siracusa, inaugurò una nuova epoca offrendo a una giornalista donna – Giovanna Quasimodo q- la prima direzione di quotidiano in Italia. Adesso, naturalmente, una direzione al femminile è normale. Fra qualche anno lo sarà anche una direzione “immigrata”.

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Informazione 2. La Giornata mondiale della libertà di stampa, indetta dall’Unesco per il 3 maggio, si celebra anche in Italia per iniziativa della Flip, Federazione internazionale dei giornalisti free-lance con tre manifestazioni a Roma, Milano e Catania. A Roma, alla Sapienza, dibattito su “La libertà di stampa tra guerra e pace”, con Giulio Albanese di Misna, Maria Rita Saulle del comitato diritti umani dell’Unesco, Virgilio Violo della Flip e numerosi altri colleghi. A Milano, in Sala Stampa, conferenza di Giovanni Puglisi della commissione Unesco per l’Italia e di Pablo Turini dell’Associazione Giovani Giornalisti. A Catania, alll’auditorium della Cavour, dibattito con Santo Ligresti della Commissione nazionale Unesco, Nicolò Marino, magistrato, e i giornalisti Giuseppe Giustolisi, Marco Benanti (responsabile Flip per il Sud) e Paolo Casicci.

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Informazione 3. Se sei un cantante rock, ti censuriamo. Se sei un serial killer no. Fra il faccia a faccia di Bonolis e la differita del primo maggio c’è tutta l’etica della nuova Rai.

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Dialogo di un Quacchero e di un Ottentotto.
– Ma perché ce l’avete con noi?
– Voi ci invadete, ci togliete il nostro poco bestiame, se siamo donne ci violentate, se siamo prigionieri ci torturate, se siamo una folla che protesta ci sparate addosso. Ammetterete che sono modi un po’ barbari per farci diventare civili.
– Comprendo: ma qui c’è un equivoco. E’ vero che noi siamo al seguito dell’armata mongola, che fa tutte le cose che voi dite, ma non ne facciamo parte propriamente. Dei Mongoli, non siamo che dei servitori: nei nostri cuori, in realtà, non proviamo che affetto per il popolo Ottentotto.
– Avevamo capito male. D’ora in avanti, ogni qualvolta troveremo un Mongolo isolato non mancheremo, prima di prenderlo a morsi e farlo a brani, di chiedergli se egli sia un Mongolo puro o soltanto un seguace. Fra le nostre preoccupazioni attuali, infatti, la principale fra tutte è di non essere scortesi.

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Gasparri. La legge permette finalmente un riordino dei “midia”, ha detto il mezzobusto senza arrossire. Ovvio. L’informazione è diventata “comunicazione”, la comunicazione è diventata “media”, i media son diventati “midia” all’americana, e alla fine logicamente tutto è stato gasparizzato.

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Step one: “Ti caccio a calci in culo”. Step two: “Scusami, ero un poco arrabbiato”. Step tre: “Ma perché non hai accettato le mie rose?”.

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Contrordine Moratti. Riabilitato Darwin, si continuerà a studiarlo a scuola. Possiamo continuare a discendere dalle scimmie. Mugugni solo allo zoo, dove Lucy (gorilla) e Cita (scimpanzè), che seguono la politica italiana, avevano accolto con soddisfazione il precedente decreto della ministra.

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Prescrizione. Il presidente del Consiglio ha avuto contatti con Cosa Nostra. Però sono passati vent’anni, c’è la prescrizione. I generali hanno mentito, su Ustica. Però sono passati tanti anni, c’è la prescrizione. E poi piazza Fontana, Portella delle Ginestre, i massacri nazisti mai perseguiti, il bandito Giuliano… L’Italia è una repubblica fondata sulla prescrizione.

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Memoria. Resteranno in America i resti del boss Tano Badalamenti, quello che fece uccidere Peppino Impastato. Recentente era stato assolto, insieme al senatore Giulio Andreotti, dall’accusa di aver fatto uccidere il giornalista Mino Pecorelli.

