22 agosto 2005 n. 298
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Un uomo andava da Gerico a Gerusalemme. Strada facendo fu assalito da manifestanti di Hamas o dalla polizia militare israeliana. Comunque fu abbandonato, ferito, sul ciglio dell’autostrada. Scorrevano le ore e l’uomo restava lì, e nessuno si fermava. Passarono una mercedes e una bianchina. Sulla Bianchina c’era una donna, sicuramente di facili costumi (statisticamente nigeriana o albanese, essendo oramai il mondo nel duemila, e non più veneta o romana). Sulla Mercedes c’era un cardinale.”O Signore – recitò il cardinale dentro di sè – grazie per avermi fatto nascere bianco, e bianco europeo, e cristiano cattolico, e cardinale. Non come quella donna là, che cattolica non dev’essere, e bianca non è di certo, e quasi sicuramente sarà mussulmana, e comunque è una puttana”. E fece cenno all’autista di muoversi, ché la sera avanzava.
La donna, che non aveva i documenti in regola e faceva un mestiere non compatibile con la polizia, voleva andarsene anche lei; ma la vecchia Bianchina si piantò. Allora scese e, perso per perso, decise di soccorrere l’uomo. Era un ragazzo giovane e non era possibile capire se fosse ebreo, arabo o cristiano; comunque soldi in tasca non ne aveva. La donna, sospirando, trascinò il ragazzo fino alla Bianchina. Poi girò il pomello dell’aria e cominciò a tirare la messa in moto. “O Signore – borbottò fra sè e sè – o Allah o come cavolo ti chiami: se questa macchina parte, forse ce la faccio a portarlo fino al pronto soccorso. Dammela una mano, almeno tu! Lo so anch’io che questo mestiere non ti piace: ma dimmelo tu come debbo fare a campare!”.
Improvvisamente, il cinquecento bicilindrico raffreddato ad aria cominciò a tossicchiare: e la Bianchina si avviò lentamente, mentre ormai all’altro capo dell’autostrada il cardinale si chiedeva ancora chi cazzo è che fa entrare in Italia queste puttane negre senzaddio e mussulmane.
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Questione morale. Non è che Fassino sia personalmente disonesto o che qualcuno del centro sinistra abbia materialmente rubato qualcosa. E’ solo che si vorrebbe sapere se nel cesto delle ciliegie ci sono veramente ciliegie o qualche altra cosa, e se nella confezione del videoregistratore c’è proprio un videoregistratore o qualche altro oggetto. Per un fatto di correttezza, tutto qua.
Allora: Fassino (che all’ultimo suo congresso ha fatto l’elogio di Craxi) preferisce sostenere politicamente gl’interessi dei lavoratori dipendenti, o quelli delle banche? Tutto qua. Non è una questione nuovissima, se ne parla da circa centocinquant’anni e in genere si ritiene – almeno, fra la gente che Fassino dovrebbe rappresentare – che siano due interessi distinti. Si può senz’altro pensare che viceversa siano la stessa cosa: ma in questo caso bisogna dirlo, bisogna onestamente dichiarare cioè “non sto vendendo ciliegie ma cipolle”.
Per esprimerci in linguaggio comprensibile a Fassino: non si può contemporaneamente fare lobbying per due aziende diverse e in concorrenza. O si lobbeggia per l’una, o si lobbeggia per l’altra. Sennò, il client si lamenta e magari ti fa un bell’outsourcing e ti ritrovi out.
Ecco: Berlinguer, in una situazione del genere, non ci si sarebbe mai trovato. Non perché fosse migliore di Fassino: anzi era molto più bestia, rozzo vetero e pettinato male. Lontanissimo dalla professionalità, l’affidabilità, la modernità, la managerialità e la blairalità del Nostro. Ma tant’è: a noi poveracci che vorremmo – rozzamente – avere qualcuno che ci difenda, piacerebbe moltissimo sapere prima se il nostro candidato è disposto a farlo oppure no. D’accordo che non è buona educazione chiedere così “voglio questo voglio quello”. Ma insomma un capriccio da cococò, una volta ogni quattro anni, ce lo potrebbero anche passare.
