San Libero – 330

18 aprile 2006 n. 330

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E’ stata licenziata in tronco, dal suo modestissimo lavoro di donna delle pulizie, la coraggiosa signora di Partinico che con la sua denuncia ha permesso di catturare il violentatore assassino che ha ucciso una ragazza di ventidue anni. La signora Rita – si chiama anche lei così – è una donna povera, di pochi studi, ma Siciliana: non ha avuto paura dell’assassino e dei suoi amici, è andata dai carabinieri e l’ha denunciato. Chi l’ha licenziata, invece – ricco, vigliacco e siciliano solo di nome – s’è messo dalla parte del violentatore e, volendolo o no, l’ha difeso. Non voleva? Non ha importanza. S’è fatto i “fatti suoi” e ha cercato di indurre anche Rita ad essere vigliacca come lui.

(E non è il primo caso: l’anno scorso una povera ragazza di Ballarò, che aveva denunciato un traffico di droga di cui era a conoscenza, è stata licenziata in tronco dal rispettabile professionista da cui lavorava come domestica. Aveva “parlato coi giudici”, e tanto basta)

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Io penso che sia un fatto penalmente rilevante, e che quest’uomo dovrebbe aspettare in carcere una sentenza che lo punisca. Ma non è questo l’importante. L’importante è che una storia come questa mostra meglio di cento discorsi com’è spaccata in due la Sicilia: la società civile ma anche, specularmente contrapposta, una buona fetta di società incivile.

Quest’ultima non comprende solo mafiosi con la coppola e la lupara. Tutt’altro. E’ fatta principalmente di rispettabili professionisti, che con la mafia ci convivono e bene. Non tutti i commercianti palermitani sono innocenti vittime del pizzo. Molti lo pagano volentieri, in cambio dei servizi (protezione dalla piccola malavita, accesso al credito clandestino, ecc.) che la mafia vende loro. Lo fanno sapendo benissimo che i loro interlocutori sono anche degli assassini. Lo fanno come tanti piccoli borghesi italiani e tedeschi accettavano volentieri i “disordini” delle camicie nere, che però li liberavano dal fastidio degli scioperi o dal concorrente ebreo del negozio accanto.

Il rapporto dei carabinieri di Palermo dell’anno scorso esprimeva sorpresa sul sostegno di massa fornito da tanti rispettabili professionisti palermitani alla finanza mafiosa. “C’è un trapasso dall’impresa mafiosa al gruppo mafioso, con attività imprenditoriali gestite da soggetti apparentemente puliti e che appartengono alle più svariate professioni”, disse il vecchio Procuratore Nazionale Antimafia Vigna prima d’andar via. E di “imprenditoria mafiosa” parlò, appena insediato, anche il nuovo Procuratore Antimafia Grasso. Come ne parlavano il generale dalla Chiesa, Carlo Palermo, Giuseppe Fava. Non è una novità.

La novità è che adesso c’è di nuovo la possibilità concreta – sull’onda del nuovo governo e sull’ondata di Rita – di mettere finalmente a posto questa vera e propria (come la chiama il massimo esperto di mafia, Umberto Santino) “borghesia mafiosa”. E’ importante la cattura di Provenzano. Ma ancora più importante è l’elenco di quei centosessantuno personaggi della Sicilia – qualcuno mafioso colla coppola, ma la maggior parte gente insospettabile e “perbene” – contenuto nei “pizzini” del vecchio assassino. Bisogna che quell’elenco sia reso pubblico, che vada sui giornali – o, se non sui giornali che si autocensurano, qui in rete. “Ma io non gli chiedevo cose di mafia, io cercavo solo un appalto, una raccomandazione”. Benissimo: intanto per questo lei va in galera per associazione mafiosa, e poi vediamo.

Bisogna dare a questa gente “perbene” degli esempi, costringerla ad aver più paura della giustizia che dei mafiosi. Confiscare i negozi e le proprietà dei collusi. Incarcerare e tenere dentro gli omertosi. Usare il pugno di ferro – “tolleranza zero”.

La destra, la tolleranza zero ce l’ha per il ragazzino che si fa una canna; per l’imprenditore mafioso, tolleranza mille. La sinistra dovrà invertire questa proporzione.

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In Sicilia, la lotta non è tanto fra dei partiti quanto fra questi due opposti e inconciliabili pezzi di società. Uno che convive con la mafia, e ci fa ottimi affari. L’altra che la rifiuta e la combatte ogni volta che può. Non ci può essere compromesso fra queste due mezze Sicilie; da noi non può esistere inciucio.

