San Libero – 256

8 novembre 2004 n. 256

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Nel 2004 ancora si assediano città: Falluja come Sagunto o Magdeburgo, col generale che arringa le truppe prima dell’assalto (non senza invocare la protezione di Dio), gli assediati che digrignano i denti per l’odio e la paura, i re e gli imperatori che aspettano notizie avidamente e, nel resto del mondo, la vita che tira avanti tranquillamente, coi suoi panem et circenses e la sua democrazia. Quanti morti – non combattenti – ha causato l’assedio finora? E chi lo sa. Non sono rilevanti militarmente. Nessuno del resto ha mai saputo esattamente quante siano stati gli “effetti collaterali” a Sagunto o di quanto esattamente sia diminuita la popolazione della Gallia dopo che Cesare andò a portargli la libertà e la democrazia.

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I profughi. Gli zeloti. Il coraggio, anche disperato. Il mito del ritorno. Il terrorismo. La fede in un dio unico. Sentirsi i prediletti di questo dio. Essere disprezzati e temuti dai “buoni cristiani”. Essere disegnati per sprezzo, sui fogli antisemiti, con minacciosi nasi adunchi e grandi labbra. Soffrire. E – “l’anno prossimo a Gerusalemme”.
Tutte queste cose hanno in comune, a loro – non incosciente – dispetto, arabi e ebrei. Popoli delle grandi città, ma nati nel deserto. Arafat, che era arabo, poteva anche essere ebreo. Muore in esilio, da ebreo; anch’egli – come milioni di altri semiti prima di lui – sarà seppellito lontano da Gerusalemme.
Di quest’antichissimo Mediterraneo, di questa radice civile che non è romano-barbarica né cristiana, Arafat ha rappresentato uno dei due massimi uomini, in bene e in male. L’altro è ben Gurion.
Uccisi dagli europei o colonizzati dagli imperi, scacciati, pogromizzati, incrostati in politiche non loro, resi nemici, questi due popoli – questi due semipopoli di una stirpe una – non sanno, o sanno benissimo, di essere fratelli. Questa morte di Arafat, dolorosa e nobile, sarà per le due parti radice di altre e altre morti ancora; molte saranno morti di bambini.
Non scenderanno gli antichi dei a porsi in mezzo. Gli dei non esistono più, son totem sanguinosi da molto tempo. Ma forse, prima o poi, torneranno Spinoza e Averroè, Khayyam e Chaplin. Hanno dato moltissimo, alla ragione del mondo e alla poesia, questi due popoli – questo un popolo – così infelici e antichi. Per questo son sempre stati perseguitati insieme o a turno dai nemici – gli antisemiti – della ragione e della poesia.

