27 settembre 2004 n. 250
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La foto delle due ragazze – un primissimo piano dei due visi, uno verso l’altro, due sorrisi – ricalca esattamente quella famosa di Falcone e Borsellino. E, come quella, è ormai un’icona popolare: le facce normali, l’ironia, l’amicizia, l’essere in due – tutto parla esattamente come allora. Nel caso dei due amici giudici, c’era la maturità di due quarantenni, due uomini come da ragazzi si vorrebbe diventare. Sconfitti sul piano immediato (tradita l’antimafia, rinvigliacchito il popolo siciliano) essi però vinsero sul piano della storia profonda. Tutta una generazione, in un certo senso, si formò su quella foto; se non tutta, nella sua parte egemone e civile. Molti trentenni che oggi s’incontrano nei movimenti, nella società civile o semplicemente nelle professioni, *sono* Falcone e Borsellino; non sarebbero mai nati, senza quella foto. E questo fu il punto d’arrivo di dieci anni, dall’83 in poi, in cui da una società apparentemente normalizzata e rifluita sgorgò improvvisamente il movimento antimafia, la prima contestazione civile di massa dopo il Sessantotto.
Così, questa foto tranquilla, di due ragazze qualunque – bisogna leggere la didascalia per sapere di che si tratta – è in realtà il punto di coagulo di un processo lungo e profondo. Come il “common sense” antimafioso, anche il pacifismo di ora non è affatto improvvisato. Comprende valori antichi, a volte contadini (Placido Rizzotto, don Milani) e trend postmoderni, da seconda urbanizzazione e nuova borghesia. Si traduce alla fine in visi comunissimi, “banali”, in cui la medietà delle emozioni è però a un livello alto e nuovo, e segna uno spartiacque fra il dopo e il prima. La pace, ma anche la novità delle donne che hanno completato il percorso e sono a pieno titolo in prima fila. Rassicuranti e solide, persone da imitare e seguire, esattamente come i due quarantenni coi baffi della generazione prima.
Io ho incontrato Falcone e Borsellino parecchie volte, in questi anni. In Veneto, in Sicilia, a Bologna, a Roma – quanti giovani uomini ho visto che lo erano, senza saperlo. E chi è più fresco di me e ha gli occhi aperti ora non avrà difficoltà a riconoscere, io penso, le centinaia di Simone di ogni giorno. Il mondo cambia, gli esseri umani cambiano, cambia l’approccio umano e, per quanto insolente e incredibile possa sembrare dirlo qui e ora, cambiano complessivamente e alla lunga avanti e in meglio.
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Gheddafi è diventato democratico e questa, naturalmente, è una gran bella notizia. Ci aiuterà a fermare gli emigranti, rifinanzierà la Juventus, verrà alle feste dei Vip in Costa Smeralda: s’è civilizzato, insomma. Personalmente, ho sempre pensato che Gheddafi, più che un tiranno fanatico, sia sempre stato un capopopolo goffo e un po’ cialtrone. Ai primi degli anni Ottanta, la Sicilia era piena di emissari libici che offrivano largamente denari a chiunque volesse parlar bene di lui sui giornali. A noi dei Siciliani offrirono cento milioni, in cambio di un’articolessa sulla bonifica del deserto sirtico o qualcosa del genere. L’emissario, che era un giornalista catanese, fu sdegnosamente respinto. Devo ammettere tuttavia che a volte, quando non c’erano i soldi neanche per le fotocopie, ci rinfacciavamo a vicenda di non aver accettato tutti quei bei denari.
Un giorno, dall’emissario catanese di Gheddafi, si presenta un altro giornalista catanese. Ma non come giornalista, in questo caso, bensì come capo di un movimento rivoluzionario siciliano, volto a liberare con le armi il generoso popolo di Sicilia dall’okkupazione italiana e a far riprendere all’isola il suo giusto posto fra i popoli del Mediterraneo. Purtroppo, le contingenze storiche non permettevano l’immediata realizzazione dell’obiettivo. Nell’attesa, i patrioti siciliani – frementi di sdegno rivoluzionario e ma non privi di disciplina – intendevano offrire il loro braccio a pro’ di un popolo oppresso, uno qualunque: i libici, i palestinesi, chiunque. Si sarebbe formata una Brigata Siciliana all’estero e il mondo avrebbe veduto quanto valesse il coraggio siculo. D’altronde, è quanto avevano fatto Santorre di Santarosa, Lord Byron e lo stesso Garibaldi, valorosi combattenti per la libertà dei popoli che non s’erano lasciati smontare da qualche difficoltà materiale.
