San Libero – 371

4 ottobre 2008 n. 371

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Minorenni

Gli abitanti di Catania hanno deciso che bisogna lasciare l’immondizia per le strade, che bisogna tenere la città al buio, che non bisogna pagare i comunali, che i politici si debbono prendere tutti i soldi che vogliono e che bisogna vendere il teatro Bellini al Qatar e Sant’Agata ai giapponesi. L’anno deciso in piena libertà due volte, prima votando Scapagnini e poi dando l’ottanta per cento dei voti agli amici suoi.

Poi si sono messi a piangere: “Siamo senza una lira! C’è buio! C’è puzza! Aiuto, settentrionali!”. E il buon coglione di Bergamo (o di Torino, o di Pescara, o di Bari: insomma, qualcuno che ci ha i soldi perché lavora) commosso s’è impietosito, ha messo la mano in tasca e: “To’, eccoti ‘sti centoquaranta milioni! E bada di non spenderteli subito come al solito, bricconcello!”.

Che i catanesi, in quanto popolo, siano minorenni, non c’è il minimo dubbio. Non i politici, proprio i cittadini. Purtroppo, un quattrocento milioni se l’è beccati pure er Popolo de Roma, cor centurione in testa. Eppoi, gli americani, che stanno strillando? Lo senti? “Sono pieno di debiti! Non voglio pagarli io! Chin-chin-chin, sceicco Hussein, Ivan, non mi lasciate fallire! Datemi una mano!”.
Vabbe’. Consolamoci così.

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C’è o non c’è?

Confino. Non è più per i mafiosi, ma per i sindacalisti che difendono i senzacasa (Palermo, Pietro Milazzo, ordine del questore di Palermo).
Referendum. Non è più un diritto, perché tanto poi il governo fa quello che vuole e quindi sono soldi sprecati (Vicenza, referendum sulla base, ordine della Corte dei conti).
In Italia discutono ancora se c’è o non c’è il fascismo.

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La Lega a Napoli si chiama An

I neri a Pianura ci stanno da quindici anni. Ci stanno male, come quasi tutti gli immigrati da queste parti, però fino ad oggi nessuno gli aveva mai dato fastidio. La maggior parte di loro abita nelle case diroccate dell’antico casale, che oggi è solo un quartiere periferico abbandonato a sé stesso. Via dell’Avvenire, si chiama la strada. Qualche mese fa, alcuni consiglieri di An guidavano un blitz di agenti all’alba, immaginando di trovare chissà cosa e riuscendo solo a intimidire. Quest’estate un incendio forse doloso ha sgomberato un intero edificio, occupato anche da napoletani. I bianchi li hanno sistemati in alloggi di fortuna, i neri li hanno lasciati per tre giorni in strada prima di trovargli un albergo.

Da una settimana quelli che restano a Pianura sono assediati da alcune decine di napoletani, loro vicini di casa. Li prendono a pietrate quando escono fuori, ne hanno picchiato uno che andava a farsi la dialisi; e quando i neri hanno fatto un corteo per denunciare quel che stava accadendo gli hanno sbarrato la via del ritorno. Sono potuti rientrare in casa solo con la scorta dei carabinieri.

Dietro questo schifo ci sono alcuni consiglieri, municipali e regionali, di Alleanza Nazionale. I loro moventi non sono del tutto chiari (c’è un piano di riqualificazione, soldi in arrivo, ma non riguardano via dell’Avvenire), ma le loro azioni sono spavaldamente alla luce del sole. Quel che manca, con l’eccezione di uno sparuto ma coraggioso gruppo di compagni, è una reazione civile ed energica di tutto il resto della città.
[luca rossomando]

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Dibattito fra italiani sulla vigilanza urbana

“Non vedo tutto questo scandalo razzismo, cosa hanno scritto di male sulla busta: Emanuel è il suo nome, Negro è negro (non si può negare) quindi cosa avrebbero dovuto scrivere, Marco Bianco?
(Inviato da “demeter76” il 01 ottobre 2008 su un forum di lettori)

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Contrada torna a casa. Il giudice Borsellino invece no

Dai giornali: arresti domiciliari a Bruno Contrada. E’ il traditore che passava notizie alla mafia, fra cui forse alcune relative ai movimenti del giudice assassinato. Commento di Sonia Alfano (Associazione familiari vittime della mafia): “Il trasferimento di Bruno Contrada a Palermo è la prova certa che quell’uomo trascina con se una quantità di segreti tali da riuscire a ricattare un’intera classe dirigente”.