Ecco. La lotta di Rita Borsellino e di chi sta con lei è proprio questa. Nessuno creda di poterla “moderare”, di mettere in questo vino la camomilla. Si vince, o quantomeno si lotta, quando ci schiera apertamente e prima di tutto contro il potere mafioso, senza mediazioni. Si perde, e ci si disonora, quando si cercano i compromessi coi potenti di ora, schierando magari in lista i loro interlocutori. Questo dicono le cifre delle varie elezioni, dai primi anni ’90 in poi, a caratteri cubitali. E questo, prima di tutto, dice la dignità degli uomini e il nostro onore di siciliani.

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Al presidente Ciampi, affaccendato in questa camurria fastidiosa di portar via da palazzo Chigi quella poltrona e quell’ometto che ci sta disperatamente abbarbicato, vorrei chiedere – da siciliano a livornese: razze tignose tutt’e due – un’ultima cortesia, prima che se ne vada. All’ultimo momento, coi corazzieri schierati e le Eccellenze a riverirlo là in quel salone, ordini al ciambellano di far venire avanti la signora Rita di Partinico. E là, davanti a tutti, le appunti una bella medaglia della Repubblica sul petto: Pro Civili Virtute. E poi se ne vada pure serenamente, certo di aver fatto l’ultima cosa bella del suo regno (visto che a dare il benservito al M’Appiglio, a quanto pare, ci dovrà pensare il successore).

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Operai. Luigi Malabarba, operaio metalmeccanico, rieletto al Senato per il Prc, ha annunciato che il 20 luglio (anniversario della morte di Carlo Giuliani) presenterà le dimissioni da senatore e tornerà a lavorare in fabbrica. La prima delle non elette, dietro di lui, è Heidi Giuliani. [sandro simone]

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Blog d’autore. Immaginate di scrivere un breve articolo sul vostro blog preferito e di vederlo apparire qualche ora dopo sul Washington Post. Quello che sembrava solo un sogno di chi immagina un altro giornalismo potrebbe ben presto diventare una realta’ concreta, grazie all’orda dei blogger sta premendo alle porte dei palazzi dell’informazione attraverso Pluck, l’azienda statunitense proprietaria della piattaforma BlogBurst, che ha stipulato degli accordi con grandi gruppi editoriali statunitensi per pubblicare una selezione dei migliori articoli pubblicati sui blog piu’ seguiti e apprezzati dal pubblico su quotidiani come il Washington Post ed il San Francisco Chronicle. “Entro la fine dell’anno”, ha dichiarato Dave Panos, amministratore delegato di Pluck, “assisteremo a centinaia di quotidiani che utilizzeranno i contenuti messi a disposizione dal nostro aggregatore di blog”.

Il cosiddetto “giornalismo online” e’ morto il due agosto del 2005, quando le due redazioni del New York Times, che lavoravano separatamente sul quotidiano cartaceo e sul sito web, sono state fuse in un unico corpo redazionale. Bill Keller e Martin Nisenholtz, rispettivamente direttore esecutivo e vicepresidente del settore online del “New York Times” hanno annunciato la svolta epocale in un memorandum inviato ai giornalisti del “Times” nel quale si afferma che “integrando le redazioni del quotidiano cartaceo e della sua versione web vogliamo ridurre e successivamente azzerare la differenza tra i giornalisti tradizionali e i web-giornalisti”. Ma chi pensava che dopo questa svolta anche per il giornalismo si potesse decretare la “fine della storia” aveva fatto i conti senza i blogger, questo popolo di scrittori individualisti, con un ego ipertrofico alimentato dai commenti dei lettori, spesso monotematici e pignoli, ma sempre e comunque in grado di scuotere e mettere in discussione il giornalismo “perbene” con i loro “post”, gli articoli che sono l’unita’ centrale di informazione dei blog.

Siamo davvero di fronte a un nuovo giornalismo? Probabilmente no, perche’ i “gatekeeper”, i guardiani incaricati di selezionare e scegliere le informazioni rilevanti da pubblicare, continueranno ad essere parte del giornalismo “vecchio”. Almeno per ora. [carlo gubitosa]

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Beati loro. Thailandia. S’è dimesso il premier Thaksin Shinawatra, proprietario di tutte le televisioni del paese e contestato per una serie di scandali, fra cui la vendita del sistema nazionale di comunicazioni a una misteriosa corporation privata. Le elezioni non gli sono andate bene. “Farò un passo indietro ritirandomi dal governo – ha dichiarato – Continuerò a fare il deputato ma non voglio dividere bensì unire il paerse”. Questa ragionevole presa di posizione, ha poi spiegato Shinawatra, vuol essere un omaggio “al nostro amato re”, l’anziano Bhumibol (che poi non è nemmeno di Livorno).