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Primarie 1. Una settimana fa la “società civile” non aveva alcun candidato. Adesso ne ha ben tre, dei quali uno (Scalfarotto) è un imprenditore vicino a De Benedetti e due (don Gallo e don Vitaliano) sono dei sacerdoti vicini ai no-global. Andiamo subito male coi mestieri: d’imprenditori in politica ce ne sono già fin troppi e quanto ai preti dovrebbero restar fuori dalla politica istituzionale. Ma, a parte questo, il segnale è buono: fino a poco tempo fa l’unico modo che i militanti di base conoscevano, per far politica “alta”, era d’infilarsi senz’altro in qualche partito (come, deplorevolmente, Agnoletto). Adesso si comincia a capire che non è più necessario e che si può andare avanti in prima persona.
Le primarie, però, non sono esattamente il modo migliore. In Italia, sono nate come scimmiottamento delle primarie americane (col “partito democratico”, l'”asinello”, ecc.), senza capire bene a che servissero ma con l’unica speranza di far cosa buona in quanto “americana”. Rapidamente – poiché l’Italia non è l’America – sono diventate una specie di doveroso fastidio, a cui ognuno partecipa tanto per non perdere l’occasione. Come momento democratico, non sono granchè: gli oligarchi continueranno a gestire i partiti come li hanno sempre gestiti, i militanti di base continueranno a contare pochissimo dentro di essi e molto nella società civile. Fra il dentro e il fuori continuerà ad esserci pochissimo rapporto, e l’unico collante vero fra essi continuerà ad essere la necessità per entrambi di far fuori Berlusconi.
E il programma? Lo stabiliranno le primarie. Oppure le trattative nell’Ulivo. Oppure gli equilibri fra le correnti del Ds. Oppure gli incontri fra Rutelli e Prodi, sentito – beninteso – Bertinotti e non trascurato Mastella. Tutti questi importanti eventi produrranno tanti programmi di governo, ognuno migliore dell’altro. Ma il programma vero, quello che concretamente sarà applicato, sarà quello che scaturirà dalle cose, dal giorno-per-giorno concreto, dai rapporti di forza fra cococò e imprenditori.
Da che parte staremo noi, come società civile, in questo caso? E’ questa la cosa importante da decidere – ammesso che cose del genere possano essere decise *prima* – e non chi candidare alle primarie. I nostri “candidati”, è meglio portarli avanti *dopo* che Berlusconi sarà stato cacciato, e non nei corridoi ma direttamente nella società.
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Primarie 2. Il candidato è Io. Se l’è deciso Lui.
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America. C’è un sito porno in cui puoi entrare gratis a condizione di postare a tua volta materiale eccitante. Per esempio, foto di guerra. “Se sei un soldato di stanza in Iraq, Afghanistan o un altro teatro di guerra e vorresti accesso libero al sito, puoi pubblicare le foto che tu e i tuoi compagni avete fatto durante il vostro servizio”. C’è una sezione apposita (“Attenzione: contiene materiali cruenti”) con corpi carbonizzati, senza testa, senza arti, una faccia in una scodella, i resti di un kamikaze, un braccio, gambe. Ci sono i commenti: “L’unico iracheno buono è l’iracheno morto”, “Immaginatevi se le 72 vergini lo aspettano ancora”. Ci sono i quiz: “Date un nome a questa parte del corpo umano”.
