3 agosto 2004 n. 242
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E bravo Bossi. E’ stato l’unico, in tutto il governo, a muoversi con lucidità e coerenza e alla fine a salvare, almeno per ora, la baracca. La crisi, più che governativa, era aziendale: prodotti difettosi, clienti scontenti, vendite a picco e tutti i vari figli generi e cognati che cominciano a mugugnare, a litigare fra loro, e infine a puntare il dito contro il padre-padrone. Il più accanito di tutti era quell’acqua cheta con gli occhiali, quello là che ha studiato, il Follini. “Perché ci ostiniamo a piantare cavolfiori? Non li vuole più nessuno!”. “”Quand’ero giovane io i cavolfiori li vendevamo a camionate!”. “Ma papà, siamo nel duemila, lo vuoi capire?”. E così via. Alla fine, la situazione era la seguente: ultimatum di Follini; ultimatum di Fini; Bondi (il figlio scemo, quello che non sa dire altro che “sì, papà”) seduto in un angolo con la testa fra le mani; le vacche che muggivano nella stalle in mezzo al letame; e i clienti che aspettavano fuori mugugnando “Ostia , ma che l’è chesto chi? Quasi quasi mi vado alla fattoria Mortadelli…”. E lui in persona, il proprietario-fondatore, il padrone, che si agitava qua e là minacciando, rispiegando, sbraitando, fermandosi improvvisamente ogni tanto e buttandosi su una sedia, senza parole. “Papà, che hai? Stai male?”. “Tutta commedia, è! Lo so io qual è il suo male! Gli rode che vuol comandare sempre lui, come nel novecento!”. E la rissa continuava.
Il Bossi, come abbiam detto, è quello che ha stoppato per il momento la situazione. “Va bene – fa – io mi contento di un pezzo di fattoria, quello a nord, che è una vita che papà me l’ha promesso; del resto fate quel che volete voi, che io firmo tutto. Però lasciatelo in pace, pover’uomo! Tanto lo sapete, che se va in malora lui si va in malora tutti quanti”.
“Tu firma, bravo – fa il Follini, con quell’aria saccente – Firma e vattene, che noi tanto qua dentro siamo tutti d’accordo. Non è vero, ragazzi… Ehi, ma che stai contando, tu? Chi te li ha dati?”. “Ehm… io… – Rocco sorrise col suo solito sorriso scemo, continuando a contare i soldi – Me li ha dati papà, dice che debbo viaggiare, debbo andare in Europa…”. “Ma che vuoi viaggiare, tu, a farti ridere in faccia da tutti! Di’ piuttosto che il vecchio t’ha comprato! Ma ora ci pensiamo noi, non è vero Gianfranco?”.
Ma Gianfranco sorrise imbarazzato. “Senti… io… veramente…”. “Ehi, ma eravamo d’accordo! Che cazzo dici?”. “Guarda, io… davvero, non me la sento… del resto vedi cos’ha detto l’Umberto, se ci veniamo incontro un po’ tutti…”. “Frocio! Stronzo! Senzapalle! Eravamo d’accordo!”. “Va bene, sarò senza palle, però io qua a sfasciare tutto non me la sento… Qua, se la ditta va a ramengo, ci tocca andare tutti a lavorare davvero!”. “Io sono amico di Putin, io! Io quando ci dico una cosa a Bush, lui sì che mi dà retta!” sbraitò improvvisamente il vecchio.
“Buono, papà, statti zitto che è meglio – fece il Bossi – Allora, ragazzi, siamo d’accordo? L’ala nord a me, il resto fra tutti voi appena vi decidete, papà resta qua nella sua stanza, ai clienti raccontiamo che non s’è potuto fare le consegne perché i communisti hanno guastato il camion ma ora lo ripariamo e torna tutto a posto”. “Mah. Io quasi quasi ci sto”. “Boh. Vediamo se funziona. Un paio di mesi…”. “Io vado in Europa, io vado in Europaaa…”. “Vabbè… tanto, peggio di così…”. “Casomai ne riparliamo a settembre…”. “E allora io a Putin ci ho detto…”. Bravo Bossi.
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Valori. Qualche giorno fa sui giornali sono uscite in contemporanea – del tutto casualmente – due notizie. La prima era sul dibattito finalmente in corso fra i più laici in Egitto: la condizione tradizionale della donna nei paesi arabi è una vergogna, in questo bisognerebbe prendere un po’ dall’occidente. La seconda dall’amministrazione americana in Iraq: la quale “amministrazione”, a quanto sembra, oltre che vessatoria e incivile è stata anche ladrona, tanto che almeno ventisette scandali sono attualmente sotto indagine per ruberie d’ogni tipo.
