San Libero – 310

14 novembre 2005 n. 310

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Sgombero di senza-casa in una città italiana. Due lettere in redazione.

Prima lettera. < La Segreteria Regionale di Forza Nuova esprime soddisfazione per l’operazione di sgombero degli immigrati clandestini accampati nella baraccopoli abusiva al centro di Catania, effettuata con una operazione dalle Forze dell’Ordine in data odierna. Forza Nuova, insieme ad associazioni di Connazionali abitanti nella zona, da diversi mesi si era mobilitata con continui presidi e raccolte firme e finalmente ha raggiunto il risultato di restituire alla legalità il quartiere della zona. Certo nel centro di Catania persistono altre situazioni di illegalità, alcune gestite dalla malavita locale e altre legate alla prostituzione, alla droga ed alla immigrazione di extracomunitari che sempre più spadroneggiano ed intimidiscono i pochi Catanesi che resistono nella zona.
E’ auspicabile che le Istituzioni e le Forze dell’Ordine intensifichino la loro presenza nel quartiere per evitare che quello che era una volta il “salotto buono” della Città diventi preda di scorribande di tribù in lotta per il predominio degli affari loschi da controllare. Forza Nuova rimane accanto ai Connazionali nella difesa della propria Identità e della propria Incolumità. Distinti saluti.
Giuseppe Bonanno Conti, Segreteria Regionale Forza Nuova, Via Sturzo 235, Catania >

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Seconda lettera. < “Le ruspe entrano in azione all’alba – ci informano i mezzi di comunicazione – il blitz sequestra cento persone, uomini, donne e bambini, il terreno è spianato, tutto pulito, decente, decoroso!”. Non si sa dove le hanno portate. I volontari non hanno notizie: famiglie smembrate, tragedie terribili che noi persone perbene, civili e benestanti, non riusciamo neppure ad immaginare. Ed ora ascoltate la ricostruzione del sindaco Scapagnini: “Il comune ha saputo dare una grande prova di rispetto delle persone e di sostegno nei confronti dei più deboli per dare un sostegno umanitario e di prima accoglienza a questa gente”.
Tutto bello! Tutto perfetto! Tutto risolto!
Il medico supera il paziente! Nemmeno Berlusconi sarebbe riuscito così bene a capovolgere la verità.
Grazie sindaco! A nome dei baraccati anonimi di Corso dei Martiri!
Sac. Salvatore Resca, Via Siena 1, Catania
GIOVEDI’ 17 A PARTIRE DALLE 22,30, A CORSO DEI MARTIRI, VEGLIA DI PROTESTA E DI PREGHIERA >

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Nassirya. L’Alleato che un tempo – a nostra insaputa – bombardava i quartieri di Londra e rastrellava gli ebrei, adesso – sempre a nostra insaputa – tortura selvaggiamente i prigionieri e getta bombe incendiarie sulle case d’abitazione. La Washington Post parla di “posti neri”, black sites, in cui i prigionieri dell’Alleato vengono “interrogati” e questi posti, sputtanati Abu Ghraib e Guantanamo, ora sono gli ex-gulag staliniani degli ex (adesso democratici) satelliti est-europei.. Il giudice Garzon ha incriminato per omicidio alcuni militari Alleati che avevano assassinato un giornalista spagnolo; l’Alleato, fra le altre cose, non ama i giornalisti – che infatti misteriosamente spariscono – e neanche i funzionari italiani che cercano di proteggerli e di portarli al sicuro. Noialtri – “italiani brava gente” – non ne sappiamo niente, come non ne sapevamo niente anche prima.
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“Con indomato coraggio, nel segno indefettibile della fedeltà all’Alleato e ai Valori Cristiani…”. Sventolano le bandiere al vento del deserto e gli uomini della prima fila sono irrigiditi sull’attenti. “La Patriaaaa!”. Livido di sudore, cercando di fare la faccia marziale, il gerarca venuto da Roma si aggiusta furtivamente il cinturone. “Venuti a portare la civiltà…”. E finalmente le trombe squillano, il vescovo fa un passo avanti e recita qualcosa ai morti. Molti sono commossi, qualcuno – fra quelli che resteranno qui anche dopo – lo è davvero. Nastasi, Alfano, Orioles, Ruvolo, Vitagliano, Scuderi… Chi in piedi qua, in mezzo al plotone schierato, e chi con le scarpe al sole per sempre, in questro pezzo di Libia in cui “abbiamo portato la civiltà” per ordine del re e di Mussolini.

