25 ottobre 2005 n. 307
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La solitudine e il coraggio. “Me ne faccio poco di questi due, tre giorni di copertura mediatica. Me ne faccio poco della visita di Ciampi o del cordoglio politico. L’esperienza mi ha insegnato che poi tutti torneranno a casa propria, e della Calabria non gliene fregherà di nuovo niente a nessuno. O solo per due-tre giorni l’anno”.
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L’assassinio del vicepresidente della Calabria Francesco Fortugno è pari per gravità a quello – vent’anni fa – di Piersanti Mattarella. Eppure, a poco più di una settimana, è già scivolato via dalle pagine dei giornali. “Tutti sanno chi sono i mafiosi”. “Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata”. “E adesso ammazzateci tutti”. “Qui è morta la speranza dei palermitani onesti”. A distanza di tanti anni, le due solitudini – la siciliana e la calabrese – si fondono, si fondono gli appelli degli arcivescovi, si fonde la disperazione di quei cartelli – “ammazzateci”, “è morta” – che gridano a tutto il paese l’orrore del vivere sotto occupazione. Si fondono le imbarazzate risposte dei governi (ma come si poteva prendere posizione contro Ciancimino avendo un Andreotti nel governo? contro la mafia d’oggi avendo un partito capitanato da Dell’Utri?) ma si fonde anche, per un momento intensissimo che spesso si pagherà con anni e anni di traversie, la risposta degli studenti, dei giovani e giovanissimi cittadini che nello sfacelo generale restano là a difendere la città, la giustizia e i valori civili.
Adesso, nella memoria del vecchio, i visi del liceo Meli dell’93 e quelli delle scuole di Locri si confondono. Sono gli stessi ragazzi, è la stessa lotta. Sono i medesimi visi impauriti e coraggiosi. Sono gli stessi politici, che vengono a portar conforto, ma poi se ne vanno. Sono le stesse telecamere, che ronzano sui morti per terra e sui cortei ma poi – seppelliti i cadaveri, finite le manifestazioni – se ne vanno. E tu resti là solo, a Palermo, a Catania, a Reggio, a Cinisi, a Locri, avendo imparato in pochissimi giorni ciò che la tua giovane vita mai avrebbe pensato di poter contenere: l’immensità della solitudine, la solidarietà fra i pochissimi, il bruciore dell’offesa, la durezza del compito improvviso da sostenere. Pochi giorni fa eri un ragazzo, pochi giorni dopo sei un testimone in prima linea, senza che nessuno abbia richiesto il tuo parere o ti abbia detto perché. Sai solo che tu sei lì, che se scappi tu non ti sostituirà nessun altro e che qualcosa di antichissimo e di profondo ti impedisce, malgrado te, di scappare.
Io vorrei dire moltissime cose adesso, ma non ci riesco. So solo che capisco perfettamente voi ragazzi calabresi. Siete noi, siamo voi. Siete quelli di noi che erano là, in via dello Stadio a Catania o in via Carini, quando non si sapeva ancora se si sarebbe andati avanti o tutti a casa. Quelli che già un mese dopo erano dimenticati da tutti, dai politici e dai giornali, ma erano ancora là.
Sarebbe abbastanza facile – lo sarebbe stato allora, nell’85 e poi nel ’93 e poi ancora a fine anni Novanta – distruggere la mafia e la ‘ndrangheta, che sono spietate sì ma non sono assolutamente così forti come si dice. In Grecia hanno una legge, per cui se compri uno yacht, un palazzo, un bene superiore a un valore fissato dalla legge, devi prima dichiarare e provare da dove ti vengono i soldi. Una misura rozza, ma funziona. Più ancora funzionerebbe il provvedimento chiesto da tutti coloro che si sono occupati di mafia – da Pio La Torre a Umberto Santino – e cioè la trasparenza delle attività bancarie, la fine della finanza come attività coperta e l’obbligo per tutti i movimenti di capitale di essere controllabili sia dalle autorità che dai cittadini. Sono i controlli bancari che ammazzano Cosa Nostra. E allora perché non li fanno? Che hanno da perdere? In fondo la maggior parte delle banche sono oneste, no? Leggete le cronache bancarie di queste settimane e avrete la risposta. Non si possono smascherare i soldi della mafia senza portare alla luce del sole anche i traffici non-mafiosi. Che non sono protetti dai killer ma da una rete di media e di politici di efficacia non minore.