Alcuni valori “occidentali”, a quanto pare, suscitano nostalgia anche anche altrove. Se però a portarceli provvediamo noi occidentali in prima persona, la faccenda va in mona e dei valori restano solo quelli contabili, quelli a cui in fondo noialtri siamo più attaccati. L’ideale sarebbe che ognuno si occidentalizzasse da sè, se e quando vuole. Ma così noialtri che abbiamo il copyright non ci guadagneremmo una lira. Il che, evidentemente, non sarebbe giusto.
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O le cinque ragazze, studentesse coraniche, annegate in Turchia perchè tutti quei veli islamici le hanno tirate a fondo. I loro colleghi di fanatismo le hanno lasciate annegare per non dovere – orrore, orrore! – toccare delle donne impure. Incivile, vero? L’Islam fanatico e l’occidente civile. Noi invece le lasciamo annegare, al largo di Lampedusa o di Pantelleria, per non dovere – orrore, orrore! – ammettere delle donne cclandestine. Chi è più incivile dei due? Chi è civile?
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America. Comunque vadano le elezioni, qualcosa è già cambiato nel sistema elettorale. La strategia dei due partiti è sempre stata la “corsa al centro”: poiché a determinare le elezioni erano gli elettori incerti fra i due, l’obbiettivo era essenzialmente di catturare i più affini dello schieramento avverso, e dunque viva i “centristi” delle due parti. Questo però ha funzionato finché l’America è stata tranquilla e in pace, con un ceto medio forte e incontrastato. Un bel giorno questo paese felice, con valori complessivamente condivisi da quasi tutti – dalla Colt 45 alla torta di mele – si è svegliato diverso: due milioni di milionari, due milioni di carcerati, ceti medi in crisi, futuri incerti e magma occupazionale. Un paese, fra l’altro, in cui erano sempre meno gli elettori che andavano a votare.
A questo punto, i guru si sono accorti che il problema non era tanto di togliere voti al nemico, quanto di conservare i propri: che minacciavano di fuggire non dall’altra parte del fronte, ma semplicemente nel non voto o in qualche voto strano, alla Nader. Da quel momento in poi, i democratici hanno cominciato a chiedere i voti ai democratici e i repubblicani ai repubblicani, sottolineando ciascuno la proprie identità e gridandola a gran voce. I democratici, così, sono diventati più “di sinistra” di quanto non fossero mai stati: Michel Moore viene invitato ufficialmente al congresso, e ci si trova benone. Dal canto loro, i repubblicani ormai fanno i mangiafuoco senza pudori: guerre, bombe, America uber alles, cose che neanche Reagan aveva mai osato teorizzare.
Ciascuno dei due, in sostanza, adesso è costretto non più a rincorrere i moderati altrui, ma a rassicurare i propri radicali. Il “nucleo duro”, dicono gli esperti ora, è quello a cui rivolgersi per primo: perché se il nucleo duro non va a votare, addio moderati ormai inutili e addio elezioni.
La lezione è stata appresa bene da Bossi e Berlusconi. Nella sinistra, invece, sono ancora persuasi di dover conquistare il ragioniere di Voghera, e non perdono occasione di sottolineare che loro sono di sinistra sì, ma “cum juicio” e solo fino a un certo punto. I suoi massimi esponenti, riportati miracolosamente a galla dal plebiscito communista-cattolico contro la guerra, ogni mese trovano un pretesto diverso (l’ultimo: se vince Kerry, la guerra diventa buona) per dire che tutto sommato in Iraq ci si potrebbe anche restare. Con tutta la buona volontà che abbiamo di votarli, l’ostacolo principale sono le loro stesse dichiarazioni. A volte ho la sensazione che a far propaganda per Fassino e Prodi siamo rimasti solo noi giacobbini impolitici, mentre loro non fanno altro che ripetere “Non votate per noi!”.
