30 maggio 2005 n. 286
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Merde. L’Europa, vestita da banchiere, è decisamente antipatica (a tre quarti degli operai, a due terzi degli impiegati, alla maggioranza degli agricoltori) e dunque perde. Non è stata un’dea brillante vestirla così, e ora resta da vedere se si fa in tempo a farne una più sexy, magari fatta per le persone normali e non solo per chi ha un sacco di euri. Purtroppo mentre questo succede Bush, non che moderarsi, si estremizza sempre più (Negroponte ai servizi, Wolfowitz alla Banca Mondiale, Bolton alle Nazioni Unite) e diventa sempre più Impero. E gli Asterix, nella realtà, non hanno mai battuto gli imperatori. Ma chissà: forse, se si fa in fretta, puntando sulla Repubblica Europea… Ma chissà.
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In Germania, i socialdemocratici si sono mangiati l’ultima regione rossa e ora vanno alle elezioni con poche speranze e il muso lungo. In Francia, l’Europa buca la gomma e chissà quanto ci vorrà per gonfiarla di nuovo. In Italia, la cacciata di Berlusconi, certa due settimane fa, comincia a essere rimessa in discussione. L’Europa, insomma, fra sei mesi rischia di essere solo la Spagna di Zapatero, col resto tutto docile e americanizzato per chissà quanto.
La sconfitta tedesca era prevista da tempo. I socialdemocratici avevano vinto con Lafontaine che credeva, guarda un po’, nella socialdemocrazia. Schroeder no, e difatti ha condotto una politica economica liberista (con le aziende che “delocalizzavano” una dopo l’altra nell’indifferenza del governo) che tutto poteva essere meno che popolare. All’elezione scorsa aveva già preso una batosta, ed era stato salvato dai Verdi. Alla prossima, probabilmente, tornerà la Dc.
Chirac, presidente per caso, deve tutto alla coglionaggine della sinistra francese (due liste socialiste, tre trotzkiste, scarsa partecipazione al voto, ecc.) che un paio d’anni fa è riuscita a perdere un’elezione già vinta e a dover scegliere fra lui e Le Pen. Tanto in Germania che in Francia, due governi – e due classi dirigenti – portati da una vittoria non loro, ciechi, impopolari, ostinati a chiedere sacrifici a chi? esattamente al loro elettorato. L’unica carta che hanno giocato bene è stata quella del pacifismo e dell’identità “civile”, non-americana, europea, che fino a n certo punto li ha tenuti a galla nonostante l’impopolarità sociale. Ma prima o poi la gente vota pensando soprattutto ai conti della spesa.
In Italia il ciclo deve ancora ri-cominciare. Un governo moderatamente di sinistra, spinto dalla crisi sociale e dalla paura dell’impero, che a poco a poco si annacqua, diventa impopolare e dunque arretra. Qui però, siccome siamo italiani, il processo di arretramento lo cominciamo ancora prima di vincere e spunta Rutelli.
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Amato! “Ma visto che Prodi non gli va bene, perché non provano Rutelli o Dini, o magari Amato?”. “Ecco – ho pensato – ho trovato l’attacco per il pezzo”. E poi: “no, meglio di no, è sarcasmo da giardinetti, e poi i ragazzi ormai neanche lo sanno chi era Amato”. Poi mi sono messo a leggere le novità politiche e con orrore mi sono reso conto che ad Amato i politici ci stanno pensando davvero.
Tecnicamente, il meccanismo sarebbe il seguente: “…il capogruppo Ds al Senato Gavino Angius, diversi esponenti “riformisti” (Macaluso e Caldarola) e i “liberal” diessini (Morando, Ranieri) potrebbero giocare questa carta se Prodi dovesse auto-delegittimarsi nello scontro con la Margherita. L’ex consigliere di Craxi, oggi alla presidenza della Fondazione ItalianiEuropei insieme a D’Alema, dovrebbe sostituire Prodi e stoppare così l’ascesa di Veltroni il quale…”.
Qui mi sono interrotto, non ce l’ho fatta più a continuare. Il problema non è se questa manovra machiavellica, o qualsiasi altra, sia più o meno furba delle altre. Il problema, anzi la tragedia e peggio ancora la farsa, è che nel 2005 costoro, dal fondo dei bunker e delle Ville Serene, ancora giocano con queste “strategie”, in buona fede convinti di influire sulla realtà. Con la quale hanno invece un rapporto fra il parassitario e l’egocentrico, da mandarini decrepiti di regni e granducati da gran tempo svaniti nelle nebbie del tempo.
