1 novembre 2004 n. 255
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Interrogazione di storia. “Allora, sentiamo: cos’è avvenuto fra ottobre e novembre del 2004?”. “Ehm… dunque…”. Sfiga. Ma proprio questo dovevano andare a chiederti, povero ragazzo mio del 2054? Cosa credono, che uno si può ricordare così tutto quel che succede in un Cambiamento di Mondo? Va bene: impreparato. Ma non è coltpa tua.
Questa infatti è una di quelle settimane in cui tutto succede tutto in una volta: nel giro di pochi giorni si concentrano la Rivoluzione Francese, le Guerre Puniche e la Grande Inter di Helenio Herrera. Per quanto i contemporanei non se ne accorgano, le carte si rimescolano tutte e nulla resta come prima.
L’impasse da cui tutti i casini hanno inizio – quello in Palestina-Israele – arriva, dopo molti anni, al punto decisivo. Dal lato israeliano persino uno come Sharon è costretto a “rendersi conto”, a decidersi a abbandonare almeno una parte della preda. Ciò subito scatena un circolo virtuoso – la società israeliana è ancora abbastanza democratica da cogliere brecce del genere e infilarcisi al volo – e segna un non-ritorno. Dal lato palestinese il ritiro di Arafat (dopo centinaia di sconfitte e una vittoria sola) mette tutti di fronte alla nuda realtà: dopo di lui, o c’è un accordo o c’è la guerra globale di religione. Arafat, con la sua unica vittoria – l’identità nazionale, la Palestina – era l’ultima chance di tenere il conflitto in un ambito risolvibile e locale. Questa chance può essere raccolta o gettata via per sempre, esattamente ora.
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Le elezioni in America sono le più importanti dagli anni trenta. Si sceglie fra l’impero cosciente di sé – e dunque non-democratico per natura – e il ritorno alla nazione. Tutte le scelte del genere finora hanno portato alla prima alternativa. E hanno avuto – in termini di decadenza interna e di aggressività internazionale – gli stessi decorsi e gli stessi esiti finali. Prima di quello di Berlino era crollato il muro di Roma, quello di Filippo secondo, quello della Bastiglia… Il muro americano, per quanto moderno ed elettronico sia, non è che uno dei tanti. Ma come si fa a sceglierlo, allora? Perché acclamare Cesare, perché votare Bush? Perché tanta massa di lemming felici?
Un tempo si pensava che ciò avvenisse per le eccezionali capacità dei tiranni (ma questo oggigiorno è impossibile, basta guardare Bush; e anche Hitler, in fondo, era un mediocre) di “trascinare le masse”. Più scientificamente, un ebreo tedesco di cui non ricordo il nome ha asserito che in fondo è tutta questione di economia, di padroni che vanno e vengono come terrificanti dinosauri sulla faccia della terra. Questa è già più credibile: ma non basta a spiegare l’idiozia, che è una parte notevole del meccanismo.
Non c’era alcun bisogno di invadere la Serbia e le sue quattro pecore, nel ’14, mentre a tutti i padroni tutto andava così bene, né di invadere l’Iraq ora. Eppure. Lo scemo del villaggio globale – Cheney, Bush, Guglielmone, Caligola: indifferente – allunga gioiosamente la mano a prendere la carta più in basso, e l’intero castello cade. Si vede che era instabile già prima. Ma allora perché scuoterlo, idiota? Perché ridi tutto felice mentre lo fai? Per invidia, per noia, per rozzezza, per plumbea insoddisfazione di sè. Gli antichi avevano una parola per questo e lo chiamavano hybris. Noi no, poiché non è nei nostri ambiti di riflessione.
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Il vero risultato delle elezioni in America, probabilmente, non sarà la vittoria del fascista o del liberale, ma la non-vittoria di tutti. Un paese spaccato esattamente in due, con le sue semi-unità inconciliabili, con forse una nostalgia del passato ma una impossibilità fisiologica di ritornare insieme. Non c’è più solo un Nord e un Sud (che già a suo tempo bastò a provocare una guerra civile), nè solo una sinistra e un destra. Al fondo c’è un Ricchi-e-Poveri, brutalmente. Un milione di carcerati per miseria, un milione di milionari: nè Marx nè Brecht nè Dickens immaginarono mai una società così spaccata. Ciascuna di queste due parti è uno stato, e lentamente e progressivamente se ne va rendendo conto. Dietro l’elegante Kerry c’è la ragazza-madre di Harlem, dietro il cristiano Bush c’è il vertice blindato della piramide sociale. Possono dialogare Kerry e Bush, ma non la ragazza-madre e il miliardario.
