31 ottobre 2005 n. 308
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Due lettere. La prima è di un militante antimafioso calabrese più o meno della mia età. La seconda di un ragazzo che dieci anni fa era nella baracca SicilianiGiovani-L’Alba-ecc., di cui vi ho parlato altre volte. Si chiamano uno Giovanni e l’altro Carlo.
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Giovanni: < …dei miei figli. Il più grande ha quasi vent’anni, studia giurisprudenza, ed è innamorato di Che Guevara; il secondo ha 17 anni, studia al liceo classico ed è affascinato dalla figura di Peppino Impastato. Li ho educati all’impegno civile, ma l’ho fatto con la mia vita, non con le prediche. Io ed i miei figli non ci parliamo molto, non abbiamo molto tempo per farlo. Ci seguiamo con gli occhi, io li seguo con il mio cuore di padre, loro cercano di camminare sulla loro strada e solo per caso sono strade che io, prima di loro, ho percorso. Noi non abbiamo paura, perchè chi non fa del male a nessuno non deve avere paura. Loro così hanno imparato, senza che io glielo dicessi mai. Noi abbiamo scelto di vivere in Calabria, anche se avevamo opportunità diverse.
Ora hanno deciso di aprire un circolo di “Giovani della Margherita” insieme ad una ventina di altri ragazzi. Io non ho obiettato nulla, anche perchè so che hanno fatto un ragionamento insieme ed hanno escluso di aderire ad altre sigle di partito perchè hanno forti dubbi. Io spero che si sbaglino, ovviamente. La Margherita era il partito di Franco, oltretutto, e l’ultima volta che mio figlio l’aveva incontrato lui scherzando glielo aveva chiesto espressamente: “Dai! Non fare l’anarchico come tuo padre, che è allergico ai partiti. Dammi una mano a fondare i nuovi circoli della Margherita Giovani, che da lì bisogna ricominciare”. Ed all’obiezione di mio figlio “Ma dai… io sono di sinistra…” lui, con quel bel sorriso che lo contraddistingueva, lo abbracciò dicendo “Cosa vuol dire essere di sinistra? Essere dalla parte di chi ha bisogno, di chi combatte la mafia, di chi è contro la corruzione? Allora io sono più a sinistra di te. Noi non siamo né di destra né di sinistra: siamo calabresi che lavorano per migliorare la nostra terra e per liberarla dalle sue cancrene… Ecco, siamo i medici della politica… ah ah ah!”.
Così i miei figli e gli altri ragazzi dello striscione hanno deciso di dovergli questo passaggio, anche se uno continua a portare il basco ed i capelli lunghi alla “Che”, e l’altro continua a cercare di imitare Peppino Impastato.
(…) Ora ti saluto, con alcune raccomandazioni:
1 – Cerchiamo di mettere in piedi un “qualcosa” che coinvolga i giovani siciliani, calabresi, campani e pugliesi in una sigla comune per il loro NO alla mafie ed a tutte le mafie… >
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Carlo: < Qualcosa però te la volevo dire lo stesso. Qualcosa che mi è venuto in mente adesso. Due sono le cose che sento di potere dire di avere capito rispetto al lavoro fatto anni fa insieme. Quanto le analisi fatte (mai formalmente) andassero dritte al punto, al cuore del problema. In particolare, dopo l’omicidio Fortugno si è creato in Calabria un forte movimento di piazza con uno slogan “e adesso ammazzateci tutti” fortissimo. Insomma per una giornata “i ragazzini” hanno appoggiato una politica “buona” ed hanno contato qualcosa. E si è saputo più del loro movimento che di qualunque capo o capetto. Questi infatti li puoi comprare quelli, tutti insieme no.
E questa storia mi sembra ancora una volta paradigmatica: un presidente del consiglio assente, un magistrato minacciato, una endemica difficoltà a cambiare istituzioni clientelari, e quando qualcosa cambia ecco allora scatenarsi un evento tragico come questo.
E poi c’è la gente comune quella che normalmente non finisce sui giornali, che non va al grande fratello e non fa parte della gente che conta ed allora ha come unica droga lo stare con la famiglia o studiare tutta la notte ecc., che una volta conta e lo fa direttamente appoggiando e scegliendo da chi farsi rappresentare.