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Le telecamere se ne vanno. Se ne va l’attenzione, che è quella che ti permette di restare vivo anche quest’altra settimana. I media non sono mafiosi, ma di noi – vivi e morti – se ne fregano altamente. Anche rispetto ai media (soprattutto rispetto ai media) siamo soli. Questa è un’altra lezione che abbiamo dovuto imparare allora, nel giro di pochi giorni. Ma noi eravamo giornalisti. Sapevamo come si fa informazione. L’abbiamo fatta da soli, in solitudine per il palazzo, ma in una rete strettissima di ragazzi, di giovani, di centinaia e centinaia di senza-potere. Alla fine abbiamo vinto, siamo riusciti a cacciare gli imprenditori mafiosi dalla nostra città. Certo, l’abbiamo pagata. Diversi di noi ne hanno avuto la vita rovinata, rimasti emarginati da tutto. Però abbiamo vinto. Non ci sono vie facili. Pensateci.
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Adesso, per quanto pochi, siamo ancora qui. Diteci in che cosa vi possiamo aiutare. Se volete delle telecamere, abbiamo un amico ricco che ce le può dare. Ma dovrete usarle da voi, nessun altro lo farà al posto vostro. Se volete stampare, è il nostro mestiere; possiamo aiutarvi a fare un giornale anche fra una settimana. Ma sarà un giornale povero, senza guadagni e senza grandi firme. Se volete internet, stiamo organizzando un sito, e se volete è vostro. Ma non è repubblica o libero.it o cnn, è solo un sito di verità – di verità giornalistica, non demagogica, professionale – ma non di potere. Se volete lottare, possiamo aiutarvi – meglio di chiunque altro in Italia – a costruirvi gli strumenti. Ma a lottare con essi – se andrete avanti – sarete voi.
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Per me personalmente, fra una cosa e l’altra, questi sono stati mesi di grandi trattative: per fare giornali, siti, tv satellitari, web tv… Tutto con gente molto per bene, persone oneste, a volte persino compagni. Ma c’era qualcosa che non quadrava, che non capivo, e adesso – dopo Locri – l’ho capita. Io non so fare tutte quelle cose difficili, di marketing, “aziendali”. So fare solamente queste cose qua, queste che ho sempre fatto, che costano moltissimo per chiunque ci metta mano e che a parte cambiare il mondo non ti portano niente. Chi ci sta? Fra un mese o un anno o fra dieci anni, oppure ora. Nessuno, per quanto grande e importante sia, che non sia come noi ce la può fare. Chi c’è, si faccia avanti: c’è bisogno di tutto, a Palermo, a Catania, in Italia, a Locri. Noi comunque andremo avanti anche da soli, sempre sulla stessa strada che a nessun costo cambieremo: i pochi, gli amici felici, i buoni.
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Notizia. “Provenzano aiutato anche da politici”. Ma no! Non me lo dite! Chi l’avrebbe mai detto!
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Intervista. “In Calabria (o “a Palermo”) la mafia ucciderà ancora”, dice Loiero (o “dice Orlando”) dopo l’assassinio di Fortugno (o “di Mattarella”, “di Falcone”, ecc.).
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Intanto. Intanto il governo abolisce di fatto la legge La Torre, quella che assegna ai cittadini bisognosi e meritevoli i beni confiscati ai mafiosi. Vogliono rendere tutte le confische provvisorie e reversibili, in modo che nessuno possa mai essere sicuro che i mafiosi se ne siano andati per davvero. Pensate a quella cooperative di giovani a Corleone, a cui ogni anno al tempo del raccolto mandano un “avvertimento” bruciandogli dei covoni. Don Ciotti, Libera, e i familiari degli antimafiosi uccisi stanno facendo circolare un appello in questo senso.
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Società civile. Catania. “Disavanzo di quaranta milioni di euro, il comune affoga nei debiti!”. “Protestiamo!”. “Tutti davanti al Comune lunedì 24 alle 17.30!”.