Allora, Cerchiamo di essere chiari. Il principale motivo dell’ascesa di Berlusconi, del mantenimento di Berlusconi, dell’eventuale (improbabile, ma a qesto punto tocchiamo ferro) sopravvivenza di Berlusconi, è il seguente:
– l’incredibile mediocrità professionale, e spesso povertà etica, della gran parte dei dirigenti della sinistra italiana. Non è Bondi che tiene a galla il regime, e nemmeno Ferrara o Emilio Fede.
Non esiste alcun motivo, che non sia di povera ambizione personale, che divida in questo momento fra loro i capi del centrosinistra (e ben poco, in realtà, li divide da buona parte di quelli del centrodestra). Essi sono, dal primo all’ultimo, tutti blairiani – e di Blair, proprio ora, si sente la sinistra presenza in Italia – e *dunque* tatcheriani. Vogliono, chi più chi meno, evitare ai padroni dell’economia qualunque sacrificio sia richiesto dalla presente situazione – non a caso hanno servito *tutti* Tanzi per quindici anni – e vogliono addossarne chi il novanta per cento, chi il cento per cento, i più progressisti diciamo il settantacinque per cento sulle spalle dei lavoratori dipendenti e dei giovani precari.
Siamo, nonostante ciò, obbligati a votarli non perché essi siano progressisti o democratici ma perché, principalmente per loro colpa, l’unica alternativa possibile è Berlusconi. E noi, che a differenza di loro crediamo realmente nella democrazia, nella libertà e nei diritti, pensiamo che di fronte al non-democratico (e nemmeno di destra) Berlusconi bisogna, come diceva Montanelli, tapparsi il naso e votare Dc – cioè D’Alema e Prodi. Berlusconi e il suo mondo, a me, non evoca la rozza faccia feroce dei fascisti anni Venti ma la seria ridanciana efficienza dei manovratori eccellenti – ad esempio – di “Mani sulla città”. Per questo, fermare lui viene prima di tutto il resto.
A parte questo, non esiste più alcuna rilevante differenza, culturalmente e sociologicamente parlando, fra – poniamo – un D’Alema e un Fini. Certo: entrambi, per gestire le rispettive basi di militanti, a volte debbono fare l’Ex-Ma-Sempre-Impavido-Comunista e l’Ex-Ma-Sempre-Duro-Fascista. Ma in realtà sono uomini d’affari. Banche, poteri forti, frequentazioni. Velardi vale Larussa e Colaninno Ligresti. Non prendiamoci per il culo. Così come Rutelli è esattamente identico a Casini: solo per casi ininfluenti finiscono in diversi poli o partiti.
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La “sinistra” italiana (virgolette virgolette e ancora virgolette) è di nuovo quella di Crispi o di Zanardelli. Distinta per convenzione politica ma non socialmente dalla destra, piena di ubbìe, avvolta in eterne complicatissime trame con l’unico scopo reale di garantire poltrone a questo o quello, nessuno la ricorderebbe più oggi (nè infatti ne sopravvivono molti nomi) se non fosse stata contemporanea alle sinistre vere e nascenti, ai socialisti. Sempre meglio di Bava Beccaris, d’accordo; del resto, non lo impedì a lungo; ma assolutamente inetta a risolvere i problemi reali (emigrazione, analfabetismo, questione meridionale, strutture) del Paese.
Così è adesso. Niente di tragico, ogni tanto succede, una sinistra termina e poi a poco a poco ne nasce un’altra. A quella di ora, comnque non chiediamo programmi, nè interventi politici, nè riforme (non è cosa loro: toccherà ai ragazzi) ma semplicemente di difendere il minimum democratico insieme a noi. Via Berlusconi. A questo patto, e solo per questo, li votiamo. Non si gonfino d’aria, non si attribuiscono politiche e meriti che non sono loro. Se non era per Moretti, e i girotondini “qualunquisti”, e i disprezzati pacifisti, e l’antimafia che ancora regge, e i professionisti civili, e i cortei sindacali, e i cococò, se non fossero state tutte queste povere ma ostinatissime formichine a spingerli avanti a calci e a spinte e a loro marcio dispetto, col cavolo che ora staremmo a discutere di mandar via Berlusconi.