Ed in più parla. Ho fatto un esperimento, ho provato a vedere su Internet chi avesse parlato dello slogan “e adesso ammazzateci tutti”. Bene, il primo giorno non ho trovato alcun riferimento sui giornali (solo il giorno dopo). Ma andando a guardare i blog di riferimenti se ne trovavano a decine. E allora mi viene da pensare esattamente quello che avevamo pensato allora: fare informazione dal basso, trasformare l’informazione dal basso in movimento, esattamente quello che è successo oggi. Penso che in qualche maniera ci sia una relazione, nel senso che allora è stato sperimentato un metodo che oggi è, almeno nelle zone di frontiera, un metodo di “fare politica”.
Ancora internet secondo me deve esprimere il suo meglio. E’ ancora troppo costoso fare notizia nel senso di raccontare quello che succede online. Io mi sono dovuto armare di un computer per scriverti, penso un giorno basterà un aggeggino molto più piccolo e ti potrò scrivere mentre aspetto l’autobus. Come forse già farà Lucio che saluto caramente.
Infine insomma penso che il modo di fare politica “di base” stia sempre più diventando un metodo. Possiamo di questo io credo rallegrarci come un risultato. Se a sinistra le primarie sono un dato di fatto (con tutti i limiti del caso) ormai è vero che la politica si fa con i blog, con i giornalini, con un apporto assai più militante di quanto si faceva prima.
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Si muove. Rita Borsellino in Sicilia, Dario Fo a Milano: l’effetto primarie sta catapultando in avanti la sinistra, senza capricciosità o estremismi ma con la tranquilla ragionevolezza della società civile. In Sicilia, in particolare, l’opposizione ha trovato il suo sbocco naturale, che è l’antimafia. E non l’antimafia più o meno contrattata e compressa dei partiti, ma l’antimafia libera, spontanea, popolare, quella – tanti anni fa – del “partito di Falcone ae dei ragazzini”.
Tutto ciò fa paura. Fa paura a destra, dove non dimenticheranno mai di essere facilmente riusciti a imbrigliare i Rutelli e i D’Alema ma non gli articoli 18, non i cococò, non i girotondi, non i pacifisti; e fa paura a sinistra, dove si discuteva se candidare Pippo Baudo o l’Amaro Averna. Adesso, si va alla chiarezza: noi candideremo l’antimafia, la Borsellino; la Dc candiderà Latteri, che fino a poco tempo fa era di Forza Italia e che è stato già trombato in tutte le elezioni possibili; il Ds… Già, che farà il Ds? (Repubblica, a Palermo, comincia già a definire la Borsellino una “pasionaria”).
Al momento in cui scriviamo, i Ds non hanno ancora deciso. Non possono certo schierarsi, di fronte alla loro base, con un Latteri contro una Borsellino. Non possono confessare “noi non ce l’abbiamo fatta, provate voi antimafiosi di base”. Un terzo candidato, una primaria a tre? Benissimo: ci misureremo. Però, dentro e fuori il Ds, ciascuno dovrà prendere le sue decisioni, chiarire una volta per tutte a chi risponde.
Un paio d’anni fa ci fu un episodio eloquentissimo nella sinistra siciliana: uno dei suoi esponenti, Claudio Fava, attaccò violentemente e pubblicamente un dirigente Ds sorpreso a telefonarsi amichevolmente con un mafioso. Fu prudentemente isolato dal partito. Ma non dagli elettori, che alla prima elezione lo premiarono con duecentomila voti. Fu l’elezione, fra l’altro, in cui fu spazzato via, ancora fresco di Forza Italia, l’attuale candidato di Bianco e della Dc, Latteri.
Ventiquattrore dopo la vittoria, però, Fava andò a Canossa e dichiarò la sua piena solidarietà a Bianco, ai moderati, a Latteri e a tutti gli altri. All’elezione successiva l’elettorato di sinistra, deluso, se ne restò a casa. Così Bianco e Latteri politicamente sopravvissero, e rieccoli qua.
Ecco: adesso è tempo di non andare mai più a Canossa, di tagliarsi – come una volta si sapeva fare – i ponti dietro. Appoggio incondizionato all’antimafia e alla Borsellino. Assemblee in tutte le città e i paesi della Sicilia, come nel Novantatrè. Cahiers de doleances dappertutto: così il programma. Incontri, alla luce del sole e orgogliosamente, di tutti gli antimafiosi dentro e fuori i partiti; definizione del prossimo governo regionale con la Borsellino presidente ma Fava, Tano Grasso, Crocetta, la Siracusa, Arcuri, Ferro, Orlando e gli altri dentro a fare gli assessori, umilmente e coraggiosamente, nel primo governo antimafioso della Sicilia, quello per cui abbiamo tanto sofferto e combattuto.
