La società dei magnaccioni. Abolito il reato di falso in bilancio. Restano deplorevolmente in vigore , per una questione di tempi tecnici, il reato di truffa, di bancarotta fraudolenta, di stampa di banconote false e di gioco delle tre carte sul marciapiede. Un magistrato, D’Ambrosio, ha fatto rilevare che uno potrebbe anche pensare (visto che il presidente del Consiglio in persona “viene tolto dai guai”) che il testo di questa “riforma” sia stato preparato dagli avvocati del signor B. medesimo. “Si facesse i cazzacci suoi” gli ha risposto uno degli avvocati in questione, con malagrazia.
Temi moderni. Quand’ero ragazzo i “capitalisti” contro cui si strillava nei cortei erano ancora quelli dei tempi di Giolitti e , poi, di Mussolini: Agnelli, Pirelli e pochi altri (“Agne’-lli-Pire’-lli-ladri-gemelli”). È passato un casino di tempo, nel mondo c’e’ stato Reagan, Gorbacioff, il papa polacco, Bill Gates, Bush padre e figlio, Clinton…
In Italia, dopo tanto casino, alla fine: Agnelli, e Pirelli. Con in più Berlusconi, che se ho capito bene sarebbe una specie di aggiornamento del Comandante Lauro, un altro bel personaggio di allora. Alla fine, i tre più potenti industriali si divisero il paese. Al primo toccò l’energia, al secondo i telefoni, al terzo infine (oltre che, a tempo perso, l’Italia) la televisione. Così si arrivò al primo governo puro degl’industriali, con un banchiere – presidente della Repubblica, a far da garante e controllare che nessuno bari.
“Signorina, mi passi il 451720, per favore!”
Quarantacinque-diciassette-venti! Palermo! Ah, il prefisso? Aspetti, ora guardo sul foglio… Zero-novantuno!”. Ah, voi non potete ricordare. La Sip (quella dei telefoni) e poi l’Enel (la luce) e il maestro Manzi e Nicolò Carosio (la Rai). Per strada c’era ancora qualche maceria di palazzo bombardato, tempo di guerra, ma il paese cresceva. Noi cittadini italiani, a quell’epoca, eravamo proprietari della nostra società dei telefoni, della nostra televisione, della nostra luce. Non eravamo molto bravi nello scegliere a chi farle dirigere, alle volte. Però erano nostre. Adesso, sono diventate tutte dei padroni. Fossero padroni nuovi: ma sono sempre quelli. (Vi ricordate la propaganda all’inizio delle privatizzazioni? L’azionariato pubblico, i milioni di azionisti-risparmiatori… Balle.)
Genova. La cosa più preoccupante è l’atteggiamento della base. La base della polizia, intendo. Sono molto incazzati coi giornali e gli ispettori, si sentono, in buona fede, vittime di chi ce l’ha con loro, non percepiscono assolutamente il fatto che è successo qualcosa di non normale. Questo, non a livello di vertice (il vertice è più marpione) ma proprio di agenti semplici e di sindacato di polizia. È un fatto preoccupantissimo. Una delle cose importanti che erano successe in Italia in questi vent’anni era la civilizzazione della polizia. La polizia, in Italia, ha sparato moltissimo nelle piazze, più che nel resto d’Europa. Ancora ai miei tempi, nel 68 ad Avola, un blocco stradale di braccianti era stato preso a fucilate (l’Italia aveva un fondo molto spagnolo, da questo punto di vista, molto franchista e molto non-europeo). Poi, tutti siamo cresciuti. Noi compagni abbiamo imparato che quelli che lavorano per lo Stato (carabinieri, magistrati…) non sono necessariamente degli sbirri stronzi, ed anzi sempre più spesso ce li siamo trovati accanto contro i mafiosi. Borsellino, Falcone, il capitano Ultimo, sono eroi nostri come Pertini o Che Guevara. I poliziotti, dall’altro lato, sempre più spesso si sono sentiti soldati al servizio delle persone, non più (Coi Baffi, Senza Baffi: li ricordate) sorveglianti pagati per fare stare tutti zitti e buoni.