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Buona memoria

Orlando alla Vigilanza Rai o in qualunque altro posto? Mai e poi mai, a costo d’inventarsi altre cento scuse una più traballante dell’altra. Dell’Utri ha buona memoria, e si ricorda benissimo della strizza che gli ha fatto prendere Luca quand’era sindaco di Palermo, a lui e a tutti gli altri amici. E in queste cose adesso comandano i Dell’Utri.

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Italiani/ 1

A diciassette anni fa prostituire la fidanzatina di quindici per comprarsi i vestiti firmati. Poi si pente, s’iscrive al gruppo spirituale, e ora gira con una collana di crocefissi appesa al collo.

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Italiani/ 2

“E che ne sapevo io ch’era cinese? Me pareva ch’era un negro un po’ ingiallito. E ai negri se po’ mena’ libberamente, no?”.

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E’ qui la festa?

Veltroni: una festa dei democratici (italiani) al Central Park, a New York. Da quelle parti, fra l’altro, ha appena comprato un appartamentino coi soldi dell’ultimo libro, La scoperta dell’alba (che non sono stati affatto devoluti ai poveri del terzo mondo o di qualunque altro luogo).

(Obama, da quando ha saputo chi tiene la foto sua sulla scrivania in Italia, gira colle mani abbarbicate là dove le mette il terzino prima del calcio di punizione).

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Enrico Toti, cent’anni dopo

“Con sprezzo del pericolo e bersaglieresco ardimento invigilava sul lido balneare di Mondello,  instillando patriottismo e fierezza ai bagnanti e intimorendo con la sola presenza numerosi adolescenti sospetti, fra cui taluni anche di razza marocchina. Fronte italiano, estate MMVIII, Anno LXXX E.F. Firmato Cadorna”.

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Annamo bene…

“Noi siamo rumeni, non zingari! Tranquilli, ce l’abbiamo coi Rom come voi!”. Campagna del governo rumeno (quello che fa dormire i bambini poveri nelle fogne) e dell’attrice rumena a Roma, testé arruolata dal gerarca Alemanno, Ramona Badescu.

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“Arruolati in Cosa Nostra!”

“Conoscere gente importante, imparare un mestiere, costruire un avvenire sicuro. E gratis tutte le partite del Palermo!”.

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Dio patria e famiglia.

No, no, famiglia no. Hanno appena vietato il ricongiungimento dei lavoratori stranieri alle famiglie qui in Italia.

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L’Uno Bianca a Parmalat

A Bologna, una volta, la Uno Bianca. Anche a Parma, adesso, gira una banda di mascalzoni che si fa passare per vigili urbani. Se l’incontrate chiamate subito i carabinieri, sono pericolosi. A Parma, anzi, per chiamarla col suo vero nome, nella nobile città di Parmalat.

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Ustica. Parla un capitano

Mario Ciancarella, capitano dell’Aeronautica ai tempi di Ustica, ha raccontato la sua versione dei fatti a Pino Maniaci di Telejato. Sulla fine del Dc9 dell’Itavia, caduto nei mari di Sicilia il 27 giugno 1980, abbiamo collezionate decine di “verità”, ma non c’è dubbio che quella di Ciancarella sia la più sconvolgente. Dunque, l’ex capitano ricorda che due giorni dopo la strage il maresciallo Dettori, radarista in servizio il 27 giugno e trovato impiccato nei mesi successivi, lo chiamò al telefono e gli disse: “Siamo stati noi, l’abbiamo tirato giù noi”, intendendo per “noi” l’aeronautica militare italiana. Ma fin qui nulla di nuovo: Ciancarella raccontò l’episodio nel ’92 ad Avvenimenti e Andrea Purgatori riprese la notizia sul Corriere della Sera. Ora, però, Ciancarella dice di più, molto di più.

