San Libero – 347

14 dicembre 2006 n. 347

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Tanti anni fa il Giornale di Sicilia – politicamente vicino ai cugini Salvo – ebbe la buona idea di pubblicare i nomi e i cognomi di tutti gli esponenti del Coordinamento Antimafia di Palermo, corredati dai rispettivi indirizzi di casa e da ogni altra utile indicazione. Aggiungendo che in realtà questi quattro fanatici – di cui vedi elenco nominativo – non rappresentavano nessuno e che il movimento antimafia in realtà non esisteva.

Adesso, il presidente del consiglio regionale calabrese, che si chiama Giuseppe Bova e che purtroppo è diessino (torneremo su questo particolare) sostiene che il movimento dei ragazzi di Locri, “Ammazzateci tutti”, in realtà non esiste ed è composto solo da quattro estremisti fanatici che non contano niente. E ne dà, ovviamente, i nomi: il primo è Aldo Pecora, che è un ragazzo di vent’anni e ha avuto il grave torto di fare alcune domande pubbliche sulla personale correttezza di alcuni politici calabresi.

Locri, come sapete, è un posto mite e tranquillo dove se qualcuno ti accusa di essere l’unico e decisivo esponente di un movimento antimafia puoi girare tranquillo per le strade, sicuro che nessuno ti farà niente. E’ come se Bova avesse detto, poniamo, a Stoccolma “Guardate che questo Pecora è il capo dei vegetariani e se togliete di mezzo lui nessuno contesterà più le bistecche”. Perciò egli ha fatto benissimo a intimidire pubblicamente Aldo, a metterlo a bersaglio della ‘ndrangheta e a dire “se vi stanno antipatici i ragazzi di Locri, prendetevela solo con lui”.

Bova, nella sua veste di politico, è inquisito per coserelle, ma in questo non c’è niente di male perché più di metà dei consiglieri regionali lo sono come e più di lui. I pochi consiglieri incensurati, alla bouvette della Regione, si sentono – come dire – un po’ isolati. Perciò puffano appalti, coseggiano coi mafiosi, spampuncano il pubblico denaro, solo perché bisognosi d’affetto da parte dei colleghi già inquisiti. Bova non fa eccezione ma – lo ripetiamo – a differenza dei ragazzi di Locri noi siamo uomini di mondo e quindi non solo non lo condanniamo ma addirittura lo incoraggiamo: “Bravo Bova, continua così e un giorno sarai più famoso di Cuffaro e ti faranno anche i film”.

Ma perché è così importante che Bova – uno che denuncia alla ‘ndrangheta i capi del movimento antimafia – è diessino? Forse perché “ormai sono tutti uguali”? No. E’ un fenomeno tipico del Ds meridionale, ed è esattamente lo stesso fenomeno che si verificava nella vecchia Dc. La Dc, partito interclassista, organizzativamente era una struttura dei notabili. Un territorio, un notabile: ognuno, statisticamente, con le caratteristiche sociologiche del ceto medio (poiché la Dc era un partito di ceti medi) del suo territorio. In Veneto, così, avevi un Rumor pacioso che rappresentava più o meno il  professionista cattolico del trevisano o di Rovigo. C’era una borghesia cattolica, in Lombardia, da sempre iperattiva e colta, ed eccoti i vari Bassetti. A Torino (operai, Acli, sindacato) Donat-Cattin. In Sicilia o in Campania, dove il notabilato locale era quel che era, spuntavano i Lima e i Gava.

Molti anni dopo, quando il partito socialista cambiò – come si disse allora – da una razza all’altra, il meccanismo fu più concentrato nel tempo, ma sostanzialmente eguale: nel vecchio partito di notabili i ceti notabilari “moderni” subentrarono a quelli tradizionali, il nuovo commercialista al vecchio medico condotto.

Quanti operai evoluti ci sono adesso nel ceto dirigente del Ds – meridionale? Quanti professionisti “tecnici” – insegnanti, impiegati, ingegneri – e quanti legati invece alla gestione del denaro? Come si è trasformato sociologicamente il notabile meridionale, e quello “di sinistra” in particolare? Visto che ormai di interclassismo si tratta, e *dunque* di notabilato locale (già ora che ci sono ancora i partiti: figuriamoci quando ce ne sarà solo uno, il famoso “partito democratico”) la questione non è di poco peso.