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Progresso. In principio era la Bibbia a spiegare agli occidentali com’era nata la vita sulla terra e se qualcuno la pensava diversamente finiva sul rogo. Bisognò aspettare l’ottocento prima che una nuova teoria prendesse piede. Non fu facile accettare di essere il risultato di una lunga evoluzione (basti pensare ai ritratti scimmieschi di Darwin sui giornali o al vecchio scienziato che dice: “mr Darwin, non vorrà farci credere che i suoi antenati erano delle scimmie”), ma alla fine la teoria evoluzionista si impose, anche grazie all’immensa mole di dati che la confermava. Oggi dal Discovery Institute di Seattle arriva la teoria del disegno intelligente: “La natura è troppo complessa per essere frutto di una casuale selezione, deve esserci un disegno dietro”. La teoria, appoggiata dalla destra religiosa statunitense, ha uno dei suoi principali sostenitori in George W. Bush, che vorrebbe che fosse insegnata a scuola insieme a quella darwiniana. Non c’è ancora riuscito, ma intanto l’università di Harvard ha deciso di avviare una ricerca sull’origine (non evoluzionista) della vita. [francesco feola]
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Kgb e Fbi. La polizia segreta ha sequestrato i computer e tutti i materiali di un gruppo di giovani intento a preparare un giornale satirico nei confronti delle autorità di Minsk. Non è una notizia del passato, dei tempi dell’Unione sovietica, ma è successo la settimana scorsa nella Bielorussia di Alexander Lukashenko, un paese dove neanche il Kgb ha cambiato nome. Speriamo anche che non sia una notizia dell’Italia berlusconiana. Certo, ci sono ancora delle differenze tra i due paesi: infatti mentre l’ultima edizione del Premio Sakharov è andato alla “Associazione bielorussa dei giornalisti”, l’Italia scivola sempre più indietro nella classifica della libertà d’informazione e di questi tempi naviga verso il novantesimo posto e affida all’Fbi i lavori sporchi. [shining]
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Terrorismo: ucciso il leader di al Qaeda in Arabia Saudita. Un attimo: ma per “stanarli” non c’era bisogno di tutto quell’armamentario fatto di guerra, bombardieri, carri armati, truppe di occupazione, giornalisti embedded e basi militari? È quello che ci dissero dopo l’11 settembre, quando gli “prudeva” la guerra in Afghanistan e l’Arabia Saudita era un “paese amico. Il petrolio può diventare la salvezza o la condanna di un paese, basta decidere di metterlo a disposizione per trasformare uno stato canaglia in un esempio di democrazia che rimane amico anche quando ospita dei terroristi. Saleh al Oufi, il capo di al Qaeda in Arabia Saudita, è stato ucciso il 18 agosto in uno scontro a fuoco con la polizia a Madinah, mentre quattro suoi complici sono stati uccisi in una sparatoria nella capitale Riyadh. Un gruppo di poliziotti si è rivelato più efficace dell’esercito più potente del mondo nella lotta al terrorismo e ai suoi leader.
Per mandare in pensione tutta la grande macchina da guerra statunitense basterebbe dunque organizzare dei corsi di recupero per spiegare ai governanti del mondo (e per sicurezza anche alle rispettive opposizioni) che i terroristi si possono catturare senza bombardare nessuno, e magari possono essere presi anche vivi (come abbiamo fatto in Italia negli anni ’70, senza sentirci antipatriottici, traditori o non sufficientemente macho per la presunta “debolezza” dell’aver risparmiato la vita al “nemico”).
Curiosa anche la tecnica utilizzata per individuare al Oufis: intercettazioni telefoniche. Possibile che con tutte quelle che abbiamo fatto in Italia non siamo riusciti nemmeno a beccare qualche grosso mafioso o terrorista? Siamo troppo impegnati ad ascoltare le amanti che telefonano ai potenti, i Ricucci/Berluschini di turno, i no-global che organizzano manifestazioni “sovversive” e il signor Rossi che dice alla moglie di buttare la pasta? [carlo gubitosa]
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Cui prodest. Diciottomila dosi sequestrate in un appartamento della Vela gialla. Eroina, cocaina, kobrett, hashish. Il mercato ha riaperto. Quaranta spacciatori per turno su ciascuna delle sette “piazze” di Napoli nord. Vela gialla. Sette palazzi. Case dei Puffi. Case celesti. Terzomondo. Lotto G. Melito. La guerra di camorra, dicono, è finita. Gli affari, quelli che hanno dovuto interrompersi, sono ripresi. “Tanto si ammazzano tra di loro”. Il vecchio motto della città indifferente non si pronuncia più a piena voce, ma quasi tutti continuano ad averlo in testa.