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“Sicché quando gli dissero che era tempo di lasciare la sua roba, per pensare all’anima, uscì nel cortile come un pazzo, barcollando, e andava ammazzando a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini, e strillava: – Roba mia, vientene con me!” (Giovanni Verga, Novelle rusticane)
Bookmark: www.bispensiero.it

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“Sbirro”. Una volta era una parola di sinistra (maledette guardie che reprimete il popolo). Adesso è una parola di destra (specie in occasione di intercettazioni). Giudici, legge e Stato non sono più simpatici alla destra moderna, che li confonde sempre più spesso col communismo. Strano che nessuno ci faccia caso, da quelle parti. Io mi sarei aspettato un sacco di Moretti di destra.

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Il mondo salvato dalle pornodive. Ilona Staller si offre per mettersi a disposizione di Bin Laden in cambio della fine degli attentati. Melissa Panariello invece scrive a Ratzinger per esortarlo ad essere più liberale. Soddisfazione dei rispettivi manager, Riccardo Schicchi ed Elido Fazi.

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Ingoiamo. Si parla di dare la commissione antimafia a Bianco, l’ex amico di Ciancio che appena eletto sindaco ridette l’appalto del canale di gronda a Graci. Va bene: ingoieremo anche questo rospo, se ce lo serviranno. Basta che non s’azzardi a offrire caramelle a Rita.

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Pentiti. Starebbe già collaborando con la giustizia Roberto “Bobo” Maroni, esponente della Famiglia di Varese e già uomo di fiducia dei capi di Forza Nostra. Maroni, secondo gli inquirenti, sarebbe a conoscenza di importanti segreti dell’organizzazione, fra cui i finanziamenti occulti della Banca di Lodi. Il pentito, secondo indiscrezioni, sarebbe addirittura in grado di identificare il capo supremo della struttura (un uomo in grado di dare ordini anche a Mangano e Dell’Utri) nonostante l’operazione di impianto di bulbi capillari cui questi si sarebbe sottoposto all’estero per non essere riconosciuto.

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Gulag. Il principale oppositore di Putin, Khodorkovsky, è da tempo in galera, in una “struttura speciale” della Siberia. L’altro giorno un compagno di carcere, evidentemente non di sua iniziativa, gli ha tagliato la faccia con un coltello. Nessuna inchiesta, tutto regolare.
Immaginate se una notizia del genere fosse arrivata vent’anni fa, col “comunismo”: un dissidente in Siberia, ferito – dentro la cella – a coltellate. Sarebbe stato (giustamente) sulle prime pagine di tutti i giornali.

La libertà della Russia, ai tempi del “comunismo” come ora, in realtà non interessa e non è mai interessata a nessuno. Il Breznev dei nostri giorni (un capo del Kgb, uno che manda in Siberia gli oppositori) viene ricevuto con tutti gli onori e addirittura portato a modello e chiamato amico da almeno un governo occidentale. Con Khodorkovsky oggi, come con Solgenitsin ieri, in realta ci sono soltanto pochissimi libertari, per lo più di sinistra e comunque non “liberali”; tutti gli altri sono ipocriti e in malafede. E gli unici due anni di democrazia che quel paese abbia mai conosciuto sono quelli del comunista Gorbaciov, mollato dall’Occidente che gli ha preferito i seviziatori come Putin, tirannici sì ma in nome del libero mercato.

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Pianeta. Commemorato molto in sordina l’anniversario della più grande strage nucleare – finora – dopo Nagasaki e Hiroshima. A Cernobyl, il 26 aprile 1986, l’avventura nucleare sembrava finita per sempre, con l’apprendista stregone finalmente convertito al buonsenso. Invece no. L’energia deve restare centralizzata, in mano alle corporation e ridondante. Perciò non si possono studiare seriamente le energie alternative e naturali e, dopo centovent’anni di motore a scoppio di cui almeno quaranta in obsolescenza, prima o poi – finito il petrolio – ci imporranno il nucleare. I nostri nipoti avranno molto da commemorare.

