25 gennaio 2005 n. 268
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Certo, Cuffaro ha tutto il diritto di protestare contro Report perché “diffama la Sicilia”. Sarebbe stato rimproverato dai mafiosi se non l’avesse fatto. Mica è una novità. Quando uccisero Giuseppe Fava il sindaco Munzone “Vi giuro sul mio onore – proclamò commosso – che a Catania la mafia non esiste”. Munzone, Cuffaro e gli altri sono semplicemente il personale politico di questo strano sistema di governo della Sicilia, basato parte sul clientelismo e parte sull’omicidio. Fanno il loro mestiere. Non serve a niente bruciare per tre volte di seguito lo stesso locale dello stesso commerciante che si rifiuta di pagare il pizzo, se poi la tv ne deve fare un eroe. Dunque bisogna ordinare ai politici di far casino contro la tv, non tanto per ottenere la “trasmissione riparatrice”, quanto per lanciare chiaro e forte l’avvertimento: di mafia, nella televisione italiana, non se ne deve parlare. L’avvertimento è reso eloquente dal fatto che la Sicilia, a parte la Colombia e a parte le zone di guerra, è il luogo dell’occidente in cui sono stati uccisi più giornalisti: almeno otto. La gentilissima signora Gabanelli di Report e i suoi stimabili collaboratori – questo è il messaggio – non vorranno certo essere il numero nove, dieci e così via. Quando Claudio Fava risponde – col disprezzo che merita – al portalettere dell’apparato, non sono due politici in cortese dibattito: da un lato c’è il giornalista sfuggito a un attentato mafioso, figlio di un altro giornalista ucciso dagli imprenditori mafiosi. Dall’altro c’è Cuffaro, Munzone, i vecchi e nuovi cavalieri, Ciancimino: tutto il sistema che governava, e governa, la Sicilia. Par condicio.
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Questa è la normalità, giù in Sicilia, e tocca principalmente a noi siciliani fare i conti con essa. Con due note, che non riguardano più i politici ma ciascuno noi direttamente.
Prima di tutto: non ho letto niente da parte di Veneziani, che rappresenta la destra “colta” nel comando Rai. La politica è politica, non pretendo che si sia gentili, democratici e liberali. Però alcune cose stanno sopra la politica, la lotta alla mafia per esempio. La lotta alla mafia è anche belle parole, “ideali politici” come gli altri. Ma è anche gente concreta, carne e sangue, persone. Borsellino che fa il suo ultimo discorso in assemblea. Non lo dice, non è il suo stile: ma a un certo punto questa percezione riempie la sala, palpabile come una cosa, e tutti a ciglia asciutte raccolgono il testamento del nostro giudice, dell’uomo dei siciliani, di Borsellino. Oppure il proprietario Piazzese fra le macerie del suo locale, con le cambiali da pagare e i figli da mandare a scuola; e la decisione da prendere – uomo o quaquaracquà – nel giro di dieci minuti. Sia Borsellino che Piazzese non hanno diritto di parola in Italia. Vengono censurati da Cosa Nostra – e dalla destra.
Ecco. Io, se un “compagno” Crisafulli parla con i mafiosi (parla soltanto: non si fa addirittura incriminare come Cuffaro), lo attacco pubblicamente, senza pietà. E qui, della politica me ne fotto. Lo stesso, laggiù a palazzo, Claudio Fava. Perché noi abbiamo vissuto qualcosa di più della politica. Cazzate, possiamo farne quanto gli altri. Però di fronte a quel proprietario Piazzese, o a Borsellino, sappiamo qual è il nostro dovere. E Veneziani?
E’ un “nemico”, politicamente. Ma è anche un uomo che ha scritto, che ha lottato, che non è stato sempre un uomo di potere. Gli chiedo: che cosa vuoi fare ora, tu personalmente? Una dichiarazioncella in sostegno, meglio tardi che mai? Un “nenti sacciu”, un silenzio comodo come tutti gli altri? Oppure un bel gesto, tipo cercare Cuffaro e schiaffeggiarlo? Vedi tu. Io, come siciliano, voglio sapere su chi sto contando ora. Ho avuto anche dei fascisti accanto, contro la mafia di vent’anni fa. Ora voglio sapere che palle ha la destra di ora, quanto conta per lei la politica e quanto il resto.