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Mentre l’America – già stati uniti: ora divisi – si contorce così, da questa parte dell’Oceano, con esatto parallelismo, spunta l’Europa. La firma della costituzione – una brutta costituzione – è avvenuta in una cornice minimalista, fra due dozzine di notabili perbene, fra sorrisi impacciati e polemiche di profilo assai basso (il padrone di casa che approfitta per far guadagnare qualche soldo al suo fotografo, e così via).
Questa “mediocrità”, tuttavia, è ciò che – dall’altra parte dell’oceano – più fa paura. Niente pennacchi e sciabole, questa volta, niente militarismi infantili. Solo la lenta crescita di un potere più forte – culturale, economico, prima o poi anche “militare” – nel centro storico del pianeta, senza che si riesca a rallentarlo in alcun modo. L’avvenimento più importante del dopo-Iraq (poiché nel dopo-Iraq siamo: Bush non ha funzionato) probabilmente sarà l’inizio del pagamento del petrolio in euri. Un’altra tappa. Poi verrà la force de frappe europea. Poi l'”european way of life” sui media americani. Poi gli accordi euro-brasiliani, euro indiani, euro-cinesi… Non c’è bisogno di una grande politica, per tutto questo: è semplicemente l’evoluzione naturale di quel che già c’è ora.
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Chissà: se riusciremo a superare questi anni d’imperatori pazzi e imam furiosi, forse – se il pianeta fisicamente sopravvive – fra una ventina d’anni ritorneremo alla nostra vecchia civiltà occidentale. La razionalità, la non-retorica, la tolleranza scettica, il minimalismo; la joie de vivre, il sorriso. E l’aiuto reciproco, interessato, al posto della selvaggia recita dell'”impero”. In questo caso, è probabile che a scuola non vi chiederanno i nomi di Bush e Kerry ma quelli di Prodi e Barroso. “Chi era la delegata della Lettonia il giorno che fu firmata l’Europa? Come, non lo sai? Di nuovo a vedere quegli stupidi film di cow-boys, invece di studiare!”
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Qui Washington. Dopo gli ultimi appelli elettorali di Bush, Kerry e Laden gli americani si apprestano ormai a contare i voti. Non è stato ancora definito quanto conterà ogni voto democratico e quando invece ogni voto repubblicano. Nella maggior parte degli Stati il voto dei neri avrà valore legale. Da giorni nei ristoranti non si trovano più patatine fritte:, si attendono i risultati per rimetterle nel menù come French chips (se vincono i democratici) o Liberty chips (se vincono gli altri). Sempre più indecisi i sondaggi delle ultime ore. I due candidati venerdì venivano dati 47 a 47, sabato 48 a 48, domenica 49 a 49 e ieri sera alle 20:15 (ora di Tampa) esattamente 50 a 50. Nelle ultime ore le percentuali si sono alzate vertiginosamente e adessoentrambi i candidati sono al 53 per cento (in periodo elettorale negli Stati Uniti viene adottata un’aritmetica leggermente diversa da quella usuale).
La maggior parte dei commentatori è quindi ormai portata a ipotizzare uno scenario di assoluta parità. L’orientamento della Corte Suprema, nel caso che l’assegnazione dei singoli Stati non debba, anche stavolta, rivelarsi risolutivo, è di passare ad assegnare ai due schieramenti le varie unità delle Forze armate, cominciando dalla Guardia Nazionale del Vermont (che secondo indiscrezioni sarebbe praticamente acquisita per Kerry) e procedendo successivamente verso ovest. Seguendo quest’ordine, i democratici potrebbero contare sulla maggior parte dei votanti di Arlington, la cui esperienza li spingerebbe verso posizioni relativamente “pacifiste”, sulla Real Guardia A Cavallo (Red Jackets) che però non vota in quanto canadese, su quasi tutti i veterani della Guerra d’Indipendenza (per definizione “liberals”), sul Quinto Michigan e – grazie a Popeye – su gran parte della Pacific Fleet di San Diego. Voterebbero invece per i repubblicani il Settimo Cavalleria, i Texas Rangers (tranne la corrente Willer, molto forte in Nevada), lo sceriffo di Abilene (nelle ore lasciate libere dalle impiccagioni), lo Strategic Air Command e e altri reparti.