Questa evoluzione, da una parte e dall’altra, si è verificato in modo maturo e completo fra i magistrati (una volta il magistrato modello era Vitalone; ora è Gherardo Colombo); in modo abbastanza consistente (anche se poco leggibile all’esterno) fra gli ufficiali dei carabinieri e della finanza; e in maniera diffusa (di più fra i professionisti, di meno fra i complementi) nella polizia. Di quest’ultima, personalmente, ho un ricordo molto particolare. Ero a Palermo, e conoscevo un sacco di gente alla squadra Mobile, quando i poliziotti palermitani, contemporaneamente, lottavano contro la mafia e per i loro diritti sindacali; diversi volantini del Siulp, a quei tempi, li ho scritti anch’io. Ora, che c’è un governo di destra che massacra i ragazzi e poi vuole detto anche bravo, niente di strano; passerà anche questo. La novità, invece, quella che mi fa paura, è che la base della polizia s’imbarbarisce; almeno a giudicare da Genova. Stavolta non è la barbarie pasoliniana delle uniformi di panno, dei figli dei contadini; è la barbarie tutta moderna e “dal basso” di chi, esercitando una funzione, ritiene in assoluta buona fede che questa non abbia limiti, e che chiunque parli di limiti remi contro. È una barbarie, e credo di avere il dovere di dirlo in nome di quei volantini del Siulp e di quegli amici poliziotti. Non ammetto che quello che ha preso a calci in testa un ragazzino per terra debba essere chiamato carabiniere o poliziotto come il capitano Ultimo o Carmine Mancuso. Non ammetto neanche che le stronzate di ora ci facciano dimenticare , a noi compagni, intendo, che carabiniere e poliziotto, a partire da Palermo, sono parole nostre come studente o ferroviere.
A Genova, la gente che apriva le case per farci rifugiare i ragazzi. Peccato che non l’abbia visto “GioBatta Canepa, “Marzo”. (“Marzo” era il suo nome nel luglio 60, e prima ancora nel quarantatrè).
Ministro lei? Ma mi facci il piacere. Ministro era Giorgio Napolitano, con quel doppiopetto impassibile da prefettura giolittiana, oppure il vecchio Ugo La Malfa, che quando lanciava l’allarme sui conti pubblici lui la gente si chiudeva in casa per una settimana a farsi l’esame di coscienza e a digiunare. Altro che coso, Scaloja, e quell’altro coso Tremmonti. (E il coso in capo? Boh. Poraccio. Vuo’ ffa’ bella figura ma non è cosa sua, sto’ mestiere, semplicemente).
Dibattito sulle pensioni. Ammonterebbe a trenta miliardi l’indennità’ di buonuscita di Roberto Colaninno, amministratore delegato uscente della Telcom.
Dibattito sul lavoro. Secondo un’inchiesta di Gente-Money, il 27 per cento degli impiegati affronta le vacanze con un senso di preoccupazione, e il 13 per cento di vera e propria ansia, per il timore di non ritrovare più il proprio posto di lavoro al ritorno dalle ferie.
Dibattito sulla salute. L’otto per cento delle persone che s’indebitano con gli usurai lo fa, secondo un’indagine promossa dal Centro diritti dei cittadini a Roma , per la necessità di trovare le somme necessarie a curare gravi malattie che non vengono coperte, o lo sono con tempi troppo lunghi, dal servizio sanitario nazionale. Il fenomeno riguarderebbe in maniera particolare i pazienti delle cliniche oncologiche private, e fra questi soprattutto i pensionati. Un al trentadue per cento di malati contrae, per le medesime ragioni, prestiti con le banche ad alto tasso d’interesse.
Dibattito sulla nazione. Nel prossimo futuro, annuncia il ministro della Difesa, i piloti dell’Aeronautica militare verranno assunti con contratto (privatistico) individuale, al di fuori della normale amministrazione delle forze armate. Dopo la privatizzazione dell’aviazione, è allo studio quella della marina (l’incrociatore Garibaldi, già “prenotato” dalla Telecom, verrà ridipinto in blu e rosso e apparirà in uno spot ambientato nell’Egeo) e di alcuni corpi dell’esercito: quello degli alpini, secondo indiscrezioni, verrebbe sponsorizzato dal gruppo Caltagirone (slogan sulle divise: “Io marcio con Acqua Marcia”).
