Vive la difference. La differenza fra Roma e Milano consiste eminentemente nei gabinetti dei bar. A Milano sono sempre occupati, o chiusi per lavori, oppure più brutalmente “non ne abbiamo”. A Roma sono in fondo a sinistra e il barista te li indica liberalmente con un cenno distratto.
Forse in futuro gli archeologi evidenzieranno anche altre differenze: io personalmente ho l’impressione che il barista romano sia orgoglioso dei propri gabinetti e li adorni pertanto di piastrelle, di cromi, di neon colorati molto più del suo collega lombardo il quale invece tende a investire il meno possibile in un settore aziendale tutto sommato improduttiivo. Ma forse la diversità è legata a fattori non tanto economici quanto culturali: può darsi che il barista romano, di radici latine ma anche etrusche, provi un istintivo rispetto per i mondi ipogei, siano essi tombe di lucumoni o toilette di bar; laddove al barista milanese, la cui ascendenza è celtica e dunque più naturalistica e solare, ripugnano i mondi oscuri dello scantinato e del sottosuolo. Fatto sta che a Roma, in un’emergenza improvvisa, il bar cristianamente ti accoglie; e a Milano no.
Ma adesso il progresso è arrivato anche a Roma. Il presidente della confesercenti ha lanciato una rivendicazione: la pipì a mille lire. E nei bar si discute. Ci sono quelli che vogliono restar fedeli al more maiorum, per ragioni tanto umanistiche quanto di turismo; e quelli che invece ritengono essere giunto il momento, per la new economy, di stendere le sue leggi sui bar di Roma.
Vedremo come va a finire. Quanto a me, ritengo che la decadenza dell’impero romano non sia cominciata con Nerone (rifare una città ogni tanto non può fare che bene) nè con Caligola (fece senatore un cavallo: ma il cavallo, una volta senatur, non si mise ad accusare di recchionaggine i suoi avversari in senato), ma per l’appunto con Vespasiano. Il quale, per risanare i conti dello stato, non fece la campagna sull’euro nè mise all’asta le licenze dei telefonini, ma piazzò semplicemente una tassa sui gabinetti. I quali, a partire da allora, furono appunto detti vespasiani. “Per cortesia – diremo al barista, se il sindaco dovesse approvare la proposta della confcommercio romana – favorirebbe dirmi dov’è il rutelli?”. “Il rutelli è in fondo a sinistra. Fa mille lire”.
Diritti. Voglio aprire una scuola. Le materie d’insegnamento saranno: letteratura mongolica, regole del Chitarrella e fondamenti di sciamanesimo uralo-altaico. Gli insegnanti saranno pagati quattrocentomila lire al mese e dovranno essere rigorosamente poligami, in accordo con la mia religione. La retta sarà di ottocentomila lire al mese, prontacassa e in contanti. In più, voglio un contributo (anche lui prontocassa e contanti) dallo stato, dalla regione, dalla provincia e possibilmente dal comune, allo scopo di tutelare la libertà d’insegnamento dello sciamanesimo uralo-altaico fin qui ingiustamente perseguitato. E sbrigatevi, sennò vi scomunico tutti quanti.
Anni Trenta. Un modo rudimentale di organizzare la possibile dittatura di un ceto medio bianco.
Anni Zero. Nel mondo d’oggi, quasi a nessuno si chiede più di fare il male. Si chiede di rimuoverlo e tollerarlo. “Una giornata particolare”. (Ma: la visita del Duce viene intervallata dagli spot).
Obiettivi. Essere sorvegliati ventiquattr’ore su ventiquattro – di questo stanno cercando di convincerci adesso – è un bel gioco.
Titolo sui giornali: “Cerimonia all’Ambasciata francese/ assegnata la Legion d’Onore a Fantozzi”. Purtroppo era Fantozzi Augusto, presidente di una commissione parlamentare e benemerito della “cooperazione commerciale franco-italiana”. Fantozzi, quello vero, lavora e tace.
Criminalità. “Viva la Marianna” scritto sul muro (Marianna sarebbe la fidanzata) può costare qualche po’ di galera, se il muro è quello marmoreo e patriottico del Vittoriano. È successo a un ragazzo rumeno, che ha avuto la disgrazia di trovarsi quel pennarello in tasca e quell’irrefrenabile entusiasmo nel cuore proprio nel giorno in cui – una bella mattinata di sole – il Presidente della Repubblica, non avendo di meglio da fare, aveva deciso di andare a riinaugurare il Vittoriano, dedicato stavolta alle glorie – dopo quelle dei Savoia, delle Cento Città, della Vittoria Alata, dei Bersaglieri – della nuova Patria Federale. Compagno presidente, detto fra noi: ma una mattinata così bella, un “viva Marianna” non se lo meritava?