Riprendere da dove s’è interrotto, dalla Primavera. La lunga traversata è finita. Possiamo tornare noi stessi – se solo lo vogliamo. Non c’è nulla di meno, in questo momento fortissimo, che meriti di essere chiamato politica: cerchiamo di esserne all’altezza.
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Que viva Lojero. “Ha cacciato a calci in culo dalla giunta regionale un assessore, comunista Prc, perchè a soli quattro mesi dalle elezioni aveva assunto la moglie nel suo stesso assessorato a dieci milioni al mese”.
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Old Sicily. Più che il medio allegrotto a me ha fatto impressione l’anellone che gli splendeva accanto, un fondo di bottiglia viola degno dell’arcivescovo di Ravanusa o d’una signoruzza d’una volta. Bello. Per logica deduzione, ritengo che quando prende il caffè (o meglio il tè, con paste polverose e annesso rosolio) inarchi graziosamente il mignolo, da fare inorridire i salotti. “Pretendono, signora mia, come pretendono ora!”. Vecchia Sicilia civilizzata da poco, coll’unghia del mignolo lunga, le stanze buie, i copri-poltrona di tela, gli stemmi su cartone in anticamera, la brillantina, i lacchè, i vecchi boss benevoli, i banchieri di paese, gli avvocaticchi ‘ntisi che infine, in continente, diventavano onorevoli. E le signore col ditino all’insù, che mia nonna mai avrebbe riconosciuto come tali.
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Un saluto. A Stefano Montesi, che è stato fotoreporter nostro ad Avvenimenti (quello vero, anni ’90) e adesso, non avendo perduto il vizio di far bene il suo mestiere, s’è fatto rompere la testa dai celerini mentre fotografava i tizi che menavano gli studenti. Dice il questore che non ha dato l’ordine lui, che è stata iniziativa personale degli agenti. Va bene. Comunque bravo Stefano, almeno tu sei rimasto com’eri prima.
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Video-rivoluzione d’ottobre. Un anonimo blogger ha rivelato in dettaglio i piani dell’Unione per la “rivoluzione riformista” del sistema radiotelevisivo. La prima mossa sarà fatta da un infiltrato sotto copertura: il segretario del più grande partito italiano iscritto all’internazionale socialista si camufferà da cabarettista per intrufolarsi nel programma “C’è posta per te” di Maria de Filippi. Il sagace infiltrato, per non far saltare la sua copertura, eviterè accuratamente di ricordare le raccomandazioni con cui la conduttrice ha raggiunto il successo grazie al marito, e men che meno i trascorsi di quest’ultimo (noto ai più come “uomo di sinistra”) all’interno di leggi massoniche dichiarate illegali.
Dopo l’astuta creazione di questo avamposto nel cuore della tv italiana, il progetto prevede in sequenza le seguenti mosse: Massimo D’Alema parteciperà al Festival di Sanremo lanciando dal palco un appello politico rivolto a Jovanotti e Bob Geldof per combattere la povertà nel mondo; Giuliano Amato vestirà i panni del topo Geronimo Stilton per reclutare le nuove leve del socialismo tra gli spettatori dello “Zecchino d’Oro”; Fabio Mussi, opportunamente camuffato, sostituirà Platinette per una rubrica di approfondimento culturale sui Pacs; Cirino Pomicino realizzerà il casting di un reality show destinato a politici della Prima Repubblica ormai caduti in disgrazia, ambientato nel carcere di Rebibbia e intitolato “Amici degli amici”; Fausto Bertinotti, dopo una combattuta vertenza sindacale, metterà fine a lunghi anni di precariato e collaborazioni saltuarie sul set della nota soap-opera “Porta a Porta”, ottenendo da Vespa una regolare assunzione, il pagamento degli arretrati e una poltrona con il suo nome impresso a fuoco. Dulcis in fundo, Romano Prodi rileverà la conduzione di “Linea Verde”, realizzando puntate tematiche sulle sorti progressive della produzione emiliana di insaccati.
