24 giugno 2006 n. 336
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Amici miei. Non ci sentiamo da un po’, il motivo è in parte buono (c’è molto da fare per Casablanca e altre cose) e in parte nobuono (stanchezza estrema). Comunque in questo periodo ne sono successe di cose. Chi fa governi, chi va a puttane, chi fa guerra alla mafia (per esempio Crocetta a Gela) e chi lo vuole mandare via (i dirigenti più bestie dei Ds). Niente di nuovo sotto il sole. Il fascista che faceva affari nella banda di re Pappa, e che si faceva le tizie affamate al ministero, nell’opinione dei miei paesani (siamo cresciuti nello stesso condominio) appositamente sondaggiati risulta essere un uomo molto più di successo del vostro umile cronista, il quale invece ogni singola… uhm… relazione se l’è dovuta conquistare con abilità e fatica. Va bene: noi continueremo a guadagnarci il pane (chiamiamolo così) col sudore della fronte mentre quelli là continueranno a fare chi il magnaccia, chi l’aiutomagnaccia, chi l’aspirante magnaccia e chi la puttana. I primi tre irritatissimi coi giudici che periodicamente, e del tutto invano, li smascherano, la quarta speranzosamente in fila.
“Noi” e “quelli là”, nel nostro lessico ormai decisamente troppo (vecchiaia) semplificato, rappresentano rispettivamente la Sinistra e la Destra, le Pouvoir e l’Humanitè, i Compagni e i Padroni. Ma probabilmente si tratta solo dell’antichissima, e irrimediabile, bipartizione genetica del popolo italiano. Quest’ultimo, per obsoleti arcani della storia, si trova ora a decidere se avere ancora una Costituzione o no. Ma guarda te. Il massimo che potremmo decidere, se ci fosse un dio sulla terra, sarebbe se applaudire all’inizio o alla fine di qualche royal wedding di principino (ovviamente magnaccia: vedi sopra), se leccare con la lingua le scarpe di briatori e briatoresse vari o limitarci a passarci il Brill in ginocchio, e insomma se essere servi servili e grevi oppure servi con qualche servile guizzo di levità.
Invece, per il capriccio dei nostri padri e dei nostri nonni (che a differenza di noi erano gente con le palle e gli stronzi li appendevano ai distributori di benzina a testa in giù) ci troviamo a dibattere su una Costituzione, nientepopodimenoche. Leviamocela dalle scatole e ricominciamo a dormire. Quelli che non dormono, e che per lo più hanno meno di trent’anni, sono pregati di passare alla cantica seguente.
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Informazione 1. Napoli. E’ uscito il numero zero di NapoliMonitor, mensile di cronache di Napoli e da altre città del mondo. Lo trovi in librerie e edicole a Napoli, oppure chiedendolo in giro e per esempio anche qui. “Raccontare Napoli come un fiume di storie che scorre”. “Un giornale popolare, leggibilità e leggerezza, che parli anche ai ragazzi”. “Riprendere il giornalismo alto e popolare, storicamente proprio napoletano” (la testata, in realtà, è sempre quella inventata anni fa dalla Pimentel Fonseca). Disegni di Dalisi, Desiato, Amoroso, Cyop & Kaf e Feola. Inchieste di Francesco Feola, Luca Rossomando e Renata Pepicelli, nomi che qui conosciamo da più di dieci anni: generazioni cresciute ai margini, eppure nel pieno centro delle culture, ragazzi che trovavi sempre e dappertutto finché improvvisamente ti rendevi conto che non erano più ragazzi ma, semplicemente, la nuova classe dirigente che aspettavamo.