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Stakanov. Los Angeles. E’ morto Arthur Winston, il lavoratore più anziano d’America. Lodato da imprenditori e presidenti, e proclamato “Lavoratore del secolo” nel 1996, Winston (che è ovviamente afro-americano) aveva cominciato a lavorare a dieci anni in una piantagione di cotone ed era andato in pensione solo il mese scorso, dopo aver compiuto 100 anni. E’ morto pochi giorni dopo, risparmiando allo Stato le spese della pensione. Esempio e monito alle generazioni future.

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Ri-porco Giuda. Contrordine, compagni. Sua Santità Ratzinger ha autorevolmente precisato che (contrariamente a quanto da noi annunciato la settimana scorsa)  Giuda non ha tradito Gesù Cristo per nobili motivi ma esclusivamente per avidità di denaro. Il signor Iscariota è stato pertanto ritrasferito nella bolgia in cui stava prima, e con lui i già compagni Bondi, Capuozzo, Diaco, Ferrara, Liguori, Majolo, Mattina, Miccichè, Panella, Ritanna, Rossella, Telese e altri. Ci rincresce di avere con la nostra inesatta comunicazione suscitato false speranze nel signor Iscariota e nei suoi colleghi. Ce scusiamo con tutti loro, col prof. Alighieri, con Sua Santità Ratzinger e coi lettori, nonché con i lavoratori dell’inferno cui è toccato l’aggravio di tutta questa confusione.

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L’Aja. Non è stato aperto alcun processo, all’Alta Corte di Giustizia, a carico di Donald Rumsfeld, ministro della difesa degli Stati Uniti, accusato da Human rights watch (che cita un rapporto della procura militare) di essere “personalmente responsabile” del trattamento inumano dei prigionieri di Camp X Ray a Guantanamo. Il governo statunitense aveva già escluso in passato la possibilità di lasciar sottoporre l’operato di suoi dipendenti al giudizio dell’organismo internazionale.

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Teheran. Ancora minaccie antisemite dal governo iraniano. Dopo aver messo in dubbio la veridicità dell’Olocausto e aver minacciato di “cancellare dalle carte geografiche Israele”, il reader integralista Mahmoud Ahmadinejad ha annunciato la “via dell’eliminazione” per il “regime sionista”. Confortati da queste dichiarazioni, gli integralisti americani si preparano a un’altra guerra nella regione, per la quale nei giorni scorsi s’è parlato anche di armi nucleari. Auschwitz contro Hiroshima.

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Cronaca. Vicenza. Dodicenne schernito e infine picchiato dai compagni di scuola perché era l’unico a portare una felpa non firmata: non c’è tolleranza nè pietà, per il povero della classe. Chissà per chi votano a Vicenza, quando ci sono le elezioni.

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Spot. Antimafia in Sicilia. Città insieme, a Catania, è sempre stata fin dai tempi dei Siciliani uno dei centri di mobilitazione del movimento antimafia e della società civile. Si è sviluppata attorno alla parrocchia di San Pietro e Paolo e ha esordito a metà degli anni ’80 con l’occupazione di massa di un terreno illegalmente detenuto dal clan Santapaola.
Bookmark: www.cittainsiemegiovani.tk

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Spot. Antimafia al nord. Un bel sito è quello di Paolo Baruffa, continuamente rinnovato. In apertura, le immagini di tre famosi uomini di potere che alla fine hanno pagato i loro misfatti. Chi sono? Beh, dategli un’occhiata. Intanto viva gli antimafiosi del nord; e avanti insieme.
Bookmark: paolob.altervista.org

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Simona Mafai wrote:
< No a primarie ingessate. Lo slancio delle primarie, tenutesi a livello nazionale e in alcune regioni e comuni,  è stato  frutto di una libera volontà del “popolo” di sinistra e centro-sinistra: in questa libertà e  spontaneità il segreto del loro vigore. Ora Leoluca Orlando dichiara di voler  presentare  una proposta di legge per renderle obbligatorie. Ma universalizzare, con regole e  regolette,  questa pratica “inventata” dal basso, non le darebbe più forza ma le toglierebbe  vigore e freschezza. E le primarie diventerebbero un ennesimo terreno di scontro  organizzato di fazioni all’interno dei partiti e delle coalizioni. Non si utilizzi l’esperienza  delle primarie in chiave antipolitica e populistica, ma le si faccia vivere liberamente,  ed  esse svolgeranno una funzione positiva per il rinnovamento e il ringiovanimento dei partiti >

