13 settembre 2004 n. 248
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Simona, l’altra Simona, Enzo sono di quelle persone che finiscono sui giornali solo quando succede loro qualcosa di eccezionale. Hanno bisogno, per essere “persone importanti”, di essere tirate dentro alle storie dei grandi capi del mondo, quelli che ammazzano a massa per nobili ragioni e son dunque i protagonisti ufficiali dei giornali.
Ma i nostri amici non sono importanti perché aggrediti ora. Sono importanti per la loro vita normale, quella in cui il pericolo – come il pericolo del minatore o del ferroviere – è semplicemente un aspetto di un lavoro da fare, non uno spirito di guerra. Nell’indifferenza ufficiale, sono stati loro – loro, e quelli come loro – a costruire le cose che resteranno. Enzo è stato fra i pochissimi giornalisti a raccontare le storie del mondo così, come le vive la gente comune. Non credo che gli editoriali del Corriere saranno di qualche utilità per chi vorrà ricostruire la crisi irachena fra vent’anni. I blog di Baldoni invece sì.
Così, fra tanto sbraitare di lotta al terrorismo, il Ponte per Bagdad, le Ong, le due Simone, sono gli unici che l’hanno fatta veramente. Gli unici a contrastare il terrorismo nella testa della gente. Di tanti generali, politici, commentatori strategici e presidenti, nessuno è riuscito a ottenere un minimo non dico di solidarietà ma di comprensione dalla gente di Bagdad. I nostri amici sì. Sono loro ad aver portato le donne irachene, i sunniti, gli sciti, tutti quanti, a dire “siamo nemici del terrore”. Non l’hanno fatto con le armi nè con la propaganda, ma con l’esempio. Uomini e donne buoni, senza interessi da difendere, senza secondi fini: convivendo con loro, guardandoli vivere, anche i più diffidenti hanno capito che forse occidente e oriente hanno qualcosa in comune, che forse sull’amicizia reciproca si può costruire qualcosa. Questo è un risultato fortissimo, storico, che ci aiuta a pensare che fra vent’anni, probabilmente, il solco del terrorismo reciproco sarà un ricordo passato, inutilmente alimentato da pochi politici ma irrimediabilmente datato per il senso comune.
Non sarebbe la prima volta. L’Iraq, il mondo arabo, non è il primo ad essere tentato dalla violenza di massa contro “l’occidente”. Laggiù, nonostante le occupazioni militari, le repressioni durissime, lo sfruttamento economico e la morte civile, è solo una parte della popolazione, e solo occasionalmente, che dà credito al terrorismo. Da noi in Europa, sessant’anni fa, la situazione era molto peggiore. Su ottanta milioni di tedeschi erano molto pochi quelli che non approvassero il terrorismo di massa contro i russi o gli ebrei. Eppure, nel giro di appena due o tre generazioni, i tedeschi sono diventati il paese più umanitario e civile d’Europa.
Non sono state Dresda o Hiroshima a ottenere questo risultato. E’ stata la chitarra, la chewing-gum, il rock, l’esempio della vita libera, il non-razzismo con cui complessivamente i vincitori hanno saputo amichevolmente “invadere”, nel dopoguerra, coloro che avevano appena vinto. La libertà è contagiosa, e l’America di allora lo sapeva.
Adesso non lo sa più. Convinta che conta vincere, e che tutto il resto è poesia, non è più in grado di trasmettere altro che violenza. Se gli americani di ora avessero dovuto gestire, con i metodi attuali, il dopoguerra di allora probabilmente a Berlino metà della popolazione sarebbe ancora nazista e in Giappone si esalterebbero ancora le gesta di Tojo.
Dopo l’undici settembre, la risposta è stata l’invasione e il bombardamento, non la lotta al terrorismo. In Russia, adesso, i generali annunciano la guerra preventiva e totale. In entrambi i casi, da un lato si è lasciato campo libero – per incompetenza e incapacità professionale – ai veri e propri terroristi, dall’altro si è fatto il possibile per punire (e dunque coinvolgere) i rispettivi popoli al loro posto. Non sembra che nella politica ufficiale di americani e russi qualcosa stia cambiando. Le prospettive del terrorismo sono dunque sempre più rosee, molto migliori di tre anni fa.
