14 maggio 2008 n. 263
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Dialogo sui notabili
– Ma Schifani è mafioso?
– No, che io sappia.
– E’ un cittadino modello, tale da onorare una carica come – addirittura – la presidenza del Senato?
– No, non direi.
– E perché?
– Perché anni fa fu socio in affari con dei tizi che dopo si scoprì essere mafiosi.
– E questo che vuol dire? Mica era colpa sua, se quelli diventavano mafiosi!
– No di certo. Ma tutti erano notabili siciliani della stessa mentalità, prima gli affari e i soldi e poi tutto il resto. Gente così forse va bene per farci affari, per farci politica magari, ma non certamente per rappresentare l’Italia – cioè tutti noi – a un livello così alto.
– Questo lo pensi tu.
– Certo: è una mia opinione. Non ti chiedo necessariamente di condividerla. Ti chiedo solo di conoscere i fatti su cui quest’opinione è basata. Poi puoi accettarla o meno. Fra l’altro, visto che io faccio il giornalista, fare conoscere i fatti è proprio il mio mestiere.
– Niente affatto: non devi far conoscere i fatti che possono far fare brutta figura a qualcuno. Se costui è un importante uomo politico puoi danneggiargli la carriera. E se lo fai alla tivvù peggio ancora.
– Non mi sembra molto liberale, questo. Voltaire diceva…
– Che c’entra Voltaire. Io parlo di D’Avanzo, di Violante, della Finocchiaro… dei liberali d’oggigiorno, insomma. Loro la pensano come me. E mica sono Berlusconi!
– No. Sono semplicemente notabili italiani con la stessa mentalità degli altri notabili, come sopra. Può darsi che il problema italiano (come in passato in Sicilia) sia tutto qua. Notabile non mangia notabile, ovvero: tutti i Vip sono fratelli.
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“Be evil”
Google. Gli azionisti approvano a gran maggioranza la proposta degli amministratori di collaborare, in Cina, con la polizia del governo per censurare e identificare gli oppositori. Diversi episodi di questo genere (per Gooogle e Yahoo) avevano suscitato polemiche quanto ai diritti umani, con conseguenti critiche ai manager delle due multinazionali. Che ora si discolpano: li abbiamo violati sì, ma perché ce lo chiedevate voi cittadini qualunque, non per capriccio nostro. E a quanto pare hanno ragione. Il motto di Google? “Don’t be evil”. Con eccezioni.
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Kagemusha
O “l’ombra del guerriero”. Come nell’Inghilterra del Settecento, abbiamo un governo ombra. Ne fanno parte i ministri (ombra) alla Semplificazione del Tutto (una tale Magnolfi: fronteggia il collega-rivale Calderoli), al Rovesciamento della Costituzione (Chiamparino, ombra di Bossi) e ad altre utili istituzioni.
C’è anche un segretario-ombra del Partito (D’Alema), che della sua ombrosità non fa mistero, e un’addetta ai Giovani, tale sig.na Picierno. I Giovani, dal canto loro, abbandonano formalmente il partito perché “c’è una gestione oligarchica” (l’ha detto, salutando ed andandosene, la Sinistra Giovanile).
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Chi governa davvero
La camorra governa ormai apertamente Napoli, distribuisce armi e molotov, assalta – innocenti e colpevoli – stranieri e zingari, gestisce in prima persona la rabbia popolare. Colpevole la destra, col suo razzismo “ragionevole” che ormai le sfugge di mano. Colpevole il centrosinistra, col suo obbrobrioso Bassolino (mai un politico ebbe tanta fiducia da un popolo, e mai la tradì tanto vergognosamente) che non ha ancora cacciato a calci nel sedere.
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In Sicilia, la ragazzina uccisa da altri tre ragazzini perché era incinta. A Cuneo, le decine di onesti padri di famiglia che per diversi mesi approfittano della prostituta rumena quindicenne “senza accorgersi” che ha quindici anni e che è costretta a prostituirsi per forza.
A Viterbo, i nazisti quattordicenni che bruciano il loro compagno perché ha i capelli lunghi. A Treviso, la ragazzina che canticchiava “Bella Ciao”: rinchiusa nel cesso del treno da due coetanei, sfregiata con una celtica sul braccio. A Finale Ligure, il tredicenne legato dai compagni di scuola e segnato con la scritta “gay” e una svastica sul petto. A Catania, due giovani di sinistra aggrediti e picchiati, nel giro di pochi giorni, da quelli di Forza Nuova. Nel torinese, il tredicenne preso a pugni in faccia e calci nelle gambe (“E adesso prova a ballare, se ci riesci”) perché invece del calcio voleva fare la danza classica. Ancora a Catania, il ragazzo pestato a sangue da sei coetanei perché “ha guardato storto” uno di loro. A Castelfranco Veneto, il bambino di otto anni, figlio di una napoletana, ritirato dalla scuola perché i compagni lo picchiavano e lo chiamavano “monnezza”.
A Firenze, i tre giovanotti che passano la serata a riprendere col telefonino una povera accattona che dorme su una panchina; poi s’annoiano del noioso gioco, prendono la rincorsa e la buttano a calci giù dalla panchina. A Palermo, i genitori che sfilano: “Non c’importa se il famoso chirurgo è ladrone e pedofilo! Abbasso i giudici! E’ solo lui che deve operare i bambini!”. A Verona, il ragazzo ammazzato (“Non c’entra la politica”, disse il sindaco) perché ha rifiutato una sigaretta a un nazista. A Roma, il capo degli ex fascisti (che ora è ministro) che vuole i soldati per strada per controllare i poveracci. A Venezia il famoso filosofo, sindaco raffinato e civile, che emette – anche lui, infine – l’ordinanza: “Contro gli accattoni, pugno duro!”.
