Primo. “Berlusconi ha sempre ragione”.
Old economy. La Giovanni Agnelli & C Sapa, cassaforte della famiglia Agnelli, controlla il 100% del capitale sociale ordinario di IFI Spa e il 51, 747% del capitale privilegiato. La Giovanni Agnelli & C per controllare IFI sborsa (a valore nominale) 77. 457. 656 Euro.
IFI priv. a sua volta controlla il 54, 167% di IFIL Spa, che ha un capitale sociale di 466. 329. 662 Euro. Dunque la Giovanni Agnelli & C controlla oltre il 54% di IFIL (valore al nominale 252. 596. 788 Euro) con soli 77. 457. 656 Euro.
IFIL Spa + IFI Spa + FIMEPAR Spa, controllate tutte da Giovanni Agnelli & C Sapa, controllano insieme il 25% del capitale della Fiat – quella delle auto, finalmente. Il capitale sociale della Fiat ammonta a 2. 753. 025. 000 Euro. La GA & C Sapa, con i suoi 77. 457. 656 Euro, controlla quindi indirettamente il 25% di questo capitale: cioè 688. 256. 250 Euro.
In realtà, i 77. 457. 656 Euro della GA & C Sapa sarebbero appena lo 2, 813% del capitale sociale Fiat. Con questo sistema di scatole cinesi, invece, la Giovanni Agnelli & C arriva a controllarne di fatto il 25% e a nominare quindi la maggioranza del consiglio di amministrazione.
Ne consegue che: la regola 1 azione = 1 voto non vale per tutti. Per gli Agnelli in Fiat 1 azione vale 8, 9 voti. Per l’orioles qualunque invece 1 azione vale sempre 1 voto. E la gestione aziendale? Il 2, 813 per cento nomina il consiglio d’amministrazione e quindi di fatto prende le decisioni. Il restante 97, 187% fa la parte della minoranza che non conta niente.
Al consiglio di amministrazione, per essere riconfermato, può benissimo convenire di curare gli interessi degli Agnelli come azionisti di GA & C. più che gli Agnelli come azionisti di Fiat Spa. Non è detto che siano gli stessi interessi. (palgue)
New economy. È stato concesso alla società statunitense Maxx International il permesso di rilasciare carte di credito, carte telefoniche e carte di debito bancario col marchio San Pietro. L’accordo ha valore fino al 2006 e le card, che verranno immesse sul mercato alla fine dell’anno, potranno circolare solo in America. Il lancio delle V-card verrà sostenuto inoltre da una serie di promotionals, come i Cd con preghiere papali recitate da Julio Iglesias, Ricky Martin e altri artisti di fama internazionale. Il target dell’operation è stato fissato a 150 milioni di dollari l’anno in quote annuali di subscription, al netto delle spese di marketing, advertising e promotion.
Non è stato reso noto in quali proporzioni verranno ripartiti gli utili fra le due componenti della joint-venture, il cui know-how e la cui solidità finanziaria – fanno osservare gli esperti – non dovrebbero peraltro dare adito a sorprese sgradevoli per gli investitori. L’ufficio d’amministrazione del Vaticano ha dichiarato poche settimane fa che anche l’esercizio 1999 si è chiuso con un notevole surplus di bilancio, il settimo consecutivo. Più riservati gli amministratori della Maxx International, fra i quali circola tuttavia la voce di una possibile quotazione al Nasdaq della V-Card.
Mario Ciancio, presidente degli editori italiani e proprietario di quasi tutti i quotidiani a sud di Napoli, è inoltre proprietario di sei emittenti televisive regionali. Di esse, due – TeleEtna e Antenna Sicilia – sono intestate direttamente a suo nome, due alla moglie e le ultime due alla figlia. La legge Mammì, che disciplina l’assegnazione delle emittenze, vieta infatti (articolo 15: “divieto di posizioni dominanti”) il possesso di più di due emittenti agli editori di giornali quotidiani. Del giornale capofila di Ciancio, “La Sicilia”, a Catania si ricorda che rifiutò di pubblicare il necrologio del commissario Montana proposto dalla famiglia nell’anniversario della morte.
Ascoli. Evaldo B. lavora in una ditta di facchinaggio ed è gay. Anche il suo compagno, Tonino M. , lavora nella stessa ditta. Il padrone prima gli ha comunicato che, in nome del politically correct, li considera una coppia sposata a tutti gli effetti. Poi, ha aggiunto che però, a senso di regolamento interno, marito e moglie non possono lavorare insieme. Ed Evaldo s’è dovuto licenziare.
Memoria. È morta l’ultima sopravvissuta degli ebrei romani deportati dai tedeschi durante la guerra. Adesso, non c’è più nessuno in Italia che sappia più che cosa voglia dire veramente la parola fascismo (i giovani della destra israeliana, ormai, s’incontrano fraternamente con quelli della destra italiana). Dovremo andare avanti così alla cieca, perseguitando emigranti e affogando albanesi senza sapere più come si chiama questa cosa.
