San Libero – 322

2 marzo 2006 n. 322

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Nizza e Savoia. Situazione sempre tesa alla frontiera italo-francese, dove tuttavia non si registrano ancora scontri armati. Scambio d’invettive fra Cambronne e Scajola, richiamo dei rispettivi ambasciatori, respinta la mediazione europea, scambio d’invettive fra i due imperatori: “Il vero Napoleone sono io!”. “Non, c’est moi le vrai Berlusconì!”. Il confronto su alcune rivendicazioni di frontiera (Nizza, Savoia, Enel, Pinerolo) rischia così di allargarsi a un conflitto di imprevedibili proporzioni, in cui una dopo l’altra le varie potenze (Prussia, Sassonia, Impero asburgico, Due Sicilie, ecc.) si schierano dall’una o dall’altra parte, con serio pericolo per la Belle Epoque.

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America. Indagine della polizia sul comportamento di alcuni agenti che, dopo aver bloccato un sospetto malvivente, l’hanno gettato a terra riempiendolo di calci e botte. La scena, filmata dal videofonino di un passante, è finita in internet e ciò ha indotto le autorità ad aprire l’inchiesta. Totale solidarietà con gli agenti, invece, della popolazione locale che non percepisce alcuna differenza fra interventi legali o illegali della forza di polizia, purché siano efficienti. E’ successo a Sassuolo, in Alabama.

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Colombia. Dei due principali garanti “neutrali” delle istituzioni, il presidente della Camera e quello del Senato, il primo ha duramente rimproverato i magistrati che fanno indagini penali su membri del governo e il secondo ha invitato l’operazione a dar luogo a una crociata contro i meticci, abrogando l’eguaglianza prevista dallo stato di diritto fra le varie etnie e religioni.

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Banchieri. Dopo Sindona e Calvi, rispettivamente difesi da Andreotti e Sindona, tocca a Geronzi di Bancoroma l’onore di essere il terzo banchiere italiano a ricevere contro i magistrati l’appoggio esplicito del Presidente del Consiglio in carica. Visto che la circostanza non ha portato eccessiva fortuna ai suoi predecessori, Geronzi farebbe bene a evitare di prendere caffé della cui provenienza non sia più che sicuro.

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Toghe rosse. “I lettori prendano atto che nulla vale più, in Sicilia, per far carriera nella magistratura, del prender parte a processi di stampo mafioso…”. Non è l’ennesima esternazione del signor B. ma, con vent’anni d’anticipo, l’attacco (Corriere della Sera 10 gennaio 1987) di Leonardo Sciascia al giudice Paolo Borsellino. Immaginiamo Sciascia da Vespa o da Mentana, adesso, benevolmente intervistato a proposito di questi giudici estravaganti che non riescono a farsi – rispetto a mafiosi e politici – gli affari loro.

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Bavaglio. Si comincia coi giornalisti poveracci e si va avanti con quelli “regolari”. In Sicilia, il padrone di Telecolor ha licenziato nove giornalisti su tredici, nonostante i milioni recentemente guadagnati con le vendite delle frequenze. Naturalmente si tratta di Ciancio, ma era inutile specificarlo visto che tutte le televisioni della Sicilia sono sue, a volte intestate (per aggirare la legge) a parenti. La nostra solidarietà ai nove colleghi licenziati, e l’invito a lottare insieme (“irregolari” e “normali”, contrattualizzati e precari) non solo contro questa o quella singola prepotenza, ma per la libertà di stampa nel suo complesso. Un suggerimento al segretario nazionale della Fnsi, Serventi Longhi: non crede che, a questo punto, converrebbe istituire un sindacato dei giornalisti anche in Sicilia? Adesso c’è solo un gruppo di tizi, per lo più dipendenti di Ciancio, che si fa i fatti suoi (e ovviamente così l’editore fa tutto ciò che vuole).

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Geronzi: “Io non avevo nessun potere in Parmalat”. B.: “Le tv mi censurano, io lì non conto niente”. Sta’ a vedere che Parmalat era di Luxuria e che il padrone di Mediaset è Caruso.

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Protestanti. L’associazione di volontariato Gapa, a Catania, va avanti anche grazie a una donazione di trentamila euri che gli hanno dato (prendendoli dal loro otto per mille) i valdesi. Nello stesso momento, e sempre a Catania, i valdesi stanno cercando di raccogliere fra di loro venticinquemila euri per ristrutturare la loro sede, che ne ha bisogno. Ma non avevate i soldi dell’otto per mille? “No, quelli ogni volta c’impegnamo a darli a chi ne ha bisogno e a non usarli mai a fini interni”. Non ho parole.