Io penso che il notabilato di sinistra, al sud, sia già in gran parte un notabilato d’affari;  non lo castra il moderatismo, ma proprio il posizionamento sociale. La sinistra giovanile di molti paesini del Sud, che non è fatta di notabili ma (finché non vengono eventualmente cooptati) di ragazzi, pur con la stessa linea politica formale, si batte contro la mafia con coraggio e determinazione.Il difetto, evidentemente, non sta nella politica ma in chi la incarna.

E quando un pezzo di società si ribella – sostanzialmente e non solo “politicamente”, come da noi – e comincia a contestare il potere, è visto automaticamente come un nemico, da questo notabilato. E viene denunciato come tale. Bova, perciò, non ce l’ha coi ragazzi di Locri perché siano “estremisti” (Dio sa che non lo sono affatto) o perché  siano di altri partiti (la maggior parte di loro, probabilmente, vota proprio Ds). Li teme proprio perché sono antimafiosi, e dell’antimafia riprendono istintivamente il contenuto più profondo, la lotta alla gestione incontrollata e padronale del potere. Abbastanza per combatterli, come vedete, senza starci a pensar troppo su.

Bova, che è (non da gran tempo, in verità, e alla fine di un percorso abbastanza tortuoso) “di sinistra”, per fortuna si limita a combatterli con le parole, anche se la sua professionalità di politico evidentemente non è abbastanza profonda da insegnargli la pericolosità dell’uso incontrollato delle parole.

Non volendo maramaldeggiare, ci asteniamo dall’elenco dei casi (spesso anche penalmente rilevanti) in cui sono stati coinvolti, negli ultimi dodici mesi, notabili di quel partito in quella zona. Ne attribuiamo l’origine, ripetiamo, non al partito ma all’imprinting sociale. Osserviamo però che Bova avrebbe dovuto essere pubblicamente censurato dal suo partito già a agosto, quando nella regione Calabria – col suo contributo determinante – si ebbe il silenziamento d’autorità di tutte le informazioni via internet su tutte le attività della Regione. Appalti, consulenze, pubblici esborsi, in Calabria divennero di punto in bianco – come nella Calabria vicereale, o come in Cina – “arcana imperii”. Questo non si sarebbe dovuto tollerare; ed è stato tollerato. Il Ds nazionale, in questo, è stato inadempiente.

Adesso un’ulteriore tolleranza è impossibile, visto che il sostanziale fascismo di Bova – del notabile  Bova – si estrinseca non solo in un imbavagliamento delle notizie, ma anche in un pericolo fisico per i dirigenti del movimento antimafia, i vari ragazzi di Locri e i loro amici. Perciò tutte le critiche per Bova (nel senso e coi limiti che abbiamo detto)  non possono più fermarsi in Calabria ma risalgono l’autostrada e – faticosamente e lentamente – approdano a Roma. Qui possono essere prese in esame dalla direzione Ds e dalla sua segreteria. Onorevole Fassino, se le parole di Bova (il “giudice ragazzino” di Cossiga: Livatino fu ucciso poco dopo) dovessero produrre danno, la responsabilità morale, Lei comprende benissimo, sarebbe – per inadempienza – anche Sua.

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Mostri. Como. E’ un odontotecnico di Varese, quarantacinquenne, elettore di Forza Italia, proprietario di un Suv “Custer” l’autore dell’efferata strage che ecc. ecc. Si chiama Ambrogio Fumagalli e si era trasferito a Como circa dieci anni fa, inserendosi perfettamente – almeno in apparenza – nella pacifica comunità orobica.