Dibattito sui Grandi Sistemi. Ruffolo, su Repubblica, afferma che “né la democrazia può fare a meno del mercato, né viceversa”. E la Cina, professore? (E la Germania di Hitler, e Mussolini, e il Cile? E limitiamoci a quelli, che fare esempi più attuali forse porta male).
Italia. Sono circa quarantamila gli animali (cani e gatti) abbandonati per strada, solo nel primo mese dell’estate, dai padroni che non vogliono portarseli dietro in vacanza. Secondo gli animalisti, il numero degli animali abbandonati progredisce geometricamente con l’inoltrarsi della stagione, e alla fine dell’estate si prevede saranno non meno di trecentomila. Di questi, statisticamente, dovrebbero sopravviverne circa settantamila.
Vittime. Della sinistra: il sottosegretario Taormina. Gli hanno fatto casino perché difendeva il boss del contrabbando pugliese e telefonava alle guardie per sapere come stava il suo cliente, poi in Sicilia perché difendeva un boss mafioso che il questore voleva mandare al confino, e infine perché, essendo sottosegretario agl’interni, voleva difendere in tribunale il capo dei celerini finito sott’inchiesta per gravi reati a Genova. Alla fine: “Ma insomma, è sbottato, Qua se continua così finisce che m’incazzo e me ne vado”.
Pianeta. Sono circa trecentomila (di cui quasi duecentocinquantamila negli ultimi tre mesi) i posti di lavoro perduti quest’anno, fra Europa e America, nel settore delle telecomunicazioni. Secondo il Financial Times la crisi è in gran parte correlata alla poca fiducia degli investitori nell’annunciata ripresa dell’economia americana.
Il mondo salvato “dai” ragazzini. Inghilterra. Giro di vite contro gli adolescenti: disposto dal governo il coprifuoco, dalle nove di sera alle sei del mattino, per i ragazzi sotto i sedici anni. Il provvedimento, che da oggi in poi è applicabile a discrezione della polizia, ha lo scopo non tanto di tutelare i ragazzini dai possibili brutti incontri con nottambuli notturni, quanto di tutelare i nottambuli dall’incontro con le bande di ragazzini che rappresentano, secondo i governo di Sua Maestà, uno dei principali rischi per gli onesti, e meno onesti, cittadini che percorrono Londra by night. Il coprifuoco per gli adolescenti vigeva già da tempo nella maggior parte delle grandi città degli Stati Uniti. In Europa è stato adottato all’inizio dell’estate nelle località turistiche della Cote-d’Azur, in Francia, ed è allo studio in numerosi altri centri. Minacciati o minacciatori che siano, è indubbio che il rapporto fra gli adolescenti e il mondo che li circonda è ormai, nelle grandi città del Duemila, un rapporto ostile. In altri tempi, questo avrebbe sollevato dei dubbi; i politici più responsabili avrebbero cercato delle misure per rimuovere, almeno in parte, le cause di questa extraterritorialità. Oggigiorno, si preferisce picchiare.
È tuttora estremamente attivo, in Inghilterra, il dibattito sulla fustigazione degli adolescenti, da sempre radicate nelle tradizioni “educative” (ed anche, a suo modo, erotiche) di quel paese. Le tradizioni britanniche nel campo dell’ordine pubblico, d’altra parte, sono spesso quanto di meno “inglese” si possa immaginare. La deportazione per vagabondaggio, inflitta per puro sospetto ai soggetti poveri senza che avessero commesso alcun reato, vigeva fino a tutto l’Ottocento ed è all’origine del popolamento di grandi paesi come l’Australia.
Cronaca. Roma. Scassinata nella notte l’automobile del principe AlibrahimBandar el-Saudi, in vacanza a Roma con le sue cinque mogli. I ladri hanno aperto la Mercedes parcheggiata in via Santo Domingo, sottraendo cellulari e macchine fotografiche.