Non è, come si potrebbe credere, un manifesto dei Ds, di Rifondazione o del centrosinistra catanese (affaccendati nel solito “dibbattito interno” su quale imprenditore o presentatore tv contrapporre a Cuffaro). E’ un concreto appello della società civile (Cittainsieme, Cittalibera, Siciliani x la legalità, ecc.) che, visto che la sinistra “perbene” non si muove chiama direttamente in piazza i cittadini per la difesa della città e dei diritti.
A Catania i partiti della sinistra sono al minimo storico, grazie alla catastrofica alleanza con l’ex ministro dell’interno (80 pacifisti all’osperdale) Bianco. Per fortuna, dal basso c’è chi si muove e ricostruisce mentre quelli stanno a guardare. E’ un esempio per tutti: i quattro milioni di voti alle primarie servono – se ci pensate – esattamente a questo.
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Armatevi e partite. D’ora in poi i carabinieri dovranno curarsi a proprie spese le malattie derivanti da cause di servizio, non più sostenute dal ministero della Difesa. Altre riduzioni di fondi riguardano divise, riscaldamenti e benzina.
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Berlusconi in Calabria. Non c’è potuto andare perché non gli ha dato il permesso Dell’Utri.
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Siciliani. I deputati siciliani hanno votato compatti – dopo lunghi incontri con la Lega – per la devolution in cambio di novecento milioni alla Sicilia, da ritagliare sulla finanziaria di Tremonti. La Sicilia, insomma, ha venduto l’Italia a Bossi – nonché il proprio culo e la propria dignità – per milleottocento miliardi di lire: un bel prezzo rispetto ai trenta euri spuntati a fatica, in una trattativa analoga, dal signor Iscariota (che però non era un furbo siciliano). Qualcuno s’è portato in aula una bandiera siciliana, casomai qualche leghista avesse bisogno di una lucidata alle scarpe. Viva la Sicilia.
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Occupazione. Altri tremila posti di prof di religione, comandati dai vescovi ma pagati dallo stato.
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Vetero. “I ministri mangiano pollo”. Giggetto: “Ppe’ magna’ ogni scusa è bbona”.
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Made in Italy. C’è anche il burqa firmato, lo produce – a Roma – lo stilista Daniel Verola e lo spedisce in Afganistan per le afgane i cui padroni se lo possono permettere. “In fondo il burqa non ha solo un valore negativo, è anche un mezzo di protezione ecc.”.
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Occidente. “E’ solo questione di tempo”, secondo il quotidiano saudita Arabia Saudita Asharq al-Awsat, la concessione anche alle donne della patente di guida. Decisiva la spinta degli importatori di auto, che sperano così di aumentare le vendite. In quel Paese le donne non possono guidare, votare, insegnare, fare affari da sole, disobbedire al marito, parlare con estranei o scegliersi una religione e in caso di “adulterio” vengono regolamente lapidate. Tuttavia, a differenza dell’Iran o dell’Iraq, l’Arabia Saudita – che ci vende il petrolio senza storcere il muso – è Occidente.
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Cartolina da Rio. Qualche giorno fa siamo andati al Teatro dell’Oppresso di Rio, che qui ha la sede centrale e Carola gli ha proposto di fare un reportage su quel che fanno, ‘sta settimana gli scriviamo due pagine e poi ne discutiamo insieme. La sede è al centro, una palazzina di due piani, quello che dà sulla strada lo usano per provare e quel giorno c’era la fine di un progetto con una scuola e abbiamo visto le prove e dalla strada ogni tanto qualche donna con bambino in braccio o qualche ragazzino o qualche vecchio si fermava e guardava. E poi alle cinque hanno messo tre platee come quelle che avevamo al Damm ed è cominciata a venire la gente e hanno fatto lo spettacolo, e poi il resto con gli interventi del pubblico come fanno loro.
E’ cominciato il festival di cinema di Rio e si vedono alcuni film, soprattutto documentari. All’mprovviso intorno al cinema (che ha libreria, bar, ecc) si forma dal nulla la solita fauna universale del pubblico da festival e sembra incredibile in mezzo a tutta ‘sta gente che vive per strada, giovani, bambini, famiglie, matti, tutti con la loro coperta e un angolo di marciapiede.
