San Libero – 323

6 marzo 2006 n. 323

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E così manca un mese alle elezioni. Non sono elezioni democratiche (ormai, perché un’elezione sia democratica bastano un paio di passanti intervistati alla meno peggio davanti a un seggio) e non lo sono perché l’elettore ha perduto il diritto concreto di scegliersi i propri rappresentanti: liste bloccate, niente preferenze, ecc. Una volta, sarebbe scoppiata una rivoluzione.

Non è un’elezione, è un referendum. Un referendum amaro, fra un aspirante imperatore e una classe di senatori: ma un referendum che bisogna vincere, perché anche fra Mussolini e il re c’è una bella differenza, o fra il senato e Caligola, e persino fra un Berlusconi e un D’Alema.

Se vince il centrosinistra, la tendenza sarà – con tante belle parole – di lasciare tutto più o meno com’è, con governanti meno cialtroni ma sempre con un paese diviso fra vip e cococò. Ma se vince la destra, comanderanno i Goebbels e i Calderoli. Per questo, io vado a votare e vi consiglio di andarci pure voi.

Eppoi chissà: può darsi che questa fine catastrofica di dieci anni di governo degl’imprenditori – il signor B. era ufficialmente sostenuto dalla Confindustria: il suo era il loro regime – ridesti nel popolo qualcosa. Può darsi che le antiche idee – i diritti degli uomini, la dignità, il non-ammazzare – riprendano vigore, come – per contraccolpo – la libertà dopo l’otto settembre. Può darsi che non sarà poi così facile, cacciato traumaticamente Berlusconi, berlusconeggiare con garbo e stile dopo di lui. Può darsi, ci ricordano i vecchi, che si riesca a cacciare sullo slancio, dopo il duce e il fascio, anche il re: chi lo sa. Intanto, come cittadini, ci schieriamo. Non sono tutti uguali. Non si resta a guardare.

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In Sicilia, in questa terra cialtrona e miracolosa, si combatte non per un meno peggio ma proprio per un qualcosa. Qua, irrazionalmente o forse per profondissime ragioni, la lotta fra potenti e popolo, in forme sempre più sotterranee ma sempre improvvisamente risgorganti, non è mai morta del tutto: la mafia e l’antimafia, forme estreme della politica italiana, vi si affrontano ancora, esplicitamente, ora come prima. E questa è un’occazione grandissima, da non sminuire.

Vincere le elezioni nazionali è un dovere. Ma Borsellino in Sicilia, e Vendola nelle Puglie, e la generazione di Locri fra i calabresi, questo è assai più della politica. Può essere il confuso inizio di un mondo nuovo.

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Fisicamente, il tono di voce del signor B. – ormai irriconoscibile – è quello dei vecchi oratori professionali d’altri tempi: venditori ambulanti, rappresentanti di commercio, imbonitori. Le stesse barzellette-standard con autorisata, lo stesso abbassamento commosso seguito dall’improvviso, e un po’ stridulo, acuirsi del tono. Strano: eppure, lui sarebbe uno nato con la tivvù.

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Pregmo Dott Banch Comp Lupmann Ivan Gardini, sede. Gentile Dottore, mi dicono che Lei sia ora il nuovo proprietario di Left (la nuova rivista dell’italian left) e vorrei umilmente chiederLe una cortesia. Le spiacerebbe togliere la parola “Avvenimenti” da sotto la testata? E’ vero che è scritta piccina picciò, ma egualmente potrebbe ingenerare confusione con cose con cui Lei  non c’entra niente. E anche quel “settimanale dell’Altritalia”: non le sembra un po’ kitsch, poco trendly, addirittura communista? Tolghi, tolghi anche quello, mi facci il piacere. Grazie, troppo gentile. Oh, com’è buono Lei, dottor Gardini.

