9 aprile 2006 n. 328
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PROMEMORIA
La nostra è una Città in cui si lavora:
a comandare, è il popolo e la Legge.
Ciascuno di noi tutti ha dei diritti,
quand’è insieme con altri, e quando è solo;
ciascuno di noi tutti ha dei doveri.
Nella Città non c’è uomo nè donna,
miscredente o fedele, bianco o nero.
I cittadini sono uguali. Tutti
vivano nella loro dignità,
nè miseri, nè troppo ricchi: a ognuno
fraterna dia il suo aiuto la Città.
Chi pensa, chi produce, chi lavora,
ognuno dia una mano alla Città:
lei vuole che nessun rimanga fuori
per la pigrizia o per la povertà.
È una la Città, ma il cittadino
è diverso un dall’altro, al suo paese,
nel suo nord, nel suo sud, nel suo dialetto:
la Città non ci vuole fatti a schiera.
Legge di dei non è legge civile:
qui, ciascuno rispetti il dio d’altrui.
I boschi, l’aria libera, i poeti,
i maestri che insegnano, il sapere
sono il nostro tesoro: la Città
per tutti loro è vita e libertà.
Non barbari, ma uomini civili
noi rispettiamo ogni altra città.
Ma chi fugge dai barbari, qui trovi
casa fraterna, asilo e carità:
guai a chi lo scaccia! Offende tutti noi.
Non sia guerra fra umani, uomini!, mai.
Ragionate piuttosto: noi vogliamo
essere i primi a ragionare, e andiamo
nel mondo in amicizia e libertà.
Nei giorni duri, abbiamo una bandiera
che ci ricorda: siamo una Città.
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L’ubriaco torna a casa aggrappandosi ai lampioni. Essi purtroppo non lo reggono e lo lasciano spietatamente scivolare giù. Lui, rialzandosi a fatica: “Coglione! – sbraita al lampione – Communista! Mostro, pubblico ministero, maggistrato!”.
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Sul numero speciale di Panorama (senza la scritta “Panorama”) distribuito in questi giorni in milioni di copie in tutte le case mancano due cose importanti: i communisti che mangiano i bambini (forse una dimenticanza) e la parola “mafia” (sicuramente non una dimenticanza). Stampato a grossi caratteri, senza firme negli articoli, con bandiere, sorrisi, banconote e ministri sorridenti dappertutto. Non manca il saggio ideologico sul “B. Pensiero”.
(Un mafioso, per la verità, non ha resistito alla tentazione di scriverci qualcosa di persona. E’ a pagina 134: basta con le intercettazioni telefoniche, dice, “se continua questa tendenza presto le nostre telefonate si concluderanno col saluto Arrivederci maresciallo”. Questo, dallo stile, sembrerebbe proprio Dell’Utri)
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Vanna Marchi senza audio (bocca rotonda, gesti, piccola prepotenza, suasione) è esattamente identica a chi?
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Società. Triplicato il patrimonio di tutti gli italiani che fanno il presidente del ponsiglio. Meno bene per tutti gli altri.
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“La sinistra vuole rendere uguali il figlio del professionista e il figlio dell’operaio”.
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“Questa magistratura è il cancro del paese”.
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Anziani. Escusi dai rilevamenti Auditel gli spettatori sopra i 64 anni: spendono poco e perciò non contano. Più di cento discorsi.
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Centocinquantotto soldati italiani colpiti da tumore per le munizioni all’uranio impoverito usate nella spedizione dei Balcani. Ventotto ne sono morti. Il ministero della Difesa, dopo averlo negato per anni, lo ammette oggi. Qual è la pena, in tempo di guerra, per coloro che tradiscono i propri soldati?
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“Se perdiamo, ce ne andiamo via dalla destra. Non è detto che non ci mettiamo con la sinistra, se ci piglia”. Questo è Maroni. Ricorda Paolo Villaggio nell’Armata Brancaleone, il truculento tedesco con lo spadone che a un certo punto si mette a balbettare davanti a Gassmann che l’ha sconfitto e disarmato.
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Luxuria. “Non ce l’ho con Berlusconi, anche lui si mette i tacchi e si trucca”
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Quanto può valere una e-mail? Questa, non lo so. Ma il record è di quella spedita, il 7 aprile 2005, da un anonimo funzionario onesto della Banca Popolare di Lodi (la banca leghista) grazie alla quale i magistrati hanno aperto le indagini sul colossale giro di intrallazzi (Fiorani& C.) che ha portato al sequestro – finora – di 327.596.459 euri, circa 650 miliardi di lire. Capisci perché ce l’hanno con internet? Fa troppa luce.
