“Libertè, egalitè, fraternitè”. Libertè è la libertà d’impresa, la casa delle libertà, la deregulation, la libertà di usare i miei soldi come mipiace e pare. Egalitè, è senz’altro una parola obsoleta: troppo vicina all’egualitarismo di sinistra memoria, che ora tutti gli editorialisti ex sessantottini debbono esecrare almeno una volta al giorno per contratto. Magari potrebbe essere, vediamo un pò, il diritto dei manager gay o donne a fare carriera (quasi) come tutti gli altri manager. Ma,. e la fraternitè?
Fratellanza non vuol dire più niente, se non altro perchè non ci sono praticamente più fratelli. Tutti sono figli unici, oramai. Il fratello era un altro essere umano, più o meno della tua età, che viveva insieme a te in una piccola società comunista. Ci litigavi moltissimo, naturalmente, ma una volta che avevi resistito alla tentazione di ucciderlo ti accorgevi che tutto sommato era una cosa buona aver fratelli. La fratellanza a questo punto era una rudimentale ma concreta esperienza sociale che per le sue caratteristiche si prestava ad essere spontaneamente estrapolata, nella mente del raziomammifero, in qualcosa di più generale. (Beh, con qualche problema: fratelli minori, fratelli maggiori, fratelli e sorelle: la fratellaggine, man mano che si articola, è sempre meno facile da gestire in modo politicamente corretto). Dal fratello derivano, ma sempre con la medesima fisiologia, il cittadino, il compagno, in un certo senso persino il camerata: la politica pre-politica, insomma.
Finiti materialmente i fratelli, che si fa? Al solito, si rimuove e si teorizza. Al Cairo, chissà perchè, ci sono i fratelli musulmani. Noi abbiamo il Mercato. (Bartebly, che ne penserebbe?).
“C’est moi”. Berlusconi s’incontra con Blair: “In Italia, il vero laburista sono io”. Già era lui il vero operaio. A seguire: “Santità, mi consenta: in Italia, il vero cattolicesimo lo faccio io”. “Scusa, compagno Stalin: il vero comunista, in Italia, sono io”. “Mi creda, signora Falchi: in Italia, il vero pezzo di figa sono io”.
Giornalismo 1. Roma. “Nessun intento ritorsivo” nel trasferimento del capo dei servizi politici del Messaggero Umberto La Rocca. Il giornalista, resosi scomodo agli interessi dell’editore (Caltagirone), era stato sbattuto d’autorità negli Abruzzi. Il tribunale del lavoro ha sentenziato che non c’è niente di male nel mandare in campagna i giornalisti che rompono le scatole e che fare il caposervizio a Roma o il cronista alla Maiella è, contrattualmente, la stessa cosa. La Rocca era stato trasferito su due piedi in estate, appena uscito da un’assemblea di redazione in cui aveva denunciato la perdita di autonomia del giornale rispetto gli interessi dell’editore. Caltagirone (palazzinate a parte) sarebbe quello della moglie rapita assieme alla sua guardia del corpo e portata in giro per mille chilometri attraverso mezza Italia in Bianchina. Alla fine, il rapitore (un filippino, ferocissimo: era quello che di solito le scendeva a passeggiare il cane) all’improvviso libera guardia e rapita e si uccide in un albergo di lusso oltreconfine, praticamente con un colpo alla nuca.
Giornalismo 2. Palermo. È in corso il processo per l’omicidio di Mario Francese, un cronista del Giornale di Sicilia ammazzato dalla mafia ventidue anni fa. Si occupava di dighe che i mafiosi non volevano far fare perchè gli avrebeb tolto il monopolio dell’acqua in quella zona. Poco prima di lui avevano ammazzato un altro giornalista scomodo, Peppino Impastato (quello dei Cento passi, per capirci).
“La chiave dell’omicidio di Mario Francese – ha detto il pubblico ministero al processo – va cercata nel suo impegno professionale, nella sua tenacia nel ricercare la verità e comunicarla attraverso le pagine di un giornale all’epoca non coraggioso come il suo cronista… “. E ancora: “Mario Francese si è rifiutato di assecondare il coro dei pavidi che spingeva per un giornalismo prudente, fatto di mezze verità, a volte sussurrate, per lo più nascoste…”. L’intera requisitoria è stata messa in rete dai colleghi del Barbiere della Sera e vale la pena di leggerla, perchè fa capire molto bene quali erano allora (solo allora? mah) i due modi diversi di fare giornalismo in Sicilia (solo in Sicilia? mah).