A questo punto, il nostro rivoluzionario tira fuori un fascio di fotografie, in cui si vedono due dozzine di giovanotti, la maggior parte in mimetica e qualcuno senza, che sgambettano su e giù per le sciare (le colline laviche), con grinte militaresche ma ahimè senz’armi. Questo era il nucleo della Prima Brigata, uomini scelti, pronti a combattere e a morire ovunque. Purtroppo, per le armi mancavano i soldi. Certo il governo libico, l’amico dei popoli, il colonello… Dopo un paio d’incontri, i libici (altri emissari, giunti appositamente da Tripoli) stanziarono un po’ di dollari, che consegnarono fiduciosamente al nostro. “Ci rivediamo in Palestina!”.
Il catanese partì invece per Parigi, dove si dette alla bella vita. Al sesto mese, tornò tranquillamente a Catania, dove nessuno – i libici men che mai – gli dette la minima noia Al massimo, quando ogni tanto s’incontravano in qualche occasione mondana, l’agente di Gheddafi lo fissava, senza salutarlo, con malinconia.
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Cultura. Catania. Presentato il libro di Salvo Barbagallo “L’avvenire che non venne. Una storia di Sicilia dall’avvento del fascismo sino agli impenetrabili misteri dei giorni nostri”. Hanno a presenziato il presidente della provincia Raffaele Lombardo ed altri rappresentanti delle Istituzioni. Intervenuti giornalisti avvocati e intellettuali. L’autore, vent’anni fa, era stato chiamato in causa da un pentito nell’ambito dei background dell’omicidio Fava ma scagionato insieme ad altri giornalisti ed editori, tutti indagati per favoreggiamenti, violazioni del segreto istruttorio ecc.
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Sicilia. Ondata di intimidazioni e minacce contro numerosi amministratori di centrosinistra (Crocetta a Gela, Scala ad Alcamo, Merlino e Giunta a Termini, Di Girolamo ad Altofonte, Fricano a Bagheria) colpevoli a vario titolo di attività antimafiosa. Dei leader nazionali, l’unico a segnalare la gravità del fatto è stato l’antipatico D’Alema. La vicenda viene peraltro seguita con attenzione dai vertici governativi, fra cui si diffonde la preoccupazione di una possibile revoca del patto fra Mafia e Stato con cui la prima si impegnava a non commettere più stragi eccessivamente sanguinose e il secondo a concederle un congruo numero di attività economiche sul territorio.
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Ordine. Milano. Non sono stati nemmeno interrogati i quattromila e duecento tranvieri condannati in massa per gli scioperi dell’anno scorso. Il motivo del mancato interrogatorio consiste nella perdita di tempo che, il numero degli interrogandi avrebbe causato all’amministrazione della giustizia. E’ stato pertanto deciso di condannarli collettivamente e per decreto. L’ultimo precedente analogo risale al tribunale istituito per ragioni analoghe, sempre a Milano, dal generale Beccaris nel 1898. Stavolta tuttavia non è stata comminata alcuna fucilazione e agli scioperanti è stata lasciata la scelta fra il carcere e una forte multa.
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Economia 1. Il milione di posti di lavoro. Secondo il Ministero delle Attività Produttive le imprese italiane, al gennaio 2004, di posti di lavoro ne hanno creato non un milione ma addirittura un milione e centomila. disgraziatamente tutti questi posti non sono stati creati in Italia, ma all’estero: il trentacinque per cento in Romania, Ungheria, Slovacchia e altri nuovi paesi europei, e il sessantacinque per cento direttamente fuori dell’Europa. Diversi esponenti industriali (Illy, Zoppas, Carraro) hanno recentemente dichiarato che “la fuga delle imprese non dev’essere demonizzata” e che la delocalizzazione delle attività produttive è una forma di modernità. La Zoppas, ad esempio, ha appena esuberato seicentoventi operai in Italia per aprire nuove fabbriche in Cina. Tutto questo, naturalmente, è colpa di Berlusconi e la prima cosa che farà il centrosinistra sarà di rimproverare questi industriali poco patriottici e persuaderli a riportare le loro fabbriche in Italia. No?
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Economia 2. Secondo un’indagine Mediobanca, la maggior parte dei movimenti di Borsa degli ultimi dieci anni sono serviti essenzialmente a privatizzare beni pubblici dismessi – anche a costo di massicci indebitamenti delle imprese – e non a finanziare attività produttive. In queste ultime sono stati investiti circa duecento miliardi di euri, ma le partecipazioni alle privatizzazioni ne avrebbero invece assorbiti ben duecentocinquanta (di cui oltre novanta di debiti). Tutto ciò al lordo, considerando cioè degli investimenti ancora s/tanziati (non ancora gravati cioè dalle tangenti ed regalie modello Tanzi) e non gli stessi investimenti già tanzizzati.