All’uscita del campo, dopo il rompete-le-righe, mentre gli SM-79 imbarcano i gerarchi per riportarli a Roma, qualcuno sorregge una donna – lisa di lacrime, una che ha perso il suo uomo – che, non essendo sposata in chiesa, davanti alle truppe schierate non l’hanno lasciata entrare. “Tre uomini di pattuglia alla pista sud!”. “Comandi!”. Ed un’altra giornata ricomincia, coll’aereo dei gerarchi ormai lontano nel cielo e i fanti, qua sulla sabbia, che in silenzio ora lavorano ma un giorno ricorderanno.

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Falluja. I crimini di guerra commessi dall’esercito statunitense a Falluja sono stati rimossi dalle cronache a poche ore di distanza dallo scoop che li ha svelati. Sigfrido Ranucci, inviato da Rainews 24, ha scoperchiato un vaso di Pandora che in teoria varrebbe una incriminazione davanti alla Corte Penale Internazionale. Iin pratica è diventato una meteora scomparsa rapidamente dall’agenda dei media.

Tuttavia questa rubrica è ben consapevole del suo ruolo di servizio pubblico, e per questa ragione proviamo a recuperare le informazioni salienti di questo non-scoop, una versione evoluta delle non-notizie che molti vorrebbero conoscere ma pochi hanno voglia di raccontare.

Ingredienti: un direttore che preferisce fare il cane da guardia del potere anzichè il cane da salotto, un giornalista che preferisce consumare le scarpe anzichè la lingua, una fonte diretta (l’ex-militare statutitense Jeff Englehart) che conserva ancora quel briciolo di coscienza necessaria a denunciare gli orrori a cui ha assistito. Informazioni raccolte: l’esercito Usa ha sganciato armi chimiche su Falluja, tra cui il “fosforo bianco” proibito dall’Onu, che ha sciolto i corpi di civili e bambini inermi sorpresi nel sonno. “E’ stato un genocidio – ha dichiarato Englehart – Non è stata una guerra, ma un omicidio di massa. Il fosforo bianco quando esplode si disperde come una nuvola, se colpisce un essere umano lo consuma fino all’osso. Sono stati uccisi donne e bambini. Anche animali”.

Le conseguenze di queste rivelazioni? Prossime allo zero. Con buona pace di Falluja, prima cancellata dalla carta geografica, e ora anche dalle nostre coscienze sonnambule, disperse sulle isole dei famosi e solleticate solo dalle bufale. [carlo gubitosa]
Video:

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Geografia. L’Uccidente e l’Uriente.

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Pari opportunità. Di solito se ne parla a proposito degli onorevoli: meno maschi più donne in parlamento. In Scandinavia però – sapendo dove sta di casa il potere reale – una ministra, Bekkemellem della Norvegia, ha avvertito le grandi aziende: sbrigatevi a mettere almeno il quaranta per cento di donne nei vostri consigli d’amministrazione. Vogliamo più donne manager. Se no, vi chiudiamo d’autorità”.

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Ponte. Dopo i supereurocity (i vecchi eurocity ma con un altro nome) i manager delle ferrovie hanno istituito il Supplemento No-bug, pagando il quale si ha diritto a viaggiare in treni senza pulci e senza cimici.