(Nota: a dispetto delle apparenze, questo articolo contiene una notizia vera, che basta per rendere verosimili tutte le altre. Il 22 ottobre, quando alla Camera era appena passata la devolution, Piero Fassino incontrava la sua bambinaia negli studi di Mediaset). [carlo gubitosa]
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Il 9 agosto 1945, poco prima del lancio della bombe su Nagasaki, entrò un simpatico omino nella base militare americana, prese un martello con l’intenzione di mettere fuori uso i comandi che bloccavano le porte che blindavano la fatidica bomba H. Poi ha pensato che forse rischiava la galera e non ha più fatto nulla. Ed ebbe salva la vita, che sicuramente non passò in carcere.
Deve aver sognato questo, Turi Vaccaro, quando si è introdotto nella base americana e ha preso a martellate i comandi di due cacciabombardieri F-16 che ospitavano 20 testate nucleari. Lui però è stato beccato, condannato a 18 mesi e una multa. Turi, prova a sognare un po’ di meno, magari, saresti tranquillo tranquillo a casa al calduccio, con due Hiroshima e Nagasaki sulla coscienza ma almeno libero. Ma mi sbaglio io o il disarmo nucleare totale è stato imposto dal Trattato di non proliferazione del 1970? [antonella serafini]
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Il pacifista. Identificato dalla questura di Genova il “cervello” dei disordini di quattro anni fa, quando alcuni sedicenti “pacifisti” tentarono di rapire Bush, Putin, Chirac e altri statisti approfittando del trambusto causato da manifestazioni di piazza predisposte allo scopo. Si tratta di un professionista brianzolo, il classico “insospettabile” (gira sempre in giacca e cravatta ed evita accuratamente di frequentare i centri sociali) che già da anni i carabinieri, la polizia, la magistratura spagnola, i giudici elvetici, la Guardia di finanza, Travaglio e quasi tutti i magistrati italiani tenevano però d’occhio per pressochè tutti i reati previsti dal codice penale. A smascherarlo sono state alcune dichiarazioni (“no alla guerra, abbasso Bush”) che l’uomo si è lasciato incautamente sfuggire di fronte al microfono di una tv privata (ambienti, peraltro, nei quali non sarebbe del tutto sconosciuto). Tanto è bastato agli inquirenti per inchiodarlo alle sue responsabilità.
Si cerca adesso, a quanto è filtrato dalla sala-interrogatori di Bolzaneto, di chiarire se in queste parole fosse contenuto anche un messaggio in codice per eventuali complici in Italia. Si tratta comunque di un’organizzazione pericolosissima, comprendente – a quanto fa sapere il Viminale – “elementi già affiliati al disciolto partito comunista e anche a formazioni extraparlamentari di estrema sinistra”. Il professionista arrestato, di cui non viene fatto il nome per motivi di sicurezza, sarebbe addirittura legato da amicizia personale col capo del Kgb sovietico maggiore Putin e si sarebbe recentemente incontrato con un ex esponente della Hitlerjugend che da tempo vive a Roma.
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Bologna. Ancora tesa la situazione in città dopo i violenti scontri sotto la sede del Comune fra Forze dell’Ordine e affittacasa. Le polemiche, come si ricorderà, sono nate quando il sindaco Cofferati, dopo aver fatto censire dai vigili tutti gli avvisi murali della zona universitaria, ha disposto verifiche su seicentocinquantasei abitazioni date in affitto a studenti fuorisede. In quattrocentoventitrè casi gli affitti sono risultati irregolari e i vigili hanno proceduto ad elevare multe a carico dei padroni di casa.
A nulla sono valse le proteste dell’Unione Affittacamere e del Cobauton (Comitato Bolognese Affitti a Universitari Trasfertisti o Nonresidenti), che il sindaco si è rifiutato (“La legalità non si discute!”) anche soltanto di ricevere. Agli slogan dell’ala dura del movimento hanno fatto seguito le cariche dei tutori dell’ordine che hanno rapidamente sgomberato la piazza. Tre affittacamere e due poliziotti sono rimasti lievemente feriti nel corso dell’operazione, mentre valide contusioni ha riportato il segretario dell’Unione Monarchica conte D’Accursio-Lambertini che aveva tentato di mediare fra i due schieramenti.