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Non c’è stata solidarietà, in Sicilia, contro le intimidazioni di Cuffaro. La giornalista “continentale” che ha difeso, a suo rischio, i siciliani, alla fine è stata difesa (per bassi motivi politici) da un dirigente Rai leghista; ma non dai siciliani. I giornalisti siciliani hanno continuato a lavorare tranquillamente, quel giorno, nelle loro tv e nei loro giornali, mentre i colleghi di Report erano sotto il tiro di Cosa Nostra; nè il loro sindacato (ma il sindacato dei giornalisti, in Sicilia, andrebbe commissionato domattina) ha indetto scioperi di protesta. I commercianti si sono comportati come al solito, disertando unanimemente l’assemblea indetta contro il “pizzo”. Ma su commercianti e giornalisti non ci siamo mai fatti illusioni. Il grave è che i ragazzi del liceo Meli di Palermo sono entrati regolarmente a scuola, quel giorno, e così al Maurolico di Messina, allo Spedalieri e al Cutelli di Catania, e dappertutto. Nessuno di loro ha lontanamente pensato a occupare la scuola, a bloccare la sede Rai, a fare il corteo per i giornalisti onesti e contro Cuffaro. Dieci anni fa non sarebbe stato così. Ammazzare Falcone, eliminare il Coordinamento antimafia, esiliare i militanti antimafiosi, minacciare i giudici vivi, imbavagliare i giornalisti, in fondo serviva principalmente a questo: rincretinire i ragazzi siciliani, convincerli che sono un gregge di pecore e che non contano niente. Ogni tanto – come ora – ci riescono. Ma non gli dura mai molto a lungo.
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Poiché la commedia, nelle cose tragiche, non manca mai, ecco che il “Viva la Sicilia! Morte a Report! Viva noi siciliani!” di Cuffaro viene strillato anche dal sindaco di Catania, Scapagnino, un buffo brav’uomo messo lì solo in quanto geriatra di Berlusconi. Dovrebbe essere di Afragola o di Ottaviano, della provincia di Napoli comunque.
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Il potere mafioso non è (come pensavamo un tempo) affare di una piccolissima minoranza di imprenditori e padrini. Ha anche – come il nazismo di Hitler o il Cile di Pinochet – una sua base popolare: non maggioritaria, ma neanche da trascurare. Così, in Sicilia una parte della popolazione è “mafiosa” (vedi Cinisi, o Brancaccio) e lo resterà in ogni caso, almeno per questa generazione. La mafia non deriva dalla povertà: in Basilicata, che pure ha avuto un fortissimo brigantaggio, di mafia non ce n’è mai stata. La mafia, anche quando coinvolge strati popolari, è sempre oppressione di più forti su più deboli, non rivalsa di classe, e va sempre affrontata come tale.
A Scampia il venti per cento opprime l’ottanta per cento. Lo fa con le armi, violentemente. La gente che fa le denunce, che scende in piazza, che crede nella vita civile, viene precariamente sotto occupazione militare. Questa oppressione va semplicemente spazzata via con la forza, prima di di qualsiasi altra considerazione. Ha fatto bene Pisanu a prendersela pubblicamente con chi “mangia il pane della camorra”. Quei quattrocento “cittadini” che sono scesi in piazza per difendere il boss camorrista hanno commesso non solo un reato, ma un’aggressione gravissima alla vita e ai diritti di tutti gli altri cittadini. Perciò vanno puniti esemplarmente, individuati a uno a uno, processati, fotografati mentre entrano in galera. Poi, l’antimafia sociale: ma quella della repressione, in questo caso, viene prima.
