14 febbraio 2005 n. 271
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Smog. “Vogliamo respirare”. Ma la politica non risponde.
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Vip. L’onesto Fassino, mentre si recava al Partito in tram, ha visto una zingarella che infilava la mano nella borsetta di un’anziana signora, evidentemente con intenti loschi e predatori. L’onesto Fassino ha subito dato l’allarme, il tranvai s’è fermato, l’autista ha bloccato le porte e poco dopo una pattuglia di Regi Carabinieri ha preso in consegna la zingarella. “Ladri!”. “Non si può campare più!”. “Sul sangue della povera gente!”. “Mascalzoni!”. E l’onesto Fassino annuisce, inchinandosi mesto e grave a destra e a manca.
Il giorno dopo, l’onesto Fassino, mentre si recava al Partito in tram (veramente i segretari d’oggigiorno usano l’autoblù: ma questa è una novella edificante), ha visto la stessa vecchietta del giorno prima, con la medesima borsetta. E, boja faus!, la borsetta era aperta e una mano ci stava frugando dentro. “Altolà!”. Ma ecco che il proprietario della mano si volta (stavolta è un signore distinto, con cravatta e tutto) e fa: “Prego?”. “Mah… non so, lei sta… insomma lei starebbe… rubando?…”. Al che il signore sospira, tira fuori una tessera e gliela porge. “Ecco, guardi qua”. Fassino guarda il documento e non c’è dubbio, è una regolare tessera da Vip. “Sono il segretario del partito X” fa severamente l’uomo. “Ah… mi scusi… non potevo immaginare… io non sapevo…”.
L’uomo lo squadra con disprezzo, mentre continua a esplorare la borsa della vecchietta. “Eh” fa infine, con l’aria chi si contiene solo per buona educazione, mentre guarda controluce le due misere carte da venti che ne ha tirato fuori. “Permesso. Devo scendere. Permesso”. E se ne va tranquillamente, non si sa se più offeso dalla scortesia di Fassino o dalla miserabilità di questi pensionati d’oggigiorno.
Fassino resta là imbarazzato, la vecchietta continua a guardare tranquillamente fuori dal finestrino (tanto c’è l’onesto Fassino che vigila) e la vita va avanti come al solito fra Porta Palazzo e l’Albergheria. Certo, mica puoi chiamare i carabinieri per un Politico nell’esercizio delle sue funzioni: e che siamo, communisti? Però Fassino si sente a disagio lo stesso.
Come immagino si sarà sentito subito dopo aver invocato, fra i numi tutelari del Riformismo, il ladrone Craxi. Turati che scrive l’inno dei lavoratori, Prampolini che arringa i braccianti, Gramsci con gli occhialini e i riccetti, Matteotti che fa agli sgherri “Ucciderete me, ma non la mia idea!” e, panzuto e spavaldo, il Bettino. Certo, c’è dei buoni motivi per mettercelo là: lo Sdi, lo Sdo, la Gad, la Bad e tutto il resto. Ma io mi ricordo quei cinque o sei ragazzi della Fgci, in quel paesino di mafia, col loro volantino contro i mafiosi e i ladroni. Non che abbiano fatto carriera nel Ds (i figiciotti, intendo). Però forse un pensiero anche per loro ci stava bene.
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Non è che Fassino voglia un bene particolare a Craxi o che, fra tutti i ladroni possibili, abbia una simpatia specifica proprio per costui. Il fatto è che Fassino è un “politico” come Craxi. E già ai tempi di Craxi questa parola (filologicamente nobilissima) aveva perso ogni complicità con la polis, la politica e tutto il resto. A Roma come a Pechino, a Washington come a Mosca, “politico” vuol dire ormai “gestore professionale del potere”. A volte col consenso, a volte con la tirannia: ma sempre al di sopra e al di fuori delle persone comuni. Vip o nomenklatura fa lo stesso.
Questa categoria (o forse ormai classe sociale) da noi deriva direttamente dall’antico notabilato cittadino, non privo di suoi valori, ma irrimediabilmente altra cosa rispetto alla democrazia. Per capire fino in fondo la solidarietà istintiva fra un Fassino e un Craxi, bisogna sapere che da noi il diritto di voto è stato benignamente concesso (nel 1848) da un re, che fino al 1909 è stato ristretto al sette per cento della popolazione (i più ricchi), fino al 1913 al venti per cento, fino al 1946 al cinquanta per cento circa (i maschi) e solo da due o tre generazioni è diritto universale. Quando finalmente la democrazia è arrivata, essa è stata gestita – bene – da due grandi partiti-chiese, nessuno delle quali era completamente democratico nella propria struttura interna né privo di teologie autoritarie cui render conto.
Ecco perché il banale “la legge è uguale per tutti” non riuscirà mai ad arrivare fino a un Fassino. Non perché egli sia “communista”, ma perché è un notabile italiano. E’ lo stesso motivo che, in forma patologica, genera i Berlusconi. Nella nostra cultura i cittadini infatti *non* sono uguali. Il concetto stesso di cittadino è rarissimo nella nostra storia, fatta da sudditi, da ribelli, da principi, da cortigiani, da prelati, da tutti fuorché da cittadini. (Ma, e la Resistenza? e i garibaldini? Andate a vedere quanti partigiani e quanti garibaldini hanno “fatto carriera” nel sistema ufficiale, sinistra compresa, senza dover ammorbidire significativamente le proprio caratteristiche egualitarie e di cittadini).
Craxi, Fassino, Berlusconi e gli altri non sono dei corpi estranei in questo paese. Sono l’Italia storica, “l’autobiografia della nazione”; il passato. Se ne esce solo con un salto di generazione. Il Quarantatré, il Sessantotto, l’antimafia dei primi anni Novanta sono stati dei tentativi in tal senso, magari inconsapevoli, ma via via più precisi. Il prossimo arriverà prima o poi, perché nel Paese profondo nomenklatura e notabili, che pur sono i soli a parlare, non convincono affatto e anzi cominciano ad esser visti come una razza a parte. Gli applausi tributati a Fassino in un “luogo politico” difficilmente gli sarebbero stati concessi all’uscita di una metropolitana, o in una fabbrica o in una scuola.
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Mafia e Ponte. Nel febbraio 2001 suscitò qualche scandalo la battuta del presidente della Società del Ponte (e capo del locale quotidiano del gruppo Ciancio) Nino Calarco “Se la mafia è in grado di costruire il Ponte, benvenuta la mafia”. Cosa Nostra l’ha preso in parola e s’è messa a lavorare alacremente agli appalti del ponte. Purtroppo per lei (e per il ponte), i carabinieri hanno sgamato la cosa ed è finita con una retata generale. Vorremmo sapere se è stato interrogato dai magistrati anche Calarco: sarebbe interessante sapere, ora che le cose si son fatte concrete, che cosa abba fatto seguito a quella sua esternazione.
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Omertà. Franco Piperno, uno dei vecchi capi di Potere Operaio, conosceva la verità sul rogo di Primavalle (due “fascisti” bruciati vivi, di cui uno di otto anni) già un mese dopo il delitto. Questa verità era così grave da indurlo più tardi a sciogliere l’organizzazione – ma non a parlare coi magistrati, o anche solo a smettere di prendere per il culo i compagni che anche sulla base delle sue dichiarazioni avevano creduto all’innocenza di Lollo. L’omertà di Franco Piperno, preteso compagno ma vero boss mafioso, è durata più di trent’anni ed è finita pochi giorni fa con una intervista “durante la pausa di un convegno al quale partecipa nel suo ruolo di assessore alla comunicazione per il comune di Cosenza”. Il passato, afferma l’assessore, va affrontato “a livello politico invece che giudiziario”. Sarà. Intanto, lui continua a fare l’assessore. Un “livello politico” non molto lontano da quello di un Badalamenti.
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Con le buone, no. Solo uno, fra tutti i commercianti palermitani taglieggiati dal pizzo, ha avuto il coraggio di chiamare il numero antiracket istituito dalla questura. Così alla fine l’hanno chiuso (il numero antiracket, non il racket) perché tanto erano soldi buttati via. S’invoca la “mancanza di fiducia nelle istituzioni”. Ma chissà che succederebbe se, invece di aspettare per altri vent’anni la buona volontà degli imprenditori, si cominciasse a incriminare quelli di loro che vengono via via trovati nei (numerosi) elenchi sequestrati ai mafiosi. “Qua dice che lei ha pagato diecimila euri di pizzo alla Famiglia tale, il giorno tale l’anno tale. Afferma o nega?”. “Mah… io veramente… ero costretto…”. “Bene. Ma ha segnalato il fatto, sia pure anonimamente e senza correre rischio alcuno?”. “No”. “Allora lei è denunciato per omessa denuncia e concorso in estorsione”. L’impresa verrebbe posta sotto sequestro, gestita come un bene sequestrato alla mafia, e restituita all’imprenditore solo in caso di assoluzione.
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Sabbia. Altri due giornalisti dimessi dalla Commissione Taormina, quella che teoricamente dovrebbe occuparsi dell’assassinio di Ilaria Alpi. Entrambi colleghi di provata esperienza, erano gli ultimi consulenti indipendenti della Commissione. Fra i membri di essa (la prima nella storia della Repubblica ad essere presieduta da Carlo Taormina) solo l’onorevole Bulgarelli, dei Verdi, ha sentito finora il bisogno di dimettersi per non avallare involontariamente lo strano operato di Taormina
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Mani Pulite. Sirchia prendeva assegni dai farmaceutici? Complotto dei communisti. Il tirapiedi di Formigoni intrallazzava col petrolio iracheno? Complotto della Cia. Stavolta ad Hammamet non ci va più nessuno
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Sovversivi. Alla fine i ferrovieri si sono decisi, e hanno fatto uno sciopero come Dio comanda. Obiettivo: salvare la pelle di ferrovieri e viaggiatori. Pienamente realistico, vista l’epidemia d’incidenti causati dall’allegra amministrazione. Il governo s’è fatto dare la lista degli scioperanti. Olio di ricino sotto casa o semplice licenziamento, per i ferrovieri sovversivi?
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Giustizia. Già a casa ai domiciliari i due che quattro mesi fa uccisero un uomo – perché gli aveva rigato la macchina – a calci e pugni. Gli assassini, Salvatore e Natale Mannino, hanno offerto alla vedova una grossa somma di denaro. “Non voglio soldi – risponde lei, siciliana – Voglio giustizia”.
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Democrazia 1. I votanti in realtà erano stati – a quanto via via viene fuori – circa il cinquanta per cento. Il resto era propaganda – e propaganda in mala fede, con la mobilitazione dei media e l’intimidazione dei dubitanti. Riepilogando: per gli iracheni, un po’ di democrazia in più (meglio di niente). Per noi “occidentali”, un po’ di democrazia in meno (sostituita dalla propaganda). Per Fassino, un’altra volta conti fino a venti prima di arruolarsi.
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Democrazia 2. “Evviva. Ora che abbiamo vinto, applicheremo la legge islamica. Siccome però ora siamo democratici, prima di lapidare froci e adultere gli faremo il processo”.
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Democrazia 3. “Elezioni” anche in Arabia Saudita, per la prima volta da che c’è questo Stato. Non votano le donne, di parlamento non se ne parla, si vota solo per alcuni comuni e anche qui metà dei seggi li assegna direttamente il governo. Vietate le chiese, frustate se ti fai una birra, lapidazioni a destra e a manca, sharia, teste tagliate, tortura e monarchia assoluta. Saddam, in confronto, era un modello di democrazia occidentale. Eppure, questi sono nostri alleati.
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Grande Fratello. Adesso il nuovo “format” è la tortura. E non una tortura qualunque bensì una pubblica e attuale, Guantanamo. Gli autori del nuovo reality di Channel 4 (quello che ha lanciato il Grande Fratello in Inghilterra) dichiarano infatti esplicitamente di rifarsi alle testimonianze e ai documenti resi pubblici su Guantanamo, nonchè alle “tecniche” ivi adoperate. Vincerà il concorrente che durerà più a lungo. Le associazioni umanitarie dicono che è Ok, servirà a far conoscere quant’è cattiva la tortura.
Nel 2003, uno scoop su Guantanamo (vera) del “The Mail on Sunday” è stato censurato da quasi tutti i media per almeno due mesi. Sei mesi fa un tribunale britannico ha dichiarato “valide le prove ottenute con la tortura”. Due mesi fa, a un altro reality consistente in una finta campagna elettorale, ha vinto il “candidato” che proponeva la revoca dei diritti umani e la deportazione forzata degli immigrati (il premio per il vincitore consisteva in una campagna elettorale vera).
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Risiko. Le prospettive per il futuro non sono catastrofiche, gli USA non hanno quattrini, non hanno più esercito, non hanno più credibilità bellica, persino la Cia ha ammesso ufficialmente che le armi di distruzione di massa non si troveranno mai. L’Europa, Gran Bretagna e Polonia incluse, è assolutamente decisa a non appoggiare un’opzione bellica contro l’Iran. L’Irak impegnerà gli americani per almeno tre anni, la Russia non si esporrà prima di aver consolidato quel che le resta del potere. Sembra insomma, tanto per restare su Risiko, che gli USA in politica estera passino la mano per qualche turno. Ma se davvero così fosse perchè Bush avrebbe rinnovato l’intero consiglio dei ministri e l’intera amministrazione, spostandosi nettamente a destra su ogni nuova nomina? Alle ultime elezioni si è visto abbastanza chiaramente, lo spostamento a destra degli Stati Uniti è sì progredito, ma non è stato completato, i prossimi quattro anni di Bush devono consolidare il terreno guadagnato e bonificarne di nuovo. God save Hillary Clinton. [t.gand.]
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Memoria. Arrestati, malmenati, condannati, anni e anni di carcere per un attentato che non avevano commesso. Trent’anni dopo, il capo del governo – Blair – riconosce che era tutta una montatura e Chiede Scusa. Le scuse non restituiscono una vita. Certo. Ma in Italia, nessuno ha mai chiesto scusa per Pinelli o Valpreda, o per Franco Serantini.
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Meno male. Ora che sono diventato anch’io un matusa, la gente non sa più che cosa vuol dire.
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Cronaca. Roma. Dopo la lite col vicino di casa, prende una bomboletta, va in garage e gli stampa sulla macchina una stella di David con la scritta “Jude”. L’uomo, denunciato a piede libero, è un dipendente laico del Vaticano.
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Cronaca. Catania. La accompagnavano a ritirare la pensione, si prendevano i soldi e poi la riaccompagnavano alla stazione a chiedere l’elemosina e a dormire là. Il dramma di A.M., 72 anni, è stato scoperto dopo diversi mesi di questa vita, dai poliziotti della stazione e dai ferrovieri. In galera, alla fine, gli aguzzini: Ignazio Torrisi di 54 anni e Maria Rizzo di 44.
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Cronaca. Torino. S’era infilato nell’androne, accovacciato sullo zerbino, perché fuori faceva davvero troppo freddo. I condomini hanno chiamato la polizia. Lui s’è ribellato agli agenti. Hanno chiamato un’ambulanza è gli hanno dato un sedativo. Qualcosa non ha funzionato ed è morto così, per collasso, a cinquant’anni.
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Cronaca. Palermo. Rapinato del telefonino all’uscita da scuola: ma lui (dodici anni) non si arrende. Chiama il fratello maggiore (quattrordici anni) e fra tutt’e due si mettono a pedinare di nascosto il rapinatore. Finalmente lo vedono fermarsi un po’ in una pizzeria. Allora chiamano il centotredici, arrivano i poliziotti e se lo portano via. Altro che quei donabbondi di “imprenditori” siciliani.
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Piero C. wrote:
< E’ già la seconda volta che mi capita di fermarmi a fare gasolio presso un distributore AGIP sull’autostrada del Brennero (A22 Vr-Brenn, Garda Est, Cavaion Veronese) e di trovare in vendita, nell’annesso negozio AGIP, dei portachiave, gagliardetti, piccoli busti, ritratti ecc ecc di Mussolini. Ovviamente circondati da altri simboli di stampo fascista (fascio littorio, teschi, ecc). L’ultima volta che mi sono fermato ho trovato non solo immutato l’assortimento di simboli fascisti ma, con grande e amplificato disgusto, anche nuovi feticci: portachiavi e immaginette di Hitler e svastiche varie! Domanda: ma, al di là di tutti i giudizi, è legale tutto questo? >
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gandini@wema.it wrote:
< Sto cercando gente in gamba ed entusiasta per collaborare a Web Magazine (www.wema.it) >
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G.V. wrote:
< Ciao, informo gli utenti a cui il gestore della loro posta elettronica impone di utilizzare come numero di connessione ad internet il proprio, che esiste un programmino scaricabile su www.freepops.com che permette di liberarsi di questa imposizione >
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Alessandro Paganini wrote:
< Genova tappezzata da faccioni, slogan, simboli elettorali.
I casi sono due.
1) Siamo così idioti da votare al buio chi investe (quindi ha, o avrà ad elezione avvenuta) centinaia di migliaia di euro, per ripetere alla nausea idiozie, falsità ed imbrattare la città.
oppure
2) La nausea ci spingerà invece a informarci un minimo su curriculum e gestione di questi signori.
Io, la campagna, la farei così: ho 100.000 euro? Comunico alla stampa che non farò un solo santino, l’assegno va a Gino Strada, o a Don Gallo, o adottiamo 400 bambini in Mozambico, oppure fate voi. Poi faccio un sito – è gratuito – ove metto il programma (per il programma è facile, basterebbe copiare qualche articolo dalla Costituzione, e provare a farlo rispettare sul serio). E poi vado solo dove mi invitano, a costo zero, tv, giornali, ma soprattutto associazioni, e soprattutto (il programma è semplice, vedi sopra) ad ASCOLTARE.
Se il tam-tam non parte, e non convinco, almeno ho fatto qualcosa di buono, non ho distrutto quintali di cellulosa, e non ho spaccato i marroni, non richiesto, alla popolazione che non ne vuole sapere>
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iqbalmasih@tiscali.it wrote:
< Giorno 17 febbraio alle 20 verrà inaugurata la palestra del Centro Iqbal Masih in Viale Moncada 5 a Librino (Catania). In effetti manca ancora un po’ tutto ma stiamo cercando di recuperare quel che serve per incominciare per quella data. Avete qualcosa in un angolo della stanza o in garage che non usate più, anzi vi ingombra? Una cyclette, un peso, un attrezzo ginnico, dei materassini, una panca etc.? Mandateci una mail, ci coordineremo e verremo a prendere il materiale quando sarà per voi possibile. Ogni contributo, anche il più piccolo risulterà per noi prezioso.
Il Centro Iqbal Masih gestisce uno spazio di aggregazione nel quartiere di Librino autofinanziando tutte le attività. Sono attivi il laboratorio di recupero scolastico, la scuola di ballo, disegni ed affini, mentre stanno per iniziare il laboratorio teatrale e quello di capoeira. Vi ricordiamo che il 15 aprile ricorrererà il decimo anniversario della morte di Iqbal Masih, il sindacalista-bambino pakistano assassinato dalla mafia del suo paese a soli dodici anni per avere denunciato la vergognosa condizione dei bambini lavoratori. Secondo noi il modo migliore per ricordarlo sarebbe organizzare una campagna contro il lavoro minorile anche nella nostra città >
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Marta <msunrise@tin.it> wrote:
< Qui a Bologna al Teatro Testoni, giovedì 17, lo spettacolo L’Attentato, di TNE e Teatro dell’Argine, in collaborazione con l’Istituto Provinciale della Resistenza. A distanza di quasi ottant’anni, ripercorre i giorni del fallito attentato a Mussolini, a Bologna nel ’26. Quell’episodio resta un mistero: non si sa chi fu a sparare, ma i seguaci del Duce picchiarono a sangue un povero quindicenne, Anteo Zamboni, lasciato morire per strada. Fu un delitto senza processo, e di Anteo restano una targa e una via, stretta e senza portici, traversa della ben più nota via Luigi Zamboni. Pochi giorni dopo il fatto, vennero promulgate le leggi speciali che sancirono l’instaurazione della dittatura >
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carlo.ruta@tin.it wrote:
< Le inchieste di “accadeinsicilia”, oscurate ufficialmente per decisione del giudice ragusano Vincenzo Saito, sono ritornate on-line, dopo due mesi di silenzio coatto, con l’apertura di un nuovo spazio informativo, www.leinchieste.com.
Si ritorna on-line senza rinunziare a nulla. E’ stato salvato l’intero archivio di “accadeinsicilia”, costituito, come indicato nel precedente comunicato, da oltre duemila documenti. E in questi mesi di forzata assenza si è andati oltre, a partire dalla sezione “Giuliano e lo Stato” che si arricchisce di dieci importanti testimonianze e atti, del tutto inediti in rete, provenienti da diversi archivi. Con l’avvio della “nuova serie” si punta peraltro a un rilancio analitico e d’investigazione storica, con l’intento di contribuire alla chiarificazione possibile sulle responsabilità politiche e istituzionali della prima strage di Stato del secondo dopoguerra, pure sulla scorta di materiali che sempre più vanno rendendosi disponibili >
Bookmark: www.leinchieste.com
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Giacomo Alessandroni <g.alessandroni@peacelink.it> wrote:
< Non so se te lo mai detto, ma chiunque puo’ rilanciare la catena dal suo sito utilizzando questo feed RSS:
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San Valentino
Tu non ricordi più come dolcemente arrossivi
Di fronte ad una rosa, in un mattino di questi,
Fra due banchi di scuola e come sorridevano
Timidamente gli occhi quindicenni
E fuori nella strada ci chiamavano
Le primavere a venire e l’allegria
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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)