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Non prendetevela con lui. Lui, Cristoforo Colombo, voleva solo scoprire le Indie. Non sapeva che proprio in mezzo alla strada gli avessero messo l’America, non sapeva che ci fossero gli americani (beh, prima di metterceli bisognava ancora sbarazzarsi degli indigeni) e non immaginava nemmeno che ci fossero i texani. Sennò, avrebbe sterzato a novanta gradi, avrebbe scoperto Bahia invece di Guantanamo e adesso saremmo tutti qui a ballare la samba invece di dar testate al muro pensando ad altri quattro anni (se il pianeta arriva a durare così tanto) di governo Bush.
Che succederà adesso? Difficile da prevedere. Non bombarderanno Milazzo (provincia di Messina) perché non compare sulle cartine. A rischio quasi tutti gli altri luoghi del pianeta, nessuno dei quali è privo di terroristi, di communisti o almeno di antiamericani. In queste ore, ad esempio, stanno freneticamente esaminando la mappa militare dell’Europa per trovare dov’è Camembert. Il Presidente ha informazioni certe che si tratta di uno dei siti più importanti per quei maledetti mangiaranocchie dei francesi, ed è un pezzo che voleva dargli una strigliata.
L’Fbi è già alla ricerca di un certo Jefferson, che sarebbe l’anello di collegamento fra i cosiddetti “liberals” (in realtà communisti) americani e i rivoluzionari europei. A Los Angeles sono stati dati alle fiamme tutti i film di Chaplin e Moore (con Moore dentro). A San Francisco l’intera popolazione maschile è stata rinchiusa in centri di permanenza temporanea, da cui usciranno solo coloro che potranno concretamente dimostrare di non essere gay. A Seattle arrestato un certo signor Linux, rivelatosi poi solo un omonimo del noto sistema operativo. A Smallville (ma anche a Springville, a Nashville, a Trashville e in altri quarantasei centri) è apparso Gesù Cristo, per congratularsi col Comandante-in-Capo. A Montgomery sono stati ovviamente linciati dei negri. A Rome un tale s’è affacciato sui gradini di casa vestito da imperatore romano con una cetra in mano e ha cominciato a declamare qualcosa, ma è stato accertato che si trattava di un esaltato e che non era nemmeno texano.
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Va bene: sono state elezioni democratiche – contemporanee alla vittoria di Karzai in Afganistan – e non c’è niente da dire. Sono democratiche (o almeno intelligenti) le bombe, sono democratici i muri, sono democratici i cani aizzati addosso ai prigionieri nudi nelle varie galere, da Guantanamo all’Iraq all’Alabama. Perché non dovrebbe essere democratica un’elezione? Il Novecento è stato pieno di elezioni democratiche – per esempio negli anni Trenta, in centro Europa – e non è la prima volta che una crisi economica viene democraticamente affrontata con una bella guerra. Nè è la prima volta che il buon Dio viene mobilitato (“mit Uns”, “akbar”, “Dieu-il-veult”) per dare una mano a risolvere i problemi privati di califfi e imperatori.
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Per noi europei, adesso, l’orologio sta andando molto in fretta. Queste elezioni sono la risposta all’undici settembre? Benissimo. Anche altre elezioni sono la risposta all’undici settembre.
L’undici settembre del 1972, in Sudamerica, venne portato a conclusione il “Piano Condor” – sostenuto da Kissinger – che prevedeva l’occupazione militare per mano di dittature proamericane dell’intero continente: Argentina, Uruguay, Bolivia; e Paraguay, e Brasile – tutti. L’ultimo paese libero era rimasto il Cile, col suo presidente democratico – Salvator Allende – pacifico e regolarmente eletto. Ma anche lui venne ucciso, nel suo stesso palazzo presidenziale.
A quell’undici settembre seguì un ventennio di terrorismo sfrenato, di stragi, di torture: la dittatura sovietica in Polonia, in Ungheria e in Cecoslovacchia fu – nel raccapricciante paragone – molto meno feroce. Tutta la gioventù di quei Paesi fu decimata. Ammassati a migliaia negli stadi o fatti sadicamente a pezzi nelle camere di tortura, i democratici sudamericani pagarono amaramente il destino di essere “così lontani da Dio, così vicini agli americani”.
Trent’anni dopo, quasi tutti quei popoli – immiseriti e feriti, ma fieri – hanno ora governi liberi, e tutti più o meno sono “antiamericani”. L’Argentina, il Brasile, il Venezuela hanno dei conti molto lunghi da chiedere: e li stanno chiedendo, nell’omertà dei grandi media, e non con la violenza ma per via parlamentare.
L’ultimo, il più civile e il più piccolo, è l’Uruguay. “La Svizzera del Sudamerica”, veniva detto: eppure, anch’esso venne invaso e sottoposto alla stessa cura. Migliaia di ragazzi e ragazze sparirono, inghiottiti “dalla nebbia e dalla notte”. Furono le nonne, le “abuelas”, a Montevideo come a Baires come a Santiago, a tenerne vivo il ricordo in quegli anni terribili: uccisi le figlie e i figli, i nipotini rapiti e affidati a famiglie filoamericane, alla democrazia militante restavano – apparentemente – solo quelle vecchie donne. Eppure…
Adesso, mentre nella grande America si votava, anche nel piccolo Uruguay s’è votato. E qua hanno vinto i democratici, nettamente. Come in Argentina, come in Brasile. Sarebbe stato bello se anche in America avesse vinto la democrazia. Ma si vede che l’antica dea s’è rifugiata fra i poveri, come tante altre volte è accaduto.
L’Europa, i cui compiti ora sono terribili, non è affatto isolata o perdente: ha in tutto il mondo questi interlocutori. A patto di restare occidentale essa stessa, di non imitare l’America, di restare fedele a quell’antica religione – più antica di ogni Allah e di ogni God, più bella di ogni enterteinment, più nobile di ogni impero – che nacque qui da noi in Europa ed è la nostra radice. “Forza del Popolo” è il suo nome: “democrazia”.

