Un americano a Roma.
“Alberto, scendiiii! La protesta l’hai fatta, qua ci sono i giornalisti, c’è la televisione… Ma ora scendi…”. “Banditi! Ce lo dovrete scrivere, che ssò tutti banditiiii!…”. “Va bene, ma scendi! È da stamattina alle dieci che sei là in cima al Colosseo!”. “Io da qua nun me movo! Assassini! Tutti ar gabbio, li voglio! Quinnici mijoni! Vojo parlà con Dipietro! Vojo parlà con Pertini!”.
“Giornale radio. Prosegue la drammatica protesta del giovane che stamattina s’è arrampicato in cima al Colosseo e non intende scendere se prima non ha ottenuto un colloquio col senatore Di Pietro e con altri esponenti di sua fiducia a merito di una truffa che sosterrebbe di aver subito. Dalle prime notizie sembrerebbe che alla radice delle escandescenze ci sarebbe una perdita di denaro, quindici milioni circa, che il giovane avrebbe investito in titoli della new economy basandosi sulle analisi di alcuni noti giornalisti economici…”
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Gli amici di Alberto S., diplomato all’Istituto Tecnico per Geometri di Viterbo e principale esperto di new economy del bar Sport di Garbatella, lo descrivono con un ragazzo “strano”. “Romanista non era. Laziale nemmeno. Lu stava a ffà er tifo per stà squadra strana… a Giggè, come se chiamava quella cosa che diceva sempre l’Arberto?”. “Er Nasdacche!”. “Ecco, er Nasdac! Lui diceva che in America ormai vanno avanti solo cò quello!”. “La corpa è di quei giornalacci che se stava a suppà, povero fijo! Er Milanoffinanza, er Ventiquattrore… Ci leggeva li numeri, e subbito se li giocava”. “Armeno ‘na piotta ar gorno… Alla fine, quarche quindici testoni”. “Tutto quello che aveva, poveretto…”.
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“Ma che te frega se la Lazio pareggia o fa buca? Ancora stai dappresso alla schedina come tù nonno, ancora er tredici aspetti? Ma anvedi questo: ner dumila, te stai a legge la gazzetta de lo sport come ai tempi de papa Pio… Tsè! Mò ve faccio vedè io come se diventa miliardari, altro che schedina! A buriniii!”.
Benetton senza Toscani. Quattro fighetti sorridenti e senza pensieri, su un manifesto grande come una piazza. Due sono bianchi e due (moderatamente) neri.
Ateismo. Il Dio Po non esiste, era solo una battuta, ha detto Brenno a Famiglia Cristiana. Per una miscredenza così, la tradizione dei Celti prevedeva l’abbustolimento dentro un cavallo di vimini.
Dusserdolf. Catturata da un gruppo di nazisti e marchiata con una svastica sul braccio una ragazzina coreana, di quindici anni.
Kabul. Il cardinale Biffi propone l’ora di religiione (cattolica) obbligatoria per tutti gli immigrati mussulmani, o almeno per i loro figli.
Pasoliniana. Roma. Un giovane di diciannove anni ha picchiato e malmenato, l’altra notte in via Oppio, un lavoratore bengalese che se nen tornava a casa. “Dammi i soldi, negro!”. L’uomo aveva poche migliaia di lire e gliele ha date.Una pattuglia di ronda è intervenuta poco dopo.
Cronaca. Roma. Audace colpo dei soliti ignoti. svuotata la cassaforte nella suite del principe Abdul Aziz Bin salman Al Said, viceministro del petrolio dell’Arabia Saudita, al Grand Hotel St Regis. Bottino di valore imprecisato.
Riflettere. “Ma che strano, evidentemente devono vivere davvero un momento di grazia tutti gli operai italiani. Per le strade delle nostre città non si sentono più gli slogan contro i padroni, neppure contro la Confindustia, nemica giurata della triplice sindacale. Da sette anni non è stato più proclamato nessuno sciopero generale; probabilmente gli stipendi attuali soddisfano pienamente i lavoratori… Sì, la loro bustapaga gli permette di soddisfare ampiamente le esigenze dei bilanci familiari, visto che sono aumentati considerevolmente in rapporto al costo della vita. O no?
Devo ammettere che mi mancano quelle manifestazioni che dipingevano le strade di rosso. Quei cortei di sindacalisti e “intellettuali”. Bastava solo l’annuncio di una cassa integrazione per scatenare tutto questo. Ora invece tutto è tranquillo. Non importa se dagli ultimi dati Istat si scopre che la grande industria ha lienziato circa 18mila dipendenti; se il calo della disoccupazione è dovuto in gran parte a occupazione a tempo determinato o alla presa d’atto che se non ci si crea una sorta di lavoro autonomo l’alternativa è passare le giornate al bar…”.
Questa lettera è presa dalla Padania, ma sarebbe bene che ne facessimo un poster e ce lo attaccassimo di fronte alla scrivania. Nel giro d’una decina d’anni e con una serie di perfette tecniche “leniniste”, l’autore (i milioni di autori) di questa lettera sono stati abilmente portati a credere che, per difendere i lavoratori dai “padroni”, bisogna mandare al più presto al governo il partito della Confindustria. Questo lo pagheremo tutti. E continueremo a pagarlo finchè non scenderemo da cavallo e non cominceremo a rispondere onestamente a questa lettera.