La sua tesi è che due caccia dell’Aeronautica militare decollarono da una base Nato in Sardegna e abbatterono il Dc9 dell’Itavia non per un errore durante l’inseguimento del Mig “libico” poi schiantatosi sulla Sila, ma per fare un favore agli Stati Uniti. Il piano Usa, sostiene Ciancarella, prevedeva di attribuire la responsabilità dell’abbattimento del Dc9 alla Libia e poter così dare il via libera a una rappresaglia nei confronti di quel Paese. Questo avrebbe provocato la caduta di Gheddafi, che proprio il 27 giugno era in volo per Varsavia, dove avrebbe incontrato il generale Jaruzelskj. Il via alla guerra sarebbe stato dato dalla portaerei americana Saratoga, ancorata nel porto di Napoli, che quella notte effettivamente prese il largo per qualche ora, poi rientrò. Perché il piano non fu completato? Perché Gheddafi – prosegue Ciancarella – fu avvertito in volo dai servizi segreti vicini ad Andreotti e tornò in tutta fretta a Tripoli. La tesi dell’ex militare, tra l’altro, avvalora pienamente un’ipotesi più volte emersa: il Mig “libico” non era decollato dalla Libia, ma da un aeroporto militare italiano, presumibilmente Pratica di mare.

Ciancarella, che nell’80 parlò della telefonata di Dettori al suo amico Sandro Marcucci, un colonnello dell’Aeronautica che morì in un incidente aereo nel ‘92, sostiene in sostanza che 181 cittadini italiani furono sacrificati per permettere agli Stati Uniti di rovesciare il regime di Gheddafi e impossessarsi del petrolio libico. La denuncia di Ciancarella a Telejato non ha registrato alcuna reazione. Ma Ciancarella, che adesso fa il libraio, quale interesse avrebbe ad inventarsi una storia così clamorosa?
[riccardo de gennaro]

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Mission

Il senatore, e già governatore della Sicilia, Cuffaro trovasi in Congo ove sta insegnando alla popolazione locale come organizzare un partito democristiano congolese. Qualche difficoltà di linguaggio. “What means Ko-po-la? – ha chiesto, in uno stentato inglese, uno degli interessati -What is Lou-pah-rah?”.

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Una vignetta per pensare

La vignetta nasce dall’esigenza di porre il problema del disagio dilagante economico, sociale e di socialità, a fronte dell’immagine di efficienza, di “sicurezza” e di ordine ottimista che impera in questo momento. L’immagine del “folle” finlandese (immagine peraltro usata e abusata fino a pochi giorni fa da tutti i quotidiani on line che nessuno ha accusato di istigazione) era perfetta per rappresentare teatralmente (come fa una vignetta per l’appunto) il risvolto della medaglia di quella immagine linda e pinta. E la protagonista è proprio la follia generata anche dal potere che tende a “negare” il malessere, il disagio a relegarlo a disfunzione. Una vignetta dura, financo spaventosa, ma che invita alla riflessione “sulla” violenza, non “alla” violenza.
[mauro biani]
Bookmark: www.maurobiani.splinder.com

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L’altra America

“E’ stato ritrovato il 24 settembre scorso, nello Stato di Oaxaca, Messico, il corpo senza vita di Marcela Salli Grace Ellier, cittadina statunitense, 21 anni, attivista da tempo impegnata in quella zona in difesa dei diritti umani e in solidarietà delle donne vittime di violenze e persecuzioni politiche. Ultimamente si stava occupando dei prigionieri politici e delle donne, mogli, compagne, madri, sorelle, figlie dei detenuti e delle persone scomparse o assassinate. Salli aveva raccontato poco tempo fa di aver ricevuto minacce di morte e di essere controllata per questa sua attività che svolgeva unicamente per spirito di solidarietà. E’ stata violentata prima di essere barbaramente torturata e poi uccisa. Il suo corpo, trovato in una zona rurale nei dintorni di San José del Pacífíco, a circa 170 chilometri dalla città di Oaxaca, era irriconoscibile e in avanzato stato di decomposizione. E’ stato identificato da una amica solo grazie ad un tatuaggio”.

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Vittime dei pretori

Su Wikipedia, con sorpresa, da qualche tempo alla voce “Carmelo Costanzo” si legge:
“Sicuramente la Fratelli Costanzo (e il cavaliere in primis) fu vittima di quei pretori d’assalto che imperversavano nella Sicilia degli anni ’80…”.
Ne ho sentite tante, ma questa dei Cavalieri perseguitati dai malvagi pretori è davvero una delle più belle. Cari Wikipediani: a) smettetela di bere di prima mattina; b) sistemate la voce; c) la prossima volta sgamate quella vecchietta che si presenta con quella vocina sottile: strappatele la veletta, è Tony Zermo.

