E la mafia non c’è più… Sicuramente sei troppo giovane per ricordarti quel Carosello di tanti anni fa. C’era il signore grasso, ma grasso da incubo (Mimmo Craig), che grazie all’Amaro medicinale Giuliani (o era l’Olio Sasso?) si svegliava miracolosamente magro e si metteva tutto felice a saltellare per la stanza: “La pancia non c’è più, la pancia non c’è più…”. Fino al momento in cui gli spiegano che lo stesso palazzo in cui s’è fatto il convegno (quello in cui “la mafia non c’è più”) è sotto inchiesta per possibili appalti mafiosi. Vabbè, l’antimafia è una cosa seria e perciò bisogna prendere sul serio tutti coloro che se ne occupano, anche quando sparano cazzate. Sinteticamente:
– È stato un successo ottenere un minimo di riconoscimento internazionale al reato di associazione mafiosa (o equivalente). Non bisogna mai dimenticare che, esattamente contro questa figura di reato, a suo tempo ci fu una campagna violentissima diretta dal “giudice” Carnevale e sostenuta in varia maniera.
– Siamo ancora lontani, perchè ancora una volta si è preferito girarle attorno, dalla soluzione del problema principale, che è quello dei controlli bancari. Non può essere una soluzione indolore, perchè l’abolizione del segreto bancario porta con sè una serie di conseguenze molto dense sul piano politico e dell’economia. Ma la lotta moderna alla mafia è cominciata esattamente il giorno in cui Giuliano, Costa e Chinnici hanno cominciato a fare i controlli bancari.
– Quanto ai nuovi traffici è stato ignorato quasi completamente quello delle armi (che coinvolge in prima persona diverse entità statali). È stato affrontato parzialmente (per quanto risulta dai materiali che ho visto finora) quello dei rifiuti tossici. Non è stato praticamente affrontato quello dei capitali, che però con la new economy è ormai impossibile affrontare come fenomeno a sè stante.
– Sono state fatte dichiarazioni molto interessanti sulla lotta alla schiavitù per quanto riguarda i paesi d’origine e il trasporto; per quanto riguarda i paesi di destinazione, resta il fatto che il buon padre di famiglia milanese può tranquillamente abusare della schiava che gli è stata condotta davanti dal trafficante, poichè contro di lui (vedi polemica “sulla prostituzione” di quest’estate) non sono previste leggi antischiaviste di sorta.
– Per quanto riguarda il traffico dei clandestini c’è un vizio, a mio parere, di malafede. Si è cercato cioè di confondere lo sfruttamento di esseri umani in stato di necessità, fatto dai trafficanti, con la criminalizzazione degli emigranti; e di utilizzare contro questi ultimi istituzioni e leggi presentate all’opinione pubblica come anti-trafficanti. Su questo bisogna essere chiari: uno degli addebiti che si muovevano al “comunismo” era proprio quello di impedire la libera circolazione delle persone; se al muro di Berlino ora si deve sostituire – in nome della “democrazia” – il muro di Tijuana o d’Albania, si abbia almeno il coraggio di dirlo senza nascondersi dietro mezze parole.
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Una conferenza internazionale di governi e di Stati è per sua natura poco omogenea e non è mai difficile trovare, fra i suoi partecipanti, coloro che facilmente possano essere denunciati di pochissima coerenza fra parole e fatti. Una tale denuncia, per sua natura, assume facilmente tinte politiche; e perciò mi astengo, per il momento, dall’esprimere giudizi di credibilità sulle posizioni – rispetto alle questioni affrontate a Palermo – di governi come quelli americano o russo.