Si parla molto, in queste ore, di possibili adempimenti supplementari (“electoral supplements”) nel caso di parità. Mano di poker, duello sulla main street, corsa in Tuv da San Francisco a Washington, scontro fra gladiatori nell’arena – ciascuno di questi metodi è stato proposto ed esaminato ma su nessuno è stata purtroppo raggiunta l’unanimità. Appare quindi sempre più probabile una prosecuzione delle elezioni con altri mezzi. Le autorità hanno già provveduto a rafforzare la vigilanza a Fort Sumter, linee di reticolati sono state distese da entrambe le parti della Mason-Dixon, Bill Clinton emanerà in serata un proclama per la liberazione degli schiavi e il prezzo del cotone tende a salire su quasi tutte le Borse.
Qui Washington è tutto per ora, aggiornamenti alle cinque, buon pomeriggio dal vostro Stranamore.
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Manuel Barroso era l’uomo più cattolico del Portogallo. Una carriera pazientemente costruita sui vescovi, sui rosari e sulle opere pie. “Vota Barroso, el voto religioso”. Adesso, nelle notti di Lisbona, s’aggira come un pazzo sbraitando bestemmie orribili ai lampioni. Persino le senhoritas notturne si fanno il segno della croce quando lo vedono arrivare. Si ode una sghignazzata diabolica e poi, sotto un fanale notturno, i pugni al cielo, appare lui. Quello che proferisce non si sa (nessuno ha mai avuto il coraggio di riferirlo), ma i lisbonesi sono assai preoccupati che possa ripetersi un terremoto tipo quello di Candido del Settecento. Intanto, nella sua lontana cappella, l’inconsapevole Buttiglione prega. “Difendimi dalle donnacce, difendimi dai gay…”. Con un sorriso serafico, perché a lui della poltrona in realtà non gliene importa niente (e figuriamoci di Barroso). Ora sappiamo come hanno fatto, Voltaire e Diderot, a far scoppiare così rapidamente la Rivoluzione francese. Doveva esserci un Buttiglione da qualche parte.
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Ciampi porta fortuna (l’altro giorno un livornese ha vinto non so quanti milioni alla Sisal), è simpatico, vuol bene all’Italia e soprattutto il suo successore è Pera. Perciò auguriamoci che stia sempre bene, che magni e che beva e che tifi Livorno molto a lungo. L’ideale sarebbe di vedercelo, tutto compunto e sghignazzante, ai funerali di Stato di quel baciapile franchista (“L’Europa congiura contro di noi”) di Pera. E ottanta sagrestani col candeliere, a destra e a sinistra del feretro, a cantare divotamente il Te Deum. (Dopo avere ammazzato cento milioni di indios, dieci milioni di eretici, sei milioni di ebrei e zingari e un milione di gay, questi ancora si offendono se gli si dice di chiudere il becco e non insolentire più).
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Arrivano misteriosi sms (niente numero, niente possibilità di risposta) con dibattiti dei Ds. Se le inventano tutte, pur di non farmi votare per loro.
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Stile. “E’ stato redatto per l’intero gruppo Rai ed è pertanto vincolante, senza alcuna eccezione per tutti gli esponenti aziendali e collaboratori delle società appartenenti al gruppo, che costituiscono quindi i destinatari del presente codice ed ai quali si intendono applicabili per quanto di ragione i contenuti del documento stesso…”. Ma per scrivere un italiano così bastano Veneziani e Alberoni o ci si deve mettere pure la Moratti?