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Fiat. I manganelli che si alzano e si abbassano, i celerini col casco, le tute degli operai. Storia antica. Questa volta, però, appare a tutti retrò, un vecchio documentario di Rai Sat. A differenza di Avola o Genova, i celerini si sono comportartati – dicono – abbastanza umanamente: manganellate leggere (dicono i giornalisti) e con rincrescimento. Insomma, ci siamo civilizzati un po’ tutti. Quelli che non si sono civilizzati affatto sono i dirigenti di fabbrica, quelli che anticamente si chiamavano “i servi del padrone”. Leggendo attentamente le cronache, infatti, si evince che dei pullmann di crumiri che hanno cercato di rompere i picchetti la maggior parte erano semivuoti: uno solo era pieno, ed era esattamente quello in cui erano stati imbarcati tutti i capireparto. Ora, questa è una cosa vecchia come il cucco: la direzione, in via ufficiosa, fa sapere che chi vuol conservare i gradi deve dimostrare coi fatti il proprio attaccamento all’azienda. Non c’è un ordine scritto ma una di quelle proposte, come diceva quel tale, che non si possono rifiutare.
E’ esattamente la tecnica adottata in tutti gli stabilimenti Fiat negli ultimi sessant’anni: mobilitare i capetti, portarli al tafferuglio con gli operai, e poi scatenare la celere per “calmare la massa”. Io personalmente l’avrò vista una trentina di volte. E’ il modo con cui la famiglia Agnelli ha gestito generazione dopo generazione la principale azienda italiana, tecnologicamente così così, managerialmente medievale, e protetta con tutti i mezzi dallo stato italiano. Altro che communismo! Non c’è mai stata una fabbrica più communista della Fiat, nel senso di grande azienda di stato, finanziata coi soldi pubblici per produrre Trabant e ville per la nomenklatura.
Adesso la famiglia allargata Agnelli, le cui centinaia di membri possiedono la Fiat pur non avendo mai fatto un cazzo in vita loro (unico caso al mondo a parte la famiglia saudita) torna a battere cassa dallo stato: per salvare la Fiat, difendere l’industria nazionale e altre menate. Bene: stavolta gli Agnelli se vogliono i soldi nostri imparino un po’ l’educazione. Comincino a licenziare i dirigenti che hanno organizzato i pullmann di crumiri. Oppure nazionalizziamo la Fiat, come diceva Cossiga, pagandola esattamente un euro: con tutte le migliaia di miliardi che gli abbiamo regalati, il conto fra lo stato italiano e la famiglia Agnelli è esattamente questo.

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Muri di Roma. Il solito megamanifesto “1.558.000 pensioni aumentate ai pensionati più poveri!”, e accanto il signor B. sorridente. Commento a pennarello: ‘A Robin Hood… vaffanculo.

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Parole. “Se viviamo, viviamo per calpestare dei re”.

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L’Italia è piena di patrioti in Svizzera.

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Elezioni. “La Sicilia torna ad essere un laboratorio politico nazionale” sostiene l’ex ministro Enzo Bianco. Difatti i movimenti sono notevoli, dalla destra alla Democrazia Cristiana, che qui si chiama Ulivo. Da Forza Italia è passato all’Ulivo il catanese Latteri, col sostegno ufficiale di Salvo Andò (da poco assolto per prescrizione per lo scandalo del Centro Fieristico di Catania ) e i complimenti di Prodi in persona. Dall’Udc il palermitano D’Antoni, e qui il traghettatore è stato addirittura Leoluca Orlando il quale, non contento di avere già appoggiato il discusso e trombato Cocilovo, adesso racconta a chiunque voglia intervistarlo i bei tempi in cui tutti insieme giocavano nella vecchia Dc…
Insomma, la nuova politica avanza. Ma è un argomento così palloso che, almeno per ‘sta settimana, meglio chiuderla qui. Quanto al resto d’Italia, velo pietoso. Facciamo i buoni e limitiamoci a dire che stanno candidando la Gigliola Cinquetti.