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Pirati. “Basta affari sporchi a Montecarlo. Renderemo più trasparenti le nostre istituzioni finanziarie” promette il nuovo sceicco ereditario di Monaco, il “principe” Alberto Grimaldi. I Grimaldi sarebbero dei pirati genovesi che, fra una scorreria e l’altra, s’impadronirono della cittadina francese di Monaco e riuscirono con vari escamotages a tenersela fino a oggi, aggiornando tuttavia di secolo in secolo i metodi operativi della loro attività. Adesso, per esempio, Monaco non è più base di brigantini armati ma semplicemente di riciclaggi, brokers internazionali, società fantasma e finanzieri veloci. I giudici francesi si sono lamentati più volte di questa enclave illegale, che tuttavia fa molto comodo e viene dunque tollerata.

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Rispetto 1. Sud. Straordinario successo dell’esposizione delle reliquie di Padre Pio a Brancaccio, un quartiere mafioso di Palermo. La cosa è tanto più strana, in quanto la popolazione locale non è affatto cristiana ma adora alcuni antichi dei cartaginesi, che richiedono – fra le altre cose – dei sacrifici umani. In passato, la Chiesa di Roma ha inviato sul posto dei coraggiosi missionari, che però sono stati scacciati dagli indigeni oppure (come avvenne a padre Puglisi, nel settembre ’93) senz’altro uccisi. Alla fine, in Vaticano s’è deciso che convertire quel popolo era praticamente impossibile, e che tanto valeva cercare d’inserirsi ponendo, fra i numerosi idoli sanguinari locali, qualche idolo proprio che quantomeno desse l’esempio d’una idolatria meno feroce. E così è stato fatto.

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Rispetto 2. Nord. Sarà un siciliano il capolista di Forza Italia in Lombardia, e si tratta del palermitano Marcello Dell’Utri, scelto per i suoi insigni meriti politici e culturali. Così la Sicilia potrà continuare a civilizzare la Lombardia, cosa che avviene ormai da una buona ventina d’anni con la gioiosa approvazione delle due parti.

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Promemoria. Bush, che interviene smaccatamente nelle elezioni italiane appoggiando Berlusconi contro, Prodi merita la nostra riconoscenza perché ci ricorda la posta principale di queste elezioni. Non si tratta solo di cacciare una banda di allegri ladroni e un presidente ormai allo stato Fujimori, ma anche e soprattutto di tornare alleati all’Europa, che due anni fa abbiamo tradito a favore dell’impero. L’Europa è più civile, più ricca, più produttiva; l’impero ha le armi. La scelta è apparsa facile agli “statisti” brianzoli. Grande stupore ogni volta che dall’Europa arrivano calci, fischi e spintonate, da cui le armi ovviamente non possono difenderci.

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Blog-bufale. Culture giovanili, ribellione, voglia di libertà: sono questi i nuovi grimaldelli utilizzati dai piazzisti pubblicitari per far breccia nel mercato degli adolescenti con tattiche di vera e propria “guerriglia comunicativa” basate sull’occultamento del marchio aziendale e sulla creazione di nuovi simboli. L’apripista di questo fenomeno è stata la Nike, che nell’autunno del 2004 ha inventato dal nulla il “movimento degli skyplayer”, ragazzi che giocano sui tetti delle case di Roma, infilandosi di soppiatto nei palazzi e facendosi beffe dei portinai. Tutto falso, ovviamente, ma nel frattempo Repubblica e il Corriere dello Sport ci cascano, intervistano i sedicenti “ribelli del pallone”, vestiti Nike dalla testa ai piedi, e danno visibilità ai siti collegati al “movimento” senza sospettare la longa manus dell’azienda che si nasconde dietro l’operazione.