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Banlieu. Un HML non è un quartiere è un agglomerato di tane. Un gruppo di palazzoni di cemento di fine gusto anni ’70 che hanno cementificato le campagne suburbane della Francia. Accessibili ad ogni tasca. Ci si muove in branco, ci si annusa, ci si accapiglia, si campa. Ci si parla in un francese diverso, periferico, si dice “cat” per dire quattro, “meuf” per dire donna, cose che per certi versi esistono anche altrove, ma che solo in questi quartieri acquistano quella complessità sociale che impedisce l’osmosi col resto della società. Non puoi cercare lavoro come telefonista se dici “cat”, non puoi cercare lavoro se pensi “meuf”. Campare vuol dire delimitarsi un territorio di competenza, bisogna essere eroici, non politici, ribelli: quanto guadagni tu che mi disprezzi? 10 000 franchi? Io guadagno il doppio, tu che fai? L’insegnante? Io vendo oppio. E ora facciamo i conti: quante macchine sai incendiare? Quanti poliziotti (flic), quanti scarafaggi (cafard), quanti bastardi sai fottere (niquer)? Io sono l’eroe, tu sei labirinto, io ora vinco, tu quando andrai in pensione, ma ora è il mio momento e nel mio momento incendio macchine, tiro pietre e chiavi inglesi. E se arriva un angelo, uno di quelli buoni, belli e saggissimi prima l’inculo e poi lo finisco a sprangate. C’è tempo per perdere e io perderò per tanto tempo, ma ora vinco e finchè vinco gioco io. Non è passato questo e manco futuro. [tito gandini]

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Paname. “On va bruler Paname!”. Come i pirati dei Caraibi, commentano i giornali. Ma i Caraibi non c’entrano: è semplicemente argot, il dialetto parigino che risale almeno al primo Ottocento e che è documentato da Hugo ad Hemingway. E in argot “Paname” ha sempre significato semplicemente Parigi. Da cui due dati oggettivi: 1) i giornalisti, almeno italiani, non hanno idea che sia mai esistito un dialetto (popolare, borgataro, ecc.) a Parigi; 2) gli “chasseurs” saranno magrebini quanto volete, ma parlano lo stesso dialetto dei loro omologhi del 1848, 1871, 1936 ecc. che pure non erano magrebini. Chi è l’indigeno, allora, e chi è lo straniero? (Ma “bruler” è un buon sistema? No, per niente. Ma questo è un altro discorso).

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Socing. Bocciata ai Comuni la legge “antiterrorismo” di Blair (carcere senza processo per i sospetti, ecc.). Nei sondaggi erano approvate solo da venti cittadini su cento. Gl’inglesi s’interstardiscono a voler rimanere inglesi.

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Sicilia. La stampa internazionale (Newsweek, Liberation, ecc.) ha alcune cose precise da dire sulla Sicilia:
1. Mafia. “Il fatturato delle mafie italiane rappresenta oggi cento miliardi di euro annui, il 7,5 per cento del Pil. Secondo la direzione investigativa antimafia il capitale immobilizzato dalla mafia è di circa mille miliardi di euri. Condiziona la politica, altera l’economia e in certe zone abolisce le libertà civili”.
2. Disinformazione. “Durante Mani pulite tutte le udienze erano seguite dai media. A Palermo, il processo di uno dei più stretti collaboratori del premier, Dell’Utri, è stato seguito solo per qualche giorno e solo al momento della sentenza”.
3. Povertà. “I giovani hanno ripreso a emigrare. L’abbandono scolastico è il doppio del resto d’Europa La mortalità infantile è il quadruplo del nord”.
4. Inquinamento. “A Gela, vicino al petrolchimico, un neonato su venti presenta malformazioni”.
5. Lager. “Mentre proseguono gli sbarchi dei clandestini, i centri di detenzione continuano a essere quasi invisibili per tv e stampa”.
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Si parla di Margherita, di Udeur, di Ulivo, di autonomisti e di moderati. Ma, in realtà, si parla – quando si parla onestamente, e cioè di rado – di queste cinque cose precise e tutto il resto è poesia. Quando in Sicilia un candidato “strano” (Orlando allora, la Borsellino adesso) suscita “improvvisamente” l’entusiasmo popolare è perché i siciliani, a differenza della loro classe politica, vivono sulla propria pelle questi cinque problemi. E periodicamente tentano di scrollarseli di dosso.