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Sicilia 1. Senza vittime finora il drammatico confronto fra i militanti di “Forza Italia – Comando Generale” e quelli di “Forza Italia – Cartello dei Produttori” capeggiati rispettivamente da Marcello Dell’Utri e Gianfranco Miccichè. Il contrasto fra le due formazioni, da tempo impegnate in accese competizioni per il controllo del territorio, è esploso dopo il fallimento del tentativo di mediazione del vecchio leader Ber Luscon che aveva invitato i due capi locali a un accordo pacifico per le prossime elezioni.

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Sicilia 2. Appello dell’ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando alla comunità internazionale perché disponga l’invio di osservatori neutrali in occasione delle prossime elezioni in Sicilia. La presenza di osservatori internazionali, non legati ad alcuna delle fazioni in conflitto, potrebbe essere un mezzo – secondo l’ex leader della Rete – per scongiurare brogli e violenze nella piccola isola caraibica che nelle prossime settimane verrà chiamata a confermare o respingere la propria adesione all’Europa. Il governo dell’isola viene accusato da molti osservatori di ispirarsi all’ideologia forzista della vicina Italia.

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Sicilia 3. “Abbiamo in mano il paese” dichiarano, nelle conversazioni telefoniche intercettate dai carabinieri, i capi delle Famiglie mafiose di Palma di Montechiaro, ridente cittadina dell’agrigentino (e, ovviamente, “Comune d’Europa”). Il controllo di Cosa Nostra sul territorio è ufficiale anche a Niscemi (Catania) e Villabate (Palermo) dove sono state quindi disciolte le amministrazioni comunali, e nella provincia di Enna, dove i boss locali discutono tranquillamente di appalti coi vertici istituzionali della Regione.

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Sicilia 4. “Sono ancora a piede libero – comunica l’Ufficio Stampa della Regione Siciliana – numerosi assessori ed esponenti del governo regionale”. La precisazione si è resa necessaria dopo l’ultima incriminazione della settimana, quella dell’assessore alla presidenza Costa. L’accusa è la solita, concorso esterno in associazione mafiosa. Un reato di moda, di cui non riesce a fare a meno nessuno, dal presidente della regione Cuffaro all’ex commissario urbanistico D’Arrigo: il trend quest’anno va decisamente verso il gessato grigio con sigaro e occhiali scuri, possibilmente con distintivo della Dc (oppure dell’Udc) all’occhiello. Per una banale estorsione contro una squadra di basket trapanese è stato invece condannato (due anni con la condizionale) il senatore Dell’Utri: sinceramente da un bomber del calibro di Marcello ci si attendeva qualcosa di meglio.

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Buio. Centoventisette tombe di ebrei sono state oltraggiate con svastiche e scritte antisemite in un cimitero ebraico in Alsazia. Il mostro dorme e ogni tanto si desta.

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Altro buio. Ricordate i ventotto emigranti pakistani accusati di essere pericolosi terroristi a Napoli, l’anno scorso, e alla fine scarcerati perché non c’entravano niente? A loro è andata relativamente bene, se la sono cavata con dei giorni di carcere e molta paura. Un anno e mezzo di carcere hanno invece subito, prima di essere scarcerati perché innocenti, i dodici emigranti (un pakistano, un tunisino, un algerino e nove marocchini) che erano, secondo le “indagini”, la cellula romana di Al Qaeda. Veleno negli acquedotti, attacchi alle ambasciate, legami con Bin Laden: di tutte le accusa alla fine ne è rimasta in piedi solo una per… ricettazione di motorino. In Spagna, i terroristi li hanno beccati subito perché hanno indagato sul serio. In Italia, retate di poveracci.