L’efferatezza del delitto, e l’ispirazione diabolica che esso con ogni evidenza suggerisce, smascherano tuttavia al di là  di ogni dubbio il mostro, il quale – fra tante città italiane in cui nascere – aveva scelto proprio Varese, notoria sede di culti satanici che hanno trovato terreno fertile in queste vallate al confine fra la Svizzera di Calvino (dove tuttora negano la trascendenza eucaristica) e la Lombardia, patria di quel modernismo già condannato con durissimi accenti da Pio IX. Una radice culturale indiscutibile, che alla fine non può che produrre i suoi frutti: alla faccia del “buonismo” di coloro che quotidianamente incoraggiano (esiste addirittura una linea ferroviaria Varese-Italia, pagata dai contribuenti italiani) una impossibile integrazione. Le indagini proseguono adesso ecc. ecc.
* * *

Ecco. Non so se esista veramente, a Varese o altrove, un Fumagalli dentista e se esiste mi scuso con lui. Diversamente potrebbe querelarmi, denunciarmi all’Ordine dei giornalisti (che certamente mi radierebbe), chiedere insomma giustizia contro un calunniatore. Tutto ciò che ho scritto prima è infatti completamente falso, non esiste alcuna prova nè indizio contro il (supposto) Fumagalli ed è basato soltanto su una ingiustificata antipatia verso i cittadini di Varese.

Ma se invece del dentista Fumagalli c’è un povero tunisino qualunque, allora diventa lecito incolparlo, senza prove nè indizi e solo perché è un tunisino, dei delitti più atroci. Nè Feltri nè Belpietro nè nessun altro “giornalista” come loro sarà mai cacciato a calci in culo dalla professione per aver mentito in mala fede ai lettori accusando per puro razzismo un innocente. E chi dovrebbe cacciarli, d’altronde? L’Ordine dei giornalisti ha appena statuito che un mascalzone prezzolato come Renato Betulla, uno che prendeva milioni per fare i servizi sporchi ai Servizi, in fondo non ha commesso che una piccola marachella ed è già sufficientemente punito dalla mala figura.

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Bin Hitler. Convegno internazionale a Teheran di tutti i simpatizzanti nazisti d’Europa sul tema “Auschwitz era un club di vacanze, Hitler era una vittima degli ebrei”. I fanatici religiosi (islamici in questo caso: ma potrebbero anche essere cattolici, buddisti, anabattisti o ebrei) che governano quel disgraziato Paese hanno scoperto da molto tempo che accusare una religione “nemica” paga e che anzi tanto più disumano è l’attacco tanti più applausi si prendono da una base fanatizzata e imbestialita. Per chi non applaude son pronte le fruste e le forche delle Camicie Verdi, che là derivano il proprio colore dal turbante di qualche emiro e non dal dio Po. Ringrazia nonno Adolf, ringrazia Bush, ringrazia Bin Laden e ringrazia anche la destra israeliana che così giustifica meglio le porcherie sue.

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Murales. Anche la Teologia della Liberazione ha la sua “Cappella Sistina”, ed è la chiesa nicaraguense di Santa Maria de Los Angeles a Managua, che con i suoi murales costituisce uno dei maggiori esempi di arte sacra latinoamericana ispirata alla “opzione preferenziale per i poveri”. Dietro quest’opera d’arte c’è una mano italiana, quella del pittore Sergio Michilini, che assieme a un gruppo di studenti nicaraguensi ha raccontato per immagini la storia del Nicaragua riletta alla luce della Chiesa dei poveri.
Quest’opera (visibile su www.sergiomichilini.com) è stata dichiarata “patrimonio culturale della nazione”, ma ciò nonostante rischia di sparire per sempre. I lavori iniziati in agosto per rifare il tetto soggetto a infiltrazioni si stanno rivelando dannosi per il complesso artistico, che rischia la distruzione. A volere questi murales fu il francescano Uriel Molina, parroco del quartiere Riguero, dove negli anni ’70 la comunità della chiesa locale aveva partecipato alla lotta contro la dittatura di Anastasio Somoza, al punto che molti suoi membri furono uccisi. Oggi a quelle vite spezzate potrebbe aggiungersi con la distruzione dei murales anche una drammatica “morte della memoria”. Per scongiurare tutto questo è partita una campagna di pressione con l’obiettivo di fermare i lavori cercando un accordo che possa conciliare le esigenze di ristrutturazione della chiesa con quelle di un restauro conservativo. [carlo gubitosa]
Info: marina.elena@libero.it
(Marina Elena Castagnaro  0373.82229)

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Milazzo. Ancora un’aggressione alla sede del circolo Arci, da tempo impegnata nell’antimafia sociale. Per la seconda volta ignoti sono penetrati nottetempo e hanno sfasciato dentro.