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Formazione. Ma perché, con la scusa che è scuola pubblica, le aziende non devono guadagnare neanche un euro da tutti quegli inutili licei, istituti tecnici e compagnia bella? Giustamente, il governo ha deciso che anche il liceali debbono diventare “stagisti” nelle aziende. Negli altri mestieri non lo so, ma nel mio “stagista” è semplicemente il modo di chiamare un ragazzo che lavora gratis con la scusa che “deve imparare”. In America il concetto di stagista si è allargato ulteriormente. Alla fine il Liceo Deledda – per esempio – diventerà il Lewinski Institute.
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Nomen omen. Dibattito tra Fassino (che ora si chiama Pautasso) e Rutelli (che però s’è ribattezzato Merumeni) sul nome da dare all’Ulivo. Dibattito non facile, visto che domattina Pautasso ex Fassino si chiamerà Anzolin e Merumeni ex Rutelli, non soddisfatto del proprio nome, medita di cambiarlo ancora in Mazzacorati. E devono ancora intervenire Di Domenico (che prima si chiamava Pecoraro), Zamboni (ex Prodi), Stoppani (ex Bertinotti), Magyarovic (ex Cossutta) e Buondelmonti-Mazzanti-Viendalmare (ex… beh, ha mantenuto i baffi). Insomma, nessuno è contento più del proprio nome. Figuriamoci trovarne uno per un gruppo politico che stia bene a tutti. Alla fine, per reminiscenza scolastica, qualcuno ha cominciato a dire: “l’Innominato”. “Vota Innominato”, “Innominato per le riforme”, “Per un’Italia migliore: Innominato!”. Il simbolo è un cerchio bianco, con niente dentro.
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Che poi, nomi a parte, non è una discussione proprio sul nulla. Se se ne va Berlusconi, non è che cambi solo un governo: cambia tutto. Ma in che direzione? Notabili o zapateri? Berlusconesimo moderato o swinging anni Settanta? America o Europa? Quotarsi in borsa o fare i volontari? Baffetti o capelloni?
Insomma, materia per discutere ce n’è. Spuntano bestie strane, come quel Vendola in Puglia, che non sono rassicuranti per nessuno. L’avessero eletto come gay: vabbè, stiamo diventando moderni anche noialtri. L’avessero eletto come communista feroce: vabbè, un momento di distrazione. Il guaio è che l’ha eletto un partito complicatissimo, e precisamente la fusione (al termine di un processo durato almeno quarant’anni) fra l’antica base cattolica “campagnola” (Dossetti, papa Giovanni, Tonino Bello) e i communisti pepponisti (da Di Vittorio in poi). Insieme, questi due sono la maggioranza tradizionale del paese. Non hanno mai “fatto politica” (ci pensavano i vescovi e i segretari) direttamente, ma da qualche anno in qua hanno preso questo vizio, e naturalmente alla fine si sono ritrovati insieme. Questa, probabilmente, è “la” sinistra, non solo una componente di essa. Potrebbe perfino governare (stavolta senza segretari e vescovi) il paese.
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Fassino: “Vogliamo un leader forte, con un’investitura forte”. Noi, qua a Testaccio, avremmo Romoletto Mandrione detto Ercolino. Però lui vorrebbe sapere, dopo l’investitura forte, chi glielo ripaga il motorino.
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Feste. Festa alla regione Lombardia per festeggiare la fine della sanguinosissima lotta fra Bossi (“Diccì ladrona, ci candidiamo da soli”) e Formigoni (“Lista civica, alla faccia di Berlusconi”). “Senza la Lega”, “Meglio soli che con questi qui”. Difatti si presenteranno insieme, agli ordini di Berlusconi. A Formigoni, per il calamento di braghe, toccano venti deputati. A Bossi le poltrone che già ha, e che si tiene strette. E la lite? Teatrino per i gonzi. (E il vino, e i tarallucci? Li finanzierà la regione).
