San Libero – 283

9 maggio 2005 n. 283

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Ok, questo è il San Libero di questa settimana. Però ormai siamo un bel po’ di ragazzi a fare giornalismo professionale e indipendente su web – e mi pare che ormai sia abbastanza chiaro, al di là delle (giustificate) vanterie di qualcuno, che qua c’è almeno altrettanto giornalismo che nelle tivvù o nei giornali di quei signori. Mi chiedo se non saremmo già capaci di fare qualcosa di meglio che non presentarci a uno a uno ciascuno col suo bel webbino o col suo blog o con la sua e-zine. Secondo me, abbiamo già superato la massa critica iniziale e l’unico problema è che siamo talmente timidi (e individualisti) da non riuscire a tirare la manetta per il decollo. Già, dici tu, e i soldi? I soldi, già. Nessuno sa ancora bene come funzionino esattamente i soldi nell’internet. In ogni caso, comunque, stiamo già facendo un sacco di belle cose senza soldi, così tanto per divertirci. Divertimento per divertimento, tanto varrebbe cominciare a divertirsi tutti insieme e volando alto…
Ok, via con le notizie – non sono notizie. Coi filmati – non sono filmati. Col tiggì – non è un tiggì. E allora perché cavolo ve le leggete?

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Centrosinistra. “Ebbene sì, vi ho imbrogliato. Ma che ci potete fare? Mica vorrete far vincere i conservatori!”. Con questa semplice campagna elettorale Tony Blair ha portato il Labour a uno dei livelli più bassi della sua lunga storia, ha perso selvaggiamente seggi e voti, ma è rimasto al governo. Alla fine di questa triste campagna, coi conservatori che non osavano parlare di Iraq (il tema su cui Blair era più debole) e coi tabloid di Murdoch che strombazzavano le qualità virili del loro candidato, l’Inghilterra vota contro il blairismo, ma Blair rimane. Ha la maggioranza dei seggi, ma non dei voti.

Politicamente, il vincitore è il leader del “terzo partito”, Kennedy, i cui voti – piallati dall’arcaico sistema uninominale – in un sistema proporzionale lo avrebbero reso arbitro della situazione. Blair, modello non solo in Inghilterra della sinistra “moderna” e privatizzata (ammirata in Italia da Berlusconi e D’Alema), cercherà ora di barcamenarsi con improvvise svolte a sinistra o a destra, come ha sempre fatto. Ma ormai è un perdente, e già gli altri giovani lupi ringhiano per la successione; probabilmente entro un anno passerà a Brown il privilegio di rendere ancor più thatcheriano il partito che un tempo era dei lavoratori.

Il vincitore morale è il capo del partito conservatore, Howard, che appena conosciuti i risultati ha immediatamente dato le dimissioni. “Io correvo per vincere – ha detto – e non ci sono riuscito. E perciò me ne vado. Spero che chi mi sostituirà faccia meglio”.

Nello stesso momento, nel collegio elettorale di Blair, si svolgeva una breve conferenza stampa coi due candidati: il vincente, Blair stesso, e il perdente, uno sconosciuto padre di famiglia che si era candidato solo per denunciarne le responsabiltà nella morte del figlio, uno dei tanti giovani mandati al fronte “for King and Country”. L’uomo, un signore di mezz’età dall’aria stanca e ferma, ha detto poche parole per ringraziare i cittadini. “Non è stato facile per me – ha detto – ma dovevo farlo per rispetto di mio figlio. Ci sono cose che debbono essere fatte e lezioni che debbono essere apprese. Io spero profondamente che un giorno per questa guerra un primo ministro chiederà scusa”. Alle sue spalle, il vincitore – giovanile e pimpante in abito ministeriale – ascoltava compunto con un sorriso alla Uriah Heep.