Rimettano i piedi per terra, facciano quel minimo dovere che gli si chiede, cerchino di essere un po’ meno irresponsabili e un po’ meno avidi e puerili Perché potremmo diventare “qualunquisti” per davvero, decidere che “sono tutti uguali”, e lì morirebbe il Paese.
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Sicilia 1. Partiti gli ultimi inviati, rimasti – purtroppo – il ridicolo sindaco Sciampagnino (“Vinco perché c’ho culo!”) e il ridicolo “filosofo” Sgalambro (“La mafia dà lavoro!”), sparate le ultime battute alla Massimino (“C’è chi può e c’è chi non può: io può!”), i catanesi restano disperatamente soli con sè stessi, con l’estate che avanza e coi famelici notabili delle otto liste personali (quattro di Bianco e quattro di Lombardo) che si spartiranno, probabilmente insieme, appalti e briciole dei prossimi quattro anni. Fra i molti elementi folkloristici di queste elezioni, è sfuggito un dato molto prosaico: oltre quattordicimila schede nulle. Imbranamento, brogli, o voti di protesta contro entrambi i baroni? E chi lo sa.
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Sicilia 2. Il prossimo presidente della Regione? Fin qui i cavalli in corsa sono stati Cuffaro (se a piede libero, e se vince la destra), Lombardo (se fosse rimasto l’accordo Bianco-Lombardo), Latteri (se avesse vinto Bianco). A sinistra però – riunione fra Verdi, Pdci, Rifondazione e dipietrini – si comincia a pensare che forse si può tentare una carta-Vendola anche qui, e si fa il nome di Rosario Crocetta, il coraggioso (e votato) sindaco di Gela. Meglio tardi che mai. E Fava, e Orlando, quelli di prima? Troppo democristianizzati ormai, ognuno alla sua maniera. Cappello per il passato, ma gente nuova per il futuro.
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Che ti dice la patria. Pippo Pollina è uno dei cantanti più famosi della Germania. Ma non ha dimenticato le sue origini (era un ragazzo di SicilianiGiovani di Palermo) e quando può viene in Sicilia per cantare. L’altra volta è stato a Cinisi, alla manifestazione per Peppino Impastato. Poi l’hanno invitato ad Agrigento, al concerto per l’anniversario dello Statuto siciliano, organizzato dalla regione con Rai, artisti famosi e tutto il resto. C’è Dalla, c’è la Ruggiero, c’è mezza politica siciliana, sorrisi inamidati e cravatte blu. “Canterà adesso Pippo Pollina!”. E lui sale sul palco.
“In questo giorno dello statuto voglio iniziare con una canzone dedicata a uno dei siciliani più importanti, una delle figure più nobili della nuova resistenza civile. Un ragazzo che credeva in una società più giusta e che è stato ucciso barbaramente da Cosa Nostra. La canzone si intitopa Centopassi ed è dedicata a… Peppino Impastato!”.
Il pubblico applaude con entusiasmo. In prima fila, impassibile, c’è Totò Cuffaro, il presidente, indagato per mafia e corruzione. Pippo Pollina canta, poi un’altra canzone, poi una terza. Infine scende dal palco fra gli applausi dei ragazzi siciliani.
Tre ore più tardi, c’è la burocrazia: andare alla segreteria della festa, farsi rimborsare le spese di viaggio e ripartire. Però l’organizzatore, tale Enzo, non c’è. Arriva dopo un’ora: “Non ho tempo!”. “Scusi ma… io devo ripartire…”. “Non ho tempo!”. E se ne va. Un’ora dopo, però, eccoti l’Enzo in un capannello che chiacchiera con altri artisti. “Insomma, questo assegno, ma lo dà o no?”. “Uhm… Venga con me in ufficio”.