Ora l’assalto dei pubblicitari si è spostato dalle strade al mondo virtuale delle reti, dove i messaggi commerciali che invogliano all’acquisto hanno imparato a camuffarsi sotto le mentite spoglie di blog “alternativi” e movimenti ribelli. È il caso del blog “The Zero Movement”, creato ad arte dalla Coca-Cola per vendere l’idea di una vita libera, dove le restrizioni e le regole sono pari a zero. Peccato che il numero zero si riferisse in realtà alle calorie di una nuova bevanda. I “flog” (“fake blog”, blog fasulli) sono uno strumento collaudato anche dalla Pepsi, che sul blog “That Pepsi Girl” ha raccontato a utenti ignari la storia di un blogger deciso a conquistare la ragazza di uno spot Pepsi. Mc Donald’s, con il flog “Lincoln Fry” ha raccontato la bufala di due blogger che avrebbero trovato una patatina con il profilo di Abramo Lincoln.
Sul sito mediazione.info un recente articolo di Gaia Bottà ha analizzato in profondità questo fenomeno, arrivando ad una importante conclusione: chi vuole fare pubblicità in rete con nuovi strumenti di comunicazione fa molto male a nascondere il marchio della propria azienda spacciando per spontaneo quello che non è. Prima o poi i nodi vengono al pettine, e il danno d’immagine è irreparabile. Non sta bene prendere per fessi gli utenti di un blog. [carlo gubitosa]

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Alta moda ribelle. Chi pensa che il mondo delle sfilate sia noioso e grigio dovrebbe dare un’occhiata alle scorribande di “Serpica Naro”, la stilista virtuale più famosa d’Italia che in realtà è solo una delle varie incarnazioni di “San Precario”, l’icona inventata dai lavoratori flessibili che non sanno più a che santo votarsi. La parabola artistica di Serpica inizia nel 2005, quando il nome della misteriosa stilista compare nell’elenco degli artisti che avrebbero dovuto chiudere la “Settimana della Moda” a Milano, ma a sorpresa la passerella è rimasta vuota e il “collettivo Chainworkers” ha realizzato una sfilata alternativa all’interno del centro sociale Pergola. Quest’anno, non potendo più contare sull’effetto sorpresa, le seguaci di Serpica Naro hanno denunciato il precariato con un’incursione durante una sfilata di Coveri, travestite da supereroine urbane con calze a rete fucsia e minigonne nere. La scelta di Coveri non è affatto casuale: Francesco Martini Coveri, il nipote dello stilista Enrico, ha pensato bene di registrare per conto dello zio il marchio “Serpica Naro”, che ora vive una doppia vita. Da un lato è ingabbiato nella burocrazia dei trademark internazionali, e dall’altra è stato registrato in Italia dai devoti di “San Precario” per trasformarlo in un “no logo” collettivo che verrà utilizzato per una licenza di produzione etica. [carlo gubitosa]
Info: www.serpicanaro.com

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Media. E Telecaliffo? Chissà se la fanno ancora. In realtà si chiamava “Sout al Khalifa” ed era l’improvvisato Tg messo in onda, qualche mese fa, da alcuni seguaci di Al Qaeda evidentemente non ignari di “midia” e comunicazione. “Le notizie di oggi: grande vittoria a Gaza!” (tono entusiastico-militare), “Dichiarazione del leader di A.Q. Zarqawi” (compunto-servile), “Uragani? Non casuali: li manda Dio!” (scientifico-clericale, molto trendly). C’erano pure gli stacchi di pubblicità: “Il vero braccio di Allah? Senza confronti: Brigate irachene!”. Bisognerebbe proibire ai terroristi di guardare le tv italiane, sennò si fanno venire troppe idee.

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Spot. E’ in edicola. Antimafia Duemila. La Relazione di minoranza della Commissione antimafia, l’appello del procuratore Grasso a non candidare politici indagati, il racket del cemento a Trapani, il processo Dell’Utri, le indagini sull’agenda scomparsa del giudice Borsellino, il progetto di riforma sulla confisca dei beni mafiosi, e un’intervista a Rita Borsellino.

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Spot. Siracusa. Presentato il primo numero di Agorà, settimanale in italiano, inglese, arabo, cingalese e francese per i lavoratori stranieri in Sicilia. La nuova testata, sostenuta da varie parrocchie e associazioni cattoliche, è stata  illustrata al pubblico alla presenza del vescovo di Siracusa.

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Spot. Numero speciale di Inguine, la rivista di satira di  Elettra Stamboulis e Gianluca Costantini, in occasione del Comicon che si terrà a Napoli dal 3 al 5 marzo. Il numero sarà interamente dedicato alla satira antimafia, con la partecipazione di Sergio Nazzaro, Marc De Dieux, Claudio Morici, Andrea Colombari, Antonino Musco, Christian Del Monte, Ribichini, Alessio Spataro, Squaz, Tuono Pettinato, Rocco Lombardi, Wostok, di Paper Resistance e dei disegnatori siciliani di Erroneo e del Pizzino.
Bookmark: www.inguine.net