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Carabinieri. Ultimo non è solo colui che ha catturato Riina. E’ anche quello che, da carabiniere e da ufficiale, ha osato parlare di “soldati straccioni” e di “burokrazia”. La burokrazia col kappa è “il fornte interno della lotta alla mafia”, e su questo non c’è – oggi – molto da commentare. I soldati straccioni possono essere quelli del subcomandante Marcos sulla Selva Lacandona, oppure i carabinieri che – in nome del popolo sfruttato – combattono contro il potere mafioso. Contro i criminali, cioè, e contro tutto il sistema che, sopra e sotto di loro, s’interfaccia con essi e li usa. Questo sistema ha avuto pochissimi nemici in Italia – nemici veri – e il capitano Ultimo è fra essi.
Non ci sono solo i carabinieri di Genova. Questi ultimi, in realtà sono pochi, per lo più reclute inesperte. Ci sono i carabinieri di tutti noi, della gente comune, della società civile, dei lavoratori. Combattono contro i padroni della Sicilia e – forse ormai – dell’Italia intera. Rischiano apertamente la pelle contro costoro – gettare a terra Totò Riina è un po’ più pericoloso che prendere a calci un sedicenne al corteo – come la rischiavano i partigiani contro i fascisti. Non chiedono ricompense, e se vuoi fargli del male devi solo impedirgli di rischiare la pelle – per il loro popolo – ancora.
Carabinieri del popolo: adesso, possiamo scrivere anche questa. Il presidente del Consiglio trattava coi mafiosi. Ultimo, coi suoi “straccioni”, li combatteva. Il Palazzo esalta il complice e punisce il combattente.

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Ucciso un regista in Olanda. Aveva fatto un film sui maltrattamenti delle donne in Islam, un fanatico maomettano gli è saltato addosso e l’ha fatto fuori a coltellate.
Ucciso un gay a Londra. Usciva per i fatti suoi da un bar di “peccatori”, una banda di ragazzini gli è saltata addosso e l’ha fatto fuori a pugni e a calci.
Le leggi antigay, in America, sono quelle che – a quanto dicono – hanno fatto vincere le elezioni. La lotta contro gli antislamici, in Oriente e altrove, è quella che sta dando le ali agli aspiranti sultani. Sia i fanatici americani che quelli arabi difendono – secondo loro – la morale e Dio. Tutto ciò, tecnicamente, sui giornali viene presentato come “rinascita dei valori religiosi”. Bin Laden non è riuscito a vincerci, ma è riuscito a infettarci tutti quanti.
In tutte le confezioni di religione adesso bisognerebbe mettere un’avvertenza come sulle sigarette: “Maneggiare con cura. Può nuocere gravemente alla salute”.

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Sintesi. Hanno vinto, alleati, Sado e Maso.
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Di Americhe, però, da Sacco e Vanzetti in poi ce n’era sempre stata una sola. Adesso, per la prima volta, ce ne sono due. Non si riconcilieranno tanto presto. Può darsi che la vera novità sia questa. (Da giovane Carlo Marx faceva il corrispondente per un giornale di New York. Non vorrei che ora abbia preso il vapore per venire a ficcarci il muso di persona).
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“Che caldo, signora mia! E siamo a novembre!”. Forse queste sono le parole più profondamente “politiche” pronunciate prima, durante e dopo le elezioni.

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L’Enaip, ente nazionale Acli per l’istruzione professionale, è quello che una volta faceva i corsi per gli operai siciliani da poco emigrati al nord, o per le “colf” venete assunte dalle famiglie di Milano. Adesso, con la consulenza di una ditta specializzata israeliana, sta tenendo corsi per impiegati, bancari ecc. sul tema “La sicurezza privata contro il terrorismo”. Come riconoscere un sospetto, come individuare un pacco bomba, cosa fare se in filiale capita un kamikaze. Questo a Roma, che è la città più esposta; ma l’anno prossimo certo faranno corsi a Milano, Torino e Napoli, e poi via via dappertutto. Finché anche il cassiere del Banco di San Salvario sarà adeguatamente addestrato a far fronte a ogni evenienza.
Questo è profondamente triste, ed è anche utile e giusto. I tempi son cambiati. E dalla prima società a rimodellarsi sull’emergenza, Israele, arrivano gli specialisti per tutte le altre. L’emergenza è normale, là, da diversi anni. Ci annunciano, con questi piccoli segni, che diventerà normale dappertutto.
Vi ricordate di Aldo Fabrizi, quando faceva il portiere? Ecco, ora al posto suo ci sta un cyborg. Chissà se era inevitabile. Io penso di no. Comunque, ad alcuni piace.

