San Libero – 262

21 dicembre 2004 n. 262

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Il nuovo che avanza. In caso di emergenza, cioè ora, sarà il Kgb (che ha leggermente cambiato nome, ma non uomini e capi) a prendere in mano la situazione, per legge. Potrà vietare per due mesi il diritto di transito dal luogo di residenza a un’altra città. Potrà vietare le riunioni nei luoghi pubblici e le manifestazioni di ogni tipo. Potrà intercettare telefonate e internet, senza bisogno di magistrato. Potrà perquisire chiunque, e anche le case. I giornalisti non potranno raggiungere senza autorizzazione i luoghi “pericolosi per l’ordine pubblico”. Le informazioni considerate “non opportune” non potranno essere pubblicate dai giornali (la tv è già una sola). In determinate regioni del paese potrà essere vietato del tutto l’accesso ad alcuni media.
Per terrorismo s’intende non solo l’attività terroristica vera e propria, ma anche ogni “azione politica” oggettivamente di ausilio al terrorismo.
Si ha “stato di emergenza preventivo”, con conseguente utilizzo dei poteri speciali sopra elencati, ogni volta che i servizi segreti (non i giudici, non i magistrati) hanno notizia di una imminente possibilità di attentati.
Tutto ciò è legge da venerdì pomeriggio, e al momento in cui leggete questo articolo è perfettamente in vigore. Non qui: in Russia. Vabbe’ – direte – I soliti communisti. Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Certo: c’è molto di russo, e di orientale, in tutto questo. Ma non è molto dissimile (a parte l’isolamento di intere regioni) dal “Patriot Act del dopo 11 settembre. In America Bush non viene affatto da una carriera politica, repubblicana o democratica. Viene da un clan familiare la cui potenza s’è formata quando il capostipite era capo dei servizi segreti. Putin, in Russia, non è affatto anticomunista, e nemmeno comunista. E’ semplicemente un alto funzionario del Kgb.
Eltsin e Clinton venivano esaltati, dai loro propagandisti, contro difensori della democrazia contro le dittature. Bush e Putin no. Vengono esaltati come difensori della sopravvivenza dei rispettivi popoli contro dei nemici che li vogliono distruggere fisicamente. Capeggiano delle tribù, non delle polis. Bush è “uomo dell’anno”, secondo Time, non per particolari virtù democratiche o di simpatia, ma per la “forza di carattere” di cui ha dato prova. Putin, infine, si appella al Destino della Russia; Bush a Dio. Una novità per dei politici moderni, che da diversi secoli si erano abituati a fare appello a valori razionali, teoricamente condivisibili da tutti. Ora c’è “my god, my country” allo stato puro. Da questo punto di vista l’ideologia politica – a livello imperiale – è regredita a tempi molto lontani.
Questa mesopotamizzazione (in senso primordiale: Hammurabi, gli Assiri) della specie serpeggia per tutto il pianeta. Si mischia con l’autoritarismo “moderno” del capitalismo e con quello altrettando contemporaneo dei “comunisti”. Ma in realtà ha radici molto più antiche. La Cina appare moderna, anzi d’avanguardia, semplicemente perché l’Occidente è tornato indietro. Marco Polo, proveniente da un mondo di esili repubbliche e grevi imperi, non si scandalizzava affatto di fronte alle raccapriccianti ma grandiose stragi di Kublai Khan. Così Ciampi (o un qualunque manager americano o europeo) a Pechino. Berlusconi ammira *sinceramente* Putin. E anche noi stessi ogni tanto, nostalgici dell’Urss di un tempo, lo giustifichiamo. La barbarie, quando arriva, non infetta mai una parte sola.
Il peggio del capitalismo e il peggio del comunismo, alla fine di un ciclo, si sono incontrati. E si vanno avidamente brancicando e accoppiando, come dinosauri in calore. L’unico libro politico che è rimasto è la Fattoria degli Animali. Forse, anche lo Yankee alla Corte di re Artù; ma lo avete letto? E se sì, ve la sentite di attraversare il Giurassico armati solo di un po’ d’intelligenza e d’ironia?