Una guerra di camorra, in fondo, a chi può servire? All’esercito che la vince. E poi? A chi è costretto a subirla, ai civili coinvolti per forza, a chi rientra, suo malgrado, nel campo d’azione delle truppe. È in queste guerre, infatti, che il sistema rivela anche ai loro occhi la sua debolezza. Quando una questione d’onore o un futile disaccordo mettono in moto la catena delle violenze e uno stato d’emergenza duraturo e arbitrario, allora il paternalismo criminale si sfalda, il controllo del territorio mostra i fragili, brutali pilastri sui quali è fondato. Un’autorità del genere non può garantire ai suoi sudditi un governo affidabile. Eppure, il potere ufficiale continua a esitare. Stenta a farsi avanti. Prima di accoglierli, pretende dai naufraghi le solite parole d’ordine: onestà, coraggio, legalità. Troppo tardi. La normalità camorrista si ripristina in fretta. Una guerra del genere non servirà mai a chi si crede al sicuro. È una questione di distanza. “Si ammazzano tra di loro”. E tanto peggio per quelli che si trovano in mezzo. [luca rossomando]
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Musica elettronica. 26 e 27 agosto, Capo d’Orlando (Messina), Musica d’alta quota – International noise festival. Si suona allo stadio (band dal vivo), sulla spiaggia e da una nave ancorata di fronte al lido. Asian Dub Fondation, Zaion Train, Dj Spooky, Master At Work, Amon Tobin. Campeggio libero in spiaggia. [rocco rossitto]
Info:www.mdaq.org
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Campionato. Riammesso in C1 il Gela: non per merito degli avvocati ma di un vero e proprio cambio di gestione che ha permesso (oltre che di conquistare la promozione sul campo) di pagare tutti i debiti pregressi.E chi è questo sponsor miracoloso? Nientepopodimeno che la Federazione delle Associazioni Antiracket, Tano Grasso in testa. La squadra, quest’anno, giocherà con la scritta “Non ti pago!” sulla maglietta: forza Gela, alla faccia dei mafiosi.
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Persone. Frère Roger. Erano i tempi delle esperienze di vita comunitaria che sbocciavano dai semi di un desiderio di Vangelo più autentico. Noi ragazzi forse idealizzando, ammiravamo e sognavamo quei luoghi dove esse si manifestavano, i cui nomi di voce in voce passavano tra noi. Camaldoli, Assisi, Loppiano, Taizé… e poi le testimonianze di povertà voluta assieme ai poveri, per la giustizia dei poveri attraverso la condivisione dei bisogni.
L’Abbé Pierre, Helder Camara… Erano i testimoni del cristianesimo rinnovato, che nella mente di noi giovani, forse alimentati anche dalla consapevolezza che la sorte del mondo poteva cambiare – il Sessantotto ancora spingeva, attraverso il rivolgimento anche in noi stessi e nella nostra mentalità rinnovata di “cittadini del mondo” – miscelava le istanze “rivoluzionarie” che vivevamo, con la stessa “rivoluzione” cristiana dell’appena concluso Concilio.