A Napoli, s’è saputo ora dagli archivi americani, i tedeschi invece non avevano osato deportare gli ebrei perchè avevano paura della reazione del popolo napoletano. Eppure l’Italia ricca pronuncia con disprezzo il termine “napoletano”.
Les italiens. A piazza Navona a prendere a sprangate i rivali dopo la partita. A piazza Duomo a tifare Germania e Francia, però senza algerini e senza turchi. A piazza Venezia ad attraversare la città facendo saluti romani e dichiarando a gran voce di non essere froci. A piazza San Marco a organizzarsi le vacanze in Carinzia, da Haider, quest’anno. A piazza Maggiore a guardare i bolognesi che si sforzano disperatamente di fare i tedeschi. In via dell’Umiltà, in piazza del Gesù, in via dei Polacchi, al campo dei Miracoli, al Cordusi, in vicolo delle Fate a Palermo.
Extracomunitari. Roma. Nel giro di appena un anno, la città è stata attraversata per lungo e per largo da più di un milione di extracomunitari provenienti dagli Stati Uniti. Gente che al suo paese compra mitra e pistole come le noccioline, abituata a girare armata quando vuole e come vuole, e pronta a sparare senza preavviso fin dalle elementari. Ma che fa la questura? Che fa il ministro, signora mia?
Tecnosauri. In questi mesi si decide l’alternativa fra rete “stupida” e rete “intelligente”. La rete stupida è quella attuale: la rete resta neutrale e i contenuti vengono dai terminali “intelligenti”, fra cui noi. La rete intelligente è quella in cui (larga banda, piattaforma proprietaria, monopolio di fatto) la maggior parte del lavoro e delle scelte viene fatto da lei stessa e a noi poveri terminali (informatici o umani) non resta che adeguarci passivamente ai suoi modi di fare – e, prima o poi, di “pensare”. È una scelta “politica”, insomma.
Il tasso d’innovazione tecnologica reale, in realtà, da un paio d’anni non sta affatto crescendo. Si ricominciano a vedere in giro i vecchi sistemi “proprietari” globali, in cui il controllo di una piattaforma bloccata dà il controllo su tutto il resto. A parrte gli aspetti economici (formazione di monopoli, ecc. ), il fatto veramente antipatico è che questo rende molto più difficile alla tecnologia di “fare salti” da un settore all’altro.
L’esempio più tragico di un processo di questo tipo ce l’abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi, ed è l’automobile. Per i primi vent’anni, ha goduto di una tecnologia libera e innovativa, tanto sul piano strettamente tecnico quanto su quello culturale; e poteva accadere che uno sconosciuto ufficialetto di cavalleria, puntando su di essa, riuscisse a creare in brevissimo tempo un pezzo molto vitale, e del tutto inaspettato, di new economy. Ma una volta che la new economy – di allora – ha creato i suoi dinosauri, il processo d’innovazione s’è rallentato di molto, fermandosi alle esigenze immediate del mercato: meno ricerca creativa, e più marketing. Alla fine, ci siamo ritrovati con cent’anni ininterrotti di motore a scoppio – una delle tecnologie più longeve, e inevitabilmente obsolete della storia. Per la persona comune, questo ha significato: a) andare in automobile anzichè a piedi (il marketing e la politica, isolatamente, hanno funzionato); b) pagare questo beneficio al prezzo, del tutto arbitrario, di un inquinamento del pianeta e di modalità sempre più non-umane nell’uso del territorio urbano (il marketing e la politica, da soli, funzionano in modo autoreferenziale).
Oggi si cominciano già notare i primi segni di obsolescenza nel computer come oggetto (siamo nel duemila e ancora sto usando una tastiera) e come mito (siamo nel duemila e ancora sto “stando al computer”); i pochi episodi realmente innovativi (l’i-Mac, ecc. ) appartengono molto più al marketing che alla tecnologia. Per la persona comune, questo significherà: a) avere tutti il computer; b) pagare questo beneficio al prezzo, anch’esso del tutto arbitrario, di una iperconcentrazione dei poteri economici e di modalità sempre più non-umane nell’uso del “territorio”-economia.
Tecnosapiens. Teletorremaura, a Roma, è una tv (web-based) di quartiere che consiste in un paio di telecamere puntate sul quartiere e in un altro paio di telecamere portate in giro da ragazzi, sempre del quartiere. L’idea sarebbe di mettere in rete, a basso profilo, la vita delle persone reali: pochissimi o niente giornalisti, interviste al muretto, approccio con la telecamera senza domande. Tv di strada, insomma. È esattamente l’opposto del Truman show: là, la vita delle persone diventa spettacolo e viene “consumata”; qui, diventa il soggetto che fornisce direttamente informazione e comunicazione. Comincia in questi giorni, e il promo è già su web.