Napoli Monitor, Casablanca, il RitaExpress, Addiopizzo… Nessuna di queste cose è meno esile di SicilianiGiovani, o della Pantera, o di Radio Aut, o dell’Alba, nessuna ha un briciolo in più di potere. Eppure il loro ruolo è diversissimo: ieri si resisteva disperatamente, s’insegnavano le lettere dell’alfabeto mentre, fuori dalla caverna, il mondo era dei dinosauri e dei loro passi pesanti. Si poteva sfidarli, ma a costo di sapere che si sarebbe stati quasi infallibilmente o calpestati o sbranati. S’insegnava così, per fede irrazionale nella ragione, solo perché si era Homo Sapiens e in sostanza realmente sapendo nulla di più di questo
Adesso, invece, la mutazione è già cominciata. Decenni o anni visibili, catastrofi o tranquille evoluzioni? Non lo sappiamo – non io: forse qualcuno dei giovani già sì – ma comunque cambiamento. I segnali sono troppi per non capirli; a Napoli, identica dal Cinquecento a tutti gli Anni Novanta, ormai esplode tutto, dalla gestione potere sempre meno “civilizzata” e complessa a quella della ragione che ormai, fallite le cogestioni dell’affluent society e anche la clientelizzazione anni Novanta, ormai “tonne en son cratere” come in altre epoche in cui l’intellettuale era precario, non cogestore, non complice-medico del Sistema.
Torniamo al giornale: In otto grandi pagine c’è Marsiglia, c’è Barcellona, c’è Rio… Acqua di mare, anice, resina, vino… Non mancano gli odori, per chi è capace di annusarne ancora in mezzo a un mondo di stampa-macdonald. Pensa quel che sarà quando tutte queste cose saranno cresciute abbastanza da vedersi per come sono, maestri del mondo nuovo, diversi-uniti, rete…
Info: napolimonitor@yahoo.it.
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Informazione 2. Napoli. Il più bel libro di mafia degli ultimi dieci anni si chiama “Gomorra” e l’ha scritto Roberto Saviano, più o meno la stessa età dei tre neo-illuministi di cui sopra (ma non s’incontrano, concedendo un vantaggio indebito al nemico). Ricordate quando si diceva la Mafia, con la maiuscola, invece di Cosa Nostra?. Poi ci fu un punto di svolta (Fava, Umberto Santino, i magistrati) e fu chiaro che di un potere come gli altri si trattava, non di una cosa strana. Così per Saviano, finalmente, la camorra non è più la Camorra: è come la chiamano oggi nella realtà – il sistema. Il sistema di Ponticelli, il sistema di Secondigliano…
Noi, trenta e quarant’anni fa, dicevamo pure “il sistema”: ecco, questa di Saviano è esattamente l’articolazione e maturazione concreta del sistema intravisto allora. La mafia, in alcuni luoghi più moderni (e Napoli è il più moderno di tutti: la capitale del pianeta di Philip Dick o di Andrea Pazienza) non è una patologia o una degenerazione del capitalismo: *è* il capitalismo medesimo, o almeno di questa fase. Esattamente come, in un’altra transizione, il capitalismo *era* la tratta degli schiavi.
Allora, arrivò la rivoluzione industriale a scompaginare le carte: il capitale da negri, a un certo punto. risultò obsoleto. Può darsi che anche il capitalismo da droga alla fine verrà reso obsoleto da capitalismi ulteriori (ad esempio, quello da internet) ma ora come ora è all’apogeo. Putin è un “camorrista”, Cheney è un “camorrista”, la Cina è “camorra”… Ovviamente nessuno di costoro si chiama formalmente così, ciascuno ha il suo folkloristico nome ma la parola unificante – a Napoli e nel pianeta – è “Sistema”.
(La droga, per Saviano, non è più neanche lei una cosa “strana”: è semplicemente la sostanza che le masse-vittime del Sistema debbono periodicamente ingerire per andare avanti; il pianeta difatti, in questa fase, non garantisce più la soddisfazione dei bisogni umani elementari, tanto fisici quanto emotivi, per ciascuno dei quali viene dunque prodotto un succedaneo artificiale).
(Promemoria per Saviano: *ma* l’hai dovuto pubblicare da Mondadori, da Berlusconi, dal stesso Sistema. Non dimenticarlo, perché fra i vostri compiti è di strappare al Sistema anche il potere di rubare i cervelli, di gestire, oltre a quello di coca, alnche il rifornimento delle idee. Adesso, siete in grado di farlo. E già diverse volte nella storia, d’altra parte, generazioni come la vostra ci sono riuscitre).