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Economia 3. Rotolando rotolando, il petrolio è arrivato a quarantanove dollari al barile. Prezzo record della benzina in Italia.
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Economia 4. E’ di dieci centesimi ogni mille euro circa di spesa – secondo i conteggi degli istituti di ricerca – il “risparmio” effettivamente concesso dai supermercati con la grande campagna “prezzi bloccati” di settembre.
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Forze Armate. Quelle della Regione Siciliana, come di altre regioni devoluscionate, consistono in un Corpo Forestate che veglia sulla sicurezza delle patrie foreste contro qualunque nemico. Purtroppo, nonostante gli sguardi avidi che da ogni parte si tendono sulle nostre Patrie (siciliana, padana, ecc.) i responsabili del Corpo non hanno ancora provveduto a dotare le loro truppe nè d’artiglieria pesante nè di cacciabombardieri. Con quali risultati, in caso d’invasione svizzera o tripolina, è facile prevedere.
In Sicilia, i fondi stanziati per la difesa sono stati invece investiti nell’istituzione di un apposito Ufficio del Cerimoniale del Corpo delle Guardie Forestali. Esso è preposto all’organizzazione delle parate, allo scambio di ricevimenti con le Ambasciate delle altre regioni, all’esecuzione solenne dell’Inno Siciliano, all’addobbo degli alberi di natale, alla celebrazione delle Festività Civili e Militari dell’isola e in genere a tutte le forme di rappresentanza di cui una Regione così importante non può fare a meno. Responsabile dell’Ufficio è stata nominata la N.D. Colonnella Maria Cristina Speziale, già assessoressa all’agricoltura del governo Cuffaro e consorte del capogruppo Ds al Parlamento Siciliano don Calogero Speziale. Nessuna divisione di partito di fronte all’onore di servire le gloriose Forze Armate Siciliane.
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Donne. Le violenze domestiche sono la prima causa di morte delle donne fra i 16 e i 44 anni in Europa, più degli incidenti stradali e dei tumori. La percentuale di donne seviziate in famiglia oscilla, a seconda dei paesi, fra il venticinque e il cinquanta per cento. Record in Portogallo, dove il cinquantadue per cento delle donne dichiara di aver subito violenze dal marito. In Germania i casi di donne assassinate dai conviventi sono circa trecento l’anno, quasi una al giorno. Una ogni tre giorni in Inghilterra, una ogni quattro giorni in Spagna, una ogni sei giorni in Francia. Delle vittime, circa due terzi vengono uccise con armi da taglio o da fuoco, le altre pestate a morte.
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Welfare. Non dipende – secondo il governo – dai sottomarini nucleari della base americana la radioattività segnalata nelle acque de La Maddalena.
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Politici. Rinvenuta in Finlandia una rara registrazione “familiare” di Adolf Hitler. Ci erano finora pervenute solo quelle dei discorsi ufficiali, dal timbro veramente hitleriano, al confine fra il capopopolo e il pazzo furioso. In questa invece Hitler parla a voce normale, come un qualsiasi politico che prometta riforme e smentisca stangate.
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Turchia-Europa. Più nessuna notizia del leader curdo Abdullah Ocalan, catturato all’estero dai servizi segreti turchi dopo che non aveva ottenuto (da un governo di centrosinistra) l’asillo politico in Italia. Secondo la Corte europea dei diritti umani, che si è formalmente occupata del suo caso, il processo da lui subito in Turchia è stato un processo-farsa, privo di effetti legali. Con tutto ciò, nessuno solleva il caso nel momento in cui il governo turco, pur di entrare in Europa, è disposto ad accettare qualunque condizione.
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Tobin tax: novità. Tassare le transazioni finanziarie a livello internazionale, usare i capitali ricavati per finanziare le politiche di sviluppo. L’idea non è nuova (si tratta della famosa Tobin tax, uno dei cavalli di battaglia noglobal): la novità è che stavolta a proporla è stato Chirac, a un vertice newyorkese sui temi dello sviluppo. La tassa, secondo la proposta originaria di Tobin, potrebbe essere anche minima (0,02 per cento) ma avrebbe un effetto virtuoso perché sottrarrebbe le transazioni all’arbitrio assoluto dei grossi operatori. Si eviterebbero, fra l’altro, le “bolle” puramente speculative degli ultimi anni, considerate da molti la causa principale della recessione. L’adesione di un liberista classico come Chirac alla Tobin tax può essere considerata come una risposta d’emergenza all’erosione da parte delle multinazionali dei tradizionali meccanismi di mercato.
