11 luglio 2005 n. 292
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La “lotta contro il terrorismo” in realtà è fatta di molte cose – politica, geopolitica, propaganda, difesa d’interessi, perfino ambizioni personali – di cui alcune c’entrano e altre no. Non c’entrano le carriere di Blair o della famiglia Bush. Non c’entra l’Iraq, non c’entra la religione. Non c’entra l’immediocrimento dell’Europa (Caldiroli o Dell’Utri non li ha inventati Bin Laden) e nemmeno l’imbarbarimento americano (torturare i prigionieri era immorale già nel Settecento). No. Ci sono alcuni problemi nostri, che dobbiamo risolverci noi per nostro conto, e c’è una minaccia esterna – il terrorismo – che i “grandi della terra” (il termine è neo-medievale: ma ora si usa questo) non riescono ormai da quattro anni a prendere seriamente in considerazione.
“Scontri di civiltà”, guerre di religione, bombardamenti, Saddam, Falluja, bandiere al vento e imprese coloniali: di tutto questo sanguinoso bla-bla la, non più del dieci per cento ha a che fare veramente con la lotta al terrorismo. Che fine hanno fatto le indagini sulle operazioni finanziarie condotte da Bin Laden contemporaneamente all’11 settembre? Chi finanzia le bombe? L’Arabia Saudita è sempre un fedele alleato, non è vero? E la dittatura pakistana, non è “occidentale” anche lei? E perché in quattro anni, fra tanti “Patriot Act” per favorire le major musicali, non si è riusciti a fare una legge sui controlli bancari, sulla trasparenza obbligatoria dei capitali?
La verità è che al terrorismo, di cui noi coglionazzi qualunque crepiamo a centinaia, i “Grandi” non ci credono fino in fondo. Pensano che sia un fenomeno passeggero, che alla fine si sgonfierà da sè per via ordinaria. Utile in un certo senso, se serve a “serrare le file” in Occidente. Invece non finirà facilmente, così come non è finito in fretta il nazismo degli Anni Venti. Dalla crisi mondiale (che allora ebbe un Keynes e Roosevelt per affrontarle) la violenza e il terrore sgorgano come da una fontana.
Finora, in Occidente, l’unico che è riuscito a combattere concretamente il terrorismo,o almeno a catturare gli stragisti, è stato Zapatero. Dopo la strage di Madrid, il governo di destra ha “fatto politica” coprendo oggettivamente gli stragisti. Zapatero, chiamato dall’indignazione popolare, non ha “fatto politica”, ma ha freddamente ordinato repressione e indagini contro gli stragisti. E mentre dell’11 settembre, chiacchiere a parte, gli assassini sono ancora in libertà, per l’attentato di Madrid molti sono già in galera. Ecco: il modello da seguire è questo e non quello delle varie propagande ufficiali. Ricordiamoci di Calipari, quando diciamo “ah perché non fare come gli americani”.
Bisogna ritirare subito le truppe dall’Iraq, dove non c’è Italia da difendere, e processare coloro che – in violazione della Costituzione – ce le hanno mandate. Ma non bisogna dire “ritiriamone trecento” il giorno dopo un attentato, perché nessuno, e specialmente non i terroristi, deve poter credere che togliere o mantenere le nostre truppe possa dipendere da un attentato. L’irresponsabilità del governo, nel dichiarare e nel negare, nel marciare e nel ritirarsi, non si vedeva in Italia dai tempi di Franceschiello. “Facite ‘a faccia feroce! Cchiù feroce! Cchiù feroce assaie! Ecco, accussì va bbene! – pausa – E nun scappate!!.
Quante alle baggianate sulle “leggi straordinarie” e sullo “stato di guerra”, è bene che Ciampi ricordi – a ogni buon conto – che questo governo in Italia non ha la maggioranza fra i cittadini. Non avrebbe dunque alcun titolo ad essere obbedito da essi (credibilità a parte) in caso d’emergenza. Che purtroppo è possibile. Perciò, prima si vota, e si fa un governo, e meglio è. Perché ora come ora di governo non ne abbiamo.
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Il “terrrorista” – non necessariamente povero, né obbligatoriamente straniero – è, fra le altre cose, un atteggiamento dello spirito, un percepirsi ostile e estraneo in mezzo alla comunità in cui si vive e sentirsi dunque in qualche oscura maniera autorizzato a violarne le leggi e a sostituirle con la propria “giusta” e quasi mistica violenza. Nenche in Italia questo tipo umano, nel corso dei secoli, è mai stato raro. Il fanatismo non s’incarna in questa o quella religione particolare; ciascuna può fare al caso suo, e meglio di tutte quelle in cui in realtà non si crede.