In ufficio: “Ma insomma, chi è questo Pippo Pollina?”. “Sono io”. “Ah, è lei”. Sfoglia delle carte. “Mmm… Qua è successo qualcosa”. “L’avevo capito. Ma cosa?”. “Lei lo sa perché sta aspettando così tanto?”. “Beh, no… Vorrei sapere…”. Silenzio. Poi, all’improvviso: “Che cos’è questa storia di Peppino Impastato? Lei stasera ha detto cose strane!”. “Gli ho dedicato una canzone. Cos’è che non va?”. “Ma lei ha scatenato un putiferio!”. “Ah è così? Mi fate pagare la panella?”. “Silenzio! Non c’è bisogno di gridare!”. E poi, più a bassa voce, e con tono “alla don Corleone”: “Lei l’artista dovrebbe fare. Limitarsi a questo, come hanno fatto gli altri. Un artista vero che fa? Canta e basta”.
Vabbè, alla fine Pollina riparte per l’aeroporto (dove si accorge che gli hanno rubato una macchina fotografica: unico furto della serata), il Tg-regione del giorno dopo parla del concerto ma senza citare (solo) lui, don Totò torna a Palermo, e i Templi e la Sicilia e don Enzo sono sempre lì.
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Mie cazzate. Ho accusato un ragazzo della Fgci siciliana, il segretario, di essere un “fighetto in cerca di carriera”. Sono stato ingiusto. E’ semplicemente uno che ha fatto una cazzata politica – sostenere Bianco – seguendo i “compagni grandi” e in buona fede. Carrierista, no, non c’era motivo di dirlo. Grazie a chi mi ha segnalato il mio errore. (r.o.)
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Ultimo. Il covo di Riina “non perquisito subito”, ecc. Novità: a “ripulire” materialmente il covo furono due imbianchini, incaricati di ristrutturare la casa molto prima che la villa venne trovata. I due imbianchini, i fratelli Parisi, furono denunciati per favoreggiamento ma subito assolti. Fu il colonnello Menicucci, a fare i primi rilevamenti dopo la cattura, informando della presenza dei due muratori la Procura. Il fatto grave è che molti incartamenti dei fascicoli inerenti i due Parisi, sembrano spariti, volatilizzati. I PM sono rimasti muti, al processo. Ultimo fu poi criticato per aver detto che “gli uomini che facevano gli appostamenti erano stanchi e avevano bisogno di riposo”. Ma come si fa ad essere stanchi per un lavoro così stupido come osservare un covo? Ecco la testimonianza dell’appuntato Coldesina. “Nel furgone eravamo senza un filo d’aria, non ci potevamo muovere, perchè da fuori si vedeva lo spostamento. Il materiale elettrico (batterie telecamere ecc), surriscaldava ulteriormente l’ambiente. I bisogni li facevamo in bottiglie di plastica perchè non potevamo muoverci nè uscire”.
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Ambientalisti. Della serie: “sono diventati tutti matti”, oppure: “facciamoci del male”. Legambiente impugna un ricorso di Italia Nostra contro un progetto della linea C del metro di Roma, considerato da questa troppo impattante, dalla prima finalmente risolutivo dei problemi del traffico. Nell’occasione Legambiente indice una conferenza stampa e accusa Italia Nostra di “conservazionismo”, e che non si puo’ dire solo di no, ecc. Repliche al vetriolo. Segue articolo pacificatore di Valentini su “Repubblica”, che amministra saggezza, e si dice contro l'”assolutismo ambientale” e in favore dell'”ambientalismo sostenibile” (Valentini e’ quello dei campi da golf come soluzione per i mali del Sud). Seguiranno sempre su “Repubblica” (scommettiamo?) articolo di Francesco Merlo contro i poveri scemi che difendono i ramarri e di Mario Pirani (per la modernita’, contro “Italia Nostra” che ha fatto il suo tempo). Lunardi e Matteoli si fregano le mani. [p.palermo]
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Economia. “Delocalizzata” in Cina la produzione delle stampanti Olivetti. 210 posti di lavoro in meno in Italia. L’azienda, che fino a poco tempo fa si chiamava Olivetti Tecnost e ora Olivetti Spa, è la lontanissima reliquia della gloriosa Olivetti di quando in Italia cerano ancora l’industria e gli industriali.