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Informazione 3. Casablanca? C’è già il secondo numero. E stiamo lavorando al terzo. Se ce la facciamo, con questa catena vi mandiamo almeno il gif della copertina. Se no, scrivete o cercateci dove siamo e ve la facciamo avere. Va avanti come un’Armata Brancaleone, cioò combattendo, scappando, facendo la fame, reclutando dovunque passa gente strana, e però andando avanti. In questo secondo numero abbiamo cominciato la diffusione in Toscana (il primo solo Catania, Palermo e di Roma). e al terzo dovrebbe toccare a Bologna e Abruzzo. Fatevi vivi per fare i gruppi locali, redazione/ diffusione/ motore/ rete.
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Socialismo in rete. Si chiamano “foneros”, sono nati in Spagna e stanno rivoluzionando il panorama delle reti con un sogno: poter accedere a internet ovunque, gratuitamente e senza fili. Per realizzare il loro obiettivo hanno inventato un gioco sociale con poche e semplici regole, dove basta condividere la propria connessione per diventare un “fonero” e poter accedere ai collegamenti aperti dagli altri membri di questa strana confraternita di utenti, dove il costo del canone mensile per una linea adsl collegata 24 ore al giorno non serve solo ad una persona, ma viene destinato alla creazione di un vero e proprio servizio pubblico distribuito. Per mettere in piedi il sistema, i foneros mettono a disposizione un software che permette di riprogrammare i router wifi, gli apparecchi utilizzati per creare reti senza fili su linee adsl. Le piu’ recenti statistiche sulla popolazione mondiale di foneros indicano che il nostro paese e’ il terzo per numero di utenti del network, e siamo solo all’inizio dell’esplosione di questo fenomeno. Piu’ banda per tutti, dunque? Non e’ detto. Il limite piu’ grosso di questo progetto non riguarda la realizzabilita’ tecnica, ma la volonta’ politica di realizzarlo. In Italia, ad esempio, sono teoricamente in vigore norme molto stringenti per chi vuole condividere la propria connessione a internet senza fili, e i foneros operano di fatto in disobbedienza civile. Ma i nostri ministrucoli potranno fare ben poco contro colossi come Google e Skype, che hanno gia’ finanziato l’iniziativa con una pioggia sonante di dollari. [carlo gubitosa]
Info: http://www.fon.com
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Banalità. A Mondaino (Rimini) un paio di ragazzi si divertono con un disabile di venticinque anni: fanno una rudimentale croce e ce lo legano sopra. “Ma era solo uno scherzo”. A Padova un poveretto si butta sotto il treno, i viaggiatori entusiasti si sporgono dai finestrini e cominciano a fare foto del corpo tranciato in due, da diffondere via mms a parenti e amici. A Briatico (Vibo Valentia) un anziano agricoltore, che faceva casino contro il racket, viene trovato bruciato la sua macchina. A Milano (Mailand) un politico dice che se il referendum non va a modo suo si passa “alle vie non democratiche”, senza però precisare nè calibro nè tipo di esplosivi.