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Antimafia. L’osservatorio sulla criminalità organizzata al nord.
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Fuori i bambini dalle galere. Approvata al Senato la legge, proposta dalla deputata siciliana Anna Finocchiaro, che consente alle detenute che hanno figli piccoli di scontare la pena fuori dal carcere, agli arresti domiciliari. Una buona notizia per i bambini che attualmente vivono chiusi assieme alle mamme, fino ai tre anni, nelle sezioni femminili. E una buona notizia per l’Italia, che ogni tanto è capace ancora, nonostante tutti i suoi biffi e paure e tutti i suoi telefonini, di fare una legge italiana.
Cambio della guardia. Il Megamanager dei treni, Menguzzi, è stato nominato con decorrenza immediata Superganzo Assoluto degli aeroplani. La classica poltrona di pelle umana (da cui nessun mega vuole mai separarsi, per un fatto sentimentale) e stata trasportata a spalla da otto fattorini dalla sede di Trenitalia in Piazza Stazione a quella dell’Alitalia all’Eur. Menguzzi, democraticamente, è sceso dalla poltrona durante il trasporto e le è venuto dietro, come un cittadino qualunque, in autoblù.
(Meglio così). La Rai è in mutande. La Falchi no.
“La bocca sollevò dal fiero pasto…”. Eppure, per il conte Ugolino non si dimise nessuno.
Politica. Negata un’autorizzazione a procedere contro Sgarbi (stavolta se l’era presa col giudice Colombo: “falsificatore di prove” e “complottatore anti-Berlusconi”). Vista la malaparata dell’altro giorno, quando gli era andata male per gli insulti a Caselli, gli amici del pittoresco parlamentare stavolta hanno pensato bene di far fare la votazione la mattina presto, quando in bottega non c’era ancora nessuno a parte la donna delle pulizie. Mezz’ora dopo sono arrivati tutti gli altri, e hanno trovato Sgarbi già assolto che se la rideva.
Politica. Vivaci dichiarazioni di Alleanza Nazionale (che difende la famiglia) contro la sentenza con cui la Cassazione ammette la possibilità del ricongiungimento delle famiglie degli immigrati. “Sentenza delirante” hanno detto i responsabili di An. Si attendono ora le dichiarazioni di Casini e di Biffi, altri difensori della sacralità della famiglia.
Politica. Tutti i questori, tutti i prefetti, tutti i commissari di ps e infine un ministro si sono messi d’accordo per imbrogliare gli italiani facendo credere loro (con cifre false) che gli omicidi e gli scippi sono diminuiti. È quello che pensa il signor B., che essendo avversario di un determinato governo ha interesse politico (come in fondo è naturale) a dire che tutto è nero e niente è rosa. È sempre stato dappertutto così, nella politica: non c’è niente di strano. La cosa nuova è che da noi può parlare solo il signor B., che è l’unico ad avere i mezzi per ripetere ciclicamente le stesse cose a sessanta milioni di italiani almeno due volte al giorno, dette o stampate, per trecentosessantacinque giorni all’anno. Alla fine, gran parte di quei sessanta milioni si convincono che tutti i questori, i prefetti ecc. imbrogliano, e che in realtà sotto il letto di ciascun italiano si nasconde un albanese col coltello.
Tre operai. Sei ragazzi denunciati (tre studenti e, accidenti, tre operai) per violenze, lesioni, rapina e altro a danno di lavoratori tunisini. Li puntavano al bar, facevano la loro scelta e poi, quando il bar chiudeva, li seguivano fin sotto casa coi coltelli. A casa dei tizi, il solito mucchio di celtiche, gagliardetti, striscioni da stadio e tessere di Forza Nuova. Tutto normale, allora? No: restano quelle parole: “tre operai”.
Canne. Mah. Il ministro, che è dottore e quindi qualche po’ se ne intende, dice che tanto male non ne fanno. Al Parini, i ragazzi sono incazzati perchè il preside, appena qualcuno parla di canne nel giro di cinquecento miglia, arma subito una gran filippica contro la deboscia dei tempi e contro le okkupazioni. In Francia, dice l’inchiesta di Libè, le filles e i garcons 17 ans sfumazzano seza sensi di colpa, e non ci voleva una grande inchiesta per arrivarci. Ai miei tempi, si fumava in compagnia, possibilmente con falò a Mardiponente, in riva al mare; dei sessantottini che conosco, nessuno è passato dal fumo all’eroina. Fu invece decimata la generazione successiva, molto meno sicura di sè e molto meno scafata. Io ho conosciuto almeno tre ragazzini che sono morti semplicemente perchè nessuno (non la scuola, non i giornali, non i preti) gli aveva mai detto che fumo ed eroina *non* sono la stessa cosa. Comunque, non metterci mai nulla d’alcolico sopra, nemmeno un po’ di birra.