A seguito di questo episodio, i monarchici minacciano di lasciare la maggioranza di giunta, che a questo punto rischia di poter contare sull’appoggio della sola Rifondazione (Bertinotti si è recato a Bologna per esprimere di persona la propria solidarietà all’amministrazione). Nè sono valse ad ammorbidire la situazione le dichiarazioni di Ignazio Larussa (“Cofferati è il solito porco communista che un giorno o l’altro fucileremo”). Gli studenti da alcune ore presidiano (“Viva il sindaco del popolo, no ai fassisti”) piazza Maggiore, il Carlino fa appello a Bush contro “la Bagdad di Cofferati”, gruppi di affittacamere si aggirano minacciosi sotto i portici, marcati a vista dalla polizia. Sarà un nuovo Settantasette? Qui Bologna è tutto, a voi studio.
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Sardi. Siccome il governo gli deve dei soldi, loro minacciano senz’altro di far pignorare le scrivanie dei ministeri, a partire da quella di Tremonti. (Ho visto la faccia di Soru nell’intervista, mentre diceva questo, e fossi stato Tremonti mi sarei preoccupato). Sarà la faccia, sarà il modo di fare, fatto sta che ‘sti politici sardi quando difendono la Sardegna davvero fanno paura. Quelli siciliani, invece, pur di avere quattro soldi dalla finanziaria scodinzolano ai leghisti e leccano le dita a Calderoli. Invidia, invidia, invidia.
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Dieci anni dopo. “Tritolo per il giudice del processo agli assassini di Falcone” (dai giornali).
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Cartolina da Santo Domingo. Da gennaio a settembre sono trecentoquarantasette i morti nella Repubblica Domenicana per “intercabios de disparos”, ovvero sparatorie e regolamenti di conti. In totale 1882 vittime “per morte violenta”. Cinquantadue i casi accertati in cui i colpevoli sono poliziotti in servizio e non. Dei 163 morti del mese di settembre 134 sono per omicidio 15per cento in meno rispetto ad agosto, però). Nella capitale i morti sono 134, di cui 87 uccisi di giorno (fra le 6 e le 18) , e 47 dalle 18 alle 6, entre la tarde y la noche. [rocco rossitto]
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Civiltà 1. Scontro fra il senatore McCain e il vicepresidente Cheney. Il primo ha proposto un emendamento che vieta l’uso della tortura (e che è quasi passato in Senato), il secondo gli ha opposto una bozza per mantenere la libertà di tortura anche se l’emendamento passasse.
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Civiltà 2. “Dobbiamo cancellare Israele dalle carte geografiche” dichiara il governo iraniano, anch’esso retto da fanatici sedicenti religiosi.
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Agenda. Augusto Boal, brasiliano, è uno dei maggiori registi teatrali dell’America Latina. Negli anni sessanta fu l’inventore del Teatro dell’Oppresso, che sviluppava la teatralità insita in ogni persona e la usava per trasformare le situazioni di disagio, conflitto e oppressione. E’ un teatro in cui a un certo punto lo spettatore entra in scena e sostituisce l’attore, cercando in prima persona una via d’uscita al problema rappresentato.
Nel 1964 in Brasile ci fu un colpo di stato. Boal venne arrestato, torturato e costretto all’esilio, prima in Perù e in Argentina, dove sperimentò altre forme di teatro partecipativo, poi a Parigi, dove fondò, nel 1978, il primo Centro del Teatro dell’Oppresso.
Quando andarono via i militari, Boal tornò a Rio de Janeiro. Negli anni successivi nacquero decine di centri del TdO in tutto il mondo, ma Boal restò a fare il direttore artistico nel Centro della sua città. Inoltre, nel 1992 fu eletto deputato per lo stato di Rio de Janeiro. Il suo contributo come politico fu l’invenzione del Teatro Legislativo. Attraverso le tecniche del TdO alcuni gruppi sociali (domestiche, senza terra, abitanti delle favelas, malati mentali, disoccupati, ecc.) esprimevano i propri bisogni attraverso il teatro, traducendoli in proposte di legge discusse dal parlamento dello stato. Questo sistema coinvolse 19 comunità, organizzate in altrettanti gruppi di teatro popolare. In tre anni furono fatte 33 proposte di legge, elaborate a partire da suggerimenti sorti nel corso di spettacoli-forum nelle piazze cittadine; 13 di queste proposte si trasformarono in Leggi Municipali.