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Ragazze. Atefeh Rajabi, sedici anni, provincia di Mazandaran, Iraq, è morta il giorno di Ferragosto per aver commesso “atti incompatibili con la castità”. Il ragazzo che era con lei è stato frustato a sangue e mandato via. Lei è stata impiccata a una gru. Il “giudice”, il mullah Haji Reza, ha voluto metterle la corda al collo con le sue mani. Poi ha dato ordine di sollevare il braccio della gru. La ragazza, durante il “processo”, s’è difesa con rabbia, senza paura, svergognando i suoi giudici e accusandoli a gran voce. “Un coraggio inaudito” dice un testimone, rintracciato da Amnesty. La sentenza è stata approvata non solo dal tribunale islamico del Mazandaran, ma dalla corte suprema di Teheran e dal ministro della giustizia in persona.
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A chi vuoi più bene, al papà o alla mamma? Sono più vittime i bambini ceceni o quelli russi? E’ più terrorista chi sgancia le bombe o chi manda i kamikaze? Peggio decapitare o peggio torturare? Le solite domande sceme dei grandi.
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Vietnam. “Non tutto è perfetto nella vita” dice il ministro della difesa Rumsfeld: perciò le elezioni in Iraq potranno anche essere delle mezze-elezioni, e soprattutto gli americani potranno anche ritirarsi prima di aver “pacificato” completamente il paese. Traduzione: la guerra è fallita, andiamocene finché ce ne possiamo andare, sbrighiamoci a trovare qualche generale sudvietnamita a cui sbolognare la patata bollente visto che l’Onu o l’Europa, che non sono nate ieri, difficilmente muoveranno le chiappe per levarci dai guai.
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Come ti erudisco il pupo. “Gli uomini della Destra erano aristocratici e grandi proprietari terrieri. Essi facevano politica al solo scopo di servire lo Stato e non per elevarsi socialmente o arricchirsi; inoltre amministravano le finanze statali con la stessa attenzione con cui curavano i propri patrimoni. Gli uomini della Sinistra, invece, sono professionisti, imprenditori e avvocati disposti a fare carriera in qualunque modo, talvolta sacrificando perfino il bene della nazione ai propri interessi. La grande differenza tra i governi della Destra e quelli della Sinistra consiste soprattutto nella diversità del loro atteggiamento morale e politico”
(“I nuovi sentieri della Storia. Il Novecento”, De Agostini 2003, libro di testo per le scuole medie ai tempi della riforma Moratti)
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Su un muro di Catania. “Cosa nostra/ voi siete/ il potere/ lo stato è nulla/ trovate/ la piccola Denise”.
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Alleanza Nazionale. Il partito di Alleanza Nazionale celebra il 3 ottobre la sua maggiore gloria. Fu in quel giorno che il fondatore del partito – il giornalista antifascista Lauro De Bosis – realizzò un’impresa quasi impossibile: partendo da una base clandestina in Francia, superò con un piccolo monomotore le munitissime difese antiaeree di Roma e lanciò su piazza Venezia nubi di volantini che invitavano gli italiani a ribellarsi all’oppressivo governo di una sola persona. De Bosis non ritornò mai dalla sua impresa – abbattuto dalla caccia fascista o precipitato in mare – ma il suo appello contribuì a dar fiducia, in un momento buio della nazione, a coloro che ancora credevano nella libertà. Lo riproponiamo di seguito, certi di far cosa gradita agli attuali coraggiosi dirigenti di Alleanza Nazionale.
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< Roma, 3 ottobre 1931, Anno VIII dal delitto Matteotti. Chiunque tu sia, tu certo imprechi contro il regime e ne senti tutta la servile vergogna. Ma anche tu ne sei responsabile con la tua inerzia. Non cercarti un’illusoria giustificazione col dirti che non c’è nulla da fare. Non è vero. Tutti gli uomini di coraggio e d’onore lavorano in silenzio per preparare un’Italia libera. Anche se non vuoi esser dei nostri, vi son sempre dieci cose che tu puoi fare da solo. Puoi, dunque devi.
1. Non assistere a nessuna cerimonia del regime.
2. Non guardare nessuna tv (nell’originale: “nessun giornale” – ndt). Son tutte bugie.
3. Non fumare. (Il fumo rende al regime oltre 3 milardi l’anno, tanto di che pagare tutti i suoi sbirri. Fa contro il nuovo Radetzky quel che fecero i milanesi contro l’antico).