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Dida. “Un gruppo di estremisti israeliani brinda per le strade di Gerusalemme dopo le notizie sulla morte del leader palestinese Yasser Arafat”.

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Privatizzazioni. Ancora un disastro ferroviario in Inghilterra, con morti e centinaia di feriti. Prima, con le British Railways pubbliche, non succedeva. Ma tanto mica Blair e gli altri prendono il treno.

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Tv. La vita di Borsellino su Canale 5. Manca solo la scena in cui lui viene afferrato da Mentana e Lerner e imbavagliato stretto per non fargli raccontare quel che pensa dello stalliere di Berlusconi. Fisicamente, il bavaglio non è stato possibile perché l’avevano già ammazzato. Ma nè in Rai nè in Mediaset hanno mandato in onda l’intervista in cui lo diceva (poi l’ha trasmessa Santoro, e l’hanno licenziato su due piedi).

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Quello che ci mancava era proprio un bell’esproprio proletario. Se ne sentiva il bisogno. L’idea dev’essere stata di “Straccio” Liguori, che ai tempi in cui era in Lotta Continua – come il vostro umile corrispondente – si annoiava moltissimo, e non sapeva che fare. In Italia, allora c’erano circa duemila consigli di fabbrica e duecento consigli metropolitani di zona. Gli operai là decidevano insieme le rivendicazioni e le idee, e dopo le portavano fuori dappertutto. (Ovvio che di queste cose non ve ne parlano: sono quelle che ancora gli bruciano, altro che le quattro cazzate dei brigatisti o le assemblee al Mamiani). Il contratto, l’aumento, le condizioni di lavoro; ma anche la scuola, il divorzio, il Vietnam, l’Italia da rifare; e se non parlava fra quattro fighetti, ma fra milioni di padri di famiglia, di operai.
Tutto ciò, al buon “Straccio”, non bastava. A lui servivano le emozioni. E via col situazionismo e gli happening per “far capire la rivoluzione alle masse”. Le masse la rivoluzione se la facevano già per i cazzi loro, dal momento in cui si alzavano alle sei meno un quarto per andare a lavorare a quello in cui uscivano con lo striscione “seconda categoria per tutti” o “uniti si vince”. Ma roba grigia, banale.
Io non dico che i Disobbedienti di ora faranno la fine di Liguori. Alcuni li conosco, e alcuni sono quasi persino dei compagni . Dico loro però di ricordarsi com’è finito Liguori, che trent’anni fa faceva esattemente le stesse cose. Mi dispiacerebbe se finissero così anche loro, perché sono bravi ragazzi.
Liguori, adesso che non è più rivoluzionario, quando s’incontra col Liguori “rivoluzionario” di allora, gli fa: “Bravo ragazzo. Hai fatto esattamente quel che dovevi fare. Ti sei divertito, ha fatto spaventare quei coglionazzi che magari si stavano cominciando a chiedere se per caso avessero ragione gli operai, hai creato un bel po’ di sano casino, hai dato delle buone carte da giocare a quelli che fanno lo sporco mestiere che faccio io ora, cioè la propaganda dei padroni. Ah, se tu potessi tornare ora qua, a darci una mano adesso!. Ma forse non ce n’è bisogno, forse questi riescono a fare tutto da soli”.
In più, c’è un’altra faccenda che “Straccio” non ha capito allora e probabilmente non ha capito neanche ora, non avendo mai avuto il vizio di pensare. Ed è che noi non viviamo affatto in un paese democratico. O meglio, democratico sì, ma con al suo interno delle componenti che non esitano affatto, e non hanno mai esitato nè esiteranno in futuro, a usare le stragi e gli spargimenti di sangue per bloccare l’avanzata della sinistra. Contro il sessantotto non usarono i bei discorsi, usarono le bombe di piazza Fontana. Contro il ’77, che era nato come un movimento giovanile di massa, usarono le squadre speciali in borghese. A Genova, non è che la situazione sia “degenerata”: era prevista fin dal primo momento, sia negli aspetti “militari” (black-bloc inclusi) che in quelli di gestione mediatica, di propaganda.
Caruso è una persona molto più perbene di Fini, molto più mite d’animo e molto meno violenta. Ma anche molto più imbecille. Una settimana prima di Genova, Fini sapeva già benissimo che fra una settimana sarebbe andato semiclandestinamente alla questura di Genova a dare “suggerimenti”. Caruso non sapeva un cazzo di ciò che sarebbe successo fra una settimana. Così, infantilmente, ha detto esattamente le cose (“zona rossa!”, “dichiariamo la guerra!”) che quelli si aspettavano da lui. Lui, da persona civile, le diceva “politicamente” e per metafora, ma quelli – che civili non sono affatto – le hanno usate per giustificare non le loro parole, ma le loro pallottole. Perché la loro tecnica è questa, e la useranno anche ora. Perché il potere, in questo momento, è debolissimo ed ha un disperato bisogno di sparigliare.
Adesso, sarebbe molto carino da parte loro se Caruso e i suoi amici rinunciassero per qualche tempo a “dirigere le masse” e imparassero invece – umilmente – a essere dei compagni. A fare ciò che i padroni non vogliono, e a non fare ciò che invece i padroni vogliono da loro. Se ancora non riescono e a distinguerlo, diano retta: si affidino a chi queste cose le sa perché le ha viste e vissute sulla propria pelle. Non sfascino un movimento un’altra volta, non diano nuovamente la vittoria ai padroni. Perché poi “io non volevo” non serve a niente.