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Risale Berlusconi. A ferragosto pareva finito, a più di dieci punti di distanza da Prodi. A natale, dopo una lunga rimonta, gli sarà quasi alla pari, appena due o tre punti dietro. Manco Bartali e Coppi. Con la differenza però che il massaggiatore di Bartali (e l’intera squadra) correva per far vincere Bartali, mentre nel caso di Prodi non si sa. Berlusconi è bravo nel suo mestiere (fa il venditore), ha tutte le tv ai suoi ordini, ha amici eccellenti, e ogni tanto bara. Però, con tutto ciò, non ce la farà mai a vincere – in piena crisi economica e con mezz’Italia incazzata – se il centrosinistra non gli darà una mano. L’altra volta a dargli una mano sono stati gli “estremisti”, vale a dire quelli di Rifondazione che per aver più sinistra hanno buttato a mare quel po’ di sinistra che c’era già. Stavolta sono i “moderati” (Rutelli & C: dove C può significare “Compagni diessini” o “Confindustria”, a piacere) che, per rassicurare un po’ di elettori centristi (che comunque non li voteranno) rischiano di disgustarsi quelli di sinistra (che li hanno votati finora). Sarebbe molto bello se i leader del centrosinistra, che stanno regalando di nuovo l’Italia a Berlusconi, lo facessero perché pagati da lui. E invece no: sono onesti e perbene, l’unico loro guaio è d’essere – come politici – professionalmente scarsi. Come sarebbe bello se D’Alema e Rutelli facessero, invece che i capi-partito, gli esponenti della società civile! Direbbero cose simpatiche e ingenue, e tutti li applaudiremmo affettuosamente. Così invece, a ogni dichiarazione che rilasciano, crolla mezza sinistra. Non riportiamo l’ultima, perché sicuramente sarebbe già superata al momento di leggerla. Ma insomma.
Nel frattempo, dallo scragno, sciur Parodi mugugna “Va a ramengo”. Niente Pil, i cinesi che ci vendono gli spaghetti, le produzioni che calano e l’amministrazione che non funziona. E’ vero che compito dei padroni è bofonchiare, e che non c’è mai stata un’annata – compresa quella in cui tutte le vacche figliavano gemelli – in cui dalla confindustria non sia giunto il Monito della crisi incombente. Ma quest’anno, se tornassero Malagodi e La Malfa, sembrerebbero buontemponi ottimisti rispetto alla confindustria di ora.
Poi dice che uno si butta a sinistra: ma se nel frattempo la sinistra per non essere troppo a sinistra si butta a destra (mentre la destra, per non fare le elezioni da destra, cerca di passare per sinistra) mentre la destra del centrosinistra diventa centrista per paura della sinistra – insomma, dove si deve andare a buttare un poveraccio con tutta questa confusione? Vabbé; buon natale.