Mi sembra però abbastanza oggettivo ricordare – parallelamente – almeno due ordini di questioni:
– Tanto il governo americano (che appoggia la dittatura dei Talebani, da cui proviene la maggioranza dell’eroina diffusa in Occidente) quanto quello russo (la cui economia appare sempre più organicamente in mano a strutture classicamente mafioso) hanno pochissimo titolo morale, qui e ora, per partecipare ad una conferenza internazionale contro le mafie; il loro atteggiamento è tuttavia, in sede di cooperazione internazionale, assolutamente determinante;
– Non erano in molti ad avere fiducia nell’efficacia delle convenzioni internazionali per l’abolizione del traffico di schiavi, ad inizio Ottocento. C’erano interessi fortissimi, soprattutto in Inghilterra, che andavano in direzione esattamente opposta. Tuttavia i governi inglesi, whig e tories, che si succedettero in quel periodo furono alla fine costretti a condurre un’azione concreta ed efficace contro il traffico di schiavi (la Royal Navy, in tempo di pace, fu in parte dedicata a questo scopo): la pressione del’opinione pubblica, e di quei settori economici che non avevano bisogno del traffico di schiavi, si rivelò alla fine più forte del previsto. Che è, fra molto pessimismo, l’augurio per l’oggi; ed anche la sola risorsa, realisticamente considerando, su cui l’antimafia reale oggi possa contare.
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Un particolare minimo, ma non trascurabile, è il seguente: i poliziotti che erano stati mobilitati per garantire la sicurezza della conferenza alla fine hanno dovuto protestare perchè, fra tanto sciupio di accoglienze lussuose per i Vip partecipanti, ad essi erano stati riservati dei panini per il pranzo e delle brandine accatastate alla meglio per la notte.
Sembrerebbe una nota di costume, e invece è tecnica: perchè con la mentalità (sabauda) dei generali al Grand Hotel e della truppa in baracca è molto ma molto difficile vincere le guerre; specie le guerre serie come questa in corso. L’antimafia, amici miei, è democratica per sua natura; o non è antimafia.
Heil. La buffa storia di Haider, che arriva dai cardinali come una patata bollente col suo bravo pino di Carinzia e le sue barzellette antisemite, che fa spaventare anche Bossi minacciando di portargli via i suoi voti, che porta i ragazzini in piazza a contestarlo e i manganelli della Celere sulla schiena dei ragazzini. Che scende dall’automobile con la faccia di quello che vorrebbe essere sceso dal carrarmato, che sorride con la facilità del medico del lager mentre dice “quelle sono le docce”. Che costringe gli ebrei piu ‘anziani, al Portico e a Trastevere, a guardarsi fra loro. Che perde voti in Austria, ma appena scende giù in Italia trova subito chi gli batte le mani. Con quel visino vispo e quel sorriso infantile da Ss al bagno. E non l’hanno portato in via Rasella!
Talebani. Non solo Biffi, ma l’intero episcopato emiliano hanno di nuovo preso posizione contro i musulmani, con argomenti che farebbero vergognare un talebano e che rischiano, a questo punto, di provocare guai anche grossi perchè è impossibile che alla fine il fuoco, attizzato, non divampi.
In Italia – quel territorio che si stende oltre le mura della Città del Vaticano – vigono in questo momento un Concordato (il Mussolini-Craxi) che vieta agli ecclesiastici di fomentare scontri politici, e una legge dello stato (la legge Mancino del 25 giugno 93) che commina degli anni di carcere a chi “incita a commettere atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi”. Ma questa naturalmente è una barzelletta.
Londra. Un giornale inglese, il Guardian, ha avuto un’idea geniale: invece di star lì a fare referendum rivoluzioni e repubbliche, per mandar via la regina facciamole una bella causa civile per danni e vediamo come va a finire. Gli avvocati del Guardian sostengono che il punto debole della monarchia inglese è la storia che un cattolico non può diventare re. Par condicio, leggi antidiscriminazioni, pari opportunità e via dicendo: materiale legale ce n’è.
E in Italia? Beh, qualcosa si potrebbe studiare. Io potrei fare richiesta di danni civili al Filiberto (la sua azienda mandò mio padre in Africa con speciosi pretesti, quand’è tornato aveva un certo numero di schegge in corpo e non digeriva tanto bene). A Roma potremmo chiedere i danni per occupazione abusiva di suolo pubblico, più o meno da Sant’Angelo a Prati, senza contare l’inquinamento da roghi. Amhed potrebbe farsi un po’ di conti: suo bisnonno aveva un avviato commercio di cammelli, ma poi è arrivata l’Europa e l’ha deportato; altro che accendini ai semafori, signora mia. (Tutto questo davanti al pretore e con tutte le regole, s’intende, in modo che non si faccia male nessuno).