Giornalismo. Il Corriere e Repubblica da alcune settimane hanno lanciato insieme ad aziende che operano nei vari settori due inserti specializzati, Computer 360 e Borsa no-problem. Il livello degli inserti commercialmente è buono, e si tratta senza dubbio di iniziative valide sul piano diffusionale. Ai lettori delle due testate, però, la pubblicità degli inserti è stata presentata come un contenuto giornalistico (firme, impaginazione, ecc. ) e non, com’era in realtà, promozionale. Mi sembra, giornalisticamente, un caso di malcostume.
Promemoria. Posti di lavoro in più fra il 96 e il 1999 (indagine Confcommercio): al nord quattrocentomila, al sud centotrentamila. Disoccupati all’inizio di quest’anno: al nord un lavoratore su venti, al sud uno su cinque. Disoccupazione giovanile: a Reggio Calabria riguarda un giovane su tre, a Bergamo uno su trenta. Notevoli differenze regionali anche per le ragazze che cercano lavoro dopo la laurea: ci riesce circa il settanta per cento in Veneto o in Lombardia, solo il venti per cento in Sicilia, Calabria e Puglia (e appena il quindici per cento a Napoli).
Salute. Una relazione fra i campi elettromagnetici dei telefonini e l’insorgenza di tumori è stata ipotizzata dall’astrofisica triestina Margherita Hach.
Norvegia. Abolire le tasse, diminuire il prezzo di vodka e benzina, vacanze gratis in Spagna per tutti, e soprattutto basta con tutti questi terroni di tedeschi che ci portano via il lavoro a noi vichinghi. È il programma politico del Partito della Destra Radicale, di Carl Hagen, che da un po’ di tempo in qua sta spopolando in Norvegia.
Avola. “Intervento dei carabinieri della compagnia di Frascati a in via Passo Lombardo, a Vermicino. In questo posto sono infatti soliti ritrovarsi all’alba centinaia di extracomunitari che cercano lavoro per la giornata come manovali o braccianti”. “Ispettori del lavoro indagano ora sugli organizzatori del caporalato”. (Passo Lombardo si chiama così perchè anticamente vi cercavano lavoro i muratori della Fabbrica di San Pietro, per lo più lombardi).
Domanda. Come mai nessuno parla più di monsignor Giordano?
Kid economy. Un quindicenne di Washington ha accumulato nel giro di alcuni mesi circa trecentomila dollari comprando e vendendo azioni via internet. L’organo di controllo della Borsa ha purtroppo scoperto che il ragazzino aveva contraffatto illegalmente il valore delle azioni che vendeva e lo ha costretto, a scanso di prigione, a restituire tutto.
Libertà di stampa/ 1. Continua il dibattito fra imprenditori, politici e faccendieri vari sulle sorti dell’Unità. Al dibattito non partecipano i giornalisti dell’Unità: Veltroni ha anzi vietato loro (attraverso i liquidatori) anche solo di metter piede nella sede del giornale, che adesso è presidiata da guardie private. Già dalla settimana prima era stato bloccato il tentativo dei giornalisti di mantenere il rapporto coi lettori attraverso il sito www. unita. it, che aveva avuto uno straordinario successo di pubblico ed era dunque diventato, proprio per questo, “pericoloso” per i liquidatori.
I nuovi (aumma aumma) padroni del giornale dicono adesso che vogliono fare un giornale non solo di sinistra, ma addirittura “rossissimo”. Ma non ci può essere nessuna sinistra senza libertà dei giornalisti: esattamente quella che fa paura a Veltroni, ai manager ed ai liquidatori (del giornale e del resto).
Libertà di stampa/ 2. Al Messaggero continua l'”esilio” di Umberto La Rocca, redattore scomodo e dunque trasferito dalla redazione romana a una sede di provincia. La cosa interessante è che tanto Repubblica quanto il Corriere hanno finora evitato di dare notizia (almeno in cronaca di Roma… ) delle varie iniziative di solidarietà indette dalla redazione del Messaggero.
Libertà di stampa/ 3. Al Libero di Feltri sono stati cacciati (“non superamento del periodo di prova”) diversi giovani giornalisti che a quanto pare non erano del tutto entusiasti della linea haideriana del direttore-padrone.