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Miseria e nobiltà. All’asta da Sotheby’s mobili e porcellane di casa Agnelli in America. Si sono venduti tutti abbastanza bene (tre milioni di dollari più del previsto), così il vecchio maggiordomo ha cominciato a pagare i fornitori che aspettavano da più tempo.
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Roma. Cerimonia per la firma della nuova costituzione europea. Uno dopo l’altro hanno firmato i rappresentanti di Gran Bretagna, Lituania, Francia, Germania, Danimarca, Polonia, Spagna, Irlanda, Ungheria, Portogallo, Toscana, Due Sicilie, Piemonte, Parma, Lucca, Lombardo-Veneto e altri Stati.
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Corriere Veneto. “Celebra novecento anni l’Arsenale di Venezia. L’antica fabbrica di barche…”. Barche? Ehi, va bene che ora non siamo più veneti ma nordestini: ma insomma, chiamare barche sette secoli di galee di San Marco…
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Dagli atti del processo contro il direttore e alcuni agenti di un Centro di Permanenza Temporanea (quello di San Foca, Lecce).
“Pur avendo l’obbligo giuridico di impedire che gli operatori del Centro, direttamente sottoposti al suo potere disciplinare, usassero violenza nei confronti degli stranieri trattenuti, trovandosi in più occasioni ad assistervi permetteva ad alcuni di essi di colpire con calci, pugni, spintoni, schiaffi ed altro i cittadini stranieri fuggitivi”.
“Abusava personalemente dei mezzi di correzione ai danni di Soiuden Montassar, Jdidi Feker, Yakoubi Ridha, Camisa Amid, Deli Mohamed, Lesmi Habib, Salem Mohamed, Benshine Mohamed, e in particolare unitamente ad altri allo stato non identificati, afferrava Souiden per i capelli e lo sbatteva ripetutamente con violenza sul muro cagionandogli trauma cranico commotivo con vasta ferita”.
“Unitamente ad alcuni carabinieri (allo stato non identificati) percuoteva Jdidi, Yakoubi, Camisa cagionando loro lesioni personali”.
“Colpiva sul volto Deli e Lesmi dopo che gli stessi erano stati rintracciati e ricondotti al centro in manette”.
“Unitamente ad alcuni (allo stato non identificati), percuoteva Louro, Benshine Abedhadi, Salem e li costringeva a ingoiare carne di maiale cruda con violenze e minacce consistite nel tenere ferme le vittime bloccando loro mani e piedi, nell’utilizzare il manganello e/o le dita per spingere la carne in bocca e col prospettare ulteriori punizioni corporali in caso di disobbedienza”.
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Gli emigranti, che sono arrivati in Italia come in ogni altro paese, alla fine hanno cominciato a integrarsi come in ogni altro paese e ad essere normalmente accettati come in ogni altro paese. Dopo tanto casino, insomma, il “problema dell’immigrazione” sta cominciando a risolversi com’è sempre avvenuto da che mondo è mondo; più o meno come nel caso (ben più traumatico) dell’immigrazione meridionale anni Sessanta. L’unico interrogativo riguarda – a differenza di allora – la tenuta della cultura-ospite, quella dei vecchi italiani.
Una cultura non è fatta solo di lingua, di tecnologie, di way of life. E’ fatta anche di specifici trend etici, di livelli morali. La cronaca che abbiamo dato sopra è Germania anni Trenta, è Capanna dello zio Tom, oppure è Italia? “Italiani brava gente” conta molto di più, nell’identità nazionale, del made in Italy. Ha contato di più, ha prodotto di più – anche materialmente – per il sistema-paese. Vogliamo cominciare a fare i convegni della Confindustria anche su questo? Sennò, sembra che stiamo parlando sempre di poesia. Eppure, l’istituzione dei lager è strettamente correlata anche alla caduta della competitività industriale.
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Soggetti. “Seguire il soggetto D.”, “studiare il soggetto R.”, e alla fine il soggetto più favorevole veniva sparato. In quella parola “soggetto” ci sono cinquant’anni di Cia, di Ovra, di Affari Riservati o di Kgb: a vostra scelta, perché se le etichette cambiano il modo di pensare e di fare è esattamente lo stesso.