Cronaca. Frosinone. Due cacciatori denunciati per aver catturato circa trecento cardellini, che contavano di rivendere , come richiami per la caccia , ad altri cacciatori.
“Quante volte, figliolo?”. Per usare il nuovo sistema operativo Microsoft, Windows XP, gli acquirenti dovranno prima di tutto collegarsi via internet al sito della Microsoft: dopo alcuni passaggi riceveranno la password di sblocco e potranno finalmente cominciare a utilizzare il sistema che hanno acquistato. Questo meccanismo, adottato da Microsoft ormai da qualche tempo, serve a Bill Gates per essere veramente sicuro di avere a che fare con un utente pagante e non con un pirata. Nel caso di Windows XP però c’è una novità: l’utente, per regolare che sia, può utilizzarlo solo per un numero limitato di volte.
Passato questo numero, la password non arriva più e bisogna comprare una nuova versione del programma. Ma qual è questo numero? Ecco, questo proprio Microsoft non lo dice; fino a questo momento infatti non è stato reso noto il numero massimo di installazioni consentite, che non compare nemmeno nel contratto d’uso (il famoso “I agree”) che ti fanno cliccare all’inizio della procedura.
Potrebbero essere cinque, potrebbero essere cento: lo saprai solo al momento in cui ti comparirà il diniego d’accesso. È un bel problema, anche perché stavolta la reinstallazione del sistema non è affatto un capriccio dell’utente o un’emergenza che può capitare una volta tanto. L’installazione di Windows XP (come per i sistemi Unix) è infatti legata alla specifica configurazione che uno possiede in quel momento. Se la configurazione cambia (ad esempio, con un upgrade del processore) XP non funziona più e va reinstallato daccapo. E qui, vedi sopra.
Arabian Nights. Ricordate Prince of Persia? Era una delle prime adventures più o meno graficizzate (Lara Croft era ancora lontana anni luce) e sostanzialmente consisteva in un dungeon che il protagonista doveva attraversare su su fino al ventesimo livello: giunto al quale, dopo avere ammazzato una quantità industriale di cattivi con scimitarra, poteva finalmente liberare l’amata principessa dal palazzo del malvagio visir che voleva, il vilain, annetterla d’autorità’ al proprio harem.
Bene, più o meno sulla stessa lunghezza d’onda ma con un corredo assolutamente incredibile di animazioni, effetti grafici, fuochi d’artificio, pinzillacchere e tricchetracche, è uscito Arabian Nights, un’adventure stile Sheherazade a mio parere molto superiore alle croffetterie di moda. Le figlie del sultano, per legge inderogabile vigente nel regno, ora che fanno vent’anni si debbono trovare un marito. Purtroppo, proprio al momento clou, zacchete! dove sono le principesse? Sparite nel nulla. E qui, ecco che arrivi tu: ti chiami, naturalmente, Alì e sei un tizio alla Errol Flynn, pero’ col turbante, dotato di straordinarie abilità acrobatiche e spadaccine. E giù magie, incantesimi, duelli alla scimitarra, cammelli; e colpi di scena a non finire…
Alla fine, se hai smanettato abilmente e sei vivo e pimpante alla fine dei livelli, ritrovi le principesse; e puoi naturalmente impalmarne una. Oppure (previa giustificata conversione), ma sì, tutt’e cinque! E vissero felici e contenti, a parte le (cinque) suocere e i moniti del cardinale che, da Bologna, il fatto che tu viva con delle mussulmanine (e fosse una sola: ma cinque!) proprio non riesce a mandarlo giù. (Ah: il titolo è ripreso pari pari da una raccolta di novelle erotiche arabe e persiane che un molto benemerito ricercatore inglese, dopo averci lavorato una vita, riuscì a mettere insieme verso la fine dell’Ottocento. Purtroppo, alla sua morte, la moglie, bigotta, le esaminò attentamente e, su consiglio del parroco, dette alle fiamme tutte le più arrapanti).