Questo tipo di pericoloso fanatico, nell’Italia del 2005, qui e ora, non è incarnato dal musulmano (che di solito è un poveraccio che ha già i problemi suoi a cui pensare) ma dal leghista, ed è un lusso che non possiamo concederci più a lungo. Anche in Jugoslavia nessuno pensava che i Milosevic e i Trudeman potessero arrivare a far danno davvero. Ma gli mancava solo l’occasione. Noi non sappiamo se e come l’occasione arriverà; ma per prudenza è meglio tagliargli le unghie già da ora.
Di recente è stata riformata la legge che punisce “gli attentati contro l’integrità, l’indipendenza e l’unità della nazione”. Essa prevedeva l’eccessiva (ma mai applicata) pena dell’ergastolo che è stata giustamente ridotta a un massimo di dieci anni di reclusione. Bene: ma adesso si applichi. Si rispetti l’immunità parlamentare di coloro che ne sono protetti, ma si condannino a termini di legge coloro che non lo sono. Non dev’essere più possibile che un tizio si alzi la mattina e proclami stati padani, indipendenze e secessioni, con annesse crociate antislam o antieuropa.
Peccato: Borghezio e Caldiroli erano divertenti, a modo loro. Ma con l’aria che tira non possiamo permetterceli più.
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Europa. Mercoledì scorso, nella mattinata, è finita anche formalmente la civiltà industriale-capitalistica così come l’abbiamo intesa negli ultimi tre secoli. All’inizio i nuovi americani si accorsero che se chi inventa qualcosa di nuovo mette le conoscenze per realizzarlo a disposizione di tutti – ricevendo in cambio un diritto di uso esclusivo per diciassette anni -, l’intera economia ne avrebbe beneficiato: chiamarono questa formula “brevetto”. La cosa funzionò a lungo, ma a un certo punto la produzione – circa tre decenni fa – cominciò a diventare sempre più immateriale e quando le grosse industrie arrivarono ad occuparsi di software, pensarono di usare i vecchi strumenti anche nella nuova situazione e in poco tempo sono state brevettate milioni di formule matematiche, alcune molto semplici.
Un petroliere alla guida della nazione non aiuta certo a comprendere che è arrivata la fine per l’epopea delle macchine a combustibile fossile e dei brevetti. Anzi, questa vecchia economia – per non essere sepolta troppo rapidamente – è andata a prendersi direttamente nuove risorse in Iraq e ha provato a imporre il brevetto sul software nel mercato più prospero del mondo, nella “vecchia” Europa.
Sul primo teatro le cose non le stanno andando molto bene; dal secondo, mercoledì mattina appunto, è arrivato un secco rifiuto del parlamento con 648 voti contro 14. come a dire: “No! In Europa il software è una cosa seria e moderna”. Non si è trattato di un voto dall’esito scontato ed è arrivato alla fine di una lunga battaglia civile sostenuta in prima linea dalle tante associazioni per il Free Software e l’Open Source.
Considerando che due settimane fa, in questo continente, un prototipo ha percorso più di cinquemila chilometri con meno di un grammo e mezzo di combustibile pulito, è certamente più proficua nella definizione di un’identità europea la libertà tecnologica sul software e la sperimentazione sull’idrogeno di quanto lo sia una Costituzione redatta da Giuliano Amato e consimili. [Shining]
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Cortile. La contestazione dei tre leghisti nei confronti di Ciampi durante il discorso al parlamento europeo ha occupato le prime pagine dei giornali italiani. Visto il generale clima antieuropeo ci si aspettava che la notizia avrebbe trovato eco sulla stampa europea. In particolar modo su quella francese, dopo la vittoria del no al referendum per l’approvazione della costituzione. Questa è la situazione di mercoledì 6 luglio sui tre principali quotidiani francesi, da sinistra a destra. Liberation: nessuna notizia. Le Monde: nessuna notizia (in compenso si parla della morte del regista Alberto Lattuada). Le Figaro: nessuna notizia (viene invece riportato la notizia che Italia è tornato in attivo il saldo delle nascite, grazie agli immigrati, in particolare ai cinesi). L’impressione che ne deriva è che si tratti di beghe da cortile, e che il cortile sia l’Italia. [Francesco Feola]