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Invitati. Alla festa di Bush c’era pure la Famiglia Rendo? Quella a cui il presidente ha affidato d’autorità la vigilanza dei venti principali aeroporti americani?
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America (o Russia, ormai fa lo stesso). Ucciso con due colpi di pistola il giornalista Gary Webb. Le autorità hanno immediatamente parlato di suicidio. Aveva scritto il famoso “The Dark Alliance”, con cui denunciava alcuni funzionari americani e la Cia come produttori e distributori di droghe di massa, mirate al finanziamento (contras, ecc.) di iniziative “coperte”. Per questa e altre opere ha vinto il Premio Pulitzer e due pallottole calibro trentotto.
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Londra. Al minimo storico, secondo un sondaggio del Times, l’appoggio dei britannici alla guerra in Iraq: ventinove per cento. Se le guerre le decidesse la gente, questo sarebbe un bel grattacapo.
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Solidarietà. Kobe. Conferenza sulla prevenzione dei disastri organizzata dalle Nazioni Unite. Nessuna dichiarazione comune sulle misure concrete per i sistemi di allarme nelle regioni colpite. A queste ultime, dai paesi ricchi, non sono stati cancellati i debiti ma semplicemente sospesi per un po’ gli interessi. Perciò, anche se i sistemi d’allarme fossero stati decisi, non avrebbero avuto come comprarli.
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Santi. San Bettino martire. Lo chiede, in una lettera al papa, il sindaco di Villafranca in Luniga Lucio Barani, che aveva già intitolato allo scomparso leader un monumento e una piazza. “Il suo impegno politico e umano venga valutato dalle massime autorità religiose e proposto per la beatificazione”.
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Fanti. Il Capo dello Stato S.E. Carlo Azeglio Ciampi ha ricevuto nel pomeriggio al Quirinale il dott. Savoia Emanuele Vittorio. Ne dà notizia un comunicato di routine dell’ufficio stampa..
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Da www.libero.it (portale per famiglie). < Nel cast di 100 colpi di spazzola grazie a Sony e Libero. Avete sempre sognato di poter, un giorno, far parte del cast di un film? Di salire agli onori delle cronache, un po’ come l’autrice del libro “100 colpi di spazzola prima di andare a dormire”, per le vostre doti speciali e uniche? Ora, grazie a Sony Pictures Releasing e Libero il sogno si potrebbe trasformare in realtà. Per la versione cinematografica delle vicende di Melissa P., la produzione ha infatti deciso di scegliere due attori, un ragazzo e una ragazza, pescando nel ricco mondo di internet.
Gli aspiranti interpreti, d’età compresa tra i 18 e i 20 anni, dovranno inviare le loro foto all’indirizzo casting100colpi@libero.it. I responsabili del casting selezioneranno i più interessanti e rispondenti alle indicazioni della sceneggiatura >
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Domani. Qualche problema nel piano di rinuclearizzazione annunciato tre anni fa dal Presidente della Repubblica (allora Presidente del Consiglio) Silvio Berlusconi. Nella centrale di Aosta c’è stata una fuga di vapore radioattivo (la costruzione era stata appaltata alla ditta Previti). La polizia ha caricato i tecnici (torturandone alcuni) ma il vapore ha continuato a venir fuori. E’ stato chiamato il Responsabile Emergenze Dell’Utri, il quale ha fatto al reattore una proposta che non si può rifiutare. Il reattore tuttavia, per nulla intimidito, è esploso. Il governo annuncia che la situazione è adesso sotto controllo in tutta l’area del Golfo di Aosta.
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Cronaca. Gedda (Arabia Saudita). Prezzo record per una giovanissima sposa, il cui padre ha ottenuto dallo sposo ben diciassette cammelli. Il matrimonio sarà celebrato appena lei farà sedici anni. (Non stiamo difendendo solo il petrolio: stiamo difendendo anche questo).
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Cronaca. Sigonella (Italy). Sciopero degli italiani a Sigonella. Nella base militare Usa vicino Catania vengono negati i più elementari diritti ai 900 indigeni che provvedono ai servizi essenziali.