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Antimafia. Il sette marzo è il decimo anniversario della legge n.109/96 sul riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati alle mafie. In questi dieci anni essa ha dato notevoli risultati sul piano economico e sociale, che è quello su cui maggiormente bisogna contrastare la mafia: parecchie cooperative di giovani lavorano ormai sui terreni confiscati, e in tutta Italia sono avviate numerose esperienze di uso sociale dei beni ex-mafiosi. Su queste esperienze è stato elaborato un rapporto completo, che verrà presentato da Libera – che a suo tempo ha raccolto più di un milione di firme per promuovere la legge – martedì 7 a Roma. (La prima proposta di riutilizzo sociale dei beni confiscati ai mafiosi apparve sui Siciliani nel 1985, e ne siamo ancora orgogliosi)
Info: beniconfiscati@libera.it

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Memoria. Peppino Impastato, le sue esperienze politiche e umane, la sua produzione scritta, le testimonianze dei compagni, le sue poesie, le immagini della sua vita, vissuta come “lotta continua” contro la mafia.
Bookmark: www.peppinoimpastato.com

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Civiltà. Un ragazzo ebreo ucciso, perché ebreo, a Parigi. Rinasce l’antisemitismo (quello classicamente antiebraico) quasi dappertutto: dall’Europa, dov’era antico, al Nordafrica dove invece non esisteva. Si uccide tranquillamente per un pezzo di terra, o per una barzelletta. Sempre più i nemici vengono percepiti come non-umani, membri d’un’altra razza. Lo “scontro fra civiltà” sta appena cominciando a produrre mostri.

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Sigia wrote:
< General Motors e Ford fino agli inizi del 1942 hanno fornito migliaia di automezzi bellici e parabellici per l’invasione di Austria, Cecoslovacchia e Polonia. GM ha aiutato la sua filiale tedesca (Opel) a convertirsi alla costruzione di carlinghe d’aereo per la Luftwaffe. IBM ha supportato l’informatizzazione del lavoro nei campi di concentramento, con particolare riferimento alla contabilità dei gassati e dei forni crematori. Henry Ford era esplicitamente antisemita >

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fmmasala@tiscali.it wrote:
< Ho letto queste parole di Gramsci e vorrei condividerle con tutti. “Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva; e la massa ignora, perché non se ne preoccupa: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti” >

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Alessandro Paganini wrote:
< Il bilancio dell’Inps ha avuto un attivo di 152 miliardi di lire nel 2000 (fonte: Secolo XIX 1 agosto 2002), di 993 milioni di euro nel 2001, 3192 milioni nel 2002, 405 milioni nel 2003 (fonti: rapporti annuali Inps) e di 5264 milioni nel 2004 (fonte: Agenzia Asca 4 novembre 2005. Queste cifre smentiscono anni di martellante campagna mediatica per inculcare ai bovi cittadini l’idea che tagliare le pensioni sia necessario. Il FMI valuta il sommerso (e quindi l’evasione contributiva) al 27,8 per cento del PIL italiano. L’attivo dovuto anche ai contributi degli immigrati. Ricordiamo infine che questi attivi arrivano in un periodo di RECESSIONE, sostenuta anche da incompetenza, corruzione, e parassitismo della classe imprenditoriale e politica. Ma quali assicurazioni, quali fondi, quali secondo e terzo pilastro! Si vogliono mangiare le liquidazioni come primo, e la pensione come piatto forte. L’antipasto se lo sono già fatto: decontribuzioni, condoni, immobili >

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[Reprint]
VERSO UN GOVERNO “PALERMITANO” (I Siciliani, novembre 1993)

Faranno prima Fini, Bossi, Cossiga, Berlusconi a unirsi e a prendere il potere, o lo faranno prima i leader responsabili della sinistra? L’Italia è spaccata in due, non c’è possibilità di mediazioni. O la democrazia o la reazione, o la sinistra o la destra. Il centro “moderato e responsabile” su cui ha contato disperatamente, dall’inizio della crisi in qua, buona parte della sinistra italiana in realtà non esiste, non esiste più da quasi un anno. I “moderati” si schierano, i benpensanti s’infilano gli stivali. Weimar, la Spagna del Trentasei, il Cile di Allende.

Stavolta deve andare diversamente. C’è una maggioranza di sinistra nel Paese – sono i numeri a dirlo, non più noi soli – ed è una maggioranza culturalmente omogenea, molto più omogenea dei due o tre filoni fra cui è ancora indecisa la destra. Le differenze fra una Rifondazione comunista e un Pds, fra un Orlando e un Rutelli, pesano e sono gravi; ma sono infinitamente minori di quelle che ci potevano essere fra comunisti e socialdemocratici a Weimar, fra anarchici e socialisti nella Spagna repubblicana; molto minori, comunque, di quelle fra Bossi e Fini. Ma bisogna far presto. Presto, presto, presto.