Antimafia/ 1. È in corso una petizione in rete, indetta da Antimafia Duemila, per reintegrare nelle sue funzioni il capitano Ultimo, quello che arrestò Totò Riina e che qualche mese fa l’ufficiale è stato spedito a occuparsi di ecologia, lavoro certo importante ma non esattamente al centro della lotta antimafiosa.
Per firmare: www. antimafiaduemila. com
Antimafia/ 2. Per disposizione del ministero dell’Interno, saranno sostituite con semplici telecamere fisse la maggior parte delle scorte dei magistrati a rischio.
Weimar. A che punto sono le indagini aperte dalla Procura, fra l’altro, sul sottobosco antisemita della Curia di Verona? Il magistrato sta esaminando i fascicoli sull’improvviso trasferimento, richiesto da alcune famiglie influenti della città, del professore di religione Luis Marsiglia, reo di antinazismo. Può darsi che in questo caso la giustizia non si limiti a colpire gli squali piccoli ma riesca a risalire più in su, incriminando ad esempio gli intoccabili firmatari della lettera da cui partì l’intera campagna culminata nell’aggressione allo “sporco ebreo”. Una campagna che in questo momento continua ancora, col meccanismo di disinformatija (“Ma che voleva in realtà il professore?”, “ma è sicuro che l’aggressione fosse nazista?”, “ma è sicuro che non si sia inventato tutto?”, ecc. ) messo in piedi dagli integralisti cattolici col sostegno dei giornali locali.
Nessun provvedimento, del resto, è preso dalle autorità ecclesiastiche per punire, per quanto di loro competenza, gli esponenti della Curia colpevoli di tolleranza verso l’antisemitismo. Per un insegnante cattolico – morale della favola – è meglio non parlare dei lager e dello Shoa: qualcuno potrebbe offendersi, e ne risentirebbe la carriera. Appena un mese fa, del resto, è stato ufficialmente indicato a modello di virtù cattoliche un persecutore di ebrei come Pio Nono. Non meraviglia affatto la diffidenza delle comunità ebraiche verso le offerte (che esse giudicano ipocrite) di “dialogo” del Vaticano.
Quanto al dibattito politico, dopo due o tre giorni di fiammata, s’è spento placidamente, com’era normale che fosse. Le cose più interessanti probabilmente sono state dette nella destra, dov’è venuto drammaticamente a galla l’abisso fra alcuni esponenti politici ormai in larga misura civilizzati e la base ancora in gran parte attestata su “l’ebreo se l’è andata a cercare”. Il dramma di questi dirigenti è che, mentre essi disperatamente cercano di ripulire dal peggio le loro file, queste si volgono con sempre più interesse ai nuovi punti di riferimento rappresentati da Haider e Bossi: più rozzi e “popolari”, costoro non hanno del fascismo la zavorra delle parole, ma l’impulso profondo: e dunque è una lotta impari, quella che si conduce fra gli uni e gli altri dentro i crani dei giovani “di destra”.
Intanto i nazisti preparano preparando in modo meno artigianale e più scientifico le prossime aggressioni. È stata messa sull’internet, a cura di un’organizzazione di “milizia cristiana”, la lista circostanziata di circa diecimila famiglie ebraiche. Il prossimo passo sarà l’organizzazione di aggressioni “esemplari” a macchia di leopardo, e anche stavolta i fatti saranno seguiti da indignazione e dibattito, nell’ambito dei democratici, per forse due o tre giorni.
* * *
L’unica eccezione, in questo intorpidimento weimariano, è quella dei ragazzi di Verona, dove finalmente ci si divide apertamente fra amici e nemici dei nazisti, e i primi cervelli giovani cominciano lentamente a uscire dalle nebbie del “mi faccio i fatti miei”. Parecchi ragazzi, nei giorni dell’aggressione a Marsiglia, si sono mobilitati concretamente per difendere il loro professore. La maggior parte di loro, a poco a poco – passata l’emergenza – rifluirà nella “vita tranquilla” rimuovendo nella vita adulta (ma queste rimozioni segnano per sempre) il ricordo del momento in cui si è volato. Alcuni di loro però, avendo per una volta trovato il coraggio di affrontare a viso aperto il male, avranno varcato un confine; e non torneranno più indietro finchè vivranno. Nessuno, di questi giovani esseri umani, sarà mai più lo stesso.
L’utilità del male è infatti questa, di costringere a una scelta. (“Elogio della ghigliottina” scriveva, ai tempi del *primo* fascismo, Gobetti).