Bollate, Texas. Record dei porti d’armi in Lombardia. In tutta Italia sono quarantaquattromila, uno ogni milletrecento italiani; un terzo concentrati fra Lombardia e Piemonte; buone percentuali anche in Campania e Calabria. “Difendiamoci da soli”.
A noi sembrano cifre spaventose, ma in America farebbero ridere, in realtà. Da noi il porto d’armi esiste ancora, non si vendono pistole sulle bancarelle, è vietato vendere mitra e bazooka: c’è un sacco di pastoie stataliste, insomma, che ci condannano – ma fino a quando, accidenti? – a restare indietro.
Cooperazione italo-germanica. Pattuglie miste sui treni internazionali: un poliziotto e due Schupo (uno austriaco, l’altro tedesco). “Da Bolzano a Monaco tutti gli extracomunitari vengono controllati. E alla fine i poliziotti sono molto soddisfatti di questa nuova esperienza”.
Bingo. Quattromila posti di lavoro col bingo, promette Natale Forlani, presidente di Italia Lavoro.
Venditori. Le vendite all’asta via internet ormai sono abbastanza diffuse e alle volte si trovano delle occasioni veramente interessanti, per esempio da E-bay. Certo, bisogna vedere chi è il venditore. Se il venditore è inglese proverà a offrirvi uno Spitfire di quelli che hanno fatto la battaglia d’Inghilterra: sei apparecchi tedeschi abbattuti, verniciatura originale, otto mitragliatrici funzionanti, motore come nuovo. Se il venditore è americano, uhm, in questo caso aspettatevi una sedia elettrica funzionante, centoquaranta esecuzioni all’attivo, garantita Old Sparky, felicemente impiegata in Tenessee fra il 1916 e il 1960.
Pastore e pecorelle. La contestazione a Giordano alla festa dell’Immacolata. I disoccupati: “Usuraio!”. Il cardinale, alla fine: “Ma perchè la polizia li ha lasciati fare?”.
Comma 22. Dal nuovo vademecum dell’università (in questo caso, Catania). Il piano di studi va presentato entro il 10 ottobre. Le tasse vanno pagate entro e non oltre il 31 ottobre. Non è assolutamente possibile iscriversi dopo il 31 ottobre. Per il passaggio di corso, il termine improrogabile è il 31 ottobre. Chiaro? Nell’ultima pagina del vademecum però c’è scritto: “Finito di stampare nel mese di novembre 2000”.
Problema. In una classe elementare ci sono in totale 27 bambini, dei quali 4 sono tedeschi, 2 americani, 1 inglese, 8 albanesi e i restanti italiani. Domanda: quale lingua converrà insegnare in questa scuola, oltre all’italiano e all’inglese? Svolgimento: l’albanese no, perchè le mamme si sono opposte. (È avvenuto davvero, in provincia di Terni, pochi giorni fa).
Cronaca. Roma. Allo scopo di tutelare la sanità e la purezza della razza, un controllo igienico-sanitario di massa è stato disposto dal Governatore del Lazio S.E. Storace su tutti i lavoratori di colore presenti in gran numero nel rione Esquilino. L’operazione, grazie al prodigarsi dei RR.CC. dei presidi sanitari locali e della milizia, è stata vittoriosamente completata nel giro di una giornata.
Cronaca. Rimini. Dopo la pantera, il leone e il coccodrillo, stavolta è stata una renna a darsi alla fuga per le campagne simboleggiando speranze e fughe dei suoi colleghi umani. Era stata presa in affitto dal comune di Sant’Agata Feltria per i tradizionali mercatini natalizi, dove avrebbe dovuto recitare la parte della renna di Babbo Natale: ma, come i suoi predecessori, ha preferito la libertà. “È un casino, con ‘ste renne – ha detto sconsolato Babbo Natale – Appena le lasci sole un attimo ti voltano le spalle e ti piantano là. E poi, con questa nebbia, chi le ripiglia è bravo. Trentadue milioni, in Lapponia, m’era costata”.