I voti della sinistra hanno superato quasi dappertutto, sia a giugno che a dicembre, la somma dei singoli partiti di sinistra. Questo dato, troppo facilmente attribuito a particolari carismi individuali, esprime in realtà il profondo e massiccio radicamento nella società italiana di alcuni valori frettolosamente dati per “superati”. Su di essi bisogna puntare. Saranno essi, i valori e non gli equilibrismi, a fare la differenza.

In Sicilia la società civile è “entrata in politica” con più radicalità e più determinazione che altrove; ha dovuto sperimentare prima (non per sua scelta) la politica non mediata, la politica reale. Non è merito nostro. Le condizioni erano tali, per cui bisognava per forza o combattere o sparire. Altrove potevano permettersi il lusso di giuocare alle repubblichette, di rimuovere i problemi veri; noi, no. Eravamo costretti a ragionare, a riflettere, a trovare di volta in volta una risposta ai problemi. Eravamo costretti, indipendentemente dal talento e quasi contro la nostra stessa volontà, a fare da battistrada per tutti.

I problemi che ieri erano della Sicilia, oggi sono dell’Italia intera. Estrema radicalizzazione degli schieramenti politici e istituzionali, estrema ramificazione dei soggetti sociali e dei loro legittimi interessi; necessità di scelte nette e traumatiche sul piano degli schieramenti e dei poteri, ma – contemporaneamente – di pazienti e lungimiranti mediazioni e garanzie e salvaguardie nel sociale. Il tutto, in pochissimo tempo e imperversando la crisi.

Arriveranno prima i leader della sinistra a percepire la posta in gioco – a farsi le concessioni reciproche richieste dall’unità – o arriveranno prima le forze nere? Il problema, è tutto qui.

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Emilio Salgari (“Le meraviglie del Duemila”) wrote:

< “Non vi sono più eserciti?” chiesero ad una voce Toby e Brandok.
“Da sessant’anni sono scomparsi, dopo che la guerra ha ucciso la guerra, l’ultima battaglia combattuta per mare e per terra fra le nazioni americane ed europee è stata terribile, spaventevole, ed è costata milioni di vite umane, senza vantaggio né per le une né per le altre potenze. Il massacro è stato tale da decidere le diverse nazioni del mondo ad abolire per sempre le guerre. E poi non sarebbero più possibili. Oggi noi possediamo degli esplosivi capaci di far saltare una città di qualche milione di abitanti; delle macchine che sollevano delle montagne; possiamo sprigionare, colla semplice pressione del dito, una scintilla elettrica trasmissibile a centinaia di miglia di distanza e far scoppiare qualsiasi deposito di polvere. Una guerra, al giorno d’oggi, segnerebbe la fine dell’umanità. La scienza ha vinto ormai su tutto e su tutti” >
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gualtierov2000@yahoo.it wrote:

< Politica. La nobile parola
mai fu più sputtanata, quant’è ora
Chi mai con te di ciò vuol ragionare,
tu temi sempre sia per te imbrogliare!
Ma è errato, a un vil presente, regalare
parole sì importanti (e il ragionare
stesso viene inceppato nel fluire
se un termine soltanto in superficie
crediam che sveli quello che vuol dire).

Politica, ad Atene era servizio:
a rotazione, ognuno – non per sfizio! –
doveva nella vita, un par di volte,
assumere una carica importante.
Responsabilità ce n’eran molte
e rischi, esposti a critiche eran tutti,
ma tutti si prestavan senza storie.
La storia dice: meno farabutti
sfruttavano in quel modo leggi e stato.

Politica, non vuol dire Santoro,
o alcuno dei politici nostrani
non vuol dir Bruno Vespa né Ferrara,
Rutelli o vuoi Fassino, Berlusconi.
Politica è a ogni cosa dare nome
con voce propria, al sole, nella piazza;
della città, i destin prendere in mano:
saper che la città siamo noi stessi.

Cirano Bolognese così inchiostra
il foglio, e il suo pensiero mette in mostra >

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Nota: mi scuso con i lettori a cui non ho potuto rispondere in queste due settimane, e li prego di perdonare questa scortesia (e la stessa irregolarità della Catena in questo periodo) non intenzionale. (r.o.)

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)