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Per fortuna, ci sono persone come Baldoni, Pari, Torretta, Strada, Zanotelli, Frisullo. Diciamo persone, ma in realtà ciascono di questi singoli è sicuramente espressione, ognuno a suo modo ma con un’omogeneità impressionante, di qualcosa di ormai molto collettivo. Il movimento pacifista italiano (il Ponte per Bagdad, per esempio) ha ormai una storia lunga dieci anni. Non è più una storia di entusiasmi, ma di consapevole e pratica maturità. E’ stato questo movimento, per la prima volta nella nostra storia, a impedire in un primo momento la partecipazione italiana una guerra coloniale, e a ridurla al minimo anche dopo. E’ stato esso e esprimere una politica non velleitaria, realistica, per ricucire i rapporti col Terzo Mondo. E’ riuscito ad affrontare questioni difficilissime e radicali senza ideologizzarsi più di tanto e mantenendo un legame strettissimo fra componenti “cattoliche” e “comuniste”. E’ stato esso ad esprimere i militanti civili in cui tutto il paese oggi si riconosce.
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Tutto ciò è ancora ai margini, pur essendo la minoranza più consistente del paese e forse, in certi momenti, la maggioranza. Si riflette solo occasionalmente sulla politica ufficiale, che è, quanto a questi problemi, estranea quanto un uomo del settecento al primo socialismo. Ci si chiede quanto tutto questo potrà durare, e quando una cultura come questa comincerà – come ci sembra naturale – a governare esplicitamente qualche paese europeo.
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Europa. Nuova sconfitta del socialdemocratico Schroeder a un’elezione locale, nella Saar. Schroeder, che appartiene all’ala moderata della Spd, da alcuni mesi è impegnato in una campagna di ridimensionamento dello stato sociale, vagamente blairiana. Da allora perde un’elezione dopo l’altra, favorendo il ritorno del suo rivale storico nella socialdemocrazia, Oskar Lafontaine. Lafontaine, ex presidente del partito e artefice del suo ritorno al governo alcuni anni fa, si era dimesso in polemica contro la linea “rinunciataria” di Schroeder. La politica economica di costui, secondo Lafontaine, “truffa gli elettori”, “cambia i connotati” a un partito “che ha il compito di difendere gli interessi dei lavoratori e dei pensionati”, permette ai dirigenti Spd di “arricchirsi senza vergogna”: se qualcuno pensa che Bertinotti ce l’abbia con Fassino e D’Alema non ha mai sentito un comizio di Lafontaine contro il povero Schroeder.
Fino a pochi mesi fa, il ritorno in campo di Cincinnato-Lafontaine sembrava preludere a un cambio al vertice nel partito socialdemocratico, dove la maggioranza moderata è sempre più esile: se fossimo in Italia, sarebbe come se Veltroni cercasse la rivincita su D’Alema o Mussi su Fassino. Invece, a sorpresa, Lafontaine ha annunciato la “Wahlalternative”, il progetto per un’alternativa a sinistra della Spd, che potrebbe anche presentarsi alle elezioni in concorrenza col partito ufficiale. In questo caso, secondo i sondaggi, potrebbe prendere fra il quindici e il venti per cento dei voti: che in parte verrebbero dai dissidenti Spd, in parte dal mondo sindacale e in parte dall’arcipelago di reti, associazioni, soggetti civili che in Germania, da un punto di vista sociale e economico, contano anche di più che in Italia. Se questi sondaggi sono esatti, e se Lafontaine decidesse effettivamente di andare alle elezioni, la Wahlalternative potrebbe diventare determinante per il governo di centrosinistra. In questo caso si assisterebbe a una decisa accelerazione nella politica tedesca, sia in senso sociale che in senso europeista.
Il quindici-venti per cento è anche la percentuale “italiana” corrispondente alla somma delle piccole formazioni “alternative” e delle corrente di sinistra dentro i Ds. Anche in questo caso, una Wahlalternative potrebbe diventare la forza determinante all’interno del centrosinistra. Ma in Italia non c’è un Lafontaine.
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America. Bush (a Time): “Io non sono lo storico. Sono l’uomo che fa la storia”.