Risparmio. Molti anni fa in Inghilterra il governo, per risparmiare energia (c’era la Thatcher), decise fra l’altro di fare abbassare la temperatura dei forni dove si bruciavano le pecore morte per malattia. Da quel momento in poi, l’incinerazione delle carcasse fu solo parziale. E in particolare vennero risparmiati i frammenti d’osso in cui poteva sopravvivere l’agente patogeno che più tardi (attraverso le farine animali) dette origine alla mucca pazza.
Economia. Non tutti i manager sono delinquenti, non tutti i delinquenti sono manager. Però quando uno riesce ad essere contemporaneamente l’uno e l’altro, allora è il massimo e non lo ferma nessuno. È il caso di Michael Matie, trent’anni di reclusione per omicidio. In carcere s’è messo a giocare in Borsa via cavo ed è diventato uno dei guru emergenti di Wall Street. Adesso è milionario in dollari e lo cercano da tutto il mondo.
Europa. Ochalan: quaderni dal carcere. Sono trapelati i primi, portati fortunosamente fuori da uno dei suoi avvocati. Riflette lucidamente sul suo popolo, cita Annibale perseguitato fino alla fine dai romani. Ragiona con immenso coraggio, senza lasciarsi andare. Ma nessuno, qui in Europa, se n’è accorto. Tutti pensano invece ai ventimila miliardi di appalti turchi persi dall’industria francese per aver osato criticare la strage turca degli armeni, di quasi cent’anni fa.
Germania. Sondaggio fra i giovani: ci sono troppi stranieri, in Germania? Il quaranta per cento pensa proprio di sì. Ancora sondaggio fra i giovani: ma insomma, qualche cosa di buono quell’Hitler l’ha fatto? In Prussia e Brandeburgo, la metà dei ragazzi risponde: ja!
L’ultimo americano. Una nave giapponese è stata attaccata e affondata da un sommergibile americano improvvisamente emerso sulla rotta Tokio-Pearl Harbour, al largo delle Hawaii, dov’era in appostamento da un periodo imprecisato. Un’emittente della Guardia Costiera, inseritasi sulla lunghezza d’onda del sottomarino, ha informato concitatamente il comandante che la guerra era già finita da un pezzo, e che adesso coi giapponesi siamo in pace. “In pace coi giapponesi? Non ci credo – ha ribattuto il comandante Wayne – Questa è un’altra trappola di voi maledetti musi gialli”. E ha preteso che al microfono venisse il presidente Roosevelt personalmente. “Lo voglio proprio sentire da lui, che abbiamo fatto la pace. Come? È morto, dite voialtri? Ah, ah, maledetti musi gialli. Lo sapevo che volevate fregarmi. Ci rivedremo presto!”. E si è immerso.
Russia. Arrestati due docenti dell’università di Novomoskovsk per avere preteso del denaro dagli studenti in cambio di voti sul libretto. I due si credevano evidentemente di essere in qualche ricca università dell’Occidente, per esempio a Messina.
Inghilterra. Lo spot per il nuovo panino McDonald (segnalano Giancarlo e Michela) è basato su un gruppo di allegri muratori italiani impegnati ad addentare l’appetitoso prodotto sulle note di Bandiera rossa e Bella ciao. Il panino, per la cronaca, contiene mozzarella e pomodoro.
America. Il dottor Stuart Meloy, collaudando su una paziente un suo apparecchio elettrico contro il mal di schiena, si è accorto che, collocando l’elettrodo numero uno a una certa angolazione rispetto all’elettrodo numero due, la signora veniva colta da consecutivi, intensissimi, goduriosi e irrefrenabili orgasmi in rapida successione. L’apparecchio non verrà comunque esportato in Italia.
Cronaca. Trento. Il giudice nega il patteggiamento a causa delle “pessime condizioni economiche” dell’imputato che, a suo parere, non sarà mai in grado di pagare una multa. L’imputato è una donna sulla trentina – davvero povera – di Bassano. Il reato è il furto di tre slip in un grande magazzino. L’avvocato (d’ufficio) ha cercato di patteggiare una multa invece della reclusione ma, come abbiamo visto, non c’è riuscito. Adesso il processo andrà regolarmente avanti in tribunale.