4. Non far nessun atto né dir nessuna parola che suoni ossequio al regime.
5. Boicotta nei rapporti personali e d’affari i servitori del regime. Sono i tuoi sfruttatori.
6. Boicotta o intralcia con l’ostruzionismo tutte le iniziative fasciste. Anche le migliori servono a ribadirti addosso le catene.
7. Non accettare nulla dal regime. Qualsiasi cosa ti dia è il prezzo della tua prostituzione.
8. Diffondi le circolari dell’Alleanza. Diffondi ogni notizia vera che puoi ghermire. La verità è sempre antifascista.
9. Forma una catena di amici fidati su cui contare per ogni evenienza.
10. Abbi fede nell’Italia e nella Libertà. Il disfattismo degli italiani è la vera base del regime. Comunica agli altri la tua fede ed il tuo fervore. Siamo in pieno Risorgimento. I nuovi oppressori son più corruttori e più selvaggi di quelli antichi, ma cadranno egualmente >
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Cronaca. Palermo. Un po’ alticcio, un invitato rompe una vetrata del ristorante in cui si festeggia il matrimonio: arriva il padrone e vuol essere risarcito. Ma da chi? “L’avete invitato voi!” urla al consuocero il padre dello sposo. “E dovremmo pagare pure per gli ubriachi?”. Scoppia una megarissa, cinque invitati e una poliziotta all’ospedale, denunce per lesioni, interrogatori. Gli sposi (che erano appena partiti per il viaggio di nozze) ancora non lo sanno.
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Cronaca. Messina. Migliora il cane – un bastardino di tre anni – cosparso di catrame rovente e abbandonato per la strada da ignoti.
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Cronaca. Palermo. Insultato e poi aggredito – del tutto a freddo – da un passante un anziano zingaro che chiedeva l’elemosina in via Ruggero Settimo. Il vecchio è stato salvato da un poliziotto richiamato dalle grida disperate della nipotina.
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Cronaca. Gela. Le imprese che, per paura della mafia, si rifiuteranno di demolire gli edifici abusivi verranno escluse per tre anni da ogni rapporto di lavoro col comune. Lo ha deciso il sindaco Crocetto, lo stesso che l’altra volta ha ordinato tutte le gare d’appalto si svolgano in presenza dei carabinieri.
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Cronaca. Roma. Carabinieri a scuola (alla media Rossini al Casilino) per identificare i professori che hanno aderito a uno sciopero.
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Cronaca. Palermo. Rapina al Banco di Sicilia di via Dante. I rapinatori, arrestati subito dopo, avevano sedici e diciassette anni. “Ci servivano – hanno dichiarato – i soldi per comprarci le scarpe firmate”.
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Cronaca (banale). Agrigento. Cadavere rinvenuto fra gli scogli a Capo Russello. Si ritiene trattarsi di emigrante morto durante la traversata clandestina.
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Reprint. Settembre 2001. È ormai senso comune l’idea che l’attacco alle Due Torri sia stato anche (e forse soprattutto) una fase di un più complessivo attacco, da parte di un potere illegale, al sistema finanziario occidentale. Su questo aspetto però – a differenza che su quelli ideologici, militari, ecc. – il dibattito stenta a concretizzarsi, a sedimentare proposte operative. In Italia, è quasi completamente assente.
Eppure proprio l’Italia, sul terreno dello scontro finanziario con poteri illegali, può essere considerata un caso da manuale. Alla fine degli anni 70 una yakuza, Cosa Nostra, aveva accumulato somme ingentissime mediante il monopolio del commercio di droga; giunse a disporre di alcuni dei principali banchieri del Paese (Sindona, Calvi) e a infitrarsi in alcune banche centrali (l’Ambrosiano), operando contestualmente per il controllo del territorio in alcune province (in uno dei capoluoghi regionali, per un periodo di alcuni anni, i principali funzionari dello Stato venivano regolarmente assassinati appena entravano in funzione. Gli osservatori più tradizionali attribuivano tutto ciò ad alcune tribù tagliate fuori dello sviluppo e legate a culture arcaiche. Alcuni analisti (Chinnici, Giuliano, Colombo, Falcone e altri ) sottolineavano invece le dimensioni raggiunte dal background politico-finanziario dell’organizzazione.
La situazione raggiunse livelli di drammaticità tali da sviluppare un ampio dibattito pubblico sull’argomento, e da indurre addirittura lo Stato a intervenire pesantemente e a tenere sotto pressione per alcuni anni il meccanismo illegale. Poi, sotto la spinta di influenze di varia natura, si decise invece che i costi generali di questo fronteggiamento erano troppo elevati, e si fece marcia indietro. Le strutture antimafia vennero smantellate, si rinunciò a qualsiasi forma di controllo dei background finanziari e tanto il dibattito pubblico quanto l’azione investigativa vennero circoscritti ai soli aspetti più direttamente terroristici dell’organizzazione mafiosa.