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Giornalismo. Tito Gandini <t.gandini@reporterassociati.org wrote>:

< Il terrorismo mette paura perchè una persona munita di taglierino può provocare una crisi mondiale. È l’individualità del complesso terrorista che terrorizza. L’individuo che diventa storia. La lotta contro il terrorismo è una lotta contro l’ambiente che produce il terrorista, con la consapevolezza però dei Governi di essere infinitamente inadatti: strutture pesantissime con costi esorbitanti, contro individui armati di taglierino.
Ma l’individuo si fa potente anche per altre vie, per televisione, per radio, per telefono (mezzi controllabili e controllati) e per internet. Internet è individuo, è incontrollabile, per analogia (sia ben chiaro PER ANALOGIA, non per identità) incute nei Governi la stessa paura che incute il terrorista. E allora capitano fatti come il sequestro di server di Indymedia da parte dell’Fbi su richiesta svizzera e italiana.
Internet è un muro da strada, su cui pubblicare graffiti o svastiche. Poi ci sono le case, i siti privati, i negozi, i giornali, la politica, le mignotte, i delinquenti, tutta la riproduzione virtuale di una realtà che è prontissima a farsi reale e a portarti a casa un vibratore se te lo vuoi comprare o un blocchetto d’assegni se apri un conto in banca.
Ora l’Fbi, il Governo Svizzero e quello Italiano non vogliono certo chiudere il sito della Deutsche Bank e non vogliono certo chiudere il sito Analperversion: no, le strutture di Governo agiscono su Indymedia, sul muro da strada, su cui si mettono svastiche e graffiti, loro dicono che è per via di tutte quelle svastiche, in realtà, lo sappiamo bene tutti, è per i graffiti.
Se all’inizio eravamo di fronte ad una svolta epocale che ti permetteva di vendere il pesce dagli Usa all’Europa con un click, l’evoluzione di questa svolta, quella che ti permette di sapere quanti iracheni sono stati ammazzati e con quali tecnologie nel bombardamento di Falludja, scoccia.
Ma chi ci crediamo di essere, è come se uno domani si alza e apre una televisione nazionale in Italia e fa dirigere il telegiornale delle tredici a Riccardo Orioles, una cosa da pazzi, un evento assolutamente terroristico.
Però in questa ipotetica televisione c’è un tizio, misteriosissimo, un mister x trasparente, un teppistello che mette svastiche ovunque, su ogni obbiettivo di telecamera ci mette la svastichetta sua e tu la cancelli, ma misteriosamente quella ricompare e tu ti danni l’anima, lavori e hai sempre quella svastichetta lì in sovraimpressione.
E il Governo che proprio non si spiega come sei nato, vede quella svastica e ti dice “Apologia di Nazismo”, che è un reato molto grave, molto più grave dell’apologia di Mussolini fatta in parlamento, infinitamente più grave di qualunque reato e ti condanna alla pena di morte. È questo il fatto, perchè il sequestro di server è la pena di morte virtuale, ma morte tutto sommato anche reale, perchè se tu chiudi il sito analperversion poi il vibratore a casa chi te lo porta?
Ma come dimostra questa catena, 10mila indirizzi e una persona che dice cose sensate, non hanno bisogno di casa, non hanno neanche bisogno di muro, hanno solo bisogno di strade, le stesse strade democratiche che usa la Deutsche Bank per recapitarti la carta di credito e che quindi non possono essere chiuse, non ci puoi costruire un muro in quelle strade lì, quelle della posta elettronica, altrimenti non passa più nessuno e i soldi come li fai?
Internet non è censurabile, ma avercela una casa non è una brutta cosa, avere un negozietto anche piccolo, un Indymedia, un Reporterassociati, Cuntrastamu, Wema, sono negozietti carini, di quelli dove ci trovi tante cose, che magari poi non compri, ma te le guardi e sei contento di sapere che esistono e proprio mentre stai facendo due chiacchiere col proprietario, mentre meno te l’aspetti zac, salta fuori lo svasticaro, uno che tu lo sai da sempre è sempre esistito, uno di quelli che se li denunci, poi la polizia non arresta non li arresta e tu non sai se perchè è riuscito a scappare o se perchè sono riusciti a non prenderlo.
E allora è utile che un servizio d’ordine te lo costruisci da solo, che ci stai attento tu allo svasticaro, che quello trasparente com’è scappa dappertutto e va controllato. E il servizio d’ordine è un’etica del lavoro, un controllo incrociato, io lo faccio per te e tu lo fai per me, un controllo delle fonti, delle informazioni, dei teppisti, una deontologia professionale per negozietti, perchè è bello entrarci e starci e farci due chiacchiere e sentire che hanno da dire sti negozietti >