Bookmark: http:\www.candida.kyuzz.org
Fuorimoda. Il diciannove, a Palermo (nove di sera a Villa Trabia), presentano un libro su Falcone di Luca Tescaroli. Organizza la rivista Antimafia Duemila (il quarto numero sta uscendo ora), un giornale costoso (cinquemila lire) e palloso (trentadue pagine fitte) che però in questo momento è l’unico in Italia a credere che Falcone e Borsellino siano esistiti davvero. Purtroppo è indispensabile comprarlo, perchè documenti, ricostruzioni, personaggi e date oramai le trovi quasi solo lì.
Bookmark: http:\www.antimafiaduemila.com
Donne e no. L’onorevole Livia Turco, valorosa esponente del rinnovamento della sinistra nonchè del Protagonismo delle Donne nell’ambito del rinnovamento, ha deciso di schierarsi ufficialmente per la riapertura delle case chiuse: insieme a Montanelli, l’onorevole er Pecora detto Bontempo, i soci del Circolo del Tennis di Barcellona Pozzo di Gotto, la signora Fini, il generale in pensione Mannaggia La Rocca, il dottor Tommaso d’Aquino, l’avvocato Sconnamacchia del Foro di Napoli, la Confesercenti di Treviso e insomma tutto ciò che si chiama oggi la gente e un tempo il sano popolo italiano.
La notizia, di per sè, è irrilevante: la signora Turco uscirà dalla scena politica con o senza queste trovate, e il cattivo gusto di un politico non merita, normalmente, alcuna particolare annotazione. È significativa, invece – e, a questo titolo, fa parte della storia “alta” – come punto d’approdo di una evoluzione: nel luglio 2000, potranno scrivere gli autori dei futuri Bignami, la sinistra italiana, sorta dal movimento anarchico e poi dai socialisti, dai comunisti e dai sindacati, ha ufficialmente concluso il suo ciclo per confluire nella vecchia destra italiana.
Ciò che caratterizzava i “compagni”, quando il mondo era giovane, non era affatto la politica ma l’approccio umano. Soprattutto i socialisti – dalla fine dell’ottocento a tutti gli anni sessanta – condussero delle battaglie umanissime contro la vita grama delle donne e contro la prostituzione. Non per un fatto d’ordine pubblico, ma prima d’ogni cosa per un impulso umano. L’operaio comunista sapeva benissimo da quali storie umane venissero le prostitute, quanta miseria e violenza ci fosse dietro la decisione di vendere il corpo.
La donna socialista (che aveva sempre una storia non banale alle spalle, che era arrivata alla politica pagando prezzi alti in termini personali) sapeva che la propria personale dignità era strettissimamente legata a quella di tutte le altre donne, *comprese* le prostitute. E quando pensava ai casini, non ci pensava – istintivamente – in termini di legge e ordine ma di selvaggia ingiustizia, di cui fare vendetta in nome di tutte le donne. In più, s’inseriva un filo di disprezzo – da donna che ha vissuto – per l’uomo che, goffo e impacciato nei rapporti erotici e sessuali, pretendeva (“siamo giovani”, “è la natura”) la rozza scorciatoia del sesso-soldi.
Ora, tutto questo è passato. L’onorevole Turco non crede – non concepisce – di avere assolutamente nulla in comune con la donna prostituita nigeriana. Lei è una signora, quella è una puttana; una povera puttana, per essere caritatevoli e buonisti, ma nulla più di questo. “Che tu faccia questo lavoro è nell’ordine delle cose, ragazza mia. Ma fallo senza dar scandalo e senza crear problemi alla gente perbene”. Ecco il messaggio poitico della signora di “sinistra” alla nigeriana. La politica di Javert.
Il “problema della prostituzione”, come fatto a sè stante, non esiste. Sul piano del cosiddetto ordine pubblico può essere risolto facilissimamente nel giro di quindici giorni, semplicemente sputtanando (e quand’è il caso incriminando per concorso in violenze) i clienti; chi non ce la fa a convincere allegramente una donna, vada a farsi le seghe e non rompa le scatole al prossimo o allo stato. Esiste invece il problema delle persone prostituite, cioè degli esseri umani ai quali – come sapeva benissimo la sinistra d’una volta – dopo aver rubato tutto pretendiamo di rubare anche i loro corpi.
L’attore. Era un essere che pensava. E non riuscì mai a comprendere l’orrenda irrazionalità di questo dover morire.
“Dormono gli animali sulla terra/ dormono gli stormi alati… “. Dormono gli uccellini di Roma, sugli alberi del lungofiume o fra i rami di Villa Pamphili. Dormono i senegalesi sulla banchina del Tevere, dorme il polacco là sui gradini della chiesa. “Viva la Polonia, e birra!” c’è scritto a pennarello sopra il muro. “L’anima a Dio Signore, il corpo all’Italia, il cuore alla Polonia”, dice un’altra loro scritta sui monti di Cassino. Un ippocastano, adesso, stormisce a pochi passi dall’uomo che dorme ed è l’unico rumore della notte.
Archilokos apx@eleutheros.gr > wrote: < Io non invidio il re coi suoi molti tesori
nè voglio la potenza degli dei
nè m’attira il potere: sono cose
tutte lontane assai dagli occhi miei >