Si bevono molti succhi di tutti i frutti tropicali per due soldi, e anche dolci marzapanosi buoni, i bar sono piú proiettati verso l’esterno che quelli spagnoli, il bancone è piú alto e sporge sempre fuori, non c’è una porta scura all’ngresso, anzi non ci sono del tutto porte nei bar. Però si beve birra anche qui. Non si vede ancora il sole, ma si può andare a passeggiare in spiaggia che sta sotto casa. Gli istituti di cultura, i cinema, le biblioteche e videoteche migliori sono tutte delle banche. Dicono che c’è una favela dove abitano centomila persone. [luca rossomando]
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Digitali extraterrestri. Nel ridente paesino di Solopaca (Benevento) continua l’azione penale a danno dei criminali che avevano osato accendere una Tv di quartiere per trasmettere i consigli comunali e le processioni del parroco. Contemporaneamente una folta schiera di Tv commerciali impunite si aggiunge alla “nave ammiraglia” Retequattro nel grande mare dell’illegalita’ televisiva, continuando a pubblicizzare pentole e telefoni erotici. E’ noto ai piu’ che a norma di legge il proscenio del noto cabarettista Emilio Fede dovrebbe essere chiuso con un blitz della polizia postale, perche’ ormai si avvia a festeggiare il decennio di trasmissioni in assenza di una regolare concessione televisiva. Cio’ che e’ meno noto, invece, e’ che moltissime emittenti commerciali che popolano gli schermi delle nostre regioni dovrebbero chiudere, perche’ non hanno provveduto in tempo utile a “trasferire” una percentuale della loro programmazione sul cosiddetto “digitale terrestre”, e quindi le loro concessioni televisive dovrebbero essere ritirate in base a quanto previsto dalla legge per chi non sale in tempo sul treno delle nuove tecnologie. Ma nel nostro paese i signori delle televendite e delle chat-line sono al di sopra della legge, e quindi gli uomini soli e le casalinghe di voghera possono dormire sonni tranquilli: l’altissimo valore di comunicazione civica dei pelapatate e delle poppe al vento continuera’ ad arricchire l’offerta televisiva nazionale. [carlo gubitosa]
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Ponte. L’espresso da Palermo per Roma (che è uno di quei treni neorealisti tipo Freccia del Sud) viene soppresso, ma ai viaggiatori nessuno dice niente. Lungo le banchine delle stazioni, fra Cefalù e Messina, si accumulano masse di viaggiatori con valige, bambini e nonne anziane. Alla fine, gli viene concesso di prendere il primo treno utile fino a Messina, dove forse arriveranno dei pullman sostitutivi. I quali dopo due ore arrivano, ma non si sa bene dove. Parte dei viaggiatori riesce a prenderli lo stesso e infine ad arrivare a Roma dopo dodici ore di viaggio. Il resto rimane a Messina. In provincia di Messina sono stati aboliti tutti i gabinetti delle stazioni (salvo quella del capoluogo), per risparmiare. Ma in compenso faranno il ponte.
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Polvere. Le regioni non parteciperanno alla Conferenza nazionale sulle tossicodipendenze (5-7 dicembre) indetta da An per il 5 settembre a Palermo. In compenso parteciperanno il ministro Miccichè, in rappresentanza del governo, e l’ex reggente nazionale di Azione Giovani Nicola Calderone. La copertura mediatica e pubblicitaria dell’evento verrà affidata a un giovane professionista di Palermo, Alessandro Martello, già brillantemente distintosi con diverse campagne per Forza Italia in Sicilia.
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Un contadino fa causa per ingiuria al padrone. Arriva il giorno della causa e l’appuntamento è davanti al giudice di pace, ma è il 19 settembre, e gli avvocati fanno sciopero. Arriva davanti al giudice di pace il contadino insieme a qualche amico come testimone, perchè non si sa mai. Viene accolto da un avvocato che dice “Salve, sono l’avvocato della sua controparte, la volevo informare che dal momento che aderisco allo sciopero degli avvocati lei può anche andare, perchè la causa non ci sarà”. Il contadino annuisce, ma si reca alla stanza dove ci sarà l’udienza dove… sopresa! Ci trova tutta la controparte in attesa che il contadino non si presenti. Allo sciopero si scoprirà che non ha aderito nessuno, ma l’udienza è saltata lo stesso per cause non spiegate. In procura dicono che è normale, cioè un avvocato può scegliere l’udienza su cui scioperare. Dubbio: ma non è che si cerca di avvantaggiare il padrone proprio nell’ambito delle procure?