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Cronaca. Roma. Inchiesta al San Giacomo per la morte di un barbone, Gianfranco Amendola, morto poco dopo essere stato respinto dall’ospedale. Aveva una broncopolmonite acuta, ma quelli credevano che fosse ubriaco o roba del genere e l’hanno buttato fuori. A denunciare la storia è stata una signora, presente per caso, colpita dalle “maniere sgarbate” con cui l’uomo sera stato mandato via.
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Compagni. Quello che è morto adesso, laggiù in Cina, Zao Zi-Yang. Era quello che si oppose a sparare sugli studenti, a Tien An Men. Per questo lo rimossero dal potere e lo mandarono ai domiciliari, fin quando è morto. Fucilarlo non potevano perché era un dirigente popolarissimo, uno dei primi, aveva cominciato quando ancora in tutta la Cina compagni ce saranno stati mille o duemila e la Cina era una colonia, sottomessa a tutti. Adesso, i “compagni” cinesi sono nomenklatura, l’equivalente esatto dei nostri Vip. Con cui vanno d’accordissimo, cercando di insegnarsi a vicenda i metodi migliori per tener sotto la gente e restare là sopra a comandare. Dei ragazzi di Tien An Men non gliene frega più niente a nessuno: le “crociate per la libertà” saranno belle, ma gli affari e i dollari sono più belli ancora. Anche per questo quelli come Zao muoiono solitari, lontani dal potere, isolati internazionalmente.
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Auschwitz. Sessant’anni fa. Gli ebrei. Gli zingari, gli omosessuali, gli handicappati, gli “asociali”, i partigiani. E anche il soldato Ivan, che allora li liberò e ora probabilmente, se campa, non ha neanche da mangiare. Ricordiamoli tutti, nessuno escluso. Non furono pochi criminali a ucciderli, fu mezza Europa. E chiediamoci quali altri Auschwiz, con noi “volenterosi carnefici”, verranno commemorati fra sessant’anni.
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Alessandro wrote:
< Nel 1995 un litro di latte costava 36 centesimi alla stalla e 98 al consumatore. Nel 2004 33 centesimi alla stalla e 1,35 euro consumatore. (Assoutenti Liguria – Corriere Mercantile del 12 Gennaio 2005). Altro bell’esempio di “privatizzazione”: addio centrale del latte municipalizzata, e benvenuti finanzieri d’assalto alla Tanzi! E’ l’era dell’ottimismo, l’era dei parassiti che succhiano 2 volte il sangue, a chi realmente produce un bene, e a chi lo acquista, noi >
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Piero wrote:
< Barcellona Pozzo di Gotto, festa del patrono. Tra le bancarelle degli ambulanti che vendono giochi per i bambini, ce n’è una degna di nota. Vi si può trovare una pistola giocattolo con i piombini di plastica, che sul cartoncino della confezione ha un soldato in mimetica, armato di tutto punto. Nella confezione c’è scritto “Forze di pace”. Infatti adesso la guerra si chiama pace >
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Giuseppe S. wrote:
< E ditemi che Totò vasa-vasa non ha ragione! Tutte le considerazioni che possiamo fare su mafia e Sicilia vanno a sbattere con molto fragore contro una semplicissima domanda i siciliani vogliono che cambi lo stato di fatto attuale? Non vedo perché dobbiamo arrogarci la ragione che “della mafia bisogna parlare”, “uccide il tessuto connettivo dell’economia isolana”, quando poi i DS in regione glissano sulla mozione di sfiducia al Presidente rinviato a giudizio e il siciliano medio non ha nessuna intenzione di alzare la testa, ed il sessantuno a zero lo testimonia! Quando parlo così ai miei amici mi tacciano di essere diventato leghista nei dieci anni che sono via. Io do un’altra motivazione: amo troppo questa terra! E poi mi viene in mente Vincenzo Consolo: Sicilia, terra bellissima e vastasa! >
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Francesco wrote:
< Solo per segnalare che se oggi a Palermo la mafia impazza e c’è uno che comanda come Dell’Utri che sarebbe “mafioso” (beh, non è proprio così ma non sottilizziamo), ieri la mafia non stava male e non le mancavano le possibilità di dialogo con personaggi più illustri di quello da te citato. Diciamo allora che almeno il rapporto tra mafia e politica non l’ha inventato Berlusconi, “in Italia”, “a Palermo”, “qui” e “ora”… >
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giocorradini@virgilio.it wrote:
< E’ appena uscito il libro-inchiesta di Carlo Ruta “Morte a Ragusa. Il delitto Tumino, Giovanni Spampinato e le macchinazioni della legge”. In questo dossier, le cose che fino a oggi sono state taciute sull’assassinio di AngeloTumino, costruttore d’assalto nella Ragusa degli anni 60-70, e le reali ragioni per cui è stato assassinato il giornalista de “L’Ora” Giovanni Spampinato. Le testimonianze, i documenti riservati, le prove definitive sulle coperture, le falsificazioni, i complici “insospettabili” e i responsabili morali, ancora attivi nelle istituzioni. Dopo 32 anni tante cose diventano spiegabili. Esistono quindi le condizioni perché il caso, fra i più scandalosi nella storia dell’est siciliano, venga riaperto, a dispetto di coloro che per decenni lo hanno voluto ermeticamente chiuso. Per informazioni e richieste pregasi telefonare al 347.4862409. Un cordiale saluto, l’editore >
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Davide Pappalardo <deadpoet@tin.it> wrote:
< Bisogna partire da quello che c’è ora e che funziona, e cioè la Catena. Ma te ne rendi conto? La Catena è un gioiello di agilità, magrezza, leggibilità. Ti arriva nell’email, un file di 25K, lo stampi in tre secondi e lo leggi nel cesso. Non c’è niente più facile e godurioso.
Rimpolpare un po’ la Catena senza snaturarla, anche 15 pagine, con più interventi di lettori e di redattori. Mandarla sempre per e-mail, ma tentare anche un approccio cartaceo. Si prendono 10 ragazzi a roma, 10 a milano, 5 a firenze, bologna, catania eccetera. Una bella scorta di risme di carta e stampanti robuste. Si stampa la catena con una bella copertina fotografica (sull’esempio delle belle copertine del manifesto e di Lapis qui a CT). Si aggiungono in coda più poesie, aforismi, brevi raccontini. Si distribuisce la Catena nelle principali edicole, gratuita. La legge anche chi non la conosce ancora e si aggancia anche per e-mail. Si crea un circolo virtuoso e vediamo che succede. E poi si parte da là.
Progetto editoriale. 1) Redazione della Catena (in rete, elasticamente). 2) Forum (dove raccogliere idee, piccoli articoli, opinioni di tutti. ecc.). 3) Catena “light” (come ora, e in più anche ne forum). 4) Catena cartacea (più rimpolpata, con copertina, più articoli, “terza pagina”, ecc.) >
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“Giornale”: sono arrivate diverse proposte, e questa è una. Dibattito aperto.
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Logan Clash wrote:
Dedicato ai folli (per E.B.)
< Dedicato ai folli
Agli Anticonformisti
Ai Ribelli
Ai Piantagrane
A tutti coloro che vedono le cose in modo diverso.
Costoro non amano le regole
né i regolamenti.
Non hanno alcun rispetto per lo Status Quo.
Potete citarli
Dissentire
Potete glorificarli o denigrarli
L’unica cosa che non potete fare è ignorarli
Perché riescono a cambiare le cose
Inventano, immaginano
Esplorano, creano, ispirano.
Soffrono. Si disperano. Godono. Amano.
Sognano.
Contengono lo spirito dell’evoluzione.
Qualcuno potrebbe definirli folli.
Perché sono coloro che sono abbastanza folli da pensare
di potere cambiare il mondo.
E lo cambiano davvero >
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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)