Nel giro di pochi anni, naturalmente, la situazione precipitò. Nel 2000, secondo la Confcommercio, il quindici per cento del prodotto lordo italiano avrebbe avuto in maggiore o minor misura relazione con attività finanziarie della criminalità organizzata. Quest’ultima, sempre secondo Confcommercio, nello stesso anno avrebbe “fatturato” nei suoi vari settori un giro d’affari di circa trecentomila miliardi di lire.
Un soggetto finanziario di tali dimensioni non può, ovviamente, mancare di avere una qualche influenza sulla determinazione degli indirizzi generali di un paese. Si instaura un circolo vizioso che, fino a questo momento, non è stato mai spezzato in alcun paese del mondo e che in alcuni casi (Colombia, Russia) ha finito per essere accettato dall’opinione pubblica come un fatto normale.
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L’America, più in grande, forse sta ripercorrendo adesso la stessa strada dell’Italia. Ancora pochi mesi fa, per esempio, i rappresentanti statunitensi si erano opposti a forme di maggiore controllo sui “paradisi fiscali” per i quali transita la maggior parte del denaro riciclato o destinato ad usi illegali o anche terroristici. Nomi come Panama, Belize, San Vincent, Bahamas, Bermuda, Isole Vergini, Barbados, Santa Lucia, Malta, Monaco, Mauritius, Liechtestein, Cipro, Guerseney, Samoa, non corrispondono in realtà a governi territoriali con una qualsiasi forma di controllo sul materiale finanziario in transito, comunque diretto. Indicano semplicemene dei luoghi sottratti a qualsiasi giurisdizione che non sia quella dei soggetti finanziari. Fra i quali rientrano, a pari titolo con gli altri, le yakuza. Nel caso di Montecarlo – per citarne uno – si è avuto un intervento ufficiale della magistratura francese che ha dichiarato di essere stata impedita nella prosecuzione di indagini.
Un sistema di venti o trenta “buchi neri”, di città-stato finalizzate solo a questa funzione, poteva produrre dei danni ieri, all’epoca delle economie nazionali. Oggi, con la globalizzazione, diventa un elemento determinante.
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Il caso Laden avrebbe potuto indurre a maggiori controlli sul sistema di gangli finanziari nel quale, a quanto sembra, è stato possibile alla multinazionale Leden operare come background di una strategia terrorista. In particolare, avrebbe potuto indurre all’applicazione – come misura d’emergenza – di norme relative alla trasparenza delle proprietà azionarie e dei meccanismi bancari, le stesse che in Italia erano state invocate – invano – dai magistrati impegnati contro le yakuza.
Questo avrebbe potuto permettere di acquisire elementi d’indagine sul terrorismo, e soprattutto di bloccare le strategie di terrorismo finanziario che sono l’altra faccia del terrorismo materiale. Ma avrebbe avuto costi altissimi, sul piano politico e culturale. E dunque, come a suo tempo in Italia, le autorità hanno finito per rinunciare a questa opzione e permettere che si sedimentassero tutti gli elementi esattamente opposti ad essa: l’incontrollabilità dei grandi soggetti finanziari, la non-trasparenza, la giungla.
È l’acqua in cui nuota il terrorismo: quando fa gli attentati e quando usa gli attentati per accelerare crisi. I “paradisi fiscali”, che prima erano il polmone finanziario di Cosa Nostra, ora lo sono nell’identica maniera di una “mafia” ben più ambiziosa, che va molto ma molto oltre i talebani.