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G8. Che differenza c’è tra l’azione politica e la rappresentazione politica? Per scoprirlo basta analizzare in dettaglio i meccanismi di funzionamento di grandi eventi pubblici come il G8. Una forma di allucinazione collettiva mediatica ci porta a credere che gli otto capi di stato si riuniscano effettivamente per discutere di qualcosa, accendere qualche neurone sopravvissuto e confrontare almeno un paio di idee, mentre la triste realtà è che il loro compito è solo quello di firmare carte preparate da altri. Nel 2001, inoltre, per una curiosa ironia il funzionario italiano del ministero degli Esteri incaricato di scrivere il documento finale del G8 assieme ai suoi sette colleghi degli altri paesi, era lo stesso designato dal precedente governo di centrosinistra prima delle elezioni. Il che conferma una spiacevole realtà: le politiche globali capaci di cambiare il volto della terra sono ancora estranee al nostro sistema bipolare, dove il menù delle libertà democratiche ci consente di scegliere, ma solo tra la zuppa e il pan bagnato. [Carlo Gubitosa]
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Asia. Gli Usa sono in Asia centrale da tre anni, ci hanno costruito della basi logistiche per il supporto della guerra in Afganistan. Ora lo Sco chiede gentilmente quando pensano di andarsene. Sco sta per Shangai Cooperation Organization e contiene la Russia, la Cina, un gruzzolo di statarelli postsovietici e un paio di osservatori: il Pakistan e l’India, nell’insieme una bella forza militare, sia da un punto di vista di quantità, che da un punto di vista tecnologico, tutti hanno l’atomica e la sanno produrre, tutti hanno a che fare con l’Iran. E il giorno prima di incontrarlo al G8, lo Sco decide di farsi sentire da Bush: è un po’ come declinare le singolarità. [Tito Gandini]
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Pentimento. A volte ho preso in giro Carlo Palermo per le incredibili ipotesi del suo ultimo grande libro, il “Terzo Livello”. Eppure, in tutto il pianeta, è stato il primo e per molto tempo l’unico a parlare di Al Qaeda, dieci anni prima dell’11 settembre. Faccio ammenda.
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Cronaca. Catania. Nel permanente carnevale etneo, coi pacifisti che votano per il manganellatore, i fascisti che votano per il viagraro di Berlusconi e il sindaco che ciclostila interviste per raccontare quante volte al giorno scopa, non poteva ovviamente mancare l’aspetto mafioso: la polizia ha accchiappato una quarantina fra boss, politicanti, uomini-di-panza, ominicchi e quacquaracquà, tutti fraternamente intenti a dividersi gli appalti. Il sindaco, naturalmente, non ne sa niente (e il malvagio Fava, per così poco, ne chiede le dimissioni). Il presidente della provincia, il famoso Fefè Lombardo che doveva fare da terzo polo fra Prodi e Berlusconi, esprime “grande apprezzamento” tanto ai poliziotti che hanno sgamato l’inghippo quanto ai fratelli politici coinvolti nel grisbì. Fra questi ultimi Gino Ioppolo, Salvino Fagone e diversi funzionari del comune che “dimostreranno quanto prima la propria estraneità alle accuse”. (Domanda: ma se lo scandalo fosse scoppiato prima, alle elezioni i catanesi avrebbero trombato il sindaco o gli avrebbero dato ancora più voti?)
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maria privitera wrote:
< “Azzerata praticamente la commissione d’inchiesta sull’assassinio Alpi-Hrovatin. Il presidente Carlo Taormina ha detto che si e’ trattato solo “di un rapimento finito male”. Dopo questa affermazione, tutti i componenti non di destra si sono autosospesi… “. Troppo facile tenersi “puliti” chiamandosi fuori. Questa è una forma di connivenza: lavarsene le mani, la finta indignazione. Sono stati eletti affinché ci stiano, ci stiano per sporcarsi le mani, per denunciare la verità, per cercarla e tutelarla. Queste mammole non mi piacciono, proprio per niente.
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Sebastiano Gulisano wrote:
< Caro R., sono in vena di polemiche. Ho letto la lettera di cittadini catanesi (Sanlibero 291) a “Repubblica”. Niente di nuovo sotto il sole, se per l’ultima frase del periodo che riporto, riferita a Catania: “Non esiste informazione non condizionata dagli attuali interessi economici dominanti. Trovano spazio solo le posizioni che si ritiene convenienti lasciare emergere, in un preciso disegno di costruzione di alleanze politico economiche. Nessuno racconta queste cose. Gli ultimi a farlo sono stati uccisi.”