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A voi magari non dice niente (“Chi è?”) il fatto che finalmente abbiano arrestato Pinochet, ma per me e per quelli della mia generazione è un momento che aspettavamo da trent’anni. Pinochet faceva il generale in un paese dell’America Latina, il Cile, sottoposto agli Stati Uniti come, nello stesso momento, la Romania era sottoposta alla Russia. Era un paese povero; l’unica cosa che produceva era il rame ma le miniere erano di proprietà di corporation americane. Nelle città c’erano un sacco di senza-casa (i “pobladores”); di sinistra c’erano i minatori e gli studenti delle università.
Un giorno la sinistra vinse le elezioni e salì un presidente – Salvator Allende – che cominciò a ridare al Cile le miniere di rame. I padroni delle miniere s’incazzarono, molto, e quindi s’incazzò anche il governo americano e quindi sincazzarono i servizi segreti americani e organizzarono un bel colpo di stato. Questo, materialmente, fu fatto dal generale Pinochet; alcuni altri generali rimasero onesti, e lui li fece assassinare.
I carri armati di PInochet circondarono il palazzo di Allende. “Arrendetevi! C’è un aereo pronto a portarvi in esilio!”. Allende e le sue guardie del corpo (che erano giovani studenti del Mir, il Movimiento de Izquierda Revolucionaria) risposero sparando. Infine Allende morì, ucciso da una fucilata. I ragazzi lo sollevarono a braccia e lo deposero sulla poltrona presidenziale, con gran rispetto. Poi tornarono alle finestre e ricominciarono a sparare finché non furono uccisi tutti. Allora entrarono gli uomini di Pinochet: in fondo al salone videro il Presidente che li guardava con disprezzo, dalla sua poltrona, la fascia presidenziale sul petto. Nessuno sa se si fermarono un attimo o se gli spararono ancora.
La dittatura di Pinochet, lunghissima e feroce, fu il primo esperimento del dopoguerra di neo-liberalismo globale in Occidente. Furono chiamati degli economisti americani (i “Milton boys” della “scuola di Chicago”) per “modernizzare” l’economia: via i diritti, pieni poteri ai manager, giù i salari, su i prezzi. Da lì, la ricetta fu poi applicata in Argentina, in Brasile, in Venezuela (ecco di cosa parlano Chavez e Lula, quando se la prendono con gli americani) e infine nelle metropoli, in America e in parte dell’Europa. I colpi di stato non si fanno per niente, nè si ammazza la gente per divertimento: tutto è finalizzato a “salvare l’economia”. Poi magari si torna alla democrazia, ma nel frattempo leconomia (cioè l’econo-loro) è stata salvata dalle zampacce degli operai, dei poveri e di tutti gli altri sovversivi.
Adesso, dopo tutti questi anni, un giudice meno vigliacco degli altri ha finalmente deciso di incriminare Pinochet per le stragi. Io penso a un ragazzo che si chiamava Henriquez, Hernando Henriquez, ed era uno studente come tutti noi, fra Parigi e Roma, con l’unica differenza che era cileno, rappresentava il Mir in Europa e dopo il golpe fu richiamato dal suo partito per fare la resistenza in clandestinità. Sparì per sempre, non si sa quando e dove. Furono molti a sparire in Cile (e in Argentina, e in Brasile, e in Uruguay) in quegli anni. Io mi ricordo di Hernando perché è lui che ho coosciuto (anche Lerner, anche Rossella, anche Panella – ma loro hanno la memoria più lieve).
Que viva cientos anos Pinochet, che non tiri le cuoia adesso il vecchio bastardo, che arrivi a farsi un bel po’ di galera. Brindiamo a questo, e alle ragazze e ai ragazzi che si schierarono contro di lui. Sono rimasti tutti giovani e lievi, bruciati nei loro venti-venticinque anni. Uccisi nella maniera più feroce: ma non dimenticati. Pensando a loro, ad Allende sulla sua poltrona, ai ragazzi del Mir, a Hernando, non resta neanche il tempo di disprezzare un po’ quei funzionari di polizia italiani incriminati in questi giorni per aver cercato di essere, alla loro modesta maniera, dei piccoli Pinochet.

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Antimafia. Verrà adottati in tutta Europa il criterio italiano (legge La Torre) del riutilizzo per fini sociali dei beni confiscati ai mafiosi. E’ un passo avanti importante nella “politicizzazione” (e dunque popolarizzazione) della lo tta ai poteri mafiosi e sono contento che l’abbia proposto Claudio Fava.

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Il padrino. Il deputato regionale Ds Giovanni Villari a cinquant’anni si converte e decide di farsi battezzare. Lo aiuta, in questo cammino verso la fede, il consigliere spirituale del presidente della Regione. Compiuto il percorso, l’ex “comunista” è pronto al grande passo. Resta da scegliere il padrino. Ed eccolo scelto: il presidente della Regione, Salvatore Cuffaro.
Qualche tempo dopo Cuffaro, già inquisito, viene rinviato a giudizio per fatti di mafia. Alla Regione i comunisti (quelli che si chiamano ancora così) propongono una mozione di sfiducia. Perplessità fra i Ds. Villari si batte come un leone per evitare la mozione al suo “padrino”. Alla fine il Ds gli dà ragione: niente mozione. Ma ecco il solito rompicoglioni Claudio Fava: in una infuocata assemblea, chiede che il partito invece la mozione la firmi. Applausi dentro e fuori il partito. Il segretario regionale Ds è nei guai e non sa cosa fare.
Per fortuna arriva Fassino, che con un’abile manovra fa in modo che anche i comunisti ritirino la mozione di sfiducia. L’abile manovra consiste nel proporre una sfiducia “a rate”: cioè prima lanciare una raccolta di firme tra la gente che sfiduci moralmente il governatore e poi… poi… poi, casomai, la mozione di sfiducia vera e propria in Regione. Ovviamente la raccolta di firme non è mai partita e la mozione è sparita non si sa dove. Così con grande soddisfazione di convertiti, parrini e “padrini” tutto è finito bene, a confetti e caffè. (m.r.)