Molti dei gruppi teatrali sorti in quegli anni continuano il loro percorso, esibendosi in decine di luoghi pubblici della città. Questa settimana si riuniranno per presentare i nuovi spettacoli in occasione del Festel, il quarto festival di teatro legislativo. Dal 25 al 30 ottobre, a Rio de Janeiro. [luca rossomando]
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Malasanità in Sicilia. Dibattito venerdì 4 alle 18.30 in Piazzetta Dell’Idria a Catania (vicino allo Spedalieri).
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(Io invece non sono rock. Spero che nessuno si offenderà se preferisco Lolli o Paolo Conte).
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Spot. Palazzolo Acreide (Siracusa), Poetry Hacklab: 4 giorni non-stop di poesia, creatività ed arte dino al 1 novembre. Sperimentazione della rete Netsukuku. Streaming su Radio Cybernet. (NdR: nel comunicato ci sono un sacco di altre parole difficili, ma ci par di capire che il tutto abbia a che fare con la poesia, e dunque lo si raccomanda)
Bookmark: poetry.freaknet.org, netsukuku.freaknet.org
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Spot. Da novembre con la rivista Zai.Net uscirà “Città Invisibili”, il giornale del gruppo giovanile antimafia “Io sto con Falcone”. Si può riceverlo a domicilio oppure a scuola e si può anche collaborare con articoli, recensioni, pensieri, ecc.
Info: iostoconfalcone@yahoo.it
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G. Barbone wrote:
< Meno Iva sul latte in polvere? Ma in Africa e in America Latina il latte in polvere sta provocando miriadi di danni all’infanzia. Quindi la stangata contro compagnie che lo producono non solo è giusta ma è dura la battaglia da condurre contro di loro per evitare che continuino a commercializzare un prodotto creato in laboratorio come prodotto originale e migliore del latte materno >
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Stefano wrote:
< “C’e’ chi si muove e ricostruisce mentre quelli stanno a guardare…”. Hai ragione ma sono totalmente scettico e disilluso: alle primarie a Catania ci crederò solo quando le vedrò (e molto dipende anche da chi sono gli altri).
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Andrea wrote:
< E’ molto facile e comodo prendersela con i lavavetri e far sgomberare i senza tetto accampati lungo il Reno (sono dei poveracci che non possono certo difendersi), mentre è più difficile rendere vivibile via del Pratello (sporca, puzzolente, rumorosa e invivibile per i residenti) perchè bisogna andare contro i locali (e i loro padroni) e togliere spazio ai gaudenti cittadini (di tutte le età ed estrazione sociale); è ben più difficile risolvere la situazione del traffico perchè (anche qui) si deve andare contro i commercianti e quei cittadini che vogliono sempre arrivare con i loro macchinoni sotto le due torri; e non si può certo andare contro la fiera e chiedere di traslocare fuori dal centro della città, togliendo traffico, ingorghi, parcheggio selvaggio, no meglio lasciarli costruire ed ingrandirsi tanto poi chi ci rimette sono i cittadini che rimangono ore in tangenziale; non è certo possibile mettere un freno al continuo crescere degli affitti e degli immobili (conta di più uno studente o un’agenzia immobiliare, una famiglia che cerca casa o un’agenzia immobiliare?). Purtroppo per noi la legalità che Cofferati va imponendo riguarda solo chi non può difendersi ma solo ripararsi la testa dalle legnate che gli arrivano.
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sandro@bengodi.org wrote:
< Tassa sugli sms: Giuseppe Valditara, parlamentare di An, ha proposto una tassa di 1 centesimo per ogni sms inviato con un cellulare. Finirà che prima di scrivere TI AMO alla nostra fidanzata dovremo pensarci due volte. Tassa sui graffiti: Sempre Valditara propone una tassa di due euro per ogni bomboletta spray venduta, così chi vuole scrivere TI AMO alla fidanzata sul muro di fronte alla sua finestra dovrà pensarci non due ma tre volte. Forse è meglio un sms, costa meno…
Tassa sugli immigrati. Le Lega ha proposto una imposta sul permesso di soggiorno degli immigrati. Quando si dice rubare ai poveri per dare ai ricchi.