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Poteri. Arrestato per presunte tangenti (un milione di euri) il segretario del presidente della Liguria Claudio Burlando. Le accuse riguardano forniture di mense a enti pubblici e non coinvolgono Burlando. Quest’ultimo, esponente della destra Ds (come ministro dei trasporti del governo D’Alema ha cominciato la “razionalizzazione” delle ferrovie poi continuata dal governo Berlusconi), era stato imposto come candidato di centrosinistra agli elettori col solito ricatto “o votate per lui o vince la destra”.
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Liberalismo. Una sentenza del Tribunale di Roma ha assolto dei senza-casa che, in mancanza di meglio, dormivano sotto un ponte. Il loro riposo, ha detto il giudice, non incide significativamente sull’uso del terreno da parte dei proprietari. Bene, è ufficiale: da oggi tutti possiamo dormire sotto i ponti, da Tronchetti Provera all’ultimo poveraccio. Poi dice che la legge non è uguale per tutti.
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Sacrifici. ”Servono scelte impopolari”, dice la confindustria (Montezemolo, pochi giorni fa):
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Trend. Bologna. Inaugurato il monumento a Yoda, dio del nuovo Culto della Forza, che a quanto pare comincia ad avere i suoi fedeli anche qui. La statua, in poliuretano, è stata alzata accanto a quella di Padre Pio nei giardini di Porta Saragozza, celebri per aver dato i natali alla prima sede dell’Arcigay al Cassero, successivamente riconquistata dalla Curia bolognese che, dopo le apposite cerimonie di purificazione, vi ha invece installato il Museo di San Luca.
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America. La signora Daniela Fini, moglie del noto politico, possiede – a quanto dichiara alle riviste di moda – ben tre pistole, delle quali una calibro trentotto, un calibro nove corto e una calibro 6.35, che sarebbe quella che si porta dietro più volentieri.
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Palazzo. L’uscita di Sirchia ha causato, fra i colleghi rimasti al governo, un immediato rilassamento del clima delle riunioni. “Adesso finalmente si può fumare in pace!” hanno detto fra gran sbuffi di fumo vari ministri. Mi chiedo però che altri cambiamenti possa avere introdotto, nelle stesse ormai rilassate riunioni, l’arrivo di Miccichè, che non è un patito del fumo.
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La via per Teheran. È’ molto probabile che Gerhard Schröder perda le prossime elezioni in Germania ed è anche molto probabile che il futuro presidente francese sia Sarkozy. In entrambi i casi ci aspetta un filoatlantismo totale in singoli e importanti Paesi europei.
Il consiglio di controllo religioso in Iran ha escluso dalle elezioni presidenziali il capo dell’opposizione riformista Musharakat. Quella di Presidente era l’unica carica istituzionale libera in Iran: un ulteriore slittamento verso la dittatura.
Gli Stati Uniti si aspettano che le trattative europee contro il nucleare iraniano falliscano, che la destra iraniana consolidi il proprio potere e che le destre vincano in Francia e in Germania. In quel momento, tra novembre 2005 e febbraio 2006, potranno far salire la pressione sull’Iran.
John Bolton, il candidato di Bush alla delicata missione di ambasciatore americano presso le Nazioni Unite, è tanto “falco” da aver incontrato un’opposizione inaspettatamente dura al Congresso. John Bolton è noto per la seguente affermazione: Se al palazzo dell’Onu saltasse qualche piano, non sarebbe un gran danno.
L’Onu in questo momento non sta parlando con l’Iran; non ci sono ispezioni in corso. Il sospetto è che non la si voglia tra i piedi. L’Onu va coinvolta solo all’ultimo momento per una risoluzione, magari imposta dallo stesso Bolton. Per intanto la si lascia nel proprio brodo, a gestire lo scandalo legato al programma “Oil for Food” in cui pare sia pesantemente coinvolto il figlio di Kofi Annan. A parte la Svizzera, nessun Paese sta cercando una rapida soluzione dello scandalo. Gli Usa stanno a guardare, mentre l’autorità dell’Onu giorno dopo giorno si degrada. [Tito Gandini]
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Modernità. Zhongsan. Aggredito nella sua abitazione il giornalista Wen Chong. Aveva seguito il processo contro una cosca mafiosa (qui le chiamano triadi) molto attiva nella zona. I killer l’hanno legato e gli hanno tagliato due dita, poi se ne sono andati. Il direttore del suo giornale, Cheng Yizong, poco tempo fa era stato licenziato per inchieste su intrallazzi e abusi (su salute pubblica e lotta anti-immigrati) delle autorità locali.