Jack wrote (veramente me l’ha scritto parecchi anni fa, quand’era appena salito la prima volta Berlusconi: ma è interessante ora proprio per questo. È un ex figicciotto, Jack, ma di mestiere si occupa di economia):
< Caro Riccardo, se prima il mondo era diviso, per dirla con una battuta, tra lavoratori e padroni, da ora in poi rischia di esserlo tra speculatori e sottoproletari. Per una serie di cause (a me) non del tutto chiare, oggi gli investimenti a lungo termine nell’industria non sono più l’asse trainante dello sviluppo e delle accumulazioni delle ricchezze individuali. (Credo che c’entri in qualche modo la Luna: mancanza di obiettivi a lungo termine/ calo delle prospettive a lungo termine/ riduzione ricerca e sviluppo/ affermarsi degli investimenti speculativi a breve ecc.). Comunque il fatto è che il sistema industriale quale lo conosciamo rischia di diventare marginale.
Si forma quindi un blocco sociale di speculatori (a partire dal finanziere arrivando al bottegaio dell’angolo passando per il costruttore abusivo) legato al suo interno da vari interessi comuni. Obiettivi: far saltare i sistemi di controllo fiscale, disinteresse completo per lo Stato (un capitalismo vecchio stampo, al contrario, aveva interesse ad una ferrovia efficiente), mancanza completa di ogni tipo di legame sociale eccetera. Discorso da approfondire, ma in un altro momento.
Pensierini sparsi: a) un capitalista vecchio stampo ha necessità di un orizzonte tranquillo per fare i suoi investimenti a lunga; uno speculatore necessita della confusione continua. b) un capitalista vecchio stampo ha bisogno di regole certe che delimitino la concorrenza; uno speculatore vive nell’assenza di regole. c) un capitalista sente la sua appartenenza ad una classe che ha comuni interessi, se non altro nel fronteggiare comuni avversari; uno speculatore è, sempre, un lupo solitario.
A questo blocco si può unire quello dei sottoproletari (disoccupati) interessati quanto gli speculatori alla fine di ogni garanzia sociale dei lavoratori occupati. Interessati ad una mobilità che espella i più vecchi e garantiti lavoratori dal processo lavorativo, e li sostituisca con loro stessi, disposti, per questo, anche a sottostare a condizioni di lavoro più precario.
Credo che questi due blocchi siano l’asse portante della nuova destra, e credo siano stati il serbatoio di Berlusconi. A tutto si può aggiungere Ambra, il Milan e le televisioni eccetera, ma credo in un secondo momento.
Conclusione: questo blocco ha un interesse oggettivo a: 1) deregolarizzare il mercato del lavoro; 2) scasinare l’apparato statale dei controlli; 3) (quindi) a indebolire il sindacato; 4) (in definitiva) a metterla in quel posto ai lavoratori dipendenti e inquadrati.
Il sindacato, come abbiamo detto ieri, si trova oggi nella condizione di poter fare opposizione seria. Penso che l’unica chance che la sinistra abbia per non essere travolta è, come abbiamo detto un milione di volte, seguire gli inglesi. 1) Sindacato unico; 2) Schieramento abbarbicato a questo.
Ieri sei stato un po’ ottimista quando hai detto che la sinistra aveva incassato la sconfitta senza mettersi a litigare. Credo che tra non molto cominceranno, e se non l’hanno ancora fatto è perchè la mazzata è stata troppo forte. (Inutile dire, p.s., che la mafia in una situazione generalmente deregolarizzata ci sguazza a meraviglia.).
In conclusione, la partita che si gioca nel futuro è una partita di sapore quasi antico, molto, molto economica (al di là di tutto). Si tratta di dar voce politica ai lavoratori dipendenti, di mettere in un calderone il dirigente industriale e l’operaio appena assunto. Si tratta di capire che sia l’uno che l’altro hanno in comune interessi molto più forti di quanto non si creda. O la sinistra fa questo (ammesso che abbia la possibilità ancora di farlo), oppure ci ritroveremo con molta tranquillità in un mondo imperiale con schiavi e sportule. >
Riepilogo I
A vent’anni credevo in molte cose
e avevo molti amici.
E quando hanno alzato le barricate
per le strade e all’università
anch’io ho aiutato a costruirle
ed ho lottato per un giorno intero
a colpi di selciato, il fazzoletto
premuto in bocca contro i lacrimogeni.
Poi sono stato dentro per un mese
ma non mi hanno fatto niente
e quando sono uscito mi hanno detto.
di comportarmi bene in avvenire.
Dopo, ho studiato, ho dato molti esami,
son diventato adulto
la macchina la casa la televisione
la gente che ti chiama ingegnere.
* * *
Io sono un uomo solido, quadrato,
eppure una volta ho fatto la rivoluzione
(molto tempo fa).