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America 1. Istituito un superdirettore nazionale, con pieni poteri, di tutti i servizi segreti del Paese. Dirigerà l’operato delle quindici strutture federali di spionaggio e controspionaggio, con un budget a partire da quaranta miliardi di dollari. Dipenderà direttamente dalla Presidenza e nei suoi confronti non avrà vigore la maggior parte dei controlli legali previsti per la Cia e l’Fbi. Tutto ciò nel quadro della “lotta al terrorismo”. L’ultimo personaggio analogo in un paese democratico e occidentale, anch’egli giustificato dalla “lotta al terrorismo” (in quel caso trotzkista) si chiamava Lavrenti Berja ed è stato istituito nel 1936.

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America 2. L’Ofac, un’agenzia governativa che si occupa di controllo sui beni stranieri, ha reso noto che gli editori statunitensi che pubblichino opere di autori cubani, sudanesi o iraniani (gli “Stati canaglia”) sono soggetti a a sanzioni fino ad un milione di dollari di multa e dieci anni di prigione. Contestualmente, si vieta ai cittadini americani di scrivere libri o articoli insieme a cittadini dei paesi in questione. I primi testi bloccati da questa legge sono un’antologia della musica cubana e un’opera sulla prevenzione dei terremoti con la partecipazione di geologi iraniani.

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America 3. Buona notizia: nel Kansas la Corte suprema ha definito incostituzionale la pena di morte perché viene comminata anche se le prove pro e contro l’imputato sono equivalenti. Brutta notizia: allora fino a questo momento se uno ti accusava di avere ammazzato Napoleone nel dubbio t’impiccavano senza complimenti.

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Cerchiamo di lavorare con parole che durino. Ma lavoriamo da sempre come se dovessero silenziarci domani.

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R. wrote:
< Sor riccà, in via Bargoni non c’è Cuntrastamu… >
* * *
Giusto. In via Bargoni 5, a Roma, c’è un’associazione antirrazzista, la Score (a cui voglio bene, da cui il lapsus freudiano). “Cuntrastamu” (associazione antimafia) invece sta in via Bertani 5, sempre a Roma e sempre a Trastevere. Il sito di conseguenza è: www.bertanicinque.it. La vecchiaia…

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Stefano wrote:
< “Milano. Vietate le magliette di Che Guevara alla Fiera…”. Per quello che mi riguarda, era ora. Mi sono stufato di vederlo trattato come un marchio qualunque o come un qualsiasi gradevole prodotto di grafica e basta. Vorrei non vedere più il volto di Che Guevara sulle bandiere degli ultrà allo stadio (ma che c’entra?) e costringerei Maradona alla cancellazione del tatuaggio con la carta vetrata (ma che hanno in comune? Vabbè, l’Argentina, ma anche Evita o Videla, allora…) La figura del rivoluzionario affascina (e questo posso capirlo) ma quanti di questi che ne indossano la maglietta per manierismo sinistroide ne hanno letto gli scritti? >