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2005. A Vittoria, in Sicilia, un disabile mentale di 56 anni è stato ucciso a botte da tre ragazzi fra i 15 e i 21 anni. L’uomo, da tempo soggetto a beffe e strazi da giovani del paese, viveva in un casolare dirupato, e là i tre l’hano raggiunto, torturato per alcune ore con tegole e mattoni e infine lasciato per terra morto. “L’abbiamo fatto per divertirci” ha detto uno dei tre. “E adesso che abbiamo finito – ha detto un altro, dopo l’interrogatorio – me ne posso tornare a lavorare?”.
A Policoro, in Basilicata, tre giovani sulla ventina hanno dapprima infastidito in una discoteca una ragazza accompagnata da un disabile; poi, alle rimostranze di questi, l’hanno picchiato e buttato giù dalla carrozzella; infine hanno accoltellato il ragazzo che era intervenuto per difenderlo, freddandolo con un colpo al cuore.
A Roma, a una partita di calcio juniores fra la squadretta della Comunità ebraica (i Maccabi) e quella dell’Acilia, i ragazzini di quest’ultima si son messi a ingiuriare gli avversari: “Ebrei di merda”. Ne è nata una rissa e la partita è stata sospesa.

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Droga. Venerdì 29 a radio Sherwood di Padova ha telefonato una studentessa che diceva di aver visto in stazione una scena assolutamente incredibile, e cioè la perquisizione di due giovani zingare da parte di presunti carabinieri in borghese in servizio antidroga; una delle due, secondo la testimone, sarebbe stata denudata e perquisita sul posto da costoro. A sostegno della sua versione la studentessa ha inviato delle foto, fatte col telefonino, che si trovano ora in rete. Dalle esse la testimonianza sembrerebbe confermata. E’ da supporre che la magistratura stia già indagando per accertare la veridicità del gravissimo episodio e, nel caso esso sia confermato, per punirne gli autori.
Nessuno ha mai pensato a spogliare in pubblico e perquisire i politici sospettati di trafficare droga negli aeroporti o dentro i ministeri. Si vede che ci sono due leggi diverse, una per i politici l’altra per le zingarelle.
Bookmark: www.meltingpot.org/articolo5294.html

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Ministero della Virtù. Nel Texas (una regione del Messico settentrionale “liberata” tempo addietro dagli Stati Uniti) il parlamento ha appena approvato una legge per regolare la lunghezza delle gonne delle cheerleaders, le ragazze che organizzano, nelle varie scuole, il tifo per le squadre locali. Le gonne corte, che le ragazze tradizionalmente portano in queste occasioni, rischiano infatti di corrompere al peccato gli spettatori. In Virginia è stato invece fissato per legge il massimo di pelle esponibile fra jeans e ombelico. In Florida, dove la media della popolazione è più anziana, si è preferito affrontare il problema della punizione dei peccatori, autorizzando i cittadino onesti a sparare senz’altro a chiunque abbia un atteggiamento sospetto.

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Iraq 1. Assolto anche il marine che aveva ucciso un prigioniero ferito nella moschea di Falluja. Il fatto aveva destato qualche sensazione perché lo sfortunato giovane si era fatto riprendere da un cameraman mentre procedeva all’operazione. Ma i superiori hanno deciso che non c’è reato.

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Iraq 2. Imprigionati senza alcun capo d’accusa nove giornalisti iracheni al servizio di testate europee o americane. Ufficiosamente, i militari li sospettano di “aiutare gli insorti”. Uno di loro è stato arrestato mentre scattava per France Presse delle foto sulle rovine di Falluja, la città liberata a colpi d’artiglieria alcuni mesi fa e da allora di fatto off limits per i media internazionali.

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Iraq 3. Retrocessa da generale a colonnello Janis Karpinsk, responsabile della polizia militare in Iraq all’epoca delle torture nel carcere di Abu Ghraib. A motivare il provvedimento però non è tanto il suo operato “carente” rispetto alle torture quanto un furto di cosmetici e profumi da lei commesso al supermercato della base.

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Iraq 4. Nuove regole per gli interrogatori dei prigionieri nel prossimo manuale dell’esercito americano. *Sarà* vietato tenerli nudi, usare i cani, impedirgli di dormire, ecc.

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Iraq 5. Aperta a Washigton un’inchiesta sulla sparizione di quasi cento milioni di dollari destinati alla ricostruzione dell’Iraq ma mai arrivati ai destinatari. Secondo il Los Angeles Times parecchi funzionari avrebbero disposto del denaro senza alcuna forma di ricevuta e in diversi casi vi sarebbero indizi di malversazioni personali.