Cronaca. Roma. Rapina un bar (500mila lire) nella notte e viene arrestato il giorno dopo, a casa sua. Era mascherato, ma il barista l’ha riconosciuto dal Borsalino e dalla voce roca. “Ci segua, signor Buscaglione” hanno detto (chi lo sa) gli agenti.
Cronaca. Avezzano. “Venditori” d’auto truffano dieci milioni a due albanesi che avevano versato la somma per comperare un’automobile usata. Al momento della consegna dell’auto, i due truffatori (entrambi italiani) hanno minacciato gli albanesi con delle spranghe di ferro invitandoli ad allontanarsi subito a scanso di guai. I due stranieri hanno sporto denuncia presso il locale comando carabinieri.
Cronaca. Santa Croce Camerina. Un bracciante agricolo tunisino di 40 anni, Boukhobna Abdelmajid Ben Choafroud, è rimasto ferito da un colpo di fucile mentre tentava d’impedire un furto ai danni dei suoi datori di lavoro in un’azienda agricola in contrada Punta Braccetto. L’uomo, insieme ad altri cinque connazionali, era uscito dal capannone perchè aveva udito dei rumori sospetti. Si è trovato davanti due uomini mascherati, uno dei quali armato di fucile, che si accingevano a portare via dei sacchi di prodotti anticrittogamici per un valore di diversi milioni. Alla reazione dei tunisini, esplodevano diversi colpi di fucile e si davano alla fuga lasciando sul posto la refurtiva.
Cronaca. Parioli. I soliti quattro ragazzini-bene (due sedicenni e due diciassettenni) che se ne andavano in giro a rapinare telefonini e giubbotti ai coetanei, per pura noia. L’ultimo rapinato, un quindicenne, s’è ribellato e ha chiamato le guardie. Arrestati e, a quest’ora, sicuramente scarcerati.
Cronaca. Orcenigo. Il colonnello Di Miele Antonio, comandante l’Undicesimo reggimento Bersaglieri di stanza ad Orcenigo, ha lasciato per protesta l’esercito a seguito delle gravi persecuzioni cui era sottoposto dal Capo di Stato Maggiore generale Cervone cav. Domenico. Il colonnello, ritenendo che il numero di piume presenti sul proprio elmetto d’ordinanza fosse insufficiente ad assicurare il proprio decoro di Ufficiale dei bersaglieri, di propria iniziativa provvedeva ad aumentarne il quantitativo portandolo fino al numero di cento.
Il generale, onde evitare una grave infrazione alla disciplina militare, riteneva opportuno di ammonire il dipendente colonnello sulla necessità di attenersi ai Regolamenti che regolano senza eccezioni il vestiario dei Signori Ufficiali. Il colonnello, negligendo il succennato richiamo, continuava arbitrariamente a indossare il copricapo testè modificato, fornendo altresì deplorevole esempio ai subordinati subalterni. A successiva diffida del superiore rispondeva non volersi privare delle piume (cento) neanche nell’ipotetico caso di uno scambio delle medesime con un’ingente somma di denaro (milioni cento). Invitato a recedere, reagiva offrendo le proprie dimissioni dall’Esercito, le quali venivano a questo punto prontamente accettate.
Mare. Zena. Alla presenza dell’ammiraglio Pollastrini e delle altre autorità civili e militari si è svolta a bordo della m/n Excelsior la cerimonia di consegna delle medaglie d’onore per lunga navigazione, di bronzo, d’argento e d’oro per i marittimi con più di quindici, venti e più anni effettivi di navigazione. Il più anziano fra i premiati è stato il marittimo Trovatore Nunzio da Riposto (Catania) di 73 anni: primo imbarco, da mozzo, sulla bananiera Algida e poi sessant’anni sul mare. “Mi ricordo di quella volta là nelle Antille…”. Dopo la messa officiata dal cappellano militare don Gianni il più giovane guardiamarina in servizio, Panella Marco, ha letto la preghiera del marinaio quindi, prima del brindisi di prammatica, la consegna delle medaglie.