Se Dio esiste e ha a cuore le sorti dell’umano, credo che il suo lavoro si manifesti man mano anche attraverso le felici intuizioni di personaggi poco conosciuti dai media ma portatori di piccole rivoluzioni nel cuore e nel comportamento di coloro che via via vengono loro a contatto. Di giovani e meno giovani che poi magari ritornano nella realtà di tutti i giorni; pregni però di quel cambiamento che nel loro cuore non verrà mai meno, e si rispecchierà nella propria vita e nelle azioni del quotidiano. [roberto del bianco]
Bookmark: www.taize.fr
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A.P. wrote:
< The Independent riporta 1.100 cadaveri di civili portati all’obitorio di Baghdad nel solo mese di luglio 2005. Di questi 963 erano uomini – molti dei quali arrivati con mani legate, occhi bendati e proiettili in testa – e 137 donne. Nessun commento, mi limito a rilanciare la notizia, apparsa e scomparsa in un attimo, fra le beghette di partito, i servizi su viabilità, i sudoku, e i gossip dell’estate >
Bookmark: news.independent.co.uk/world/fisk/article306436.ece
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ichias wrote:
< “Così, nel nome di Cristo e di Allah, i rispettivi preti hanno biascicato le loro preghiere…”. O magari solo nel nome di un’umanità che non ha bisogno di nessun dio per conoscere il valore della solidarietà >
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Regulus wrote:
< Da Repubblica: “SI LEGA ALLE PORTE DEL COMUNE PERCHÉ NON TROVA LAVORO. Reggio Emilia. Si è legato alle porta del comune, la notte di Ferragosto, per manifestare il suo sdegno per l’impossibilità di trovare un lavoro”. Io c’ho provato a legarmi al Comune, ma qui bisognava mettersi in fila…
Bookmark: www.repubblica.it/news/ired/ultimora/rep_nazionale_n_1065958.html
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Lina Arena wrote:
< Leggo il Codacons ha denunciato tal Giuffrida per la vicenda dell’acqua potabile e che un procedimento è in corso. Come mai quando denuncia il Codacons la Procura di Catania si muove mentre se denuncia un modesto lavoratore e lamenta di aver subito vessazioni e maltrattamenti o denuncia procedure di mobilità false con la connivenza delle autorità preposte alla redazione dei verbali nessun giudice ritiene di procedere e tutto viene archiviato? Non appena Lei mi fornisce una risposta mi impegno a raccontarLe le vicende che hanno visto tanti poveri lavoratori subire vessazioni e maltrattamenti da datori di lavoro che esercitano legalmente il CAPORALATO. Nessun giudice interviene. Tutti tacciono >
* * *
Nella città che Lei cita la religione locale prevede il voto del silenzio per talune categorie (giornalisti, magistrati, ecc.) che altrove parlano liberamente. E’ solo per questo motivo che costoro tacciono. Lei pretenderebbe che si facessero miscredenti?
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Carlo Schenone wrote:
< Per aumentare, almeno teoricamente, la sicurezza delle popolazioni occidentali, vengono adottate misure restrittive, anche drastiche, che incidono sui diritti civili. Facendo un piccolo calcolo statistico, dato che la probabilità di morire per un attentato è dalle 100 alle 1000 volte minore che di morire per un incidente stradale, le misure restrittive relative dovrebbero avere una incidenza analogamente più drastica.
In altre parole se ragionassero per gli incidenti stradali come per il terrorismo, i governanti dovrebbero impedire i viaggi su mezzi personali e limitare gli spostamenti sui mezzi pubblici a non più di uno al mese >
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Roberto Bertoni wrote:
< Fino a poco fa, tratto in inganno dalla pubblicità, pensavo che l’892 fosse solo il nuovo numero del 41212 della Telecom, quello che fornisce su richiesta i numeri telefonici. Ora vengo a sapere che è della Telecom, ma di una società privata. Ma le tariffe sono molto più alte di quelle del 41212. Una telefonata da tre minuti ora costa cinque euri e mezzo (se si chiama da fisso). Una volta, alla Telecom per darmi un numero ci hanno messo mezz’ora. Se i tempi restano questi, sapere un numero ora può cinquantacinque euri… Certo, un ragazzo che usa internet sa che lo può trovare gratis su www.pagine bianche.it. Ma una vecchietta? >
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Piero Cavina wrote:
< Ti scrivo per lanciare una richiesta ai sindacati, anzi no alla Cgil. Ho letto di tutto, dalla Cgil banche che parla duramente dell’operazione Unipol alla Cgil assicurazioni, che invece vede di buon occhio la scalata! La Cgil venditori di cipolle rimane serenamente obietiva e aspetta il piano industriale, mentre la Cgil profilattici se ne fotte!