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Iraq 6. Nessun segno di attenuazione della guerriglia contro occupanti, collaborazionisti e persone innocenti. Essa viene portata avanti da cittadini del luogo e da fanatici di altri paesi, per causa di liberazione nazionale e per crociata “religiosa”, con agguati militari e col terrorismo puro; i bersagli a volte sono i soldati d’occupazione, a volte i bambini che affollano la piazza del mercato. Partigiani, badogliani, fanatici medievali e assassini puri sembrano intenti a fare ognuno il proprio lavoro, senza gran voglia di distinguersi gli uni dagli altri. Difficile definirlo terrorismo. Impossibile chiamarlo resistenza.

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Sudditi. Sigonella (Sicilia) e Rota (Spagna) sono, secondo El Pais, le due basi fra cui il il comando americano in Europa sceglierà quella che dovrà servire come base delle forze speciali di pronto intervento. Gli spagnoli non so: ma per noi una scelta del genere rischerebbe di “coinvolgere il nostro paese in iniziative politico-militari che l’amministrazione americana decidesse anche unilateralmente di intraprendere”. Non lo dico io, lo dice l’ex gladiatore Cossiga. Che invita il governo italiano a sospendere ogni trattativa in merito “fino a che l’amministrazione americana non avrà concesso piena collaborazione alle autorità giudiziarie italiane che procedono per l’uccisione dell’agente Nicola Calipari”.

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Alleati. Il governo israeliano respinge ogni responsabilità nel caso di Larry Franklin, l’alto funzionario del Pentagono arrestato “per ntelligenza con uno stato estero” dopo aver passato documenti top-secret sull’Iraq all’American Israel Committee, una lobby statunitense filo-israeliana. “Noi non c’entriamo nulla e non abbiamo ricevuto alcun documento da questa persona” ha dichiarato un alto funzionario del ministero degli esteri.

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Papi. Non verrà chiuso il sito ma verranno semplicemente smontate le pagine di Indymedia che hanno ospitato un manifesto in cui papa Ratzinger veniva ritratto in divisa nazista. Il manifesto, secondo l’Inquisizione e anche secondo alcuni giudici laici, concreterebbe i reati di disprezzo del sentimento religioso e oltraggio alla religione dello Stato. Il provvedimento viene tuttavia considerato il segnale di una vicina svolta democratica nelle due Rome, dal momento che casi analoghi – ad esempio quello dell’autore di www.giordanobruno/splinder.com – in passato erano stati risolti con minore mitezza. E’ anche vero che fra Giordano Bruno e i ragazzi di Indymedia (che sbagliano pure le scritte anticlericali tipo”Got mit uns”) c’è qualche differenza.
Bookmark: www.indymedia.it

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Notabili. E’ ancora vivo e in libertà Carlo Ruta, l’autore del sito www.accadeinsicilia.net chiuso d’autorità da alcuni magistrati di Ragusa dopo la pubblicazione di una serie di inchieste sugli ambienti bancari, e politici, locali. Ruta, che ha quasi immediatamente aperto un altro sito, ha poi subito il furto dell’automobile contenente quasi tutte le copie del suo libro su queste incheste.
Bookmark: www.leinchieste.it

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Generali. Continua a essere sotto sequestro giudiziario il sito dell’Unione nazionale Arma carabinieri, il “sindacato” dei militari di truppa e sottufficiali dell’Arma che aveva sollevato pubblicamente dubbi sull’opportunità dell’intervento dei nostri militari in Iraq. Il sequestro è stato disposto dopo la pubblicazione della notizia di un megaricevimento di gala dato all’interno della Regione carabinieri Puglia da un (permaloso) generale. Il sequestro era “preventivo”, sono passati sette mesi ma il sito è ancora chiuso.
Bookmark: mmmp… mmm… (bavaglio)

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Vip. Veltroni è un discreto sindaco, e anche come politico con gli anni s’è incivilito parecchio. Con tutto ciò, eccolo che all’improvviso ti annuncia “Ho chiesto a Randoph Giuliani di lavorare per Roma. Dice che è interessato”. Giuliani, come sindaco di New York, è stato – a torto o ragione – un sindaco di destra. “Tolleranza zero”, polizia con pieni poteri, torture inflitte ai sospetti di colore. Non scherziamo con queste cose: l’unica cosa in comune fra Veltroni e Giuliani è che sono entrambi dei Vip; in tutto il resto sono opposti e, fra i due opposti, scegliere tocca ai cittadini. Non a un policante qualunque, per farsi bello un momento alla televisione. Rispetti i patti, non cambi le carte in tavola, dia ai cittadini esattamente la merce che hanno comperato e non un’altra, e non si permetta mai più un’uscita del genere, che è roba da Tagikistan o da Alabama.