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Buone notizie. Non si candiderà stavolta nel centrosinistra il produttore Vittorio Cecchi Gori, finora noto per le sue catastrofiche performances politiche (trombature, indagini per voto di scambio, cacciata dei dirigenti diessini che l’avevano candidato) in Sicilia. Verrà presentato invece dal Movimento per l’autonomia, la formazione dei leghisti siciliani guidati da Raffaele Lombardo. La sua adesione ha tuttavia posto qualche problema ai comandanti della Lega. Come toscano, infatti, avrebbe in linea di massima diritto al trattamento riservato ai leghisti di razza bianca, ma essendosi arruolato in un reparto coloniale dovrebbero valere anche per lui le norme che regolano (rancio separato, obbligo del saluto, rinuncia ai simboli, carriera limitata a sciumbasci) la disciplina degli ascari. Il Comando leghista deciderà in questi giorni sulla delicata questione.

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Marchette nazionali. La telenovela della pubblicità occulta commissionata dalla Fiat ai principali TG, per il lancio della “nuova, Grande Punto” ci riserva ogni giorno nuove sorprese, e questa volta è il Garante Antitrust a dare la sua benedizione alle marchette televisive. Il 28 luglio scorso Sposini (Tg5) e la Mattei (Tg2) mandano in onda un identico servizio sulla “nuova, grande Punto”, che perfino un bimbo delle medie avrebbe riconosciuto come una pubblicità passata sottobanco dalla Fiat agli autorevoli Tg in questione. Siccome credo ancora che esistano delle utopie chiamate giornalismo e dignità professionale, mi prendo la briga di scrivere all’ordine dei giornalisti e al garante per la concorrenza segnalando questa turbativa al libero mercato, e le risposte che arrivano mi lasciano di stucco.

A novembre il presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio prende le difese di Sposini perché “quando un’azienda lancia sul mercato una nuova auto tutti indistintamente, i giornali, oltre la radio e la Tv sono portati a illustrare le caratteristiche della nuova auto. Non avendo quindi riscontrato nessuna violazione delle norme deontologiche, il consiglio ha deciso all’unanimità di archiviare il caso”. Ma perché solo le auto Fiat e non quelle di altre marche? La risposta mi arriva pochi giorni fa, con la lettera dell’Antitrust datata 2 febbraio che mi comunica l’archiviazione finale del caso. Secondo il garante della concorrenza e del mercato (italiano dell’automobile) la Fiat non avrebbe danneggiato le sue concorrenti infilando pubblicità nei telegiornali perché le espressioni enfatiche utilizzate nel servizio (straordinaria abitabilità del veicolo, rilancio in grande stile della Fiat) “non risultano artificiose, ma tipiche della prospettazione di un evento di attualità di interesse in quanto riguardante uno storico gruppo industriale nazionale”. Morale della favola: le marchette Fiat servono alla nazione per tenersi informata, ma quelle di altre aziende non vanno bene. I colleghi sono avvertiti: fate attenzione alla mano occulta che vi dà da mangiare, se non è quella di uno “storico gruppo industriale nazionale”. Bene, a questo punto è ufficiale: mi vergogno del mio tesserino amaranto. [carlo gubitosa]

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Casini, da tutti i muri: “Io centro”. Veramente lo slogan fu inventato da Follini. Che ora – cacciato perché anti-Berlusconi – non c’entra più.

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Fanciulli. Una transessuale brasiliana di nome Gisberta è stata trovata morta in un fosso dentro un edificio in costruzione ad Oporto, la seconda più importante città del Portogallo. Le indagini hanno portato all’identificazione di un gruppo di quattordici ragazzi fra i dieci e i sedici anni, che hanno confessato di aver torturato la vittima per diversi giorni, prima di seppellirla viva nel fosso..

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Sergente York. Chissà fine che ha fatto il sergente Kevin Benderman, che un anno fa di questi tempi finì sotto corte marziale per essersi rifiutato di fare un secondo turno di servizio in Iraq. Nell’esercito da dieci anni, nella primavera 2003 aveva partecipato in prima linea alla presa di Bagdad. Ma poi c’è stata l’occupazione. “Quanto ho visto in Iraq mi ha cambiato e mi ha reso moralmente contrario alla guerra”. Così, il sergente B. s’è dichiarato obiettore di coscienza, e in tale veste è finito per un breve periodo sui giornali. Poi, non se n’è parlato più.