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Economia 1. Secondo la Cgil i salari dei lavoratori dell’industria sono calati di fatto, a causa dell’inflazione, di 1380 euri nel giro di tre anni.
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Economia 2. Perderà il posto un lavoratore su quattro, nel caso migliore, nel quadro della crisi Alitalia.
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Economia 3. Contributi delal Regione siciliana all’azienda agricola del boss latitante Giuseppe Falsone.
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Uomini e bestie 1. Miami. Ha preso la pistola per eliminare la cucciolata indesiderata e contemporaneamente esercitarsi un po’ nel tiro. Ma mentre il signor Jerry Bradford prendeva accuratamente di mira il primo dei sette cuccioli da giustiziare, uno dei fratellini in attesa gli è saltato addosso facendogli cadere la pistola. E’ partito un colpo che ha raggiunto al polso l’uomo. Esecuzione rinviata e incriminazione per crudeltà del boia improvvisato.
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Uomini e bestie 2. Catania. Una taglia di mille euro sarà pagata dalla Lega anti vivisezione (Lav) alla persona che “denuncerà a investigatori o alla Procura della Repubblica il criminale che ha impiccato con un filo di ferro appeso a un cancello una gatta incinta” a Sant’Agata li Battiati.
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Cronaca. Marsala. Ucciso dal treno mentre pulisce i binari. Guglielmo Stamilla, quarantacinque anni, lavorava per una ditta d’appalto incaricata di estirpare le erbacce dalla massicciata della linea Trapani-Marsala. E’ stato risucchiato dal vortice del convoglio mentre tagliava dei rovi a un metro dalle rotaie. Inchiesta.
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Cronaca. Gela. Sventato attentato contro il sindaco Rosario Crocetta, da tempo nel mirino per le sue denunce di cosche e intrallazzi vari. Gli attentatori pensavano di piazzare, servendosi di un killer importato dall’Est, un’autobomba a una processione. Sono stati intercettati prima dai carabinieri.
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Cronaca. Vicari (Palermo). Devastata da ignoti la casa del consigliere Ds Giusepep Giunta. Si era battuto contro il boss Umina, uomo di fiducia locale di Bernardo Provenzano.
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Cronista di notte. Chissà che fine ha fatto quella donna che l’anno scorso di questi tempi faceva la fila al comune perché era venuta giù la stamberga con cinque figli una decina di topi e un numero vario d’altri esseri viventi. Era ferragosto e al comune non c’era nessuno per lei. Dei cinque ragazzini, uno poi cercò di risolvere il problema della cena a modo suo e i carabinieri lo beccarono con l’autoradio in mano. Anche lui, non sappiamo dove sia andato a finire.
Non sappiamo neppure come sia finito Francesco, che aveva ventun anni e una sera lo trovarono giù dalle parti di piazza Europa, overdose da eroina. Questo successe l’altra primavera, e noi ritrovammo Francesco a novembre, nella caserma dei carabinieri di paizza Dante (ci sono delel regole, in queste faccende, una è che alla fine devi diventare spacciatore. Alla luce dei fari e in mezzo ai flash, Francesco ci riconobbe. “Sbirro!” ebbe il tempo di sibilare, prima di essere spinto dentro l’alfetta blu.
Eppoi Cataldo (furto con destrezza, età diciannove, eroina), Santo, Antonino che la prima volta aveva quasi quindici anni: anche di loro, non sappiamo se il ventre della cittò li ha già digeriti, in quale girone del loro inferno quotidiano adesso stanno. Sappiamo invece di Carmelo che si sta facendo adesso sette anni per rapina, di Francesco che è stato arrestato di nuovo e stavolta seza condizionale e di Alfio che è finito nel giro grosso e quando tornerà sui giornali sarà da prima pagina.
Di questi sappiamo, e di pochi altri. Delal maggior parte, più niente; e del resto, noi siamo pagati perdare le notizie, cristo, e non per stare dietro a tutti i delinquenti di Catania.