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Persone. Gianni, quarant’anni fa, era un ragazzo con i baffetti alla Clark Gable (fuori moda già allora) e una forte passione per la politica. Purtroppo, era socialdemocratico: Saragat, il centrosinistra, il rinnegato Kautsky e tutto il resto. Una volta che i fascisti assalirono l’università, si presentò a difenderla insieme a tutti gli altri compagni, ma armato di ombrello. A differenza di molti valenti rivoluzionari di allora, è rimasto fedele alle sue idee: socialdemocratico e antifascista era allora, socialdemocratico e antifascista è rimasto. Di solito a Roma l’ncontravo alle varie manifestazioni di sinistra a cui cercava sempre di non mancare venendo su dalla Sicilia. L’ultima volta che l’ho visto è stato appunto a una di queste, e naturalmente l’ho preso in giro per i suoi baffetti retrò e la sua socialdemocrazia, come sempre.

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Spot. Parma. Foto di Cettina Calabrò in mostra per tutto maggio da Feltrinelli. Le foto sono state scattate nel corso di una “Operazione Fahrenheit” e hanno dunque a che fare – per quel che ci pare di capire – con la conservazione della memoria in situazioni difficili. Comunque, se v’interessa parlatene direttamente con l’autrice.
Info: cettica@msn.com

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Spot. L’Ostile (il magazine di fumetti che ha chiuso pochi mesi fa) ostinatamente continua, per terra, per mare, su carta e per internet. In rete, hanno aperto un sito non male: racconti di Fabio Zanello, Daniela Gambino, Alejandro Torreguitart Ruiz e Gianluca Morozzi, illustrazioni e fumetti di Simona Petrucci, Salvo Santonocito Alessandra Sabatini e Alessio Spataro. E in edicola? Basta edicola: l’Ostile cartaceo si trasforma in un fogliaccio di due pagine, distribuito gratuitamente per le strade. “Sarà la cosa più ostile che riusciremo a concepire. Un’orgia di arte, fumetti, fotografia, scritture, mode e politica”. La redazione, formata da Roberto Carvelli, Luisa Montalto, Dario Morgantee Alessandra Sabatini, ci sta già lavorando: se volete collaborare sbrigatevi perché il 7 chiude il primo numero.
Bookmark: http://www.lostile.org

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Giovanni wrote:
< Il mio medico, quando è a studio, tiene la porta aperta. I clienti entrano e si siedono in attesa del loro turno. Tempo fa ci sono andato, la porta era socchiusa, sono entrato, non c’era nessuno e mi sono seduto. Dopo un pò si è aperta una porta ed è uscita una donna. La paziente prima di me, ho pensato e mi sono alzato. Appena mi ha visto ha urlato. Mi ero infilato nel salotto della vicina! Con la nuova legittima difesa se mi avesse sparato non sarebbe stata incriminabile. Nuove frontiere del diritto, importate dal lontano ovest (far west). Altra conquista di civiltà : finalmente il reato di tortura anche in Italia, per le vittime più resistenti, quelle che non cedono subito e per le quali c’è bisogno di più trattamenti. E i più deboli ? Ma questo è il commento del solito massimalista, che vuole tutto e subito. In compenso sono aumentate le pene per chi maltratta gli animali. Se pesti un noglobal fermato sei assolto ma se dai un calcio ad un barboncino becchi un anno e mezzo. Si sa: anche Hitler amava tanto i suoi canarini. Queste novità legislative hanno provocato reazioni scomposte del popolo delle e.mail. E Fassino che ha detto ? Dov’era ? Michele Serra, su Repubblica, ce l’ha svelato: era dal parrucchiere della Ferilli per prepararsi alla puntata di Porta a Porta. Gli ha dato una sistemata alla testa ma non ha potuto salvargli la faccia >

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umberto pavoncello wrote:
< Non capisco come si fa a imputare la responsabilità della situazione alla cosiddetta passeggiata sulla spianata di sharon e non al rifuto di arafat della proposta barak (proposta che comprendeva parti di territorio che purtroppo oggi non vengono più offerte ai palestinesi) >