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Altre elezioni. “Uno. quali sono le principali azioni di governo per sulle quali bisognerebbe concentrare le energie: – lavoro/ – scuola/ – partecipazione/ – antimafia e legalità/ – quartieri/ – cultura/ – ambiente/ – altro (indicare). Due. Quali sono le potenzialità della città (tradizione, clima, saperi, ambiente, artigianato, etc) attorno alle quali costruire una città possibile? Tre. il Sindaco della città dev’essere: (uno o più aggettivi che raccontino il/la candidato ideale)”.
Ingenuo come sondaggio, non è vero? Eppure lo stanno facendo sul serio (banchetti, internet, ecc.), stanno raccogliendo pazientemente le risposte e in base ad esse (poiché sono “ingenui”, mica politici di mestiere) scriveranno il programma e sceglieranno il candidato sindaco, che fino a questo momento (ingenui!) neanche hanno deciso.
Succede in una città qualunque, che per caso è nel sud e per caso (è Catania) ha un pochino d’antimafia sociale nel suo Dna. Vinceranno? No certo: i politici di mestiere si son già appattati. Sarà inutile? Direi di no: si tenta finché non funziona, e magari la prossima volta si comincia prima. Solo a Catania? Boh: chissà se anche in altre città prima o poi non ci facciano un pensierino.
Bookmark: www.cataniainmovimento.it
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Buttiglionaggini. “Dare un giusto riconoscimento politico e morale” a tutti coloro che hanno preso parte a Stay Behind, il gruppo armato clandestino più nota come Gladio. E’ un disegno di legge presentato al Senato dall’ex presidente e ministro Francesco Cossiga.
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La guerra contro i bambini. Un bambino (palestinese/israeliano) è stato ucciso (da una pallottola/da una bomba) ad opera (di soldati israeliani/di kamikaze) nel nord della Cisgiordania. Il bimbo, che si chiamava (Ibrahim/ Samuel) e aveva dodici anni, si trovava nei pressi della sua scuola. Cancellare quello che non interessa.
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Un terremoto storico in Giappone, di quelli che si verificano ogni secolo o due. Eppure, ci sono stati “solo” venti morti. Qualche centinaio d’anni fa, un terremoto del genere – in cui i morti si stati migliaia, come formiche – sarebbe finito nei poemi epici o avrebbe dato luogo a nuove religioni. Adesso viene affrontato razionalmente, non ancora ad armi pari, ma quasi. Fra tutte le cazzate politiche, le prepotenze, le guerre idiote, il potere, i miti, siamo tuttavia riusciti a trovare il tempo – noi, razza umana – di affrontare nemici del genere e di tenergli testa. Se prima o poi riuscissimo a lasciar perdere le cazzate e a concentrarci su questo… Il resto, sul blog di Leopardi, sotto il post Ginestra.
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Est. Weronika Tcherkassova, 45 anni, giornalista bielorussa, è stata trovata morta nel proprio appartamento di Minsk. “Le venti coltellate fanno sospettare un movente passionale” afferma la polizia. Il governo bielorusso fa apparire la Tcherkassova come giornalista apolitica, eppure sul “Russian journal” (6.7.2001), la giornalista aveva detto: “Le autorità hanno capito che metodi repressivi provocano troppe proteste. Le autorità sono quindi passate a non pubblicizzare le proprie azioni: Si limita il numero di copie prodotte dai giornali indipendenti, si scoraggiano i lettori a sottoscrivere abbonamenti e si impongono tasse spropositate per stampare”.
Gli editori indipendenti bielorussi temono lo smantellamento della libertà di stampa. I giornali dell’opposizione sono perseguitati dalla polizia: “Subiamo una pressione indiretta, malgrado non ci venga detto cosa pubblicare” ha affermato Pavel Zhuk del Nasha Svoboda, un giornale perquisito dalla polizia, “la posizione di Lukashenko è debole, sarebbe capace di tutto per conservare il potere.”
Con un referendum Lukashenko si è procurato il diritto di ricandidarsi per un terzo mandato presidenziale nel 2006, ma secondo l’istituto Gallup la partecipazione alle urne sarebbe stata inferiore al 50 per cento, senza raggiungere il quorum. Il capo dell’opposizione liberale dice di possedere prove di manipolazione: le urne sarebbero state sequestrate dalle milizie di Lukaschenko, che poi avrebbero contato i voti; Secondo il giornale di Mosca Izvestija alcuni elettori avrebbero ricevuto la propria scheda elettorale con la croce già apposta sul “si”. (t.gan.)