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Gapa wrote:
< Per Natale quest’anno abbiamo scelto di presentare uno spettacolo teatrale particolare: le attrici, tutte donne, sono le mamme del quartiere che in questi mesi di prove hanno, tra mille impegni quotidiani, trovato il tempo e il piacere di mettere su una commedia siciliana. Il risultato vi garantisco è esilarante e il piacere di presentarlo è immenso. Così, sabato 16 dicembre alle 20.30 al Gapannone di via Cordai 47 Catania siete invitati a godervi questa rappresentazione teatrale. Chiederemo un piccolo contributo di entrata (con sconti famiglia) per iniziare una nuova raccolta fondi che dovrebbe portare entro il 2007 a sostituire il tetto del capannone grande. I lavori cominceranno ad inizio anno grazie ad un cofinaziamento della Tavola Valdese (8xmille) che per il secondo anno sostiene il nostro progetto per il quartiere >
Info:  www.associazionegapa.org

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malastrada film wrote:
< Il 16 e 17 dicembre, presso la Sala Gagliardi di Palazzo Trigona a Noto, avrà luogo la due giorni per fare il punto sulle trivellazioni nel Val di Noto. Due giornate ricche di avvenimenti e incontri, con un grande evento in anteprima nazionale: la presentazione del film-inchiesta “13 variazioni su un tema barocco: ballata ai petrolieri”. Il film è stato realizzato dalla casa cinematografica siciliana “Malastrada Film” utilizzando il sistema www.produzionidalbasso.com, e dunque col contributo di 641 coproduttori italiani (ma non solo) che hanno pre-pagato la produzione e la stampa del dvd. >
Bokmark: www.malastradafilm.com

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Arcoiris TV wrote:
< Abbiamo sognato di condividere il nostro mondo e la nostra sensibilità ed è successo.
Notizie, reportage, documentari, interviste, festival, tutto ciò che avviene o è avvenuto intorno a noi è stato messo sul web a disposizione degli altri, liberamente. Abbiamo sognato di poter trasformare Arcoiris TV da web tv a tv satellitare ed è successo. Televisione e internet viaggiano insieme, dialogano e si integrano a vicenda offrendo a chi vuole la possibilità di segnalare dal sito un filmato per mandarlo in onda.
Adesso un altro sogno si sta animando nei nostri cuori: trasformare Arcoiris TV in una rete vera e propria. Una redazione fatta da giornalisti professionisti e la possibilità di acquisire filmati e di produrne altri per raccontare quello che nessuno vuol dire. La nostra televisione libera. Libera anche nella partecipazione attiva di tutti. Se saremo in tanti a sostenerla, Arcoiris TV diventerà esattamente ciò che vogliamo. Mantenere il canale satellitare e una redazione per un anno costa meno di un pieno di benzina: con 50 euro a testa il nostro sogno ha le basi per diventare realtà.
Info: www.arcoiris.tv

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blasios@libero.it wrote:
< Nella catena 346 scrivi “E non ci sono piu’ i barbari. Accidenti”. Credo, invece, che ci siano ancora. Per fortuna, sempre che si riesca a prenderne coscienza. Oggi i benpensanti li chiamano clandestini o estracomunitari, quando non vogliono essere cattivi. Sono i nostri fratelli diseredati, tenuti ai margini di una societa’ opulenta che addormenta la propria coscienza dirottandoli verso i cosiddetti centri di accoglienza, per poi sbatterli nel deserto libico o rimpatriarli verso chissa’ quale sorte, oppure per schiavizzarli a servizio delle varie mafie >

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Massimiliano Sfregola <masfr@libero.it> wrote:

Il mio nemico

< Il mio nemico
dolcemente mi rinfranca col suo odio
e non ascolta i morsi della fame
o il secco bruciante della sete.
Si nutre e si rigenera in sè stesso
sostentato a stento ma a sufficienza
da futili motivi ed ossessioni paranoiche,
mutevole e sistematico assassino
silenzioso come il respiro nel sonno.
Se mi guardo nello specchio e osservo bene
il mio nemico scopro
di aver rubato la mia faccia >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)