Eppure quello della Cgil banche (non ricordo il nome) giura che Epifani ha tuonato contro il comportamento di Fazio… chissà, fatte le dovute proporzioni di cariche ricoperte, se ha qualche dubbio anche su Fassino? E allora mi dico, non è questo un buon motivo politico per proclamare uno sciopero generale contro questo comportamento, e il conseguente arroccamento, del Governatore? Io vedrei bene milioni di persone in piazza che scioperano a oltranza finchè Fazio non si è dimesso… e ogni giorno la posta si deve alzare. Che ne dici? È un obiettivo condiviso da tutti (tranne che da Fazio!), è moralmente ineccepibile e soprattutto è alla portata! Poi magari anche Fassino…
Adesso chiamo la Cgil bambole gonfiabili per capire cosa ne pensano loro, poi ti faccio sapere
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Alessandro wrote:
< Si privatizza tutto: acqua, il diritto allo studio, sanità, infrastrutture vitali dello Stato, già costruite e pagate coi soldi di tutti. Ma perché non privatizzare anche la sicurezza?Solo per la missione in Iraq hanno appena stanziato altri 240 milioni, e che cosa ci guadagniamo? Gli attivi dove sono? Azienda che perde si taglia!
Basta con l’esercito italiano: voglio scegliere il contractor privato che più mi aggrada, pago, e decido se mandarlo in Iraq o in Pakistan o Israele. O nel Sahara Occidentale, o dove pare a me, visto che pago.
Se posso scegliere fra Tim, Vodafone, Wind o i cinesi della 3, e me lo avete spacciato come grandissimo miglioramento (il libero mercato, ricordate?) perché mai non posso decidere di che servizio di sicurezza servirmi? Se mi sembra che i Carabinieri cinesi costino meno, perché mai devo subire il monopolio degli “incumbent”?
Devo essere libero di fare un’OPA, scalare l’Arma, possibilmente indebitando la stessa, come ci ha insegnato la crema dei nostri finanzieri, da Colaninno, a Gnutti, a Fiorani, Tanzi, e rivenderla con plusvalenza, magari al principe Al Waleed. (Tra parentesi, in Sicilia mi risulta che abbiano già una ottima sicurezza privata: paghi, e non hai problemi).
Se privatizziamo, privatizziamo tutto. Se no, è solo una storiella per magnarvi quello che vi interessa, e darla a bere al parco buoi >
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Enzo. Un anno. Il Diario, Articolo 21, la Regione Umbria, il sindaco di Gubbio e molti altri hanno scritto a Ciampi chiedendogli un riconoscimento per questo italiano coraggioso e buono, che in Iraq c’è andato a portare pace e non guerra.
Noi ci associamo con tutto il cuore. Sarebbe utile, per il nostro paese, che una medaglia con scritto “Italia” fosse dedicata a un uomo che l’ha onorata tanto. Ma forse sarebbe più giusto che sulla medaglia ci fosse il nome – chessò – di San Marino. Una Repubblica piccolissima, ma che non sta occupando nessuno.
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alessioc75@tiscali.it wrote:
< …e il tempo intanto
crea eroi
mentre il sole brucia
per i fatti suoi
la terra grassa e ricca
frutta gelosie
e la scuola insegna
poesie… >
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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)