Mare. Toulon. È riuscita alla fine a tornare in Francia la superportaerei d’attacco General Charles De Gaulle: la frattura dell’elica principale nel bel mezzo dei Caraibi era stata solo l’ultima di una serie impressionante di episodi di sfiga d’ogni genere, al termine della quale alcuni dei marinai avevano cominciato a pensare che forse gli armatori che avevano costruito la nave non erano stati dei più onesti. La deplorevole supposizione è stata rafforzata dal fatto che, al momento di controllare il progetto della nave per vedere come esattamente andava piazzata l’elica nuova, si è scoperto con costernazione che il progetto non esisteva fisicamente più: “È andato a fuoco con tutto l’ufficio” hanno comunicato sconsolati i padroni del cantiere.
Nulla di tutto questo, naturalmente, potrà mai accadere in Italia, dove per 1750 miliardi (aerei esclusi) è stato appena firmato il contratto per la nuova superportaerei della flotta. “A noi del Servizio civile – ha detto il funzionario responsabile del Servizio, Bertolaso – è grasso che cola se in un anno ci hanno stanziato duecento milioni per tutto quanto”.
Tokio. Venerdì chiudono i chioschi della lotteria di capodanno, perciò se vuoi comprare il biglietto è meglio che ti sbrighi (beh, calcola una giornata piena solo per andare e venire dal Giappone). Il primo premio è di non so quanti mila yen, comunque sui quattromila miliardi di lire.
America. Bene, sempre meglio mezzo presidente che niente presidente del tutto. Però,adesso piantiamola con quel Tocqueville. Leggetevi l'”America” di Dickens, invece.
Congo. “Sono un profeta e camminerò sulle acque”: ma qualcosa non ha funzionato e il santone – che aveva convocato alcune migliaia di fedeli per assistere alla passeggiata miracolosa – è annegato nel fiume Congo, trascinato via dalla corrente.
Londra. Babbo Natale litiga con un ragazzo davanti ai grandi magazzini. Volano dei cazzotti. Arrivano le guardie, e si portano via tutt’e due. Così Santa Klaus se ne va in mezzo a due poliziotti, e fra due ali di bambini in lacrime.
Turchia. Per ordine dell’Europa, deve metter termine entro il 2004 alla repressione indiscriminata e all’uso dei mezzi di coercizione fisica negli interrogatori. I torturatori, cioè, possono torturare solo per altri tre anni: dopodichè, l’Europa comincerà a incazzarsi.
Documenti. Le interviste (inedite) che seguono sono state realizzate da Rocco Rossitto in occasione del vertice Onu del 13 dicembre.
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I – Rita Borsellino.
D. Un’opinione in merito alla recente scoperta di un’intervista, che suo fratello Paolo rilasciò due giorni prima della strage di Capaci, in cui si facevano nomi illustri come Dell’Utri e Berlusconi.
R. Allora non erano ancora dei nomi illustri ed è questa la cosa che mi ha colpito di più, che Paolo parlasse di queste persone quando ancora non erano coinvolte in politica. Che Paolo sia stato tanto previdente da voler perseguitare certi personaggi pensando che un giorno potessero scendere in politica, mi sembra piuttosto inverosimile, decisamente aveva degli elementi validi a sua conoscenza che lo inducevano a fare le osservazioni che ha fatto. Paolo non era uno che azzardava ipotesi, era uno che di solito parlava su fatti concreti, altrimenti preferiva non parlare.
Io personalmente quest’intervista non l’ho vista, ho avuto solo oggi, finalmente la possibilità di leggere la trascrizione, quindi non avevo voluto fino ad ora dire nulla in merito.
D. Che risvolti potranno avere le parole di Paolo in quell’intervista?
R. Io questo non so dirlo e non posso dirlo, probabilmente non l’avrebbe detto nemmeno Paolo, sicuramente un fatto inquietante che delle persone su cui c’erano già degli elementi su cui si stava indagando, non solo siano poi entrati prepotentemente sulla scena politica nazionale, ma inquieta molto di più che di questa cassetta si erano perse le tracce e che solo grazie alla tenacia di un giornalista è stata ritrovata dopo otto anni.
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II – Giancarlo Caselli.