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Rudy wrote:
< Premetto che a tutti piacerebbe difendere la causa di una persona simpatica, per la quale sia facile suscitare la commozione popolare, la simpatia delle masse .Difendere gli impresentabili ,gli antipatici, difendere gli indifendibili, ecco ,questa è materia per persone dotate di palle fredde ,anche se poi, la mia persona la difendo troppo poco… da buon cristiano-cattolico, porgo l’altra guancia… e… quasi spesso il buon dio provvede.
Il TAR del Lazio ha deciso di annullare un provvedimento bislacco, che puniva un gruppo di persone solo in virtù della loro appartenenza ad un determinato gruppo religioso .I decreti di espulsione emessi nei confronti di tutti i mussulmani sono di una povertà desolante, lo dico a ragion veduta, dato che insieme ad altri ho deciso di difendere l’imam di Carmagnola.
Quando con la mia associazione, la Score, abbiamo deciso di difendere Mamour Fall (imam pittoresco di Carmagnola) ed il suo diritto a dire qualsiasi cosa gli passasse per la mente, come la costituzione garantisce, sapevamo che non sarebbe stato facile. Ma a noi le cose facili non sono mai piaciute (come i 28 pakistani di Napoli, incarcerati e poi assolti). Per il ministro Pisanu è stato mostrare i muscoli mediatici prendendosela con un gruppo di immigrati, che sono per autonomasia le persone con meno diritti in questo paese. Per dimostrare che il governo “faceva qualcosa” contro il terrorismo, oltre ovviamente a fiancheggiare gli Usa nella guerra stupida ed offensiva che conducono in Iraq.
Quello che mi risulta quasi inspiegabile sono alcuni esponenti della comunità islamica,preoccupati di sembrare più realisti del re, o più ministri del ministro. Mi ricordano la storiella di quelli ai quali mostri la luna con un dito e loro ti dicono che la tua unghia è sporca.
Ringraziate che qualcuno l’unghia se la sia sporcata perchè vedete, se non siamo capaci di difendere i cattivi, chi difenderà i buoni quando gli occhi malevoli di un qualsiasi potere esercitato malamente si poseranno su di lui?
Personalmente credo che la questione della libertà andrebbe vissuta in maniera altruista: la mia libertà esiste fino a quando io garantirò la tua libertà. Libertà di pensare anche quello che tu non vuoi. E, perchè no? tutte le altre possibili varianti della libertà d’espressione, quella di Mamour all compresa >

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Rosa Pia wrote:
< Posso dire una piccolissima cosa a proposito dei presepi a scuola? Le maestre che si sono pronunciate contro e hanno proposto – pare – di sostituirli con la recita della storia di Cappuccetto Rosso, hanno sbagliato. Ma – guarda un po’ – improvvisamente si è scatenato il dibattito, o forse il monobattito! Insetti nocivi, servi, basabanchi, bulimici, poligami… tutti a difendere nostro Signore e le radici cristiane dell’Europa. Era meglio parlare e straparlare di questo, piuttosto che di certi processi.
Ma quali radici cristiane! Guardiamoci intorno. Stiamo partecipando all’assassinio di cinque milioni di bambini ogni anno, usando armi di distruzione di massa: guerre, fame, impoverimento, furto continuato di tutte le ricchezze possibili, disastri ambientali, mine, vendita di armi, morte per annegamento di gente in fuga… Il Tipo che vogliamo appendere straziato nelle nostre aule scolastiche lasciò detto: ” Quello che avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avrete fatto a me.” E quanto alle radici: “L’albero si conosce dai frutti… “
Evidentemente, di queste parole non importa molto neanche al cardinal Ruini. Sia ben chiaro che cerco di essere cristiana e che la presenza del crocefisso non mi disturba, anzi >

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Alessandro wrote:
< Leggo sul Mercantile che un uomo è stato denunciato a Genova per guida in stato di ebbrezza e vilipendio dello Stato. Niente da dire sull’ebbrezza: guidare ubriachi è pericoloso. Quanto al vilipendio, l’uomo avrebbe affermato: “l’Italia è un paese di fascisti”. Questo è vero, la maggioranza relativa degli italiani li ha mandati al governo, chi per virile machismo, chi per fanciullesca inconsapevolezza, chi per sua convenienza. Non è il guidatore ubriaco che ha vilipeso lo Stato. Vilipende lo Stato chi convive con mafia e fascisti, chi infrange la Costituzione, chi corrompe, e tutti quelli che beatamente approvano >