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Acqua. Tutto è cominciato con una inchiestina stupida sui costi delle bollette dell’acqua alla Maddalena, in Sardegna. Bollette illegali perchè non si paga a consumo ma a fortait: 120 euro a capoccia. Se una famiglia di cinque persone vive solo con una pensione minima, praticamente se ne va tutto per l’acqua. Poi è uscito fuori il discorso della potabilità. Pare infatti che sono 15 anni che gli abitanti della maddalena cucinano con l’acqua delle bottiglie, hanno eritemi dopo le docce e c’è un eccessivo tasso di virus intestinali. Poi è apparso Indios. Indios è un ragazzo che ha deciso di svegliare la popolazione maddalenina, facendo notare che non è legale l’atteggiamento del comune, che i contatori ci sono, che l’acqua è un diritto inviolabile che viene negato ogni volta. E cominciano le proteste con le lenzuola appese come striscioni. Viene in possesso di analisi batteriologiche, si scopre che nell’acquedotto c’è un’infiltrazione che proviene dalle fogne, quindi l’acqua bevuta è mista a “cacca”, però non si dice. Comincia a dare fastidio, indios, tanto che la scorsa notte, viene affiancato da un’auto dei carabinieri, viene portato in un posto isolato, e lasciato lì. Il motivo? Non si sa. In quel vicolo spuntano tre tizi, che lo suonano come una zampogna e lo lasciano senza sensi a terra. Indios riprende coscienza in pronto soccorso, tutto ammaccato. Il giorno dopo gli operai del comune rimuovono le lenzuola appese per protesta. Strana coincidenza: appese per tre mesi senza che nessuno facesse nulla, rimosse dopo la lezioncina data al ficcanaso. Ora indios si chiede: viste come sono andate le cose, come faccio a fare una denuncia ai carabinieri, se lì sono stato portato da loro e senza alcun valido motivo? Ah, dimenticavo: la base americana ha acqua potabilissima. [antonella serafini]
Bookmark: www.censurati.it
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Monumenti. Puglia. Nel 2002 l’allora sindaco di Foggia Agostinacchio (ANn decise di installare un monumento costituito da un aereo militare G91 gentilmente fornito dalla vicina base NATO Amendola, di quelle da cui decollavano i caccia per bombardare l’ex-Jugoslavia. Costo dell’opera (una rotonda e un piedistallo): 400mila euro. Nel 2004 si vota: vince il centro-sinistra, ma il nuovo Sindaco Ciliberti non si accorge delle oltre mille firme raccolte in città contro il monumento. Dopo alcuni incontri con i pacifisti in cui assicura il suo impegno, dà l’ok per il completamento dell’opera adducendo motivazioni burocratiche. [sandro simone]
Bookmark: www.benfoggianius.org
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Paolo wrote:
< come stai? morale? salute? come hai vissuto la sconfitta di Rita? e come sono gli umori in Sicilia? >
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Caro Paolo,
Morale molto alto, son tornato in Sicilia, stiamo facendo questo giornale Casablanca e stanno nascendo un sacco di ragazzi nuovi. Lo so che durera un anno (è tutto a debiti) ma almeno in quest’anno ci divertiamo, e soprattutto formiamo un bel po’ di compagni. Rita, non l’ho vissuta come sconfitta: abbiamo preso un buon 42 per cento e abbiamo perso la lista solo per cazzate organizzative (proprio terrificanti) in alcune città. Io non sono di quelli entusiasti, più che altro vecchia fanteria: abbiamo preso un bel po’ di posizioni e parecchie le stiamo tenendo ancorA. Soprattutto stiamo dando il tempo di crescere a tutta ‘sta bella generazione (Addiopizzo e’ solo una punta di iceberg) che è venuta fuori in questi due anni.
Gli umori? Beh, una parte (diciamo un quarto) si sono già sbandati, una parte è ancora con le ossa che fanno male e avrà bisogno di un paio di mesi per riprendersi e una parte (direi un quarto abbondante) invece è sempre ferma al suo posto, più dura di prima perché non ci siamo mai aspettati regali e anzi siamo contenti di quel po’ di terreno che abbiamo guadagnato. Sarà ancora una faccenda lunga, però la nuova generazione finalmente è arrivata e ora si tratta solo di tenerle la porta aperta per abbastanza tempo. Ma questo lo sappiamo fare tranquillamente, anzi direi proprio che è il nostro mestiere >
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Persone. Giuseppe D’Urso. Ingegnere, militante storico dei Siciliani, è stato il primo in Italia a studiare approfonditamente i rapporti fra mafie e massonerie (“Mafia e P2”, ecc.). Morto il 16 giugno ’96, dieci anni fa. Per onorarlo, liberiamoci da piduisti e mafiosi.
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Inti-ill. (by nadia scardeoni) wrote:
< ¿Adónde se fue su gracia,
dónde se fue su dulzura?
¿Por qué se cae su cuerpo
como la fruta madura?
Cuando se muere la carne
el alma busca en la altura
la explicación de su vida
cortada con tal premura;
la explicación de su muerte,
prisionera en una tumba.
Cuando se muere la carne
el alma se queda oscura >
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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)