Cina. Sulla stampa di Hong Hong viene segnalata una sempre più vasta diffusione di casi di eutanasia “di necessità”: vi ricorrerebbero numerosi cittadini anziani e poveri che non hanno i mezzi per sottoporsi a cure mediche, specialmente dialisi.
Quel che succede, in realtà, è che stiamo ridefinendo il concetto di essere umano. Chi consuma è umano. Chi non consuma no.
La volpe sa tante cose, ma il riccio ne sa una grossa” (Ben Franklin)
Parole perdute. “Ragionevole”.
Il partito di Falcone e dei ragazzini
“Il partito di Falcone e dei ragazzini” non aveva un comitato centrale o uno stemma, ma in realta’ era l’unico partito esistente in Sicilia, oltre alla mafia. Il rumore di fondo, in quegli anni, era costituito dalle dichiarazioni dei sindaci che escludevano l’esistenza della mafia nella loro città, dai giornali ad azionariato mafioso che invocavano silenzio, dalla brava gente che lavorava chiassosamente
all’autodistruzione della sinistra, e dai colpi di pistola. Furono i ragazzini di Palermo a scendere in campo per primi. Il liceo Meli, l’Einstein, il Galilei, poi via via tutti gli altri. Si passava sotto il Palazzo di Giustizia e il corteo,che fino a quel momento aveva gridato a voce altissima i Nomi, faceva improvvisamente silenzio. Là dentro lavoravano i nostri magistrati. Falcone, Borsellino, Di Lello, Ayala, Agata Consoli, Conte: metà del Partito erano loro. L’altra metà, i liceali. A Catania, fra il 1984 e il 1986, furono almeno trecento i ragazzi che in una maniera o nell’altra parteciparono, da militanti, alle iniziative dei Siciliani Giovani: furono i primi a gridare in piazza i nomi dei Cavalieri e a lavorare quotidianamente – il volantino, il centro sociale, l’assemblea – per strappargli dagli artigli la città. A Gela, a Niscemi, a Castellammare del Golfo, nei paesini dove i padroni hanno la dittatura militare, essi vennero fuori e lottarono, paese per paese e città per città. “La Sicilia non è mafiosa – affermavano orgogliosamente – La Sicilia è militarmente occupata dalla mafia”. La Sicilia, dove ancora nel 1969 un ragazzo fu fatto uccidere dal padre – boss mafioso – perché era iscritto alla Fgci. La Sicilia che ha combattuto, che non s’è arresa mai. Ha combattuto, ed ha fatto politica, ha ragionato. La politica come partecipazione, come trasversalità, come società civile nasce nelle lotte palermitane e catanesi di quegli anni: oggi è common sense dappertutto. La fine del vecchio ceto politico, di tutta la vecchia storia, fu intuita per la prima volta qui. Non è un caso se il movimento studentesco, ai tempi della Pantera, era ripartito da Palermo. Non è un caso se Palermo in quegli anni è stata l’unica città ad avere un’opposizione di massa, e vincente.
Dall’83 al 93 in Sicilia è vissuto, con alti e bassi ma con una sostanziale continuità, un vero e proprio movimento di liberazione. Contro la mafia, ma anche contro tutto ciò che essa porta con sé, contro le sue radici… Questo movimento avrebbe potuto essere esattamente l’anello che mancava alla sinistra italiana, il punto di partenza per ricostruire tutto. Invece, è rimasto solo. Avrebbe potuto essere, se la sinistra ufficiale l’avesse voluto, la nuova classe dirigente del paese. Davide Camarrone del liceo Meli, Antonio Cimino di Corso Calatafimi, Fabio Passiglia, Nuccio Fazio, Vito Mercadante, Angela Lo Canto, Carmelo Ferrarotto di Siciliani Giovani, Nando Calaciura, Tano Abela, il professor D’Urso: avete mai letto questi nomi sui giornali? Benissimo. Infatti, neanche i nomi dei primi socialisti uscivano sui giornali, cent’anni fa.
Da Taranto. <Il 28 luglio, durante la manifestazione tenuta dai collettivi antagonisti tarantini