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Pirati. In un CD musicale della SOny (“Get right with the man” dei Van Zant) è stato inserito, a scopo di “protezione”, un software assai simile a un virus che crea files nascosti rimuovendo i quali si manda in tilt il computer. La scoperta è stata fatta dall’informatico Mark Russinovich di F-Secure dà adito il sospetto che altri analoghi – illegali – sistemi di “protezione – possano essere presenti in altri prodotti Sony. Quest’ultima, dopo lo scandalo, ha annunciato una patch per visualizzare i files in questione, la cui rimozione resta comunque impossibile senza istruzioni. Per riceverle sarà necessario contattare direttamente la Sony.
Bookmark: www.punto-informatico.it

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Buone notizie per la Calabria. Il Sottosegretario alle Attività Produttive Pino Galati, calabrese, al termine di una laboriosa trasferta a Miami (Florida), ha annunciato orgogliosamente il pieno successo dell’operazione di trapianto dei capelli cui s’era sottoposto nelle ultime settimane sull’esempio di altri politici del suo governo. Nel corso di un meeting (“Il sogno possibile”) sono state distribuite immagini di Galati prima e dopo la cura e sono state altresì diffuse le dichiarazioni (“Le ingiuste accuse dei miei avversari politici”, “La voglia incomprimibile di cambiare il mio stile di vita”) dello statista calabrese.

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Cassazione. Liberato per “decorrenza di termini” (ma esattamente tre settimane prima della sentenza) un altro fedelissimo di Provenzano, il “reggente” di Bagheria don Pietro Lo Iacono, amico del supermanager (mafioso) della sanità regionale Michele Aielo. Festeggiamenti di parenti e amici. Lo Iacono, che in passato era stato indagato anche dal capitano Ultimo (tuttora a piede libero nonostante questa grave provocazione contro un rispettabile cittadino), intende adesso dedicarsi a una operosa attività di imprenditore nel rispetto dei valori cristiani e della civile convivenza.

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Kitsch. Su istanza dei giovani della Padanjugend, il governatore Formigoni ha annunciato l’istituzione di un regolare inno lombardo, con tanto di bandiera. In Sicilia, sotto Cuffaro, siamo arrivati prima: da due anni esiste un “inno siciliano” che si chiama Madreterra, sta fra la sigla di Beautiful e la marcia dei pompieri, è costato un sacco di soldi e non parla nè di mafia nè d’antimafia.

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Casa. Dal mese prossimo il mio nuovo indirizzo è: R.O., via………… numero…… codice postale…… . Le parti in bianco verranno direttamente riempite dall’amico Silvio B., che s’è personalmente impegnato a trovare una casa a me e a venticinque milioni di altri italiani. Meno male che ci ha pensato lui, perché cominciavamo ad avere qualche problema.

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Spot. E’ pronto il dossier “Mafia e politica 2005” curato dalla redazione di Antimafia Duemila.
Bookmark: www.antimafiaduemila.com

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Franco wrote:
< Ma Diego dove vive? Se una donna non ha latte, darà al suo bambino il latte della centrale allungato con un po’ d’acqua e addolcito col miele. Così come fanno le donne non imbottite della pubblicità della Nestlè. Almeno in Occidente. In Africa è un’altra cosa, ma non è un buon motivo per giustificare i prezzi delle aziende >

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Nota. Gli ultimi due numeri della Catena non sono arrivati a molti abbonati per nostri problemi organizzativi. Richiedeteli o copiateli direttamente da: www.censurati.it, www.peacelink.it o uno degli altri siti che riprendono la Catena.

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umberto <csdgi@tin.it> wrote:

< Distribuivi garofani rossi
alle mani levate nel pugno
e il gesto restituiva
valori dimenticati
come bandiere
colorate di primavere
che dovevano ancora nascere.
Gli occhi nutrivano silenzi
grandi come orizzonti
e le parole sgorgavano dalle labbra
lievi di tenerezza
fermentate d’ironia
taglienti di sarcasmo
come quelle di tuo figlio… >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)