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Michele Cuoccio wrote:
< Bruciarsi in pochi mesi almeno 10 punti di vantaggio è una cosa che solo Prodi e il suo centrosinistra senza spina dorsale potevano fare. Sono dei generali mediocri che vincono le battaglie di stretta misura (se le vincono) solo grazie a convergenze favorevoli. Di fronte hanno degli strateghi di prim’ordine, che in verità sembrano assai più convinti di quel che dicono e sono mossi da un’ autentica passione, sia pure per la rovina e per il ladrocinio. Gente impresentabile come La Russa, Schifani e compagnia varia sembrano paradossalmente più battaglieri di grigi burocrati come Angius, ad esempio. La verità è che mancano davvero idee chiare, al centrosinistra >

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Oblomov wrote:
< “Una balena, dicono: ma nessuno l’ha vista. E se fosse Mozilla?”. Ma no: sembrerebbe di più l’inizio di Ventimila leghe sotto i mari >

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peppe_palermo@aliceposta.it wrote:
< “Egli valuta secondo le categorie del potere e del successo: per lui solo potere e successo sono realtà. Ed egli è avido: il denaro è la cosa piu’ importante”. “Così diventa anche un bugiardo, che fa il doppio gioco e rompe con la verità; uno che vive nella menzogna e perde così il senso per la verità suprema”. “In questo modo – ha detto Papa Ratzinger – egli si indurisce, diventa incapace della conversione e butta via la vita distrutta”. “La brama di potere, successo e denaro rende l’uomo immondo”. Dall’omelia “In coena Domini” del 13 aprile 2006 (il Papa non si riferiva al Presidente del Consiglio, ma a Giuda Iscariota).

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nuvola wrote (a Wema-news):
< c’è un dato inquietante che emerge: la gente non è stanca di berlusconi, il suo è il primo partito. la sinistra ha fatto molto per perdere: con una campagna forte e chiara potevamo prendere di più, ma la “non sconfittta” di berlusconi purtroppo è innegabile. Ha ragione Moretti (per chi ha visto Il Caimano): la gente ha assolto lui, nonostante tutto >

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Giuseppe (Siena) wrote:
< Disse Moretti: “Con questi dirigenti non vinceremo mai”. Ed ecco infatti il pareggio, ma cambiamoli questi dirigenti! >

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giorgio.boratto@fastwebnet.it (Wema) wrote:
< Prodi è una persona molto capace sul piano economico e politico. Non dimentichiamoci che è stato Prodi insieme ad Amato e Ciampi a salvare la lira e poi portarci in Europa dopo Tangentopoli. Prodi però dovrà dimostrare tutta la sua capacità di leader. Dovrà tenere insieme un pollaio pieno di galletti rimbeccanti. Questa è una grande sfida…poi ci siamo noi – i loro elettori – che dovremo stare molto attenti e sempre pronti a scendere in piazza per spingerli a fare le cose che la sinistra non ha mai fatto. Penso che se gli faremo sentire l’alito sul collo questi nuovi eletti sapranno comportarsi bene per l’interesse di tutti gli italiani e non per ogni loro singola banda

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giovannimariagrasso@tin.it wrote:
Adesso è tempo di mobilitazione in Sicilia la regione col più basso tasso di affluenza alle urne e una destra che con poco più del 30% dei voti dei siciliani si permette di governare. E’ tempo di mobilitazione è tempo di Scuffare e lavorare tutti al grande progetto di Rita Borsellino.

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Giacomo wrote:
<Vorrei condividere con voi la gioia per la cattura di Provenzano: capita raramente di colpire due mafiosi in un giorno solo! >

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Arci “Macondo” wrote:
< L’Arci tutta esulta ed esprime gioia e compiacimento per la cattura di Provenzano. Ricordiamo ancora i manifesti per anni affissi in tutte le sedi Arci col suo volto e la scritta WANTED. Oggi è una bella pagina per i siciliani e per il nostro Paese. Tutti quelli che a vario titolo e in vari modi sono impegnati contro la mafia e per il rinnovamento non possono non gioire per la cattura di Provenzano anche se noi riteniamo che bisogna individuare e punire tutto il sistema (politico economico ecc..) che gli ha consentito tanti anni di latitanza. “In questa notte scura – diceva Tom Benetollo – qualcuno di noi nel suo piccolo è come quei lampadieri che camminando innanzi tengono la pertica rivolta all’indietro appoggiata sulla spalla, con il lume in cima. Così il lampadiere vede poco davanti a sé ma consente ai viaggiatori di camminare più sicuri”.