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Toto wrote:
< In metropolitana si siedono vicino a me due sbarba di max tredici. E il più furbo passando l’auricolare all’altro (un po’ “pacchiotto”) ripeteva: “Senti qui! Sono i Black Sabbath… Ascolta un po’ questo attacco dei Deep Purple…ecco i Led Zeppelin, questa è stata votato come il pezzo più bello del Novecento”. A quel punto non ne ho potuto più (non si parla di A starway to the Eden senza sapere il come e il perché. Ma che cazzo gli insegnano a scuola!) e sono esploso: “Ragazzi, ma ascoltate la stessa musica che ascoltavo io alla vostra età”. “Davvero?” (in coro). Ho dato loro qualche dritta. Ascoltavano rapiti. Alla fine sono scesi alla fermata prima della mia e m’hanno salutato: “Ciao compare”. Potenza della musica. Ciao compare >

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Enzo wrote:
< Torturare i prigionieri è una cosa che i carcerieri hanno sempre fatto. C’è sempre il sadico che si diverte, qualche collega che gli dà una mano, altri che si fanno trascinare e qualcuno troppo spaventato dalla forza e dalla violenza del gruppo per protestare. Succede anche nelle carceri italiane: se sei giovane e carino e nessun detenuto potente ti protegge ti fanno il culo. Valli a denunciare: fuori hanno amici che ti aspettano sotto casa e ti regalano un conto di diecimila euro dal dentista. Ieri pomeriggio passeggiavo a Bolzaneto: non ho dimenticato che lì la nostra gajarda polizia, al servizio del cittadino, nel luglio torrido del G8 ha picchiato, intimidito, spaventato e torturato cittadini italiani e europei.

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Dario Morgante & Antonio Pepe wrote:
< un po’ a spizzichi e un po’ a bocconi abbiamo finalmente una parvenza di sito internet, strutturato come va di moda adesso come un blog. Abbiamo appena iniziato a buttarci dentro roba – quindi siate tolleranti per la sua pochezza.Per invogliarvi a visitarlo abbiamo inserito un breve fumetto, assolutamente inedito:-) > Bookmark:

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Francesco wrote:
< Sono un giovane studente universitario , mi fa piacere mandarti le parole del buon vecchio Lorenzo Milani tratte dalla “Lettera ai cappellani Militari”: “Rispettiamo la sofferenza e la morte, ma davanti ai giovani che ci guardano non facciamo pericolose confusioni tra il bene e il male, fra la verità e l’errore, fra la morte di un aggressore e quella della sua vittima. Se volete diciamo: preghiamo per quegli infelici che avvelenati, senza loro colpa da una propaganda d’odio, si son sacrificati per il solo malinteso ideale di Patria calpestando senza avvedersene ogni altro nobile ideale umano” >

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giapagg wrote:
< A leggere quello che avete scritto vorrei essere Americano, cioè figlio del popolo che volontariamente ha combattuto e ci ha liberato >

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Flavio wrote:
< Il successo del film di Gibson nei paesi islamici non è ascrivibile a motivazioni religiose, legate all’antisemitismo od altro, in quanto i musulmani non credono affatto che Cristo fu crocifisso, ma credono alla sua assunzione in cielo e che al suo posto fu crocifisso un “sosia” >

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Mim al Lombez wrote:

Ode a Buriana Fallaci

< Tremate o talebani !
e piangete Infedeli
La penna di Buriana
taglierà barbe e peli !

Strisciate voi serpenti !
Turchi Beduini e Traci
I tomi intelligenti,
firmati da Fallaci
colpiranno i turbanti
di imam e sicofanti !

Voi con i caffettani
uguali siete tutti :
più o meno talebani
ma sempre farabutti !

La penna-con-le-palle
non farà distinzione :
v’aspetta a Roncisvalle
brandendo lo spadone.