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La vittoria. Calci nel sedere al soldato Ivan: ma c’è abituato. Sessant’anni fa – quando ne aveva diciotto – fece fuori Hitler, spaccò i cancelli di Auschwitz, impiccò i collaborazionisti lituani (non solo quelli) che ammazzavano gli ebrei a colpi di spranga di ferro, seppellì i suoi compagni morti sparsi per tutta la Madre Russia e, gli ultimi, per la Terra degli Orchi. Nessuno sa quanti esattamente furono gli Ivan – e le Olga, e i Petruska, e gli uomini e donne e i bambini che morirono a milioni là per permettere a noi civili di vivere senza nazismo. E Stalin? No, non fu Stalin (che fece terrificanti cazzate anche militari) a vincere quella guerra. Fu il popolo sovietico, povero, communista, dignitoso, che difese i kolkhoz e le chiese, la tomba di Tolstoi e le officine di Stalingrado. Poi tornò a casa (quando non lo spedirono a presidiare altri popoli, a fare lo sbirro ad altri poveretti) e… e non fece la rivoluzione, perché gli avevano detto che era stata già fatta. Questo è stato l’unico errore, pensa ora – ma ora è tardi – il vecchio Ivan, pensando alla sua pensione che al nove del mese è già finita, al segretario del Partito del quartiere che ora è un pezzo grosso della privatizzazione e a sua nipote con la tubercolosi, ma senza più una Yalta dove mandarla gratis per le cure. “Fratelli e sorelle, cittadini, compagni…”. “Na Radinu na Stalinu…”. “La Russia è grande, compagni, ma non possiamo più ritirarci perché dietro di noi c’è Mosca…”. Il vecchio si assopisce e sogna ancora una volta se stesso a diciott’anni, col mondo ancora giovane davanti.

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Memoria. “Il comune di Anzola, in provincia di Bologna, ha concesso la cittadinanza a Felicia Impastato, la madre di Peppino, come partigiana”. E’ un passaggio del discorso di Salvo Vitale, uno dei compagni di Giuseppe Impastato a Radio Aut, proprio davanti a quella che fu la sede dell’emittente a Terrasini, all’inizio del corteo fino alla piazza di Cinisi. C’erano almeno cinquemila persone alla manifestazione, la più grande nei ventisette anni trascorsi dalla morte del giornalista, la prima senza mamma Felicia a regalare fiori ai manifestanti sull’uscio di casa sua (che diventerù un centro di documentazione per sua espressa volontà). Se n’è andata quest’inverno nell’indifferenza del suo paese che invece era presente ai funerali di un parente di Tano Badalamenti: non le verrà perdonato tanto facilmente essere stata la prima donna di una famiglia mafiosa a schierarsi contro Cosa nostra.

Tanti tra i cinquemila non erano siciliani e si sono sentiti spinti a venire a Cinisi o per avere conosciuto Impastato attraverso il film o avvertendo il parallelismo tra violenza fascista e mafiosa (è il caso del sindaco di Anzola, della nutrita delegazione di Marzabotto o dei ragazzi del collettivo di Rozzano, provincia di Milano, il paese dove è nato e cresciuto Davide Cesari, ucciso dai fascisti due anni fa). E oltre al corteo altri due giorni di forum, mediattivismo, concerti e tanta socialià’. [Shining]

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Spot. A Roma, lunedì 16 al Palladium (piazza Romano 8), musica, film e foto. Il film è il documentario “Piazzale dei Partigiani35/A”di Elena Mortelliti: un’altra tappa della vita delle donne dell’Est a Roma. Le foto sono quelle di Francesca Blancato, Francesca Tagliaferri e Francesca Catena. In concerto invece ci sono Aglie e Fravaglie & Ivan Maksymovych in concerto. L’ingresso è libero e si comincia alle 21.15.