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Palermo. Comincia il processo per Mauro De Mauro, ucciso perché aveva scoperto l’accordo fra mafia e fascisti per fare un golpe e ammazzare comunisti e magistrati. Era l’autunno del ’70, quando l’hanno ammazzato: la giustizia è andata lenta, perché nessuno l’ha aiutata. Ma alla fine eccola qui. “E’ con orgoglio ed emozione ma anche con amarezza e malinconia che a più di trentacinque anni dalla sera di quel 16 settembre 1970 siamo qui per aprire un’istruzione dibattimentale, chiedere le prove e accertare la verità sul delitto” ha detto il magistrato, Antonino Ingroia (uno di quelli più odiati da Cosa Nostra e dal signor B.). E’ lenta, la giustizia, ma prima o poi arriva.
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Mie cazzate. L’articolo “di Sgarbi” su MicroMega in realtà era un articolo “su” Sgarbi, messo insieme con abili collages da Marco Travaglio. Mi sono lasciato ingannare dalla pubblicità. Me ne scuso con Travaglio, con Flores e con d’Arcais. (A segnalarmi il mio errore, fino a ieri sera, siete stati in sei: non si può dire che i lettori della Catena siano indulgenti. Il record comunque è quello di tre anni fa, quando arrivarono diverse – documentatissime – lettere per protestare contro una *virgola* in più che avevo messo in una citazione latina).
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Bavaglio. Una bibliotecaria dell’Università di Palermo, Francesca Patanè, ha segnalato su un sito un’indagine a carico di due professori – Salvatore Tudisca Antonio Bacarella, preside e ordinario della facoltà di Agraria – indagati a Firenze per associazione a delinquere e abuso di ufficio (più precisamente per aver “pilotato concorsi per l’assegnazione di incarichi di insegnamento universitario”. Ai due baroni infedeli, l’Università – Magnifico in testa – non ha niente da dire. Alla dipendente fedele (alla dignità dell’ateneo) invece licenziamento immediato per “comportamenti che pur non costituendo illeciti di rilevanza penale, sono di gravità tale da non consentire la prosecuzione neppure provvisoria del rapporto di lavoro”.
Bookmark: www.ateneopalermitano.it
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Ponte. Una commissione parlamentare d’inchiesta sul Ponte di Messina: la proposta, lanciata da Antonio Mazzeo di Terrelibere, è stata ripresa da Rifondazione e Verdi. L’idea sarebbe di far luce sulla complessa vicenda che si è sviluppata negli ultimi anni e soprattutto negli ultimi mesi attorno a un Ponte che, pur non essendoci, ha già ingoiato risorse e mobilitato interessi anche “strani”.
La magistratura è già intervenuta due volte, sia per possibili infiltrazioni mafiose, sia per attività irregolari di funzionari del governo. L’Europa, a sua volta, ha aperto procedure di infrazione per come state portate avanti la progettazione e la valutazione d’impatto ambientale. Di materia per una Commissione d’inchiesta non ne manca, soprattutto alla luce dell’inspiegabile contratto con l’Impregilo, stipulato dalla società Stretto di Messina a due settimane dal voto. C’è aria di peculazione finanziaria basata sulle “penali” da pagare al General Contractor nel caso che il Ponte non si faccia.
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Ah, la copertina censurata del Mucchio (quella che il distributore Parrini non ha distribuito per paura)! Con lo storico personaggio del “catzillo” (fumetto molto famoso negli anni 80) che l’autore Gianfranco Grieco ha rifatto a immagine e somiglianza del signor B., sarebbe stata la giusta risposta di un popolo “coglione” ma non rincoglionito.
(Mucchio Selvaggio, il Frigidaire del Duemila, Rock & Libertà)
Bookmark: Bookmark: www.ilmucchio.it
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Un’ora di antimafia a scuola. La lotta alla mafia non è solo lotta “contro” la mafia, ma lotta anche “per” un domani migliore. Coloro che sono caduti per essa non sono solo vittime per la mafia, ma anche seminatori e apostoli di un altroavvenire avvenire. Dobbiamo insegnarlo ai nostri ragazzi; non solo, ma anche imparare da loro. L’ora di antimafia sarebbe il contenitore in cui i “vecchi” versano conoscenze e memoria e i giovani speranze e idee, in uno scambio infinito.
(“C’erano due amici di Palermo che si chiamavano uno Giovanni e l’altro Paolo. Essi decisero di combattere contro quelli che rubavano l’acqua alla Sicilia e facevano stare male i siciliani. Così diventarono giudici e fecero grandi cose. Alla fine però li ammazzarono. Alla fine però la gente fece un albero per ricordarsi di loro e forse prima o poi farli tornare”).