Il contadino si chiama Alessandra Marsilii, il padrone (pade-padrone) è suo padre, uno dei massimi industriali di Pescara, quello che costruisce i bunker per i maxi processi. [antonella serafini]
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Stefano Serafini wrote:
< Lunedì 17 ottobre, nella città di Ramadi, nel settentrione dell’Iraq, un bombardamento statunitense ha causato almeno 70 morti. I media occidentali hanno ripreso la notizia dal portavoce delle forze occupanti, che hanno dichiarato di aver ucciso altrettanti insorti, a seguito di un attentato ad un blindato americano che aveva causato 6 morti tra i marines. In realtà veniamo poi a sapere dall’insistenza di una giornalista americana “disembedded”, che tra i “terroristi” ci sono in realtà non meno di 18 bambini, e che il raid aereo è una volgare ritorsione sulla popolazione civile della cittadina irachena >
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Cieffegi wrote:
< Nell’ultimo numero della “Catena” commenta aspramente il provvedimento di Cofferati contro i lavaveri di Bologna. Mi è sorto il sospetto che la sua ostilità sia dovuta, principalmente, al fatto che il sindaco ha recepito l’istanza di un assessore di An. Credo fermamente che tale richiesta non solo non sia razzista o diretta a danneggiare i “diseredati”, ma sia sostanzialmente giusta. Tra i lavavetri di Bologna (che ricordo essere comunque abusivi) non ci sono solo brave persone che lo fanno per necessità. Ci sono anche gli zingari della zona Fiera, che se un automobilista rifiuta il lavaggio (fatto con acqua spesso lurida) diventano aggressivi, minacciano e sputano sulla vettura. Ci sono tanti bambini, che non credo siano lì per loro libera scelta. Senza contare l’esistenza provata di organizzazioni criminali che sfruttano proprio i lavavetri stessi. Certo, Cofferati col provvedimento in questione potrà danneggiare qualcuno, ma forse finirà per rivelarsi un bene per molti. Siamo sicuri che a fare del buonismo a tutti i costi verso gli immigrati non si finisca poi per danneggiarli di più?>
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Massimo wrote:
< Sulla Stampa si segnala una scarsa partecipazione di giovani alle primarie. Posso confermarlo, per Torino, avendo passato l’intera giornata e buona parte della notte ai seggi in zona Santa Rita (quartiere molto popoloso e popolare di Torino). E’ come se – per citare Tremonti, ma lui parlava degli effetti dell’euro – l’Italia sia uscita da una guerra: un’intera generazione scomparsa. Non so dare, ora, valutazione complesse. Sono sicuro che coloro tra i miei amici che non sono andati a votare hanno, e magari mi esporrano, ragioni validissime e ben costruite per non averlo fatto. In fondo, come ho sempre sostenuto: ogni popolo ha il governo e la classe politica che si sceglie e merita. Come cantava Gaber? liberta’ e’ partecipazione >
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Redazione Democrazialegalita wrote:
< Guarda che il listino bloccato dove NON puoi scegliere il singolo candidato c’è anche adesso! In Italia le preferenze non esistono più dal 1994, e sono state sostituite dall’infame “listino bloccato” scelto dai partiti e imposto agli elettori senza nessuna possibilità di mutazione. Questo nella parte proporzionale. Nella parte maggioritaria, peggio, visto che “the winner takes all”; nei collegi uninominali sono comparsi personaggi della serie “minestra o finestra”, tanto più ignobili tanto più “sicuro” era il collegio. PS: in Toscana, i DS, il pdci, lo SDi, parte della Margherita, hanno approvato nell’aprile di quest’anno una legge UGUALE a quella in approvazione adesso in Parlamento. Hanno tolto le preferenze, hanno messo i premi di maggioranza, gli sbarramenti differenziati… >
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Franco Mistretta wrote:
< Fassino e D’Alema dicono che è giusto esportare la democrazia, anche con le armi se è necessario. Potremmo cominciare da Locri >
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Pasquale Iacopino wrote:
< Lo spettacolo Celentano-Santoro, che, vinto dalla noia, ho visto solo in parte, temo stia per diventare un caso politico-culturale da operetta, capace di distrarre l’opinione pubblica da problemi veramente seri e preoccupanti >
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Diego Cozzi wrote:
< Volevo intervenire in merito alla notizia della multa inflitta alle aziende di produzione del Latte per l’infanzia. Ho due figli di 5 e 1 anno, in entrambi i casi mia moglie non aveva latte materno. Quindi ho passato un anno col primo figlio e un anno col secondo ad acquistare latte per l’infanzia, lamentandomi ovviamente dei prezzi alti. Però, oltre a sanzionare le industrie private (che come tali non sono Onlus) mi chiedo perchè nessuno parli mai del fatto che sul latte materno e su tutta l’alimentazione per l’infanzia (oltre ai pannolini) venga applicata dal Nostro Stato (che non dovrebbe avere fini di lucro sui Propri Cittadini) l’IVA al 20% anzichè l’IVA agevolata per i generi di prima necessità. Se questi non sono generi di prima necessità, qualcuno mi spieghi cos’altro possono mangiare i neonati. Certo, la benzina è cara, ma nessuno mi vieta di affrontare maggiori disagi e prendere l’autobus o la bicicletta; le sigarette sono care, ma non l’ha ordinato il medico di fumare; se però gli alimenti dei bambini sono cari, mica possiamo affamarli… >
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G.C. wrote:
< A proposito del caso Benanti: a Catania ci sono i corrispondenti delle maggiori testate nazionali (Alfio Sciacca per il Corriere, Michela Giuffrida per Repubblica, Fabio Albanese per La Stampa e Walter Rizzo per l’Unità. Nessuno di questi giornalisti ha avuto la sensibilità di render conto ai propri lettori di quanto avvenuto a Sigonella (e non parliamo poi di firmare l’appello) >
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Domenico Stimolo wrote:
< Ecco alcuni dei siti su cui si parla del caso Benanti, il giornalista-operaio licenziato perché pacifista:
www.articolo 21.info, www.arcoiris.tv, www.astuta.tv, www.amid.it (militari democratici), www.blog.erroneo.org, www.barcellonapg.it, www.bellaciao.org, www.controblog.it, www.carta.it, italy.peacelink.org/sanlibero, www.censurati.it, www.cassielheaven.iobloggo.com, www.cronacaoggi.it, www.didaweb.net, www.ilbarbieredellasera.com, www.ilportofranco.newtella.it, www.ilcampanile.it, www.inmovimento.it, www.indymedia.org, www.invisible.blogspoot.com, www.ildito.it (tolto però il giorno dopo…), www. ilbotteghino-online.it, www.icittadini.it, www.leinchieste.com, www.lists.peacelink.it, www.erroneo.org, www.lernesto.it, www.labtel.ing.uniroma1.it, www.macchianera.net, www.megachip.info, www.marcotravaglio.it, www.nazioneindiana.com, www.nonconoscocensura.splinder.com, www.notizie.fonzito.com, www.onemoreblog.org, www.peacelink.it, www.pane-rose.it, www.piazza.armerina.sicilia.it, www.radiocittaperta.it, www.rodolfoamodeo.it, www.stefanomencherini.org, www.terraeliberazione.org, www.terrelibere.it, www.terrediconfine.it, www.ufic.it, www.welfarcremona.it
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E quelli su cui non se ne parla? Beh, lasciamo andare… :-)
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pasquino <pasquino@travaso.it> wrote:
< Quando comandava il Re,
si mangiava un pollo in tre.
Con il saluto alla romana,
si mangiava un pollo alla settimana.
Con quelli del sia Lodato Gesù Cristo,
il pollo non s’è più visto.
Con quelli dei garofani rossi,
sono spariti anche gli ossi.
Adesso che comanda Berlusconi,
senza i figli di Togliatti,
stan sparendo anche i piatti >
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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)