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francamaria@gmail.com wrote:
< Cara catena seguo sempre con attenzione le tue notizie e riflessioni. Io ho votato Centrosinistra na non i Ds perché non gli perdono di non avere il coraggio di condannare il neoliberismo che condanna alla morte per fame i quattro quinti dell’ umanità. Cari saluti >

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Orfeo Zerbinati wrote:
< Un grande, pubblico ringraziamento al compagno Mirko Tremaglia. Un “grazie” vero agli italiani all’estero, che hanno dimostrato di saperci vedere meglio di noi che siamo in patria. Che sia in relazione con la fuga dei cervelli? >
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Sì, ma non dimentichiamo neanche il valoroso compagno Calderoli e (in Sicilia) il grande don Totò Cuffaro. E’ stato lui, con la sua legge discriminatoria verso i piccoli partiti, a costringerli a unirsi (cosa che spontaneamente non si sarebbero mai sognati di fare) e infine a cercarsi una candidatura prestigiosa e unitaria come quella della signora Borsellino. Povero don Totò, che adesso non ha più neppure il guardaspalle di Provenzano a votare per lui, con tutti quei giudici communisti scatenati.

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b.b.katia@tiscali.it wrote:
< Anna La Rosa non è certo una giornalista che può parlare di mafia e Provenzano solo perché è nata in Calabria. Eppure personaggi illustri dell’antimafia parlano con questa pseudogiornalista – come si parla di patate e broccoletti in una trasmissione tv simile a quelle prima dei pasti dove s’impara a cucinare >
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Ma scusi, e lei pretende che a parlare di mafia chiamino me, Gulisano, Gambino o qualcun altro della nostra risma? E se poi ci mettiamo a dire qualcosa di antimafioso?
(L’anno scorso, per l’anniversario di Borsellino, hanno fatto una trasmissione in cui fra gli ospiti c’erano dalla Chiesa e Orlando; e il conduttore era Diaco. Nessuno dei due s’è alzato e se n’è andato, il che del resto sarebbe apparso “strano”. Ormai la cultura del “purché ci lascino parlare” è penetrata dappertutto, persino fra le persone più perbene)

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Giuseppe Maritati wrote:
< D’accordo sul modo in cui è stata condotta la campagna elettorale, programmi e candidature comprese. Il centrosinistra avrebbe dovuto impegnarsi di più sui problemi reali della Sicilia e dell’Italia: lotta spietata alla mafia e situazione del Mezzogiorno prima di tutto. Ora però dobbiamo essere capaci di costruire l’unità attorno agli obiettivi fondamentali e conquistare consensi anche nello schieramento di centrodestra. Lavorare insieme sapendo che è prezioso il contributo di ciascuno e di ciascuna. Fare accuse politiche a questa o quella componente significherebbe rinunciare a confrontarci sulla sostanza dei problemi veri e a far valere le nostre ragioni verso i settori più sensibili dell’attuale maggioranza. Sarebbe la strada per la sconfitta >
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Certo. Ma accuse e critiche sono due cose diverse. Le prime si fanno agli avversari, le seconde agli amici affinché vadano meglio. In questo momento, mattina di Pasqua, io sono nella sede del Comitato a fare volantini. Nella nostra zona (Milazzo-Barcellona), la sinistra è aumentatra del 10-12 percento. Non abbiamo risparmiato le critiche agli inciuci – che non mancano neanche qui – e contemporaneamente ci siamo mobilitati per fare manifestazioni, cortei e campagna per la sinistra. E questo ha funzionato. Buona Pasqua, e buon impegno per Rita Presidente.

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Libro di lettura (ad uso dei piccoli siciliani, e anche neri, marrocchini, africani, brasiliani e rumeni e di tutti gli altri Paesi). Re Federico di Sicilia aveva tre ministri. Uno era cristiano, un altro maomettano e il terzo ebreo. Com’è possibile, chiese uno straniero, che lavorino tutt’e tre insieme? “Sanno che li sorveglia un solo Dio in cielo – rispose il saggio re – e un solo re sulla terra. Sono liberi di dare il nome che vogliono all’uno e all’altro: Dio o Allah, emiro o sire, non importa. Ma sanno che non devono aizzare disordini nè dividere il regno, se non vogliono finire all’inferno nell’altro mondo e su una forca in questo”.

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Davide M. wrote:
< Un uomo che coltiva il suo giardino come voleva Voltaire,
chi è contento che sulla terra esista la musica,
chi scopre con piacere un’etimologia,
due impiegati che in un caffè giocano in silenzio agli scacchi,
il ceramista che premedita un colore e una forma,
il tipografo che compone bene una pagina che forse non gli piace >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)