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Narco. Il ragazzo – che a dire il vero sarà sui ventitré-ventiquattro: cresciutello – esce tutto felice dal bar con un altro imbecille accanto e due fighette. Ha una bella maglietta nera con rotte colombiane e scritta “NARCO”, che mi dicono è una maglietta alla moda e siamo in Sicilia. Molti anni fa di questi tempi – il 6 agosto del ’95, per l’esattezza – un altro ragazzo come lui si fece ammazzare dai narcotrafficanti a Palermo per difendere un suo collega-poliziotto e amico, che si chiamava Ninni Cassarà. Il ragazzo Roberto Antiochia, che aveva ventitré anni come quello della maglietta, non aveva alcun obbligo di esserci: lui stava a Roma, l’avevano trasferito là dopo anni di prima linea, ma quando sentì che Cassarà era in pericolo fece domanda per tornare a Palermo a fargli da scorta. E tornò appena in tempo per esserci ammazzato, i due amici insieme sotto casa della fidanzata di uno dei due.
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Metodo. Che differenza c’è fra il manager “comunista” di Shangai e quello “capitalista” della Enron? Nessuno dei due, tecnicamente, possiede i “mezzi di produzione”; entrambi comandano, con poteri assoluti, sulla sovrastruttura finanziaria; come definiremmo ciò, in termini di classe, rispetto ai vecchi tempi? “Coercitivo” è un termine – tecnicamente – più etico che strutturale; noi non diciamo che un feudatario era stronzo, diciamo che era un latifondista militare. Se adottassimo il metodo della provvisorietà? Difendere l’umanesimo e il singolo, finché non arriviamo anche a capire dei meccanismi più ampi; così almeno siamo sicuri di non far danno; cercando (brechtianamente) di estrapolare dati e modelli sempre più ampi, trattando ad esempio Linux come la locomotiva, dalla quale discesero poi le nuove classi industriali, il positivismo e il sindacato. Tutto datato storicamente, s’intende, strumento di lavoro; unico punto fermo “ideologico” il rifiuto di ogni lager, comunque motivato.
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Borsa. Bonaparte, nel caso peggiore, ha la possibilità di far casino in Europa ancora per uno o due anni, se gli va bene anche una sola battaglia. Un paio d’anni d’appalti, questo va bene, ma anche di sterline che se ne vanno per sostenere russi, austriaci, portoghesi e Dio sa quanti altri alleati non disposti a muovere uno stivale senza cash pronta cassa. Un paio d’anni di blocco continentale, e quindi con mezza Europa chiusa ai cotoni, con la flotta da spedire su e giù per le Antille a quindicimila sterline al giorno…
Beh, sarebbe effettivamente un pò lungo stare a riportare tutte le preoccupazioni, tutte le supposizioni e i boatos che giravano per i club di Londra, quelli nei dintorni della Borsa naturalmente. Ci vuole una giornata abbondante, per avere notizie precise dall’Europa. Un pò di più quando si tratta di notizie complicate come quelle relative al movimento di un esercito, anzi di tre o quattro (Bonaparte, il nostro, i prussiani, quello che Bonaparte avrebbe distaccato – ma sarà vero? – al comando di un certo Groucy). Da stare col fiato sospeso, con tutti i soldi che ci sono in ballo. E siamo nel giugno del 1815: Borsa ferma e in attesa.
In realtà, “quasi” ferma. Qualcuno infatti, nonostante l’incertezza, sta comprando a metri cubi titoli di Stato, sta rastrellando azioni delle Antille e della Martinica (che da quando c’è la guerra sono carta straccia) e sta vendendo, senza dare troppo nell’occhio, partecipazioni nei salnitri che servono per fare la polvere da sparo. A questo qualcuno, poco prima di pranzo, sono arrivate poche parole via telegrafo ottico, un marchingegno francese di corde e pali che le autorità britanniche non hanno mai voluto adottare ma che un intraprendente privato ha organizzato alla meglio per proprio uso personale. Il “qualcuno”, adesso, è nella sala da fumo col suo porto in mano, e beve distrattamente con aria molto rilassata. Andrà in Borsa fra poco, stando molto attento ad arrivare un pò in ritardo e con una certa noncuranza. Poco prima dell’ora del tè, butterà sul mercato le azioni della fabbrica di fucili di Sheffield, che saliranno immediatamente per poi precipitare poco prima della chiusura.
Nello stesso momento Napoleone, avendo perso – da poche ore – l’ultima battaglia della sua carriera, è sballottolato dentro una carrozza sulla via di Parigi. Non ci saranno più guerre europee per novantanove anni: ma questo, salvo Napoleone nella carrozza e Rotschild col suo bicchiere in mano al tavolino del club, non può immaginarlo ancora nessuno.
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Trend 1. Aperta a Ravanusa (provincia Girgenti) “la prima agenzia di pompe funebri in Italia specializzata nel trattamento estetico”. Si chiama, naturalmente, Funeral House.