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Cartelli. “Benvenuti a Colgate comune di Antieuropa”

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Scontri di civiltà. Rinviato il duello alla scimitarra fra Gheddafi e Calderoli. S’erano accusati a vicenda di essere un razzista fascista e un sanguinario tiranno. Avevano ragione tutt’e due.

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Incontri di civiltà. Come ulteriore riconoscimento del suo impegno della lotta contro il terrorismo, Bush ha regalato a Berlusconi un prigioniero da torturare, tutto per lui.

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Bavaglio. Confermata in appello la condanna di Umberto Santino, il principale esperto italiano di mafia, per alcuni stralci del suo “L’alleanza e il compromesso” edito nel ’97. A ritenersi diffamato è stato l’ex ministro Calogero Mannino, su cui Santino aveva pubblicato un documento circolato nel ’92 dopo la strage di Capaci.
“La sentenza – secondo Libera e le altre associazioni antimafiose – è preoccupante perché sottovaluta la distinzione tra attività giornalistica (diritto di cronaca) e attività di analisi e intepretazione (diritto di critica e libertà di ricerca). Risente di una concezione angusta della tutela della reputazione individuale, poco sensibile all’esigenza di un giusto contemperamento con l’interesse pubblico a conoscere, commentare e studiare le contiguità tra politica, mafia e affari, duramente stigmatizzata anche dal Presidente della Corte d’Appello di Palermo nella recente inaugurazione dell’anno giudiziario. Rilanciamo la “campagna per la libertà di stampa nella lotta antimafia” per rivendicare il diritto di conoscere e studiare responsabilità politiche e morali indipendentemente da eventuali responsabilità penali, di competenza della magistratura; rielaborare le leggi sulla diffamazione tutelando sia reputazione personale che la libertà di informazione, di critica e di ricerca; rilanciare la sottoscrizione per il fondo di solidarietà”.

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Palermo. Successo della festa organizzata da Addiopizzo per sostenere le sorelle Pilliu, proprietarie di un locale più volte minacciato dai mafiosi per aver resistito alle minacce dell’imprenditore Pietro Lo Sicco, e per questo motivo boicottato anche (il locale, non il mafioso) dagli abitanti del quartiere.
Bookmark: www.addiopizzo.org

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Stiamo facendo molte Auschwitz, in Africa. Il nazismo è “razionale” nel senso che con la ragione si può anche assassinare la gente e giustificarne l’assassinio in nome di “valori superiori”. Non lo faceva solo Hitler. Il nazismo è “democratico” nel senso che la democrazia può essere ridotta a una formalità di consenso (ieri con Goebbels: e oggi?) e che un popolo può, nella sua maggioranza, indursi a sostenere valori inumani. E il nazismo è “normale” nel senso che, tranne coloro che materialmente trattano la carne umana, tutti gli altri partecipati al meccaniismo inumano possono anche non commettere di persona alcunchè di anormale. I pacifici cittadini di Dachau; la “normalità del male”; le “cannonate in pancia” buttate lì, come battuta semiseria che però interviene nella politica e ottiene dei risultati. Il nazismo non è una mostruosità, ma un episodio che si può ripetere sotto altre forme, che in parte già si ripete. Dobbiamo sempre chiederci, nella nostra “normalità”, come verremo ricordati fra cinquant’anni. I tedeschi non si sentivano mostri, allora. Vivevano una normalità, anche loro.
Quanto a Speer: studiatelo bene, studiate bene tutti i nazisti “normali” e cercate – se potete – di riconoscerli intorno a voi. Leggete Fatherland, leggete La Svastica sul Sole. Non assolvete mai, neanche di un millimetro, i nazisti perbene. Speer è altrettanto assassino quanto Eichmann, e avrebbe meritato la stessa fine.