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louiseb@mclink.it wrote:
< Dal 1970 al 1990 il governo Ceco sterilizzò le donne Rom per ridurre il tasso di nascite ritenute “insalubri”. Nel 2003-2004 ERRC e altre organizzazioni hanno stabilito con indagini che le sterilizzazioni forzate sono continuate fino ad oggi. Le autorità ammettono (non pubblicamente) che esiste disinformazione dei medici sui diritti dei pazienti. La pratica è un grave abuso dei diritti umani, Si chiede che l’indagine sia resa pubblica e portata a conoscenza di tutte le vittime, incluse quelle prima della caduta del comunismo >
Info: Claude Cahn (ERRC): (++36 20) 98 36 445, Jiri Kopal (League for Human Rights): (++ 420) 60 87 19 535, Katarina Klamkova: (IQ Roma Sevice): (++ 420) 60 88 20 637

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marco.carnazzo@fastwebnet.it wrote:
“< Io personalmente non sono più disposto a ripresentarmi agli elettori nelle condizioni attuali; non vedo percé’ gli elettori dovrebbero dare fiducia ad una squadra che ha dimostrato di non sapere stare insieme. Il bipolarismo così com’è fatto oggi non funziona, le istituzioni non funzionano, i governi non funzionano perché devono fare i conti i responsabili dell’esecutivo, con delle posizioni che poi si articolano in interessi vari che si contrappongono gli uni agli altri.” (Silvio Berlusconi, 27 Aprile 2005 – Fonte: Ansa).
Come direbbe Gesù: “Tu lo dici” :-). No perche’ un giorno (domani o tra un anno) qualcuno potrebbe dirmi che queste parole me le sono sognate… >

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dinamitebla@inwind.it wrote:
Mettiamo, per assurdo, che io decida di non pagare più un affitto e di comprare un’automobile (mi scusassero i signori sotto citati, ma sono co.co.pro., e tutt’e due proprio non gliela faccio). Un’automobile italiana, ovviamente.Vorrei chiedere ai signori Ferrari, Lancia, Fiat, Alfa Romeo e Maserati, che in questi ultimi giorni mi stanno spappolando le palle con la loro pubblicità multilingue, quanti in Italia mi ringrazierebbero, e quanti all’estero. Sto parlando di lavoratori, è chiaro, e mi riferisco anche all’indotto. Così, giusto per tenere un po’ di contabilità, per capire se c’è ancora qualche fabbrica da spostare >

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Nico.Tanzi@rtsi.ch wrote:
< “Danke”, strillava il giorno dell’elezione del nuovo papa una (brutta, peraltro) inserzione sui quotidiani. “Ogni volta che comprate un’auto tedesca, i tedeschi ringraziano”. Non mi era sembrata, vista la giornata, una scelta molto elegante, ma tant’è. Di seguito, ecco le tirate contro i giapponesi, contro i francesi. Ma dico: la menate con il liberismo medicina del mondo, predicate la sana economia di mercato, e poi quando vi fa comodo tirate fuori comode nostalgie autarchiche? Cari i miei quaqquaraqquà, se mai mi fosse venuto in mente di comprare una Fiat, mi avete fatto, e irrevocabilmente, cambiare idea. Se andrete a picco – e mi sa che ve lo meritate proprio – non sarò certo io a sentirmi in colpa >

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Alessandro Paganini wrote:
< Sono qui a fare l’elogio dell’imprenditore. Sinceramente, e a ragion veduta, con un solo piccolissimo distinguo: l’imprenditore non è Berlusconi, che ha affossato l’Italia come possiamo tutti ben vedere. Nè può dare lezioni Confindustria, nel cui consiglio direttivo sedeva placidamente Calisto Tanzi. L’imprenditore è Gino Strada, che costruisce un ospedale in meno di 2 anni, chiavi in mano, operativo al 100 per cento, comprensivo di personale locale addestrato professionalmente, in zona di guerra, e con finanziamenti in massima parte privati. Il bilancio di Emergency è pubblico, trasparente, le spese amministrative pesano solo il 6 per cento sul totale. Il problema non è l’impresa: ben venga l’impresa, se l’imprenditore è onesto, e capace, ed il fine è sociale, come prescrive la nostra Costituzione >