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Antimafia. Sotto inchiesta al Csm, su sollecitazione di un consigliere laico di destra, Giancarlo Caselli. Aveva scritto che in base alla sentenza definitiva Andreotti sarebbe stato comunque in contatto con mafiosi fino al 1980. La sentenza, purtroppo, dice proprio così.
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Antimafia. Catania. Costituito il “Comitato per il giudice Marino”, futuro osservatorio permanente sulla Giustizia e sui fenomeni mafiosi. Nasce dall’esigenza di portare solidarietà al giudice Nicolò Marino, un magistrato che con le sue inchieste si è battuto per la verità e la giustizia senza fare sconti a nessuno. Il Comitato raccoglie firme a sostegno del magistrato che il Csm sta sottoponendo a procedimento disciplinare; all’appello hanno già aderito avvocati, giornalisti, professori universitari, magistrati, cittadini.
Per aderire all’appello: Pub Nievski, scalinata Alessi; Libreria Distefano, via Teramo 22; Arci, Via Landolina 41
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Antimafia. Toscana. Martedì 2 alle 21, all’Arci di Colonnata (Sesto Fiorentino), incontro con Giovanni Impastato su “Legalità e la lotta alla mafia. Una lezione di dignità”. Partecipano Elisabetta Caponnetto, Massimo Del Papa e Salvatore Calleri
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Leggende metropolitane. A Torino, dal 5 al 7, il primo convegno italiano degli “operatori anti-bufala” (possiamo chiamarli così? Quelli come Attivissimo, per capirci). Partecipano il Comitato per il controllo delle affermazioni sul paranormale e il Centro per la raccolta delle voci e leggende contemporanee. Speriamo che non ci vadano giù troppo duri, sennò non resta più niente da mettere sui giornali.
Info: leggende@cicap.org
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Cronaca. Bologna. Ladri di biciclette in via Torleone. Erano quattro ragazzi fra i diciannove e i vent’anni e la polizia li ha sgamati perché a casa, in bella mostra su una mensola, avevano le polaroid di loro che sorridevano tutti fieri sulle bici appena rubate.
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Memoria. Mercoledì 3 alle 16.30, al Centro Zo di Viale Africa a Catania, incontro pubblico in ricordo di Nino Recupero. “L’impegno culturale e civile di una vita”. Saranno presentate le iniziative a cura della famiglia e degli amici per ricordarne la figura e i percorsi di vita.
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Nico wrote:
< Scrivi: “I rapitori delle Simone, gli assassini di Enzo, prima o poi debbono arrivare in Italia, a costo di pagarli a peso d’oro. Questo è uno degli obiettivi della sinistra, adesso…” Ma perché? Nessuna polemica: solo, proprio non riesco a capire, e ne sono stupito. Cosa cambierà quando sapremo chi è stato? >
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Alessandro wrote:
< Il volontario per certuni è uno sfigato. “Non becca figa, noioso, prende calci nel culo da tutti, l’unica possibilità di riempire la sua inutile vita è di far volontariato per i più sfigati ancora”. Mhh… In parte può essere. Ma non è tutto qui. A volte trovi belle ragazze, gente brillante, con un’energia viva. Gente che comunque lavora, ha degli amici, una famiglia, e trova pure il tempo di fare il volontario. Ha una forza fisica, per reggere a questo impegno extra. Ha il coraggio di uscire dal gregge, di scegliere di non essere nel tal locale trendy, col cazzo di videofonino della duecentesima generazione a bere la cazzo di bevanda alla moda. E non è neanche altruismo. Nessuno è altruista. Semplicemente hai una attenzione, o chiamala sensibilità, un’altra chiave di lettura. Hai capito che un’ora del tuo tempo, riempita di un qualche rapporto umano, da te deciso, vale di più di un’ora passata a consumare un “prodotto” che qualche stronzo del marketing è riuscito a farti considerare necessario >
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gravellinip@yahoo.it wrote:
< Qualche settimana fa, citavi Fanny Ann Eddy, fondatrice dell’associazione gay-lesbica in Sierra Leone. Una associazione gay-lesbica in Sierra Leone? Quasi un paradosso nell’iconografia dell’esotico che abbiamo di misconosciuti paesi africani. Schematizziamo: in Sierra Leone ci sarà una parte del paese chiamiamolo “tradizionale”, e una parte chiamiamola “meno tradizionale” (non ho trovato un altro termine neutro). L’una fonda associazioni gay-lesbiche, l’altra non capisce cosa siano, o lo capisce ma (diciamo così) le avversa. La globalizzazione delle comunicazoni è globalizzazione di un modello tipicamente occidentale in tutto il mondo. Quando arriva per esempio in Sierra Leone, chi per fortuna o cultura o volontà lo recepisce, prende una direzione. Chi per (s)fortuna o cultura o volontà lo rifiuta, ne prende un’altra. Inevitabili i conflitti. Questo, ho il sospetto, sia l’effetto più devastante della globalizzazione della comunicazione, per certi paesi. E mi viene da pensare che centri qualcosa anche con il terrorismo >
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“La famiglia e gli amici del piccolo Luca” wrote:
< Luca ha otto anni e deve lottare contro una malattia che sembra incurabile, la panencefalite subacuta sclerosante. E’ una complicazione del morbillo; colpisce una piccola percentuale di bambini e in Italia al momento non si trovano medicine e specialisti in grado di curarla. Se hai informazioni su ospedali, associazioni, medicine o su qualsiasi cosa (in tutto il mondo) che possano aiutare Luca in questa lotta per la vita contattaci subito >
Mail to: angela2272@inwind.it
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Marco R. wrote:
< Salve, sono un lettore del Mucchio, napoletano amante della Sicilia, che ha sempre apprezzato i suoi interventi nella suddetta rivista. Sono sicuro che pubblicherà qualche riga (almeno) sullo scandalo delle costruzioni di alberghi nelle isole Eolie… >
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Rosalba A. wrote:
< Cosa possiamo fare x bloccare questo scempio???? >
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Lia Granelli wrote:
< Ma davvero finiranno nel cemento Lipari e Alicudi? >
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Gianluca wrote:
< Ho letto su Repubblica lo scandalo edilizio che sta rovinando le Eolie. Ma in Sicilia non si ribellano? >
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No, in Sicilia non si ribellano. Persino alle Eolie (dove non c’è mai stata mafia e il clima umano è tutto sommato mite e civile) la popolazione subisce o disinteressata o rassegnata. Quanto ai politici siciliani, salvo una piccola minoranza di sinistra (con la lodevolissima eccezione dell’assessore Granata, di An) non si può dire che la conservazione dell’ambiente sia fra le loro preoccupazioni. Una soluzione potrebbe essere di sottrarre la tutela ambientale della Sicilia alla Regione Siciliana e affidarla a un’apposita commissione della Regione Valdostana, o del parlamento danese, o del governo del Costa Rica. Nessun siciliano, insomma, dovrebbe essere autorizzato a occuparsi di ambiente in Sicilia. Nessun politico siciliano dovrebbe essere autorizzato ad avvicinarsi a più di duecento metri da qualunque sito artistico o bellezza naturale. Appositi reparti delle Nazioni Unite, con l’ordine di sparare a vista, sarebbero incaricati di far rispettare il decreto.
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Un fascista, o ex fascista, wrote:
< Io do la mia solidarietà a chi come Indymedia combatte per un mondo migliore ed è vittima della repressione. Io, come tanti, sono un ex “topo della fogna”, uscito dalla fogna per una scelta personale, perché mai sono stato razzista omofobo etc etc. Ho abbandonato le ideologie per lasciare lo spazio alle idee.
Ci sono molte persone come me che grazie a indy , alla comunicazione veloce di internet, si convincono delle bestialità dei movimenti nazionalsocilaisti dove sono caduti, per prova, per un’esperienza nuova, per chi come me non aveva altri amici che persone che frequentavano la dx..