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(E non c’era Bondi!). “Quando il compagno Stalin sale alla tribuna è accolto da una lunga, fragorosa ovazione di tutta la sala. Tutti i presenti si alzano. Da tutte le parti si grida: “Per il compagno Stalin, urrà!”, “Evviva il compagno Stalin!”, “Per il grande genio, per il compagno Stalin urrà!”, “Viva!”, “Gloria al compagno Stalin!”.(Rapporto all’Ottavo Congresso dei Soviet, 25 novembre 1936, cronaca parlamentare).

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Spot. In edicola il nuovo numero di Pizzino, la rivista di satira antimafiosa dei giovani palermitani. Vignette, disegni, articoli, mafia, mafia & politica e tutto il resto: “Dottor Jekyll emister Mafien”
Info: Associazione Scomunicazione 334.3884478

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Spot. Giornata nazionale per una informazione e comunicazione di pace, indetta da: Tavola della Pace, Coordinamento nazionale Enti Locali per la pace, Federazione della Stampa Missionaria Italiana, Fnsi, e sindacato giornalisti Rai. Venerdì 10 a Roma, in corso Vittorio 349, presso la sede della Fnsi.
Info: stampa@perlapace.it

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Spot. Informazione Antifascista è passato dal web alla carta stampata: scrivere alla redazione per ricevere il numero di marzo. Valerio Verbano 26 anni dopo; Ieri fascisti oggi santi; Il nero in curva; destra neofascista e mondo ultras romano; Skinheads, il progetto rash.
Info: sioux@autistiti.org

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Novantatrè. < Per Alessandra e Marco:
– Chiamate (presto, perché forse poi parte) Maurizio, bisogna spiegargli la situazione attuale e coinvolgerlo col suo compare nel mensile. Fatemi anche chiamare da lui al giornale. Attenzione: chi lo chiama lo adotta.
– Fate un fax alle sede del Comitato referendum per aderire formalmente alla manifestazione del 25.
– Fate un fax ai compagni che organizzano il controvertice a Napoli per aderire formalmente come Siciliani.
– Fatevi sentire ogni giorno.
Per Carlo:
– Attenzione: devi organizzare tu i punti di riferimento Alba in Sicilia (pochi ma buoni).
– State sopra ai milanesi!
– Avete contattato i ragazzi del Righi? Può pensarci Cecilia
– Distribuite alla manifestazione un bel pò dei giornali arretrati (Alba e Siciliani) che avete in sede (dove ingombrano e non servono a niente)
-Vorrei notizie da Napoli: a) sul giornale locale in costruzione, b) sulla situazione del controvertice.
– Fatevi sentire ogni sera.
Per Francesco:
– Quando vai con Roberto e Marco al Corto (portando il book e facendolo vedere)?
– Parlatene anche con Paolo, che ha un’esperienza formidabile nel settore.
– Grazie (ma cu iè ‘stu Lisischi?)
– Quando mi dai la data per il casale?
Per Roberto:
– Mettiti in m(urgente) con Dino Frisullo. Dagli il book e il floppy. Coinvolgilo nella faccenda del giornale romano. Digli che qui c’è un gruppo di immigrati che vuol fare un giornaletto. Proposta operativa: giornale immigrati fatto fra Sicilia e Roma, “Senza Confine”, 8 pagine formato manifesto utilizzando book e stampando coi prezzi di Firenze (vedi Marco).
– In qualche modo (ti possono aiutare Marco o Paolo) Mettimi in contatto entro martedì in contatto con l’editore di Stampa Alternativa (quello che fa i millelire) >

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dostimolo@tiscali.it wrote:
< Esprimiamo la nostra più viva solidarietà a Luciano Vullo, preside del Liceo scientifico Vittorini, e assessore dell’amministrazione comunale di Gela, vilmente e mafiosamente aggredito oggi nella sua città. Auguri di pronta guarigione. Comitato a sostegno del giornalista Marco Benanti >