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Cronaca. Milazzo (ridente cittadina sul Tirreno). Cinquanta fra studenti e prof all’ospedale per una nube tossica sfuggita dall’adiacente raffineria. Proteste dei ragazzini superstiti, e livello d’inquinamento locale (di sei rilevatori ne funziona uno, ed è solo parziale)ancora sostanzialmente sconosciuto.

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Cronaca. Roma. Studente arrestato per spaccio di droga. Non aveva i soldi per riparare il motorino. Il meccanico gliel’ha riparato e in cambio l’ha mandato in giro a spacciare.

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Cronaca. Palermo (capitale della Sicilia e oramà anche dell’Italia). Ancora a piede libero il presidente della Regione onorevole Cuffaro. Stavolta è stato formalmente rinviato a giudizio per “favoreggiamento pluriaggravato” nei confronti di Cosa Nostra. Ma i giudici parranu parranu, i cittadini se ne futtunu, la madonna l’allumina, e dunque è ancora là nel suo posto (che non è affatto quello previsto dal codice penale).

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Cronaca. Cogne. A piede libero anche l’avvocato Taormina. Male. Per le prove imbrogliate? Ma no! Lui che ci colpa? Invece perché, dopo avere ammazzato quel povero bambino, invece di vantarsene s’è messo a perdere tempo con tutte quelle cavillerie. E che si scantava, u’ quacquaracquà, che per così poco lo ficcavano in galera?

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“Io, Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e per desiderio di miglior vita, abbandono liberamente e spontaneamente il pontificato e rinuncio espressamente al seggio, alla dignità, al peso e all¹onore che esso comporta”. Così questo pacifista cristiano, nell’inverno del 1294, si dimise non dico da presidente degli Stati Uniti ma addirittura da papa, che a qui tempi era molto più potente (anche perché i presidenti non esistevano ancora, e neppure gli stati Uniti. E poi lo chiamano medioevo…).
Se ne parlerà al convegno su “Potere e pace: attualità di Celestino V” organizzato dalla Casa per la Pace di Sulmona con Raniero La Valle, Giovanni Bachelet, don Dell’Olio di Pax Christi, Giovanni Salio, don Sella e altri ancora. Durerà diversi giorni ed è aperto a tutti gli uomini di buona volontà.
Info: 349.5843946, 340.1547502, 333.9698792, sudest@iol.it.