D. Fine della mafia?
R. La mafia è tutt’altro che finita, la mafia è purtroppo viva e vegeta, si è internazionalizzata attraverso la finanziarizzazione e ciò è un problema per l’economia pulita di tutto il mondo che viene avvelenata attraverso una progressiva e sempre più massiccia immissione di capitali sporchi. Tutto questo è ben presente agli organismi, che cercano di organizzarsi al meglio perchè non si resti passivamente inerti a subire.
D. Qual è l’importanza di essere a Palermo e non altrove a siglare quest’intesa?
R. Palermo è stata nel corso di questi anni, laboratorio, purtroppo, d’attività criminali, le più efferate. La decapitazione di tutti i vertici istituzionale, dal prefetto dalla Chiesa a Pio La torre, da Pier Santi Mattarella ai poliziotti delle scorte, da Falcone, Borsellino a padre Puglisi, ma nessun’altra città come Palermo, ha saputo e voluto reagire, mobilitandosi come società civile costruendo un grosso supporto agli apparati competenti, come la magistratura la polizia e i carabinieri e i successi ottenuti a Palermo: l’arresto di un infinità di latitanti, la scoperta e condanna dei responsabili delle stragi di Capaci e Via D’Amelio, tutti questi responsabili sono stati arrestati a Palermo; il sequestro di mille miliardi di beni tolti ai mafiosi, il sequestro d’arsenali, le indagini indirizzate all’intreccio tra mafia e politica che è un nodo essenziale, la spina dorsale della mafia, ecco tutto questo è il nuovo e Palermo lo ha realizzato.
D. Cosa ne pensa della proposta di donare il 25% dei profitti illeciti confiscati ai mafiosi, all’organizzazione delle nazioni unite (Onu)?
R. Mi sembra una buona proposta, ma prima di tutto bisognerebbe accelerare le procedure per la confisca. Vengono sequestrati miliardi di beni e la confisca riguarda solo una percentuale dei beni sequestrati per tutta una serie di fattori procedurali che dovrebbero essere migliorati.
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III – Nicky Vendola, vice presidente Commissione Antimafia.
D. La mafia è giunta alla fine?
R. Purtroppo no. Abbiamo vissuto in questi anni un internazionalizzazione dei poteri criminali e dei fenomeni criminali che è stata tanto più forte perchè ha coinciso con la fase della finanziarizazzione dell’economia mondiale e anche la mafia è diventata come il capitalismo, spirito santo, cioè si è resa sempre più invisibile nei circuiti della finanza internazionale. Rispetto a questo gli stati hanno reagito in maniera differente, l’Italia ha un po’ fatto la lotta alla mafia, anche perchè costretta dalla società civile a farla, il Giappone, con la sua Iacuza, non ha neanche una fattispecie di reato che faccia riferimento alla mafia, in Russia, la mafia controlla sostanzialmente gran parte delle industrie pubbliche e private e delle banche.
IV – Guido Lo Forte, del pool antimafia di Palermo.
D. Padre Turturro non crede che le assoluzioni nei processi ai “grandi politici” cancellino il connubio tra mafia e politica:cosa risponde.
R. Io non posso fare nessun riferimento, neanche indiretto, a processi in corso. In generale, debbo dire, quello che è un dato acquisito, in tutte le sentenze, in tutte le ricostruzioni giudiziare, che sono state proprio le relazioni ora di convivenza ora di coesistenza, ora di tolleranza, ora di continuità, ora di collusione, ora di complicità, fra pezzi della politica e delle istituzioni e la mafia, a fare della mafia, una organizzazione criminale tra le più pericolose del mondo, un organizzazione criminale, la cui fine non è vicina.
La fine era forse vicina nel ’87, quando ci si stava avvicinando con il pool di Chinnici, Caponnetto, Falcone e Borsellino, era vicina nel ’95 con il nostro pool, quello di Caselli, ma sia nel ’87 che nel ’95, il traguardo si è allontanato, perchè vedi caso è iniziata una violentissima reazione di tipo propagandistico, di manipolazione dell’opinione pubblica, contro le istituzioni antimafia e gli strumenti legislativi a disposizione di questi.
Anacreonte anakr@eleutheros.el > wrote:
< Rossa la bocca
selvaggio il grido
di lei ch’era ancora ragazza >