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esperito@libero.it wrote:
< Due articoli sulle sostanze nocive appaiono oggi sul Giornale di Brescia. Due articoli, dei quali, uno c’è e l’altro non c’è. (Vi pare assurdo? Non è poi tanto assurdo. Vediamoli insieme). Il primo, dal titolo: “Cocaina in ovuli, ghanese nei guai”, mostra la foto di un poliziotto che tiene in mano un sacchetto di cellofan trasparente, contenente una ventina di palline bianche. Il secondo, dal titolo “Tabagista muore di cancro fra attroci dolori”, racconta di come gli spacciatori di tale sostanza mortale, tabaccai, politici, e naturalmente i loro scagnozzi, riescano sempre a farla franca >

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stefasha@libero.it
< “Totale solidarietà con gli agenti della popolazione locale che non percepisce alcuna differenza fra interventi legali o illegali della forza di polizia. E’ successo a Sassuolo, in Alabama…”. La popolazione locale, sospetta totale imbecille e impercipiente, benvivente, cattiva e votante-bossi-berlusconi (nonche efficientemente protetta in un quartiere noto per la cronaca mondana).  Si, dobbiamo essere proprio in Alabama, dov’è tutto bianco o tutto nero (e Pasolini e buono solo per le commemorazioni da bookshop). Riccardo, e dai, che palle. Almeno tu >

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Conosco benissimo Sassuolo: è un pezzo di Emilia rossa, buono, laborioso e civile. Eppure, a Sassuolo è successa questa storia qua. Giustificazioni ce ne sono tante: la paura, il panico, l’impatto in una comunità tranquilla della delinquenza “di fuori”: non hanno ragionato più. Il mio lavoro, però, è di ricordare ai compagni che bisogna ragionare, sempre, che bisogna restare civili anche quando la situazione si fa dura. Sempre. Sennò si diventa, da pepponi che eravamo, schwarzenegger americani.

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sandro bengodi wrote:
< Ho letto il pezzo di Giulietto Chiesa sul suo licenziamento da Left. Che ne pensi? >
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luigi ficarra wrote:
< Sarebbe molto interessante sapere perché Left è finita a … fagioli >

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Boh. Gli amici di Avvenimenti-Left hanno trovato degli imprenditori “di sinistra” per finanziargli il giornale. Costoro, una volta immessi nel pollaio, hanno cominciato subito a mangiarsi le galline. Si sono fatti il giornale da sè, fregandosene dei redattori, e quando i direttori hanno protestato li hanno cacciati su due piedi: trattandosi di colleghi come Chiesa e Minucci (che fa questo mestiere da quarant’anni) il loro comportamento, oltre che ovviamente fascista, è stato squallidamente insolente. Hanno trovato un tizio, tale Di Maula, per “dirigere” a modo loro il giornale (e nei momenti liberi spazzare le scale, cambiare l’acqua al canarino ecc.) e adesso andranno avanti facendo un brutto giornale, partecipando solennemente ai dibbattiti “della sinistra” e percependo contributi pubblici, che non fanno mai male.

Tutto questo, in realtà, con Avvenimenti non c’entra niente, Avvenimenti era quello che facevamo con Fracassi allora, con una redazione bellissima di giovani giornalisti bravi e compagni, nessuno dei quali è stato recuperato, o anche semplicemente interpellato, da quella sinistra perbene che pure parla tanto di giornalismo libero e professionale. Questo, a mio parere, è stato il vizio d’origine di tutta la faccenda.  E’ stato sbagliato e presuntuoso, in questi anni, utilizzare una testata come Avvenimenti per vendere una cosa completamente diversa. E’ finita così.

(Sembra che Bonaccorsi, Gardini e gli altri neo-padroni che hanno fatto questa bella impresa siano politicamente legati a Rifondazione Comunista: sono anche iscritti? In questo caso, che provvedimenti disciplinari nei loro confronti prenderà questo partito? E perché i dirigenti *politici* non hanno ancora preso posizione? Mi piacerebbe saperlo, anzi – come compagno – lo pretendo. Diversamente, dovremmo cominciare a chiamarla Riquotazione Comunista).

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bb wrote:
< Scrivo le mie promesse in una lingua durevole
Perché temo che molto ci voglia
Prima che siano adempiute >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)