Scuole Private: L’Udc ha proposto una detrazione fino a 1.000 euro per le famiglie che iscrivono i propri figli ad asili o scuole materne provate. Quando si dice rubare ai poveri…
Terzo Mondo: La Lega ha chiesto, per poter aumentare le detrazioni per le famiglie, di tagliare 50.000 euro ai fondi per la Cooperazione con i paesi poveri, a cui Tremonti ha già tolto 152 milioni su 552. Quando si dice rubare ai…
Gladio: Un senatore di Forza Italia ha chiesto la “regolarizzazione” di Gladio, ma su certe cose non viene nemmeno voglia di scherzare >
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stinkfoot@cheapnet.it wrote:
< Mi sono davvero emozionato, l’altra sera, quando è comparso Michele Santoro: non lo si vedeva in tv da tanto ed è triste toccare con mano che in questo paese di mediocri esistono persone come lui, cervelli pensanti, e noi, la comunità, non possiamo beneficiarne perché il tiranno di turno non sopporta voci fuori dal coro. Molta colpa va agli abili strateghi che annoveriamo tra le nostre fila: aver accuratamente evitato i nodi conflitto d’interesse e privatizzazione Rai non mi son parse mosse granchè lungimiranti. Ma noialtri italiani siamo sempre stati chiamati a scegliere tra il male e il peggio. Ormai, talmente abituati a turarci il naso, l’eventualità di poter respirare ci pare così vaga… >
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Nadia Scardeoni wrote:
< Per un mio personalissimo legame all’Annunziata di Antonello da Messina… ho eseguito il “restauro virtuale” del bellissimo ovale sfregiato da un irresponsabile restauro negli anni cinquanta. Osservate le due immagini, prima e dopo il restauro virtuale, ed esprimete un giudizio >
Bookmark: www.edscuola.com/archivio/interlinea/sondan.html
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G.P. wrote:
< Vorrei segnalare un articolo che mi pare meritevole di attenzione. E’ del prof. N. Augenti, docente di “Teoria e Progetto dei Ponti” all’Università Federico II di Napoli >
Bookmark: www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getarticle&id=14924 >
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Franco Mistretta wrote:
< Caro Ferrara, l’articolo di Christian Rocca sull’affare “Repubblica – Sismi – Nigergate” era dettagliato e severo. Anche se non c’entra niente, per pura associazione d’idee, mi tolga una curiosità: quando Lei tempo fa dichiarò che aveva fatto spionaggio per gli Usa, scherzava, è vero? >
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Peppe Palermo wrote:
< Ferdinando Latteri, rettore dell’Università di Catania, traslocato da Forza Italia alla Margherita e da questa candidato, adesso, alle primarie contro Rita Borsellino: “Non penso che la mafia sia l’emergenza principale della Sicilia” (“Il Riformista”, 28 maggio 2004). E’ il traffico, lo sappiamo, l’emergenza principale >
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Girolamo wrote:
< Mi riferisco al pianto calabro sull’assenza dello stato e la presenza della ‘ndrangheta. Il mio contributo è: la libertà, la dignità, la crescita civile si conquistano. Se cominciate a muovervi, a reagire, tutta l’Italia sarà con voi. Non vediamo l’ora. Vengo giù anch’io, alla mia età, a partecipare alla guerra di liberazione della mia gente. Ma datevi sta mossa, per giove, che è ora. E basta piangere le vostre miserie con la mamma, con lo stato, l’Europa, la zia Giuseppina e la solidarietà universale. Fate qualcosa. Se non fate niente, nessuno potrà fare niente per voi. La libertà, la dignità, la crescita civile si conquistano. Viva l’Italia >
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Caro Girolamo,
noi in Sicilia abbiamo “cominciato a muoverci” anche per vent’anni di seguito, alcuni di noi, ma non è vero che “l’Italia intera sarà con voi”. Non facciamoci illusioni: l’Italia è con Celentano. D’altra parte, a che ci servirebbe? Noi lottiamo semplicemente per fare il nostro dovere, senza bisogno di nessuno che ci dica bravo. Lottiamo per orgoglio e per dignità. Poi, se qualcuno viene con noi, meglio ancora. Per il resto, hai ragione di “basta piangere”. La libertà si conquista, non si chiede a nessuno. E anche a te, grazie di venir giù senza tante chiacchiere, a partecipare. (E come hai detto alla fine? Ma sì: viva l’Italia).
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AntonellaConsoli <libera@libera.it> wrote:
< I piccoli che piangono nell’ombra
dove nessuno li aspetta
sembrano pini argentati
a lungo dimenticati >
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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)