Ricordatevi Dax , ex fascista del Msi ucciso dai suoi ex camerati. Ci sono molti Dax in giro che voi non vedete, gente che si è rotta il cazzo della violenza, che esce dai movimenti nazi fascisti. Ed a queste persone credo sia una cazzata dire “tornate nelle fogne”. Anche perché uscire da certi giri spesso è fonte di vendette e paura… ma la forza della ragione dà il coraggio di andare avanti..
Io da ex fascista, dò la mia solidarietà a indy e tutti i compagni che sono oggetto di repressione , di censura, di coloro che dicono la verità e sono oggetto di indagini Fbi , Digos e chi più ne ha più ne metta. Non mi scandalizzo se qualcuno mi dice o mi dirà “torna nella fogna”, io so cosa vuole dire… e continuerò a battermi per ciò che è giusto, par il mio popolo , contro la violenza e chi vuole la dittatura. Ciao a tutti >
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rudycolongo@libero.it wrote:
< Noriega, Saddam H., Bin Laden, sono tutti ex impiegati Usa. Una volta inutili o inutilizzabili, gli Usa hanno imparato a chiamare a raccolta la comunità internazionale per aiutarli a licenziare – con o senza giusta causa – il dipendente diventato obsoleto. Lo scontro fra civiltà è uno specchietto per le allodole per rinforzare l’orgoglio difensivo. Non per capire in maniera critica l’interdipendenza tipica del nostro tempo. Si potrebbe dire che la globalizzazione ha compiuto il cerchio perfetto: ha riempito il nord di sudisti, ha contaminato il centro e le periferie, ha portato gli orientali in occidente ed a Manhattan la guerra, a questo punto non più elettronica, che fino ad allora si era combattuta altrove.
Con la globalizzazione sono finiti i luoghi tabù e noi, metropolitani, non possiamo più ignorare il mondo realmente esistente. Perchè i barboni dormono nell’androne delle nostre porte, perchè le mani nere di un’africana cullano i bimbi, perche l’Aids che decima gli africani lambisce la gioventù europea, perchè i globalifonici sono global ed i terroristi anche >
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Daniela wrote:
< Sono Daniela, una milanese che fra poco migrerà al contrario: diventerò una transfuga polentona in terra di Sicilia (con mia grande felicità). Un amico (milanese) mi ha inviato una delle sue catene di Sanlibero e sarei davvero felice di riceverla in copia quando la inviate. Grazie mille e continuate così! >
* * *
Cara Daniela, se Lei continuerà a sorridere abbastanza a lungo, e con questo bel sorriso (mi ha illuminato il modem, pensi un po’), prima o poi Milano tornerà meno nebbiosa e la Sicilia meno cupa. Pensi in che bel paese vivremo allora! Andremo in tram dal Cordusi a via Etnea. Con tanto affetto, e infiniti auguri –‘,@
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viviana_v@libero.it wrote:
< Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po’
e siccome sei
molto lontano
più forte ti scriverò.
Da quando sei partito
c’è una grossa novità,
l’anno vecchio è finito ormai
ma qualcosa ancora qui non va.
Si esce poco la sera
compreso quando è festa
e c’è chi ha messo
dei sacchi di sabbia
vicino alla finestra,
e si sta senza parlare
per intere settimane,
e a quelli che hanno niente da dire
del tempo ne rimane.
Ma la televisione
ha detto che il nuovo anno
porterà una trasformazione
e tutti quanti
stiamo già aspettando
sarà tre volte Natale
e festa tutto il giorno,
ogni Cristo scenderà dalla croce
anche gli uccelli faranno ritorno.
Ci sarà da mangiare
e luce tutto l’anno,
anche i muti potranno parlare
mentre i sordi già lo fanno.
E si farà l’amore
ognuno come gli va,
anche i preti potranno sposarsi
ma soltanto a una certa età,
e senza grandi disturbi
qualcuno sparirà,
saranno forse i troppo furbi
e i cretini di ogni età.
Vedi caro amico
cosa ti scrivo e ti dico
e come sono contento
di essere qui in questo momento,
vedi, vedi, vedi, vedi,
vedi caro amico
cosa si deve inventare
per poterci ridere sopra,
per continuare a sperare >
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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)