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Pierfrancesco wrote:
< Caro R., l’analisi che fai su Napoli sembra un po’ troppo semplicistica. Ti ritengo una fonte autorevole in quanto a conoscenza del fenomeno mafioso ed in quanto tale mi aspetto sempre sempre il massimo dalle tue analisi. Io, purtroppo, ne so pure abbastanza e non solo per averne studiato, ma in quanto siciliano ed in piu’ militante di un centro sociale catanese vittima numerose volte degli assalti da parte di gente vicina alla mafia e con tecniche decisamente mafiose. Ho anche vissuto a Napoli per svariato tempo. Anche secondo me la poverta’ non e’ una giustificazione, pero’ penso che quello che spinge la gente nei quartieri popolari a comportarsi come dici, e’ piu una cultura dell’antistato che una cultura o sottocultura con modalita’ fasciste. Napoli e’ la citta’ di Masaniello, la citta’ dove la polizia una volta mi suono’ mentre ero fermo con il motorino ad un semaforo rosso, mi fermo’ e mi perquisi’. Quando chiesi perche’, mi dissero che si erano insospettiti dal fatto che ero fermo al semaforo, quindi forse avevo qualcosa da nascondere. Purtroppo, in tutta questa logica i camorristi sono l’alternativa allo stato, a quello stato che non c’e’ e che non da’ lavoro. Se vuoi e’ una forma di rivoluzione, vista dagli occhi dei collaboratori della camorra. In parole povere secondo me il problema alla base di tali comportamenti e’ piu’ l’ignoranza che una cultura di destra, e anche questa non e’ una cosciente presa di posizione politica, ma l’unica cosa a portata di mano. Pigri e vigliacchi si’ se vuoi, ma fascisti…non direi >

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Giancarlo wrote:
< In un’intervista a La Repubblica l’assessore dei Servizi Sociali al Comune di Milano, Tiziana Maiolo, ha dato una ulteriore dimostrazione dell’alto livello di contenuti umanitari che pervade la maggioranza di centro-destra ovunque abbia la possibilità di esprimere le sue opinioni. Dall’intervista: “Per la ragazza dobbiamo avere il massimo della pietà ma non pietismo. Non era ignuda, era vestita come noi, come mia figlia. Non cercava di vestirsi, ma rubava i vestiti della Caritas”. Fortunatamente non ha aggiunto che la morte era in una qualche misura una giusta punizione divina.
Ogni commento é superfluo ma voglio aggiungere due cose:
1) se l’impoverimento costante che ci sta aggredendo per precise scelte politiche ed economiche mi porterà a non sapere come sfamare la mia famiglia e me stesso, mi sentirò autorizzato a rubare, o meglio a riprendermi, quanto mi é stato tolto da questa accolita di lestofanti.
2) ci libereremo mai di queste persone? io penso di no se non obbligheremo i nostri politici a porsi una regolamentazione etica sui candidati. Anche la signora Maiolo ha un percorso politico invidiabile: da Rifondazione a Forza Italia – galleggerà sempre >

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Da un lettore:

Magnificat in dialetto mantovano

< L’anima mia la sgulusa par al Signur
E al me coer al bala e al canta par al Salvatur!

Parchè lu l’ha vardà in zo,
l’ha vardà mi c’ha sun la su serva
e d’ades in avanti da na generziun a cl’altra
tuti im ciamarà beata.

Dli gran robi l’ha fat par mi
Lu cal peul tut quel cal veul:
par forsa! Lu l’è Sant e Lu l’è bun
cun tuti quei c’il ciama cun devusiun.

L’ha fat vedar i muscui di su brass
a quei ch’is cardea atsì gaiard
e i furub in saeva pu cusa strulicar:
l’ha sbatì zo dla scragna quei che sicur i stava sentà
e ai poaret un post al gl’ha catà:
chi magna tuti quei c’ha ga fam
e via i siur, cun gnint in man!

Al ga vulì ben propria agli Ebrei
e gli ha tratà come i su putei:
dal rest al l’eva dit ai nostra vec
cuminciand da Abramo fin ades.

Gloria a Dio, cl’è nostar Padar,
a Gesù Crist cl’è su Fiol
e al Ben Sant ch’is vol!
Ier, inco e dman
sem sempar in dli su man >

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AntonellaConsoli <libera@libera.it> wrote:

Bianco e nero

< Sette le note
nove i colori.
È’ in bianco e nero
che ho dipinto parole >

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Grazie

< Sono le tre della mia vita,
la lumaca lascia viali lunari.
Io non so,
ma so
che loro continueranno a cantare
e sono felice >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)