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Nino wrote:
< Titolo: MAFIA – PALERMO, CUFFARO PROSCIOLTO PER VIOLAZIONE SEGRETO ISTRUTTORIO. Che pensa un lettore distratto? che l’abbiano tolto dai guai no? Ma ecco la notizia completa: “Palermo, 2 nov. (Adnkronos) – Il presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro e’ stato prosciolto ”perche’ il fatto non sussiste” per il reato di rivelazione del segreto istruttorio, mentre e’ stato rinviato a giudizio per favoreggiamento aggravato per Cosa nostra, nell’ambito dell’inchiesta sulle ‘talpe’ di Palermo.La prima udienza si celebrera’ il 1 febbraio 2005. (segue)”. Non si può dire che abbiano detto una menzogna…ma chi legge solo il titolo cosa percepisce? Un piccolo esempio di accomodamento della verità >

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Alessandro Paganini wrote:
< L’ex ministro Veronesi ha espresso una opinione favorevole agli OGM in Italia. Legittimo esporre una tesi scientifica e una opinione personale. Ma, a prescindere dalla questione scientifica sulla pericolosità o meno degli OGM, tutt’altro che risolta, c’è una questione etica e giuridica: le coltivazioni OGM, a causa della impollinazione incrociata, contaminano le colture non-OGM ledendo il fondamentale diritto di scelta del cittadino. E come sempre, a premere per ledere questi diritti è la grande finanza e produzione internazionale, con i suoi stuoli di scienziati a dare una pomposa aura di correttezza scientifica, per altro non dimostrata, ad una questione che è giuridica >

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Mimmo Lombezzi wrote:
< Nella bozza che il governo tedesco sta elaborando si afferma: “Sarà permesso l’esame genetico dei fenotipi in modo da consentire l’idoneità del candidato alla tipologia del lavoro” (da Social Press)
Il portavoce del governo, Klaus Vater, ha insistito che non vi è la volontà di inserire i test genetici come prova sistematica di assunzione. Il test dovrebbe limitarsi a identificare persone i cui problemi genetici potrebbero influenzare le loro capacità attitudinali, ad esempio problematiche visive per gli autisti di autubus. Di opinione diversa il Professor Spiros Simitis, Capo del Consiglio Nazionale di Etica, secondo cui questa possibilità può condurre a discriminazioni. [Der Spiegel, 9 ottobre 2004 p 48 >

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marcovespa@tin.it
< Ogni tanto ti si può concedere una stupidagine come quella degli scrittori “fighetti simpatici”, è chiaro che non guardi la televisione e certi tuoi colleghi televisivi, non leggi certi giornali e conservi l’immagine di giornalisti duri “marinai e macchinisti”. (Se poi pensiamo a Sciascia, Bufalino, Moravia, Landolfi, Pasolini, De Luca, Tabucchi, Siti… Simpatici fighetti?) >
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Era una battuta! Non riuscita, evidentemente. Io pensavo da un canto a quei “giornalisti-scrittori” che becchi a presentare i loro libri da Vespa, e dall’altro ai cronistacci duri e puri di una volta. Non me ne lasciate passare una

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Lia wrote:
< “Petrolio 1. A 54, a 55, a 56 dollari: ma a quanti euri, se si potesse pagare in euri? Perche’ e’ vietato usare gli euri per il prezzo del petrolio?” È stata fatta la guerra all’Iraq per impedire che gli iracheni vendessero il petrolio in cambio di euro, come stavano già progettando di fare, anzi, stavano già dando attuazione al progetto. Il prezzo del petrolio aumenta per pura speculazione, dal momento che i paesi produttori hanno aumentato enormemente l’estrazione per raffreddare il prezzo, invano. Evidentemente le vecchie leggi del mercato (il prezzo è determinato dall’incontro della domanda con l’offerta) non valgono per il petrolio >
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Personalmente penso che sia la questione in assoluto più importante. Sparano perché hanno paura dell’euro: sono pieni di debiti e le convenzioni di Bretton Woods (il dollaro come moneta di riferimento) ormai stanno in piedi solo per motivi politici e non economico-strutturali. Ma non c’era il mercato? No, che non c’è. Non c’è più da vari anni. Ma non c’era il capitalismo? Boh.

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andrea@b2care.it wrote:
< “L’undici settembre del 1972, in Sudamerica…”. Mi sa che era il 1973 . sono puntigliosino e contornato di cileni :-) >
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Giusto. Scusami. Un abbraccio ai tuoi amici cileni!

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Giancarla Codrignani wrote:
< buon lavoro a sanlibero per i prossimi anni! >

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fabrizio@@zena.it wrote:
< …e se credete ora
che tutto sia come prima
perche avete votato ancora
la sicurezza la disciplina
convinti di allontanare
la paura di cambiare… >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)