Era fresca la spiaggia, l’altra sera; attorno al fuoco, e due ragazze che ci stanno. Tornare tardi dal mare, il gin-tonic nell’ultimo bar aperto, parlare dell’ultimo di Moravia e venerdì ci sarà il concerto. Educatamente, intelligentemente, ironicamente vivere la vita di quelli che possono vivere senza scippare la gente. Cortesemente sorridere della promozione che non t’è arrivata – sarà per un’altra volta – e del treno che partirà domani (ricordarsi di fare il biglietto in prima, ci sono tutti gli emigranti che tornano dalle ferie). E destarsi inquieto, la notte, aprire nervosamente il balcone e cercare di non pensare a francesco, a Cataldo, a Carmelo e agli altri e a tutto quello che avresti voluto sapere di loro e che adresso non saprai mai, e mai avrai più l’occasione di aiutarli, e di esserne aiutato, a vivere. Cristo che caldo, pensi davanti al balcone. E’ il caldo di questa maledetta città, e per fortuna è alla fine.
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graziano.predielis@libero.it wrote:
< “Ehi c’è nessuno? mi sentite? ma cosa fate dentro quelle scatole ? ehi dico a voi!”. Era una specie di città spettrale ed era sera. Io pedalavo in sella alla mia bici ma intorno a me non c’era nessuno. Deserto. Cioè, in realtà di gente ce n’era, ma era tutta come rinchiusa in specie di scatolette fatte di lamiera e plastica. Questi strani abitacoli semovibili erano tutti bui dentro, ma grazie alla luce giallo-arancione di alcuni inquietanti lampioni li’ intorno io potevo intravedere il viso di alcuni degli inscatolati: erano tutti seri, come imbronciati, con lo sguardo fisso davanti. Muti. Alcuni di loro si accorgevano di me e mi guardavano come se fossi io quello strano. Sembrava mi volessero dire “Ma cosa ci fai li’ fuori? Sarai mica pazzo?” Mettevano addosso una tristezza tremenda. Mi sono svegliato di colpo. Che brutto sogno >
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Alessandro Paganini wrote:
< Guardacaso vengono rapiti e ammazzati pacifisti, volontari, giornalisti. I rapimenti vengono sciacallati dai governi per gettare fango sulla resistenza e recuperare il consenso – consenso del terrore – dell’opinione pubblica degli stati occupanti. Peccato che la gente progressivamente apra gli occhi su questa rumenta, e questi debbano alzare il tiro: la dose di quotidiana di terrore deve essere sempre maggiore. A quando lo stato di guerra permanente, i poteri e le leggi “speciali”? >
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norma.b@libero.it wrote:
< Invitare Scajola, ministro dell’interno durante il G8, a parlare a Genova alla festa nazionale dell’Unità è un fatto che offende fortemente la coscienza morale di questa città >
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Cristina wrote:
< Sono la sorella di Davide, ventenne studente universitario, morto di ritorno dalle ferie nella strage alla stazione di Bologna del 2/8/80 e della quale sono stati incriminati con giudizio definitivo e rafforzato Mambro, Fioravanti etc. Scrivo appena le emozioni ed il dolore si sono calmati; sono esterefatta dall’invito a partecipare, fatto a terroriste, dagli organizzatori il meeting CL. Si è sentito ventilare l’idea che essendo l’audience di Comunione e Liberazione in calo, questo sia stato solo un’azione di marketing. Auspico non sia così facendo parte di un’associazione laica di volontariato che appoggia missioni nel mondo >
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foschia@email.it wrote:
< Sono d’accordo sul fatto che determinate invenzioni abbiano contribuito a distruggere classi sociali e a sconvolgere un establishment. E sono pure d’accordo nel definire il copyright una forma di conservazione di tale establishment. L’unica cosa che mi chiedo è che cosa possa fare un semplice comune mortale di fronte a tutto questo, ma credo che la risposta sia “assolutamente nulla” >
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AntonellaConsoli <libera@libera.it> wrote:
Il poeta
< Era anni che il mio cassetto
di verde ospitava un bel fazzoletto.
Mi sfamavo col risotto
che lasciava schifato il bassotto.
Vivevo di nobile poesia
e mi cacciò la mamma mia.
Così decisi di farla finita,
mangiando un’intera rosa fiorita.
Ma una pepita tutta stupita
infine cadde tra le mie dita.
Io lo sapevo che prima o poi
dal cielo piove quello che vuoi >
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< Bidir Shantir
pettirosso curioso.
Bidir Shantir
tim tim, si avvicinava >
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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)