Tutto ciò, e altro ancora, accadde nel mio paese che un tempo era civile. Giustamente, voi posteri non ci credete. Ma può darsi che qualche vecchia collezione di giornali, trovata fra le macerie della guerra del 2010, vi aiuti a comprendere che non sto inventando niente.
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Gennaro Carotenuto wrote:
< Hanno un bel dire che le “nostre donne” (nostre?) debbano temere i romeni stupratori. I politici che lo affermano sono in malafede. Mentono e sanno di mentire come affermano tutti i dati, quelli del Ministero dell’Interno e quelli della Caritas a dispetto dei falsificatori di professione, Gianni Riotta ed Emilio Fede che lavorano instancabilmente per ingannare l’opinione pubblica e preparare il terreno ai pogrom. Pogrom dopo i quali, anche se avessimo espulso fino all’ultimo rom, fino all’ultimo romeno, fino all’ultimo extracomunitario, mille Lorena e mille Barbara continuerebbero a morire >
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Peppe Sini <nbawac@tin.it> wrote:
< Il cosiddetto “bullismo” non è altro, al livello degli adolescenti, della traduzione in atti ad essi accessibili della lingua e dei gesti e delle azioni della politica dominante.
Quando il mondo è governato da assassini, i giovani delinquenti sono solo la prova di come funzionino bene le agenzie dell’istruzione e della socializzazione addette alla riproduzione dell’ideologia dominante e dei rapporti sociali dominanti, del modo di produzione (anche della vita quotidiana) dominante. Non c’è bisogno di esser nati a Treviri per capirlo >
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giuseppe restifo <g.restifo@libero.it> wrote:
< “Grazie agli ambientalisti l’Italia ko nel campo energetico” scrive la Gazzetta del Sud di domenica 11sopra il titolo “Da luglio rincari delle bollette”. Nel pezzo in prima pagina però non c’è nessun ambientalista “colpevole”: chi stima gli aumenti è il Rie (Ricerche industriali ed energetiche), chi deciderà “sarà comunque l’Autorità per l’energia e il gas”. Poi si rimanda a pagina 12. Ma anche lì non c’è ombra di qualche responsabilità degli ambientalisti nella stangata su luce e gas; al contrario si vedono le preoccupazioni dei critici dell’attuale modello di sviluppo congiungersi a quelle delle associazioni dei consumatori >
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eliocamilleri@libero.it wrote:
< Don Fefè Lombardo, compare di Totò Cuffaro, non ha il diritto morale di commemorare Peppino Impastato. Nel 1977, quando Peppino era ormai nella fase più acuta della lotta contro i potentati mafiosi gestiti in prima persona da Tano Badalamenti, lui, Don Fefè, era alla scuola dei Giovani Dc per imparare il mestiere del politicante. Sappi Don Fefè che i giovani e i siciliani onesti lo ricordano Peppino, lo hanno nel cuore e nella testa e proprio per questo, liberamente e gioiosamente, “forti dei dei valori umani e sociali, non temono di scontrarsi con l’arroganza e la prepotenza”, Stanno dalla parte opposta alla tua; non hanno bisogno delle tue parole ipocrite e te le rivoltano contro >
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Domenico Stimolo <dostimolo@tiscali.it> wrote:
< Appello ai partiti della sinistra catanese, “ arcobaleno”, e altri, che considerano prioritari i valori della Solidarietà, dell’Accoglienza, dei Diritti Civili senza discriminazione alcuna, della Partecipazione democratica, della Pace e dell’Antifascismo.
La nostra città, il suo territorio, sono stati devastati dalla destra. Si è ultimi per strutturale degrado, per condizioni di vivibilità, per disoccupazione, lavoro precario, per estese condizioni di povertà e di assoluta mancanza di minimali diritti di cittadinanza, per illegalità, mafiosità diffuse, e centri di poteri che, con l’utilizzo del clientelismo, asservono ai propri laidi ritorni speculativi gli interessi e le esigenze comuni dei cittadini catanesi. Si muore, assai, di buche stradali. Manca l’illuminazione pubblica in interi quartieri. Un deficit finanziario comunale, enorme, oltre un miliardo di euro, incombe su tutti noi. Gli inquinamenti, prodotti dalle compiacenze gestionali, avvelenano le nostre vite. Hanno prodotto enormi aumenti di tasse sui servizi quotidiani.
Per le prossime elezioni comunali serve una grande scatto d’orgoglio civile e democratico.
Serve UNITA’, umiltà e saggezza. Serve una solo lista, in rappresentazione di TUTTI coloro che hanno a cuore i valori richiamati. Per il BENE NOSTRO comune, per cercare di contrastare in maniera efficace i centri di interesse e di potere della destra che ci condannano, noi e le prossime generazioni, al più infame degrado.
Un candidato sindaco “neutrale”, figlio di nessuno degli apparati di partito, sta, alfine, anche bene.
Per gli altri, fate tutti un passo indietro. Lasciate le autoreferenzialità!
I candidati, tutti, unitariamente, della lista “arcobaleno” e altri, si presentino, assieme, in rigoroso ordine alfabetico, riscoprendo uguaglianza, fraternità, e reciproca solidarietà, in umile rispetto degli interessi comuni >
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Condivido. (r.o.)
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Aldo Vincent <gelataldo@hotmail.com> wrote:
< Oh, ragazzi, ma qui la cosa si fa grave. Un Papa tedesco, Lufthansa a Malpensa e un Alemanno a Roma. Stanno mica per invaderci di nuovo? >
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Bruno Ballardini wrote:
< Ormai pare assodato,
Se Sgarbi è uno sgarbato,
Travaglio è un travagliato.
Però sono dubbioso:
Se Fazio è uno fazioso,
Schifani? >
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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)