Intini: “Non è reato l’idea razzista”.
Alcuni anni fa, a Roma, un’ondata di aggressioni fomentate da un “Movimento Politico Occidentale” (il leader, in anticipo sui tempi, era Maurizio Boccacci) venne stroncata senza molto dibattito dai giovani ebrei romani. Si organizzarono fra di loro e un bel giorno fecero irruzione nella sede dei nazisti, li riempirono di legnate, devastarono la sede e se ne andarono indisturbati portandosi dietro la bandiera dei nazi, che da allora fa bella mostra di sè in un imprecisato locale del vecchio ghetto.
Dario Marino wrote:
< Non capisco perchè dai con tanta acrimonia la notizia delle indagini sulla lega delle cooperative in Sicilia e stai zitto sullo scandalo delle tangenti a Milano per cui hanno appena incriminato Guarischi, uno dei principali consiglieri regionali di Berlusconi >
* * *
Perchè il caso Guarischi è “normale”. Destra rampante, senza radici e senza controllo: che cosa ti aspettavi, da loro? Il caso siciliano, viceversa, non è “normale” affatto, perchè qui ad assere coinvolta è gente che aveva una storia alle spalle: la parola “comunista” in Sicilia aveva un significato che andava molto oltre la politica, ed ora è stata sporcata. Per questo io credo che sia molto più grave lo scandalo delle cooperative siciliane rispetto a quello di Milano. Quest’ultimo, per risolverlo, bastano giudici e carabinieri; per quello siciliano, invece, dovranno lavorare soprattutto, e molto a lungo, i compagni.
Un’altra cosa: non credo che ai milanesi gliene freghi granchè se alla regione rubano; in fondo, Mani Pulite non è che abbia avuto (col senno di poi, e mettendo la giusta tara a tutti gli “a morte” e gli “in galera”) tutto questo gran sostegno popolare. Giù in Sicilia, al contrario, il popolo dell’antimafia è esistito davvero, c’è stata veramente una speranza diffusa investita fiduciosamente nella giustizia; tradire questa speranza è un crimine infinitamente più grave che falsificare dei conti: e dalle conseguenze storiche senza paragone maggiori, prima fra tutte il grido suicida “sono tutti uguali”. Per questo ritengo di avere il dovere, prima di alzare la voce sulle molte ruberie “di destra”, di denunciare le poche (ma più intollerabili) “di sinistra”: prima ancora di pulire la piazza, pulisco casa mia.
Infine, e per completezza, debbo anche dire che, dagli elementi finora apparsi sui giornali, mi sono formato una qual certa parzialità verso uno dei principali accusati siciliani, il sindaco di Caltavuturo Giannopolo: mi sembra che in realtà abbia dato prova di un impegno concreto contro la mafia del suo paese, e in un piccolo comune della provincia di Palermo questo non era affatto facile nè scontato. Ancora, mi sembrano abbastanza arbitrari alcuni dei nomi fatti in base alle memorie del notabile dc Nicolosi: sulla correttezza di alcuni di loro – per esempio la signora Laudani, il cui impegno anitmafioso ho personalmente seguito per quasi vent’anni, mi sento viceversa di mettere, come si dice, la mano sul fuoco.
Mi pare giusto, in questo momento, distinguere – per quanto sta in me – quelli che hanno fatto il loro dovere da quelli che hanno colluso. A parte questo, resta ferma la mia convinzione di quindici anni fa: nell’ambito del potere mafioso, sostenuto principalmente dalla Democrazia cristiana e da quasi tutti gli imprenditori siciliani, un appoggio sia pure quantitativamente minore è venuto anche da settori traditori della sinistra. La sinistra nel suo complesso non è stata capace, per superficialità e spirito di compromesso, di stroncare radicalmente questi settori, e adesso ne paga tutta – ingiustamente – le conseguenze.
Appello. < Stiamo cercando un donatore di midollo, gruppo sanguigno B positivo. Contattare Nunzio Incorvaia, politecnico Milano (dipartimento Fisica), piazza Leonardo Da Vinci 2, 20133 Milano, tel. 02. 23996183, fax 03. 23996126. Informazioni più precise dai genitori della ragazza ammalata. Divulgate per favore questo appello. Grazie >.
Foto in bianco/nero Nell’ora che le ragazze del Borgo
tornano dalla buia sartoria
e mastro Fanu muratore arranca
per la salita del castello, l’ora
che i ragazzini del quartiere, muti
servitorelli di caffè, rimpiangono
il pallone dei preti e la domenica…