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Libertà. Washington. Secondo il Dipartimento della Giustizia si trovano attualmente in carcere sette cittadini ogni mille, due milioni in tutto. Il precedente record planetario apparteneva al governo Stalin, nel 1936.
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Proprietà. Sidney. Lieve multa a due agricoltori bianchi, David e Clint Tomkins, che avevano catturato, bastonato e portato in giro al guinzaglio per un’ora un giovane aborigeno sospettato di furto di generi alimentari.
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Cristianità. Lampedusa. Nell’ennesimo naufragio dell’ennesimo viaggio della speranza sedici clandestini hanno perso la vita. Quattordici cadaveri in fondo in mare, gli altri due ripescati. Ma per loro, a Lampedusa, non c’è posto neanche al cimitero. Il sindaco Bruno Siragusa spiega che “purtroppo di aree per seppellire gli extracomunitari non ne abbiamo”. Le due bare senza nome sono quindi state portate via da Lampedusa per essere seppellite al cimitero di Favara. Lì le croci numerate dei molti emigranti vittime di naufragi trovano posto accanto a quelle degli abitanti del luogo. [titta prato]
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Santità. “Santità, la nostra veglia con Mare Nostrum è condita di quei valori che il Vangelo mette in luce. Ci aiuti a vederla. Si esprima con tutti i credenti che chiedono pace e rispetto, tolleranza e solidarietà, per chiedere la chiusura di quei centri di permanenza temporanea che anche il grande Papa polacco disse portatori di gravi restrizioni”. E’ l’appello al papa (che fra poco sarà a Bari) di Stefano Mencherini, autore del documentario “Mare Nostrum” centrato sulle angherie dei Cpt per gli immigrati e in particolare del centro Regina Pacis, gestito dalla Curia leccese e noto per l’arresto – per violenze sugli immigrati – di don Cesare Lodeserto. Il film, proiettato a Bari in questi giorni da alcune associazioni di volontariato, è tuttora sotto censura sia alla Rai che in Mediaset.
Bookmark: www.stefanomencherini.org
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Orwell. A Roma, alla Sapienza, telecamere nascoste nelle scatole della corrente elettrica in un’aula di Scienze della comunicazione e Sociologia. Protesta degli studenti. Ma in fondo anche sorvegliare, oggigiorno, è comunicare.
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Liberati. Secondo Repubblica, che riprende dati dagli assistenti sociali delle unità di strada, circa sessanta adolescenti afgani, fuggiti in Italia per le note vicende belliche e in attesa di asilo politico (che le autorità italiane concedono avaramente e con estrema lentezza) riescono a sopravvvivere solo prostituendosi agli italiani presso le stazioni della capitale.
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Tienanmen. Protestano, nel sedicesimo anniversario del massacro, le madri dei ragazzi uccisi, e chiedono gistizia all’Oriente e all’Occidente. Ma l’unico dirigente cinese rimasto fedele agli operai e agli studenti, il vecchio Zhao Ziyang è morto, solo e agli arresti, sei mesi fa. Quanto agli altri, nessuno gli chiede conto davvero: gli affari non si fermano, per qualche ragazzo ammazzato. Ricordate la foto, quella del ragazzo solo davanti ai blindati sulla piazza? Non è completa: se la vedessimo tutta vedremmo le mercedes dei manager in fondo alla fila dei carri armati.
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“Scusi!”. Sembra che, per iniziativa di un senatore, il Governo degli Stati Uniti si scuserà coi discendenti degli indiani (Dakota, Delaware, Illinois, Iowa – più di duecento tribù, di cui non sopravvivono che i nomi) per aver maleducatamente distrutto, durante la colonizzazione, tutti quei popoli. D’altra parte è noto che non si possono fare città e fabbriche se prima non si spostano le civiltà inferiori che ingombrano il terreno: un principio tuttora valido, che aiuterà gl’indiani superstiti ad apprezzare al giusto merito la cortesia del governo.