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Trend 2. Un “look man” specializzato, il drammaturgo e regista Aldo Sarullo, è stato assunto dal boss Vito Palazzolo per “ricostruirgli l’immagine”, alquanto deteriorata in seguito le indagini del pool antimafia palermitano, dalla magistratura svizzera, degli inquirenti di “Pizza Connection” e di numerosi altri investigatori e magistrati del pianeta. Palazzolo, che vive esiliato in Sudafrica per sfuggire alle angherie di costoro, dichiara di essere pronto a tornare in Sicilia (dopo una utile sentenza di Cassazione) e di aver grande fiducia nelle capacità di restyling del Sarullo. Costui a sua volta, pur non riuscendo a capire perché il suo cliente “sia stato considerato tanto meritevole di attenzione giudiziaria”, è deciso a salvarlo dal destino di quei siciliani che “per talento o per destino percorrono una strada dura e spietata come quelala della finanza e degli affari”. L’ultimo cliente eccellente del “look man” siciliano, prima di don Vito, è stata Forza Italia di Palermo.
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L’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980 comunica che la Relazione conclusiva della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2, presieduta dall’on. Tina Anselmi è disponibile nella versione integrale nel proprio sito.
Bookmark: www.stragi.it http://www.stragi.it/index.php?pagina=vicenda&par=p2
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Cronaca. Palermo. Retata della polizia nella Palermo-bene per u traffico di cocaina gestito da Cosa Nostra per rifornire numerosi imprenditori e professionisti palermitani. I rifornimenti di droga venivano regolarmente richiesti da questi ultimi via e-mail.
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Cronaca. Palermo. Sit-in dei senzatetto al santuario di santa Rosalia. I manifestanti (una trentina di famiglie provenienti dai quartieri poveri) protestavano perché il comune non aveva mantenuto la promessa di assegnare alle famiglie bisognose gli appartamenti sequestrati ai mafiosi in città.
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Cronaca. Catania. Rinviato a giudizio per associazione mafiosa ed estorsionel’imprenditore Sebastiano Scuto, 63 anni, il “re dei supermercati” siciliani. Scuto, uno dei personaggi al centro del “caso Catania”, è accusato di avere utilizzato amicizie con mafiosi della cosca Laudani per espandere il proprio impero commerciale. Secondo alcuni pentiti, consegnava le videocassette delle rapine consumate nei suoi centri ai mafiosi per fargli identificare e “punire” gli autori. Scuto controlla l’Aligrup Spa (trecento milioni di euri di fatturato). Per la sua liberazione sono più volte “scesi in campo” anche i suoi dipendenti con presidi organizzati davanti al Palazzo di giustizia di Catania e al carcere di Parma dove era detenuto. (m.b.)
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Persone. E’ morto un giornalista, Tiziano Terzani. La stanza di quelli che scrivono (e non fanno enterteinment, nè propaganda) è sempre meno affollata.
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marcobenanti@tiscali.it wrote:
< Cartoline dalla Sicilia. Grande serata all’ex lido “Longobardo”. L’avv. Vito Branca, presidente Sac, già tesoriere dei Ds, ha parlato del nuovo comitato pro Amatori, di cui è uno degli animatori. Il giornalista Lazzaro Danzuso, consigliere regionale dell’Ordine di Sicilia, ha presentatoil nuovo club Amatori: prima tessera al sindaco Scapagnini presente alla serata e seconda per il comico Gino Astorina, anche lui ospite della bella serata, allietata dalle performance dei nuovi giocatori dell’Amatori. Nel corso della piacevole serata, sono intervenuti anche il vicepresidente del Catania Football Club Petrina, l’on Benito Paolone e l’avv. Silvestro Stazzone, componente del Consiglio d’Amministrazione del “Giornale di Sicilia”. Nelle prime file il dott. Sergio Cassar, Presidente dei costruttori etnei. Al centro della serata alcune emergenze isolane: il campionato del Catania, quello dell’Amatori, la “voglia di riscatto” del Sud, animato da Benito Paolone. Alla fine, abbracci e baci fra tutti i partecipanti e finale con pizzette, arancini e spumante. (Ansamai) >
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Marco Palomba wrote:
< Riccardo, Riccà, un discorso lungo sulla tecnologia in mano (anke) alle donne. Evviva. L’immancabile strale sul controllo di preti & affini censori sul sesso e il peccato inventato dall’uomo e bla… Poi, alla fine, cosa kiedi alle donne, a questa dignitosa & imprescindibile metà del ns cielo vilipesa – dici bene- durante la storia.. cosa kiedi e auspiki?? “Mi auguro vivamente che non aboliscano (almeno non del tutto) i siti porno…”. Proprio uno dei luoghi dove anzitutto la LORO strumentalizzazione può (x un piacere idiota molto maskilista e commercialissimo) essere perpetuata…! Quantunque fosse una battuta, mi sei sceso un po’. Io sono esigente, amico mio. Lo immagino anke di altri lettori.. E questa, sulla falsariga di analoghe uscite, non ci sta bene. Semplicemente. E anche secondo il genio femminile (Karol ’94) >
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Caro Marco, purtroppo hai ragione. Ovviamente scherzavo, ma è uno scherzo brutto, di quelli maschilisti, da bar. L’unica giustificazione – no, spiegazione – è che ho irrimediabilmente più di cinquant’anni. Invece sbagli sul “controllo di preti & affini”: quella è (o meglio, è stata) una cosa vera e pesante; non è necessariamente legata a questa o quella religione, e forse è semplicemente legata alla fase primordiale, autoritaria e “maschile”, di ogni religione: compresa, a ben vedere, anche quella communista (i gay perseguitati a Cuba sono una cosa molto “cattolica”). Non c’è da mettere pezze su questo, ma da riconoscerlo onestamente per contrastarlo. Nascondersi le persecuzioni cubane significa tradire Che Guevara, confonderlo coi poliziotti “comunisti”; nascondersi le persecuzioni cattoliche significa tradire san Francesco, confonderlo coi preti dell’Inquisizione.
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riccardo.perricone@selital.it wrote:
< Ti segnalo due probabili sviste. Henry Potter: in realtà si chiama Harry Potter. Ci sono affezionatissimo, fa parte del periodo in cui iniziai a rendermi conto di quanto fosse meravigliosamente bello avere un bambino; rileggo quasi ogni sera Potter, proprio per ricordare quanto non mi è più dato vivere giornalmente, ma soltanto “ogni tanto”. Quanto a Torretta Granicola: ma non si chiama Capo Granitola, dove c’è il faro e dove ho fatto tantissime volte il bagno in un periodo lontanissimo nel tempo? Dove ci sono state risate, luce, tantissima luce e deliziosa gioia di vivere ? Dove non posso tornare perchè resterei annichilito dalla stessa luce? >
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Enzo Baldoni wrote:
< L’americano coi baffoni da tricheco si sposta al mio fianco. Attacchiamo discorso. E’ del Texas, si chiama Lee e, come immaginavo, è un contractor che sta andando a Baghdad. Lavorerà a rimettere in piedi una fabbrica di corn flakes per la Kellog’s. Ha già lavorato in Cile, in Brasile, in Colombia. Molto americano: prima i Bradley, poi i Caterpillar. E’ convinto di riportare la libertà all’Iraq. Gli iracheni sono contenti che noi americani siamo intervenuti, dice. E probabilmente, per una buona fetta della popolazione, è anche vero. Nel cuore tatuato sul braccio sono incise tre lettere: “L.A.L.” Qualche società segreta? Ma no. Più modestamente, sono le iniziali di Lee And Linda: “Venticinque anni di matrimonio e una figlia di diciassette anni” borbotta con orgoglio. Ha l’aria di un brav’uomo >
Bookmark: bloghdad.splinder.com
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Galina Padovanskaya <rosapia.bonomi@libero.it> wrote:
Limmerick
< Un ragioniere di Trento
aveva un televisore
perfino nella giacca a vento
e guardava la partita
anche quando era finita.
Ma c’era un professore,
precisamente di Bari,
con due televisori:
per i giorni dispari e pari.
Se li portava in moto,
e in piscina quando andava a nuoto.
Una casalinga di Vicenza
aveva un televisore
perfino nella credenza.
Lo accendeva a tutte le ore
e non poteva più farne senza.
Insomma, la televisione
comanda pure alla gente?
Allora questa filastrocca
si può rovesciare come niente:
Un televisore di Trento
aveva un ragioniere
perfino nella giacca a vento… >
* * *
American Express
< Da Baltimora
a Baltibionda
viaggia una tizia
bella rotonda.
Non ha bisogno
della carriola,
e poi non naviga,
nemmeno vola.
Non ha bisogno
nemmen del treno:
ci mette un solo
battibaleno.
La veste solo
una lattuga,
lei svelta rotola
sul bagnasciuga.
E così viaggia
bella rotonda
da Baltimora
a Baltibionda. >
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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)