A questo punto mi sono chiesto: hanno ucciso altri giornalisti a Catania dopo Giuseppe Fava (5 gennaio 1984)? Orioles – tanto per fare un esempio (ma potrei farne tanti e lo sai) è vivo o morto? Vabbè che sono un tipo distratto, ma non mi pare che siano stati uccisi altri giornalisti. Dunque a Catania da 21 anni e mezzo “Trovano spazio solo le posizioni che si ritiene convenienti lasciare emergere, in un preciso disegno di costruzione di alleanze politico economiche”. Ora mi pare di ricordare che l’esperienza dei “Siciliani” sia proseguita anche dopo l’omicidio di Giuseppe Fava; mi pare di ricordare esperienze editoriali fuori dal coro e dal monopolio come “Città d’utopia” o fogli di movimento come “L’isola possibile” (e sicuramente ne dimentico altre, anche se tutte di nicchia). Mi pare di ricordare anche siti come “L’Erroneo” o “Itaca”. E mi pare anche di ricordare che il vecchio “Avvenimenti” era molto attento ai fatti catanesi.
Capisco e condivido il senso della lettera a “Repubblica”. Capisco anche che le esperienze editoriali che mi pare di ricordare a Ciancio fanno a malapena il solletico, ma ritengo ingeneroso nei confronti di tutti coloro che di quelle esperienze hanno fatto parte e fanno parte essere cancellatis con un colpo di spugna.
Io non so se la memoria collettiva, a tutti i livelli (dalle persecuzioni nei confronti dell’avvocato Messineo alle stragi di stato), in questo Paese abbia un futuro. So, però, che se non dovesse avercelo, è anche responsabilità di chi, nel suo piccolo, usa la spugna con la stessa facilità ed efficacia di Berlusconi e di Ciancio >
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Sì: aggiungerei magari altri fogli e siti (“Controvento”, “Girodivite”) che pure hanno avuto qualcosa da dire. Quanto alla memoria, la disciplina, lo spirito unitario e insomma tutte quelle cose che servono per vincere e non solo per dar testimonianza morale, sono rarissime in quella città. Nel corso degli ultimi anni, è stata accuratamente (e “politicamente”) rimossa l’unica esperienza seria e vincente, quella dei Siciliani. Tutte le altre (meno forse Girodivite) nascono per generosità e per amore ma muoiono di tribalismo e di puzza al naso. Eppure bisogna sostenerle tutte, con tutti i loro limiti, perché perlomeno sono civili e si battono per qualcosa. Così come, nella loro smemoratezza, lo sono anche gli autori della lettera che contesti. Io spero che sorga una generazione di giovani, prima o poi, che sappia non solo lottare, ma lottare seriamente e insieme. Spero di vivere abbastanza da vederla ancora. Catania, molti anni fa, ha pur prodotto una generazione così – che poi è stata tradita.
A Catania infatti non è stato imbavagliato questo o quel singolo giornalista, ma un’intera scuola. Il giornalismo degli allievi di Fava, che aveva prodotto decine di professionisti validi e capaci, è stato semplicemente cancellato dai giornali, dalle tv e dall’università. Via da Catania, o la fame. Un culturicidio di massa, di cui è responsabile la destra (collusa coi poteri mafiosi), quasi tutta la sinistra ufficiale (zitta e muta in cambio di qualche briciola) e l’orrida e provinciale casta degli intellettuali catanesi, in confronto a cui le prostitute e i viados sono modelli di indipendenza e dignità.
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P.Iacopino wrote:
< Non esiste musulmano di buon senso che possa non condannare le stragi delle Torri Gemelle, di Madrid e di Londra: così come qualsiasi cristiano di buon senso capisce che è gettare benzina sul fuoco se si continua a pretendere che l’Europa multietnica, multireligiosa e laica nasca sulle radici cristiane (delle quali, peraltro, ricorda anche tracce ignominiose: guerre, torture, persecuzioni e roghi); così come ogni credente in qualsivoglia religione, di buon senso, al pari di ogni non credente, di buon senso, capisce che con i soldi buttati per massacrare iracheni innocenti e per far morire qualche migliaio di americani e loro alleati (anch’essi innocenti: vittime innocenti sono anche i militari, i quali se hanno scelto quel lavoro è per campare) ci si sarebbe dovuti impegnare a fondo per scovare Bin Laden, gli altri capi di Al Qaeda e le banche che custodiscono i finanziamenti >
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Dinamitebla wrote:
< “Non mi sembra che Rosa Luxemburg abbia mai dato dello stronzo a qualcuno. Ai miei tempi invece si usava molto” .Non ci credo. Che la compagna Rosa non abbia mai dato dello stronzo a nessuno, intendo. Non so se l’hai notato, ma noi NON SIAMO Rosa Luxemburg. Io, perlomeno, non ci assomiglio nemmeno un po’. Comunque, se lo ritieni opportuno, la proporremo per la beatificazione.