Scacciati come cani
verrete rispediti
nei deserti africani
che vi hanno partoriti!

E’ il gioco che ora accende
Tv e cinecittà .
Lo vince chi più offende.
“Scontro di civiltà” >

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Coro:

< Padron nostro
che sei al potere
sia massmedizzato il Tuo nome
fiat (e mediaset) voluntas tua
dacci oggi il nostro pane interinale
rimetti a noi i nostri crimini
come noi li rimettiamo ai nostri superiori
e non c’indurre in tentazione di pensare
ma liberaci da ogni legge
e così sia >

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Antimafia. Anche quest’anno, a Cinisi e Terrasini, sarà ricordato Peppino Impastato con un Forum Antimafia che durerà tre giorni e farà il punto sui problemi, le esperienze e i progetti. Ecco il calendario:
Venerdì 7. Ore 9: iniziative nelle scuole di Cinisi e Terrasini. Ore 16: Forum Resistenza antimafia e resistenza antifascista. Ore 21: L’ultima violenza, di Giuseppe Fava, a cura dell’Associazione “Giuseppe Fava”.
Sabato 8. Ore 10: Forum: Uso sociale dei beni confiscati ai mafiosi. Ore 15: Forum: Mafia, precarietà e salario sociale. Ore 17: Forum: Il saccheggio del territorio, dalla terza pista al ponte sullo Stretto. Ore 21: spettacolo di musica popolare.
Domenica 9.Ore 10: Forum: Mafie e potere nel villaggio globale. Ore 15: Corteo da Radio Aut di Terrasini a Cinisi. Ore 21: concerto in piazza.
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“Parleremo dell’intreccio tra guerra e terrorismo che ha reso il mondo sempre più invivibile. Le mafie prosperano sull’intensificarsi dei traffici di droghe e di armi, sul riciclaggio del denaro sporco, favorito dal neoliberismo, sulle nuove schiavitù, sull’immigrazione clandestina che ha condannato circa mille persone a morire nelle acque dei nostri mari.
Metteremo a fuoco i temi dell’antimafia sociale, dall’uso dei beni confiscati al saccheggio del territorio, all’aggravarsi della precarietà e al sempre più massiccio ricorso al lavoro nero e sommerso.
Porteremo alla luce le forme che il fenomeno mafioso assume attualmente, rilanciando il dominio territoriale e allacciando legami con il potere, senza distinzione di colore politico ma con l’unico scopo di condizionare le decisioni e accaparrarsi il denaro pubblico.
In Italia è in atto una sorta di golpe, che affianca a una dissennata devoluzione il rafforzamento dei poteri del capo del governo, per dare vita a un regime blindato, che legalizza l’illegalità ed è sicuro dell’impunità, presidiato da un’informazione monopolizzata.
Il movimento che si è sviluppato in questi anni, da Seattle a Porto Alegre, da Genova a Firenze, da Parigi a Bombay, è la grande risorsa per contrastare guerre e terrorismi, difendere e diffondere la democrazia, costruire concrete alternative fondate sulla partecipazione e l’impegno di ciascuno. E non è un caso che buona parte di esso si riconosca nell’esempio di Peppino.”
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Promotori: Famiglia Impastato, Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato”, Associazione “Peppino Impastato” di Cinisi-Terrasini, “Radio Aut”, Arci Palermo, Libera Palermo, Forum sociale Palermo, Laboratorio Zeta, Box 4 Aula “Carlo Giuliani” di Palermo, Ciss, Centro sociale “S. Saverio”, Gruppo Nemo Marsala, Circolo Metropolis di Castellammare del Golfo, Csoa ex carcere di Palermo, Attac Palermo, Unione degli Universitari, Laboratorio Coska, Lega ambiente Partinico, Patto l’ambiente di Partinico, Rifondazione comunista.
Info: Centro Impastato 091.6259789, csdgi@tin.it, www.centroimpastato.it

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)