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Toti O’Brien wrote:
< Mi è piaciuta la definizione del “re buono” come forma “incivile” di coscienza politica. Come incoscienza politica. Sento molto questo concetto, in questo momento, rispetto alla disastrosa attitudine degli americani, in genere convinti dell'”Abba” (Anithing But Bush Again), come più audace forma di cambiamento possibile. I Democratici non sono mai sembrati tanto identici ai Repubblicani. La conversione democratica di alcune fasce medioborghesi riflette la delusione per il re poco riuscito, il desiderio di dare la chance a un campione meno deludente. Null’altro. Per fortuna, c’è il successo di Arundhati Roy, nel suo discorso a S.Francisco, trasmesso e diffuso da Democracy Now (una trasmissione radiofonica che presta voce anche a chi non la dovrebbe avere). In quel discorso, A.R ha detto chiaramente che gli americani potrebbero votare tanto George Kush che John Berry, perché i due sono intercambiabili. Qualcheduno ha capito. I democratici, sono coloro che credono alle guerre giuste e necessarie, i repubblicani, quelli che sprecano vite in guerre sbagliate. E’ un po’ come giocare più o meno abilmente allo stesso gioco. E’ importantissimo in questo momento guardarsi intorno per scoprire chi sono gli americani che non voteranno per nessuno, e che hanno applaudito Arundhati Roy, perché sono numerosi, e in essi risiede l’unica speranza di crescita di questa disastrata nazione, credo >
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Giuseppe wrote:
< Sempre a proposito di Bush e soci, c’è una notizia che mi piacerebbe poter controllare; non ricordo la data nè il periodo (non ricordo neppure se fosse la guerra contro l’Iraq o quella contro l’Afganistan) ma so che Bush, in quei giorni, si trovava in Germania. Infatti, mentre lui si affannava a ripetere ai tedeschi e noi europei tutti che i sauditi sono i più fidati amici in medioriente, lo stesso giorno (notizia di quelle che, se data per sbaglio, scappa solo una volta) la Cia asseriva che i soldi per l’attentato dell’11/09 erano transitati attraverso un conto intestato alla moglie dell’ambasciatore Saudita (credo quel tizio che compare un paio di volte nel film di Moore). La cosa mi colpì proprio per la strana sequenza (casuale) con cui mi capitò di sentire le due notizie (dichiarazione di Bush in Germania, e dichiarazione Cia). E’ possibile controllare la seconda delle due? Se poi l’ambasciatore, sul conto della cui moglie sono transitati i fondi, fosse proprio quello che compare nel film di Moore, il cerchio si chiuderebbe in maniera perfetta >
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Alessandro wrote:
< Ma perché ci sono decine di migliaia di docenti disoccupati, e CONTEMPORANEAMENTE licenziano gli insegnanti di sostegno? Perché coi soldi dei “buoni scuola”, finiti nelle tasche dei ricchi, non hanno pagato invece gli insegnanti di sostegno? O la ristrutturazione dei due terzi degli edifici scolastici pubblici non agibili? Perché hanno diminuito le ore di tempo pieno – non sono più obbligatorie, ma “solo se ci sono i fondi”? Perché un ragazzo di prima media spende 280 euri di libri? Non era gratuita la scuola dell’obbligo? Perché volete crescere una generazione di ignoranti? >
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Mauro wrote:
< Pubblicità Regresso. Fra le tante: sulla facciata del bellisssimo convento di Trinità dei Monti (in restauro) una gigantografia di Gandhi con una scritta “ogni messaggio deve essere un messaggio d’amore”. Ma è una pubblicità Telecom. E poi gli spot Lancia: possibile che per vendere qualche macchina in più si debbano dire tante idiozie? Già TUTTI gli spot di auto, telefonini e alcolici mandano messaggi chiarissimi: possederli significa essere “fichi” e rimorchiare delle donne sempre formose e mezze nude. Ma la Lancia è andata anche oltre, con quello spot sintetizza una “filosofia” per così dire neo-cartesiana: “guido ergo sum” >
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Luigi B. wrote:
< Qualche giorno fa mentre mi accingevo ad entrare in autostrada al casello di Maccarese (Roma), un cartellone informava la gentile clientela che “superare i limiti di velocita è un crimine”. Ritengo utile (ma non tanto) che il pannello ricordi le penalita di una guida scorretta, ma correre un po’ di più per raggiungere il posto di lavoro magari dopo un rallentamento causato dai lavori di manutenzione autostrale, non mi sembra un crimine. E’ sicuramente un crimine rubare o uccidere, ma non superare il limite di velocità. Dovrebbe essere un crimine anche parcheggiare in doppia o tripla fila per salire in ufficio dopo aver posto un foglietto sul cruscotto con il numero di telefono, mentre tu cerchi disperatamente di uscire dal parcheggio, ma i vigili spesso lo tollerano. Dovrebbe essere un crimine parcheggiare davanti al rampa inclinata dei marciapiedi per i portatori di handicap ma a volte si chiude un occhio alla faccia di chi deve salire sul marciapiede, oppure nascondersi dietro un cespuglio, una rientranza o altra copertura per installare un autovelox la cui vista innesca una frenata mostruosa tale da mettere in repentaglio la vita di chi ci sta dietro. Viviamo purtroppo una vita frenetica dove ti senti soddisfatto se nell’arco della giornata sei riuscito a fare due o tre appuntamenti in città ma ti senti deluso o amareggiato quando un imbecille fa scrivere a caratteri cubitali che sei un criminale se superi il limite di velocita anche di un solo Km/h. Scrivo qui questa email solo perche non so a chi comunicare il mio senso di rabbia. Cordiali saluti >