Indiani, armeni e ebrei sono i tre genocidi storici che hanno accompagnato il mondo moderno, quelli in cui non si trattava solo di ammazzare anche molti singoli individui ma proprio di levare di mezzo tutto un popolo intero. Gli ebrei, essendosi armati, hanno suscitato nei loro assassini un adeguato pentimento. Gli armeni, dopo cent’anni, forse verranno infine riconosciuti per ragioni politiche, in cambio dell’accettazione della Turchia in Europa. Quanto agl’indiani, si poteva andare avanti tranquillamente per altri cent’anni senza che nessuno dicesse niente e quindi è stato molto carino, da parte di quel senatore, scusarsi senza esserci obbligato. Noi, però, ricordiamo che una frase come “L’unico indiano buono è un indiano morto” potrebbe averla pronunciata Sherman o Goebbels, indifferentemente.
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Cronaca. Roma. Un giovane albanese accoltellato in via Merulana per aver difeso la cassiera di una pizzeria infastidita da alcuni molestatori.
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Persone. < Ricordo di Verrua Aldo. E’ morto mio padre, dopo 1 lunga sofferenza. Lo ricordo stanco , lavorare nella + grande indu$tria torinese automobili$tiKa, dove x la ” salubrità” dellavoro contrasse l’ ulcera duodenale. Ogni tanto chiaccherevamo e mi raccontava di quando giovanissimo aiutò dei partigiani della ” Tom” a fuggire da questa zona monferrina, prima che arrivassero i nazifascisti. X diverso tempo ospitò 1 ” disertore” ricercato dai repubblichini. Gli ho voluto bene, ha sempre lavorato e sofferto. Sono molto triste. E’ morto dopo mesi di ricoveroospedaliero ed incredibili sofferenze a seguito di interventi chirurgici mal riusciti, complicazioni, asma bronchiale e polmonite… >
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Due giugno. Festa di alcuni di noi e della nostra – di quelli ancora italiani e civili, non di tutti – Costituzione.
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pippomontedoro at yahoo.it wrote:
<Ad Agrigento, il Comune di centrodestra indice le elezioni circoscrizionali: in Prima circoscrizione, vince il centrosinistra. Allora, il Comune applica una delibera (pronta da usare o da annullare, a seconda dei casi) che ridisegna i confini dei superquartieri e annulla, di conseguenza, le elezioni perdute >
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Louise wrote:
< Iniziativa promossa dal “Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca”, dal “Ministero per l’Innovazione e le Tecnologie” e dal “Ministero dell’Economia e delle Finanze”: computer a prezzo agevolato per i docenti. “Il nuovo iBook G4, 256MB di ram, disco rigido da 60GB a 1.198,80 euro!”. Bene, cercando su internet si trova lo stesso identico computer, acquistabile da chiunque, a 1.198,79 euro. Un cent in meno… >
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Beppe Pavan wrote:
< Marco, citando Bobbio, dice che “C’e’ innanzitutto il diritto fondamentale del concepito, quel diritto di nascita sul quale non si puo’ transigere. E’ lo stesso diritto in nome del quale sono contrario alla pena di morte. Mi stupisco che i laici lascino ai credenti il privilegio e l’onore di affermare che non si deve uccidere”. Ma anche Bobbio è un uomo che,evidentemente, ragiona con i fumetti: solo su un disegno a matita è possibile, secondo me, distinguere concepito e madre come due esseri distinti, autonomi, titolari di pari diritti. La madre è la vita del concepito: l’embrione non esiste senza la madre; sono una vita sola. Perché, caro Marco, non leggi quello che dicono le donne della maternità e della vita, invece di perder tempo (su questo argomento) con Bobbio, il papa… e me? >
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Urbano wrote:
< Caro R., penso che la poesia:
“Quando i nazisti sono venuti/ a prelevare i comunisti,/ non ho detto niente,/ non ero comunista…” ecc. non sia di Martin Niemoeller, Ma di W.H. Auden. Dovrebbe essere contenuta in: “Tell Me the Truth About Love” anche se non ho qui il libro per controllare. Noi finocchi per anni non abbiamo avuto che i nostri poeti e ci siamo molto attaccati… >
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Alcmane <alkmanes@eleutheros. el> wrote:
<Non più, fanciulle dal dolcissimo canto,
dalla gentile voce, non più le forze mi reggono.
Oh se fossi un gabbiano, divino uccello del mare!
Scivola sopra l’onda in compagnia delle alcioni,
sopra il mare di viola, libero dentro il cuore>
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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)