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ninoq@hotmail.com wrote:
< Sono stato alla manifestazione di Libera a Torino, migliaia di persone sotto la pioggia a ricordare i nomi delle vittime della mafia. Qualcuno ha detto che le gocce di pioggia sono lacrime di un dio che ama gli uomini >
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Giancarlo Roncato wrote:
< L’atteggiamento sempre più scomposto del sig. S.B. ci deve mettere sull’avviso che l’uomo non accetterà di perdere le elezioni (in gioco ci devono essere cose imprescrittibili che non conosciamo) e che sembra disposto a tutto pur di non riconoscere una sconfitta >
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esperito@libero.it wrote:
< Un ricco e avaro mago aveva molte pecore; poiché esse sapevano che il mago aveva una certa predilezione per la carne di agnello, spesso, nel tentativo di sfuggirgli, si perdevano o si ferivano. Il mago, che non voleva costruire un recinto nè assumere dei pastori, pensò che la cosa migliore da fare fosse quella di ipnotizzare le sue pecore facendo loro credere che la macellazione non era affatto dolorosa, ma, anzi, piacevole. Le indusse a credere che le amava sopra ogni altra cosa e che tutte le sue azioni erano per il loro bene; esse non erano in realtà pecore, bensì leoni, aquile o uomini. Da quel momento in poi il gregge non temette più il mago, ma attese con gratitudine la macellazione >
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alessandro.paganini@cheapnet.it wrote:
< Sono andato a fare la spesa con l’autobus, e i sacchetti in mano. Come le massaie. Due sacchettoni, su un autobus strapieno, andatura a singhiozzo per traffico cronico, cercando di tenersi, di non schiacciare i pomodori, di non sbriciolare i biscotti, sudando come una bestia e non potendosi né sbottonare il giubbotto, né grattare la spalla. Come le massaie. Grazie anche per questo, alle mamme di questo millennio balordo >
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Franco Gialdinelli (lettera aperta a Carlo Azeglio Ciampi) wrote:
< Caro Presidente,
Siamo un gruppo di amici di Enzo Baldoni. Da anni ci frequentiamo quotidianamente via internet grazie alle mailing list da lui fondate. Le chiediamo un riconoscimento per il nostro amico Enzo, scomparso in Iraq dove, senza armi, era andato a cercare di capire le ragioni di una guerra, e ad aiutare, per quel che poteva, chi aveva bisogno, al di là della fede politica o religiosa. Questo gli è costato la vita. Per lui adesso vorremmo sì una medaglia, ma di cristallo: una medaglia simbolica alla chiarezza e alla serenità. La chiarezza che Enzo amava cercare durante i suoi viaggi, e la serenità che ha saputo insegnare a chi ha avuto il privilegio di essergli amico. La chiarezza per noi di capire infine cosa è realmente successo in quei giorni dell’agosto 2004, e la serenità che in parte ci restituirebbe il riavere ciò che resta del nostro amico di nuovo qui vicino. Senza cerimonie e clamori, come Enzo e la sua famiglia ci hanno insegnato. Con profondo rispetto, gli amici di Enzo >
Per aderire: EnzoB-owner@yahoogroups.com
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Beppe Sini (Centro di ricerca per la pace di Viterbo) wrote:
< Per favore, non stiamo a parlare delle pagliacciate con cui il primo ministro tenta di distrarre l’attenzione da ciò che conta e ridurre tutto a suburra. Parliamo invece di ciò che conta. Decidiamo se siamo dalla parte della mafia o dalla parte di chi la combatte. Decidiamo se siamo dalla parte degli sfruttatori o degli sfruttati. Decidiamo se preferiamo la guerra di tutti contro tutti o lo stato di diritto. Decidiamo se siamo dalla parte dei razzisti e dei golpisti o della Costituzione repubblicana scaturita dalla lotta antifascista. Decidiamo se della natura pensiamo che sia uno scrigno da forzare e saccheggiare o una casa comune e un sistema vivente di cui siamo noi stessi parte. Decidiamo infine se deve proseguire il regime del patriarcato che nega piena dignità a metà del genere umano.
A chi mi chiede per chi voto, rispondo: per la coalizione di centrosinistra che si oppone alla coalizione berlusconiana; e per il solo, semplice fatto che si oppone alla coalizione berlusconiana. Perché solo con la sconfitta di questa si potrà difendere la Costituzione, la legalità, la democrazia nel nostro paese >
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AntonellaConsoli <libera@libera.it> wrote :
< Noi che guardiamo le cose
sicuri di sopravvivere
e il mare che scintilla
ogni scintilla un uomo >
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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)