P.S. Mafalda – quella di Quino – direbbe a suo padre: “speravo dicessi che questi sono ancora i tuoi tempi”. O qualcosa del genere. >
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Spero che questi siano soprattutto i *tuoi* tempi, quelli in cui si vince e si comincia finalmente a cambiare il mondo. Ai miei, vincere si poteva e non s’è vinto principalmente perché abbiamo perso tempo a sfogarci, lamentarci e spaventare la gente invece di chiacchierare di meno e rivoluzionare di più. La gente, allora, non aspettava altro. Attenta, ché quei tempi (miei, tuoi: poi si vede) stanno tornando, e sarebbe un peccato sprecarli di nuovo così.
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leopoldo.ferrarese@vtin.it wrote:
< L’appello per il sangue potesti riscriverlo così: “Appello. Chiunque avesse del sangue, puo’ recarsi a qualsiasi ora presso un qualsiasi ospedale e donarne un po’. Vantaggi: 1) Salvi delle vite (e se non bastasse); 2) Analisi del sangue gratuite e complete; 3) 1 gg di riposo pagato per chi lavora e una giustificazione per chi studia; 4) di solito danno qualche cosa da mangiare, cioccolato, succhi di frutta (se sei goloso…); Svantaggi: Non pervenuti.
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giovannigalluccio@libero.it wrote:
< Hai sentito le dichiarazioni di Galloni? >
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Galloni, un leader Dc storico molto vicino a Moro, sostiene che c’erano infiltrazioni dei servizi americani e israeliani dentro le Brigate Rosse. Detto da lui, la cosa fa paura. Personalmente ritengo che le Br siano state manovrate semplicemente “lasciandole fare” in determinati momenti. Il principale nemico delle Br era Berlinguer. Di cui non si parla più, esattamente come se avessero vinto i brigatisti e al potere ci fossero loro.
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Sandro wrote:
< 10 motivi per chiedere la chiusura immediata dei Centri di Permanenza Temporanea (CPT):
1) Perchè quello di Bologna è diretto dal fratello del ministro Giovanardi, e prima o poi rischiamo che ne affidino uno ai figli di Bossi.
2) Perchè in quello di Lecce, diretto da don Cesare Lodeserto (già condannato), gli immigrati di fede islamica hanno raccontato di essere stati costretti a mangiare carne di maiale sotto la minaccia di armi. Ho paura che prima o poi qualcuno mi obblighi a mangiare gli hamburger di Mc Donanld’s.
3) Perchè in quello di Foggia i dirigenti scrivevano il numero di codice sul braccio degli immigrati.
4) Perchè vi è stato impedito l’accesso a organizzazioni come Medici Senza Frontiere o Amnesty International. Quando lo faceva Saddam era un dittatore pericoloso nemico dei diritti umani.
5) Perchè Stefano Mencherini, regista Rai, ha girato un documentario sui CPT che poi la Rai non ha mai mandato in onda.
6) Perchè gli uomini della “polizia parallela” DSSA, quelli arrestati qualche giorno fa, sono più volte entrati e usciti dai CPT per raccogliere notizie. Ma che posto è uno in cui non non possono entrare nè gli avvocati nè le associazioni umanitarie ma possono farlo i massoni-fascisti-finti-poliziotti’
7) Perchè ho paura che prima o poi Mediaset organizzi “L’Isola dei Clandestini”, con decine di immigrati che litigano tra di loro su chi ha diritto di chiedere l’asilo politico e le autorità, nel dubbio, prima li menano e poi li mandano tutti a casa.
8) Perchè molti costituzionalisti affermano che la Bossi-Fini, specie sui CPT, è anticostituzionale.
9) Perchè aprire un CPT ci vuole il parere della regione, e 13 regioni ne hanno già chiesto la chiusura. Che federalismo è quello in cui il governo chiede un parere alle regioni e poi fa tutto il contrario?
10) Perchè Pisanu ha assicurato che nei CPT va tutto bene. Nel 1982, come sottosegretario al Tesoro, aveva assicurato che i conti del Banco Ambrosiano erano a posto. Poco dopo il Banco Ambrosiano fece crack e Pisanu si dovette dimettere. Chissà che non finisca così anche stavolta >
Bookmark: www.bengodi.org, www.stefanomencherini.org
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Libro di lettura (ad uso dei piccoli siciliani, e anche neri, marrocchini, africani, brasiliani e rumeni e di tutti gli altri Paesi).
< La guerra che verrà
non è la prima. Prima
ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima
c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame.Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente
ugualmente >
[bertolt brecht]
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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)