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Cronisti di strada e municipi

“Le assemblee comunali sono pubbliche, e quindi pubblichiamole online”. Questo concetto semplice e chiaro ha ispirato l’operazione “Fiato sul collo”, una nuova iniziativa degli “antipolitici” lanciati da Beppe Grillo come orde di folletti muniti di telecamera a riprendere i dibattiti degli amministratori locali, noiosi quando va bene, devastanti quando con due battute, tre righe e quattro voti si approvano devastanti progetti di urbanistica che fanno gli interessi di poche aziende e non quelli di tutti i cittadini. Ma qualche signorotto locale non ha gradito l’iniziativa, e le telecamere sono state trattate come ospiti sgraditi e illegali.

“Durante la seduta – racconta Giacomo Sicurello di Desio (MI) – sono stato chiamato dal presidente del consiglio comunale a spiegare i motivi per cui avevo con me una telecamera, così ho dichiarato che si trattava dell’operazione fiato sul collo. Mi è stato risposto che il regolamento vietava un simile comportamento e la maggoranza in aula ha votato perché terminassi le riprese. Poco dopo sono stato portato in caserma dalla polizia locale che inizialmente voleva la cassetta con il video e che infine me l’ha lasciata a patto che non la condividessi via web. Qualche settimana più tardi vengo convocato dai Carabinieri che mi leggono un’esposto di due consiglieri, una sorta di minaccia di querela che scatterebbe nel caso pubblicassi le immagini”.

Un consiglio a chi deciderà di registrare altri consigli comunali: non dite che state realizzando l’operazione “fiato sul collo” lanciata da Grillo, perché magari qualcuno si spaventa e vi fa sbattere fuori dai vigili, come è già accaduto in più occasioni. Se vi chiedono le ragioni della vostra presenza videomunita, dite semplicemente che volete offrire alla comunità locale un servizio pubblico riprendendo i consigli comunali, come fa la Rai con le dirette dal Parlamento, però gratis. Se ve lo impediscono, fatevi dire il nome e il cognome di chi vi proibisce le riprese, spiegando che la legge è dalla vostra parte e che ci sono gli estremi per denunciare l’abuso d’ufficio di chi vuole far politica a porte chiuse spegnendo gli occhi elettronici dell’opinione pubblica. Magari così la capiscono.
[Carlo Gubitosa]

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Informazione

Napoli Monitor ha aperto una nuova sede al rione Sanità. In Abruzzo c’è una rete di 15 giornali locali fatti a ciclostile (che ora stampa più o meno come le laser). Venerdì hanno presentato Agoravox italiana (quella francese, citizen journalism con quattro milioni di accessi, è la seconda fonte locale di news dopo il Figaro). L’incontro (in Lazio) dei giornali e giornalisti di base organizzato da Tobemedia è andato benissimo. Telejato e Ritaatria.org funzionano a pieno ritmo. Ucuntu.org lo trovate al solito sul sito. Come Cuntrastamu, Censurati e Giornalismi. Ecc. ecc. Di tutte queste cose vorrei parlare più a lungo, ma ci vorrebbe più spazio perché c’è un sacco di particolari tecnici. La sostanza è che l’idea del circo, della grande rete dell’informazione libera che alla fine batte repubblica e corriere, si fa sempre più  realistica e più vicina. L’ostacolo principale è la timidezza, le forze secondo me ormai ci sono. Scrivetemi chi è interessato.

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Sogni di terre lontane

Mimmo Lombezzi wrote:

< Settembre, andiamo, è tempo di Lottare !
Ora in terra d’Italia i miei Veltroni
lascian New York e vanno a dimostrare:
scendono al Parlamento ormai selvaggio
che verde è come i conti di Tremonti.

Hanno bevuto profondamente a fonti
illustri, che sapor d’acqua natía
rimanga ne’ cuori esuli a conforto,
e ancor li illuda: c’è democrazia.
Rinnovato han la verga d’avellano,

E vanno da Botteghe Oscure al piano,
con un partito ch’è oramai silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di color che primamente
dai celerin pestati come ladri
ricevon manganelli sulla mente!

Ora lungh’esso il Viminal cammina
la Greggia. Senza mutamento è l’aria.
Il sol tramonta sulla carovana
di cellulari e di manette varia.
E vittoriosa sventola bandana! >

(“Poesie della Seconda Repubblica”, Fratelli Treves, Milano)

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)