Cronaca. Roma. È andata in frantumi (distrutta con uno sghignazzo da una delle tante automobili a caccia di pedoni nella zona) la storica pedana da cui il pizzardone Alberto Sordi regolava il traffico a piazza Venezia.
Cronaca. Milano. Il solito ragazzino aggredito a botte dalle parti del Duomo da un gruppo di coetanei che dopo avergli rotto il naso gli hanno tolto le Nike e il giubbotto e sono fuggiti. Indagini in corso, commenti degli psicologi, ecc.
Cronaca. Gela. Sono senz’altro passati al partito di Andreotti e D’Antoni (che in Sicilia, alle amministrative parziali, è andato molto forte) sei consiglieri comunali dei Democratici di sinistra.
Cronaca. Como. Fermato dai vigili e successivamente condannato a una multa di centomila lire un tredicenne sorpreso a far pipì contro la facciata posteriore della chiesa di Turate. Il ragazzo si è giustificato dicendo che aveva molta fretta. La direzione della Lega sta studiando un decreto che estenda le categorie per cui vige il divieto di avvicinarsi a meno di metri quindici dalle chiese (finora solo atei, extracomunitari ed ebrei).
Cronaca. “Io ce vedo de notte, sò come un gatto, io!”. Due pregiudicati sulla sessantina (“Toti er Gatto” e un suo seguace) si sono introdotti attraverso un cunicolo, nel buio più assoluto, nel caveau di una gioielleria in via Barberini. A quel punto hanno acceso la torcia elettrica e si sono trovati davanti otto carabinieri, avvertiti da una soffiata.
Cronaca. Bracciano. Nove donne ucraine sulla quarantina liberate dai carabinieri dalla casa di campagna dov’erano rinchiuse ogni notte dal loro padrone, un pregiudicato siciliano. La porta si apriva solo la mattina all’alba, quando le donne venivano mandate dal padrone a fare le cameriere (i soldi li prendeva lui) in varie famiglie ricche romane.
Cronaca. Bergamo. Non destano preoccupazioni le condizioni del bambino di colore, adottato da piccolo da una famiglia del bergamasco, che da alcuni mesi rifiuta il cibo e non esce più di casa perchè “sono troppo scuro” e passa le giornate immerso nella vasca coi detersivi perchè “voglio diventare bianco anch’io”.
Cronaca. Catania. “Ora di chiudere!”. Svegliato all’improvviso dal padrone del pub dove s’era – dopo parecchie birre – addormentato, il pregiudicato Luigi Artino di quarantun anni s’è scosso, s’è alzato, ha guardato le bottiglie vuote sul tavolino, ha afferrato il barista e l’ha preso a cazzotti. Infine, ha dato fuoco al pub.
Cronaca. Roma. Proteste degli abitanti, e anche mie: il bus trecentoundici, per ordini superiori, ora salta la fermata di via Carlo Marx.
Lettere alla Padania. “In una recente trasmissione di Porta a Porta, Bossi disse che in Italia ci sono milioni di immigrati. E questa è la verità! Qualche anno fa, in un articolo pubblicato da La Padania si leggeva cge gli immigrati presenti in Italia erano non meno di 5 cinque milioni. Attualmente potrebbero essere anche 8 o 10 milioni, forse di più. Infatti se ne vedono dovunque. Per questo desidererei che l’on. Bossi, nel corso del comizio a Verona, gridasse che gli immigrati potrebbero già essere una decina di milioni!. Prof.ssa R.F., Verona”.
Savoia. “Prima di farli rientrare in Italia, lasciate che almeno se ne vadano quelli della mia generazione. Non c’è molto da aspettare. Fra poco compirò novantun anni e forse ho vissuto troppo a lungo. Ma non potete aspettarvi che noi diciamo sì al ritorno in Italia di una famiglia che ha offeso e ferito la nazione e che è corresponsabile della morte di tante persone che ci sono state care” (Sandro Galante Garrone).
San Valentino
Tu non ricordi più come dolcemente arrossivi
Di fronte ad una rosa, in un mattino di questi,
Fra due banchi di scuola e come sorridevano
Timidamente gli occhi quindicenni
E fuori nella strada ci chiamavano
Le primavere a venire e l’allegria