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amicidiradio3@yahoo.it wrote:
Dal 15 maggio la Rai ha smesso di trasmettere Radio 2 e Radio 3 dalle onde medie e molti ascoltatori sono stati privati di questo servizio. Quanti sono? L’Audiradio non ha ancora pubblicato i dati, ma sembrano in molti, secondo le testimonianze sul nostro sito. Vittorio Bongiorno ha messo a disposizione un contatore/sondaggio che ci consentirà di segnalare il livello di ricezione di Radio 3 in modulazione di frequenza e di tracciare una mappa della ricezione di Radiotre in tutta Italia. Per partecipare al sondaggio clicca su >
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Girotondi per la democrazia wrote:
< Sabato 2 ottobre a Roma, si terrà una manifestazione di Libertà&Giustizia e dei Girotondi di Roma contro le riforme istituzionali del centrodestra e contro i cedimenti del centrosinistra. Sono stati invitati i segretari di tutti i partiti della coalizione. Interverranno Scalfaro, Sartori, Bonsanti ed esponenti della società civile. Un’occasione per rimarcare che lasciare il gioco in mano ai “professionisti” della politica può dare risultati disastrosi, e per tornare a far sentire la voce dei cittadini che non vogliono regalare un altro mandato a Berlusconi >
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Pierfrancesco wrote:
< Come ogni mattina mi sono alzato alle 6:00am per andare a lavoro. Tipico freddo, nebbia e buio londinese. Mi metto sul treno e afferro una delle copie del tabloid gratuito che distribuiscono nei treni al mattino. In quinta pagina vedo le foto di Simona Pari e Simona Torretta, titolo: Two Italian women killed. Da siciliano mi ricordo lo scalpore che fece l’omicidio di quei ragazzini uccisi dalla mafia negli anni ottanta rei di avere scippato la madre del boss dei boss e che se non sbaglio tu avevi intervistato poco prima della loro morte. Poi Cosa Nostra iniziò ad uccidere donne e bambini senza scrupoli, come Santino Di Matteo (se non erro) a Catania la cui unica colpa fu quella di essere nipote di un pentito, o come la madre e la moglie di un altro pentito. Ora anche i fondamentalisti Islamici infrangono i loro codici comportamentali uccidendo donne e bambini, Iraq ed Ossezzia come esempi.
Mi chiedo che avrà di fondamentalista gente che non ha più nè fondamenti nè riferimenti sia religiosi che culturali. Una volta solo i nazi uccidevano donne e bambini così indiscriminatamente, ma loro erano cattivi e se ne vantavano pure. Poi arrivarono gli Americani (ma loro erano buoni e combattevano contro “l’evil empire” comunista), i quali andavano in giro per il mondo a combattere la loro guerra fredda alle spese di chiunque fosse contro di loro (Vietnam etc.) a prescindere da sesso ed età E poi Urss, Israele, Iraq, Iran ed infine loro i Mujahiddin, gli ultimi ma non diversi carnefici, forse anche per reazione, ma sicuramente non diversi, non diversi neanche dai marines americani responsabili delle torture ad Abu Graib.
Ore 8:00am entro in ufficio, come ogni mattina digito il link di Repubblica e vedo che di sicuro riguardo la sorte degli ostaggi ancora non c’è nulla, Palazzo Chigi smentisce e definisce il proclama poco attendibile. A quel punto mi fermo e penso, penso a come il giornalismo sia morto, morto con la politica, con la diplomazia, con la correttezza, con l’onore, con le tradizioni, con la pietà, con la pace e con Dio… >
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Claudio wrote:
< “Le streghe hanno smesso di esistere quando abbiamo smesso di bruciarle”. Anche Karl Marx ha qualcosa da dire in proposito: “In Inghilterra hanno smesso di bruciare le streghe quando hanno cominciato a impiccare i falsari” >
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AntonellaConsoli <libera@libera.it> wrote:
La torpedine
< Se fossi una torpedine ocellata
vedrei le cose come elettrizzata
Se fossi un fungo porcino
mi coprirei di foglie come un baldacchino
Se fossi innamorata
si aprirebbero cancelli insospettati
non rimano perché non son baciati >
* * *
Satisfation
< Cosa ci fa sentire soddisfatti?
è un mistero che fa divenatare matti
Sembrano nostri desideri
ma sono sociali fattucchieri >
* * *
Preghiera
< Solo tu ci puoi guidare
in questo variegato mare
tu che ci hai fatti
amati e custoditi
e ancora oggi
proteggi i nostri nidi >
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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)