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sigia1328 wrote:
< Ma come si può continuare a vivere in un paese che: dopo 36 anni di depistaggi di Stato confeziona una sentenza di Stato per una strage di Stato, che ha fatto 17 morti e 87 feriti, che manda assolti i tre fascisti e chiede ai parenti delle vittime le spese processuali; si appresta a fare altrettanto per chiudere o rivedere i processi per le stragi di piazza della Loggia e della stazione di Bologna; vuole cambiare la nostra Costituzione nata dalla Resistenza e dalla lotta al fascismo ad uso e consumo di una maggioranza di ex tangnetisti, fascisti, piduisti e xenofobi separatisti; approva leggi per depenalizzare il falso in bilancio e il reato di bancarotta e per togliere dal giudizio della magistratura gli attuali governanti? Bisogna cambiare a costo di una spinta popolare condivisa che si riappropri della QUESTIONE MORALE nella sua essenza più pura. E se l’opposizione a questa attuale maggioranza non vuole essere al nostro fianco, noi, società civile, dobbiamo diventare opposizione agli uni ed agli altri >

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gandini@wema.it wrote to carlo.ruta@tin.it:
< Caro Carlo, so di te solo per via di R.O., mi piacerebbe dedicarti una rubrica fissa su www.wema.com che esiste dal 97 e conta circa 2000 accessi al giorno, con 2000 iscritti alla mailing list. La mia idea sarebbe quella di aprire una finestra sulla sicilia che abbia un aggiornamento settimanale. Fammi sapere e complimenti per il tuo lavoro che cerco di seguire il più possibile >

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giovanni.colombo@fastwebnet.it wrote:
< Dopo la serie degli “ini” (Borghini – Formentini – Albertini) chi sarà il nuovo sindaco di Milano? Ne parleremo anche noi nel “martedì della Rosa Bianca” in programma per il 10 maggio alle 20.45 (puntuali) al solito posto: Convento S. Carlo (sala verde) – Corso Matteotti, 14. Ci saranno Majorino dei Ds, Basilio Rizzo di “Miracolo a Milano”,Rocchi di Rifondazione e Spirolazzi della Margherita. Parleremo del cantante (il candidato sindaco), della canzone (il programma) ma soprattutto del percorso per scegliere cantante e canzone: soggetti da coinvolgere – modalità di lavoro – tempi – regole – stile (anche lo stile è assai importante: c’est le ton qui fait la chanson) >

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A.F. wrote:
< A proposito di basi americane presenti in Italia, dal rapporto “US nuclear weapons in Europe” (del Natural Resources Defence Council, organizzazione indipendente che si occupa del controllo degli armamenti convenzionali e di armamento atomico in Europa) emerge che gli Stati Uniti mantengono attualmente nel nostro territorio un totale di 90 testate nucleari pronte all’ uso, e più precisamente 50 ordigni atomici nelle basi di Aviano (Friuli) e 40 bombe atomiche B61 a Ghedi (Brescia). tutto questo nonostante l’Italia abbia firmato nel 1970, come Paese non atomico, il Trattato di non proliferazione e nonostante l’Italia vieti espressamente le armi nucleari anche nella legislatura italiana (nella legge 9 luglio 1990, n. 185) >

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Peppe P. wrote:
< Miccichè è fatto, ora bisogna fare gli italiani >

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Piazza Fontana, Pasolini. Titoli sui giornali, infiniti anni dopo. Ma voi, amici miei, non fatevi rubare anche voi la vostra generazione.

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Benito D’Ippolito <nbawac@tin.it> wrote:

Alcuni altri omissis da un rapporto

< La notte era assai buia
l’auto aveva quattro ruote
i nostri ragazzi sono impetuosi
gli italiani è difficile distinguerli
dagli arabi, dai terroristi, dai cani.

La notte era assai buia
sparano i mitra, servono a questo
ve lo avevamo detto mille volte
di starci dietro, dietro e non di fronte
di starvene accucciati, come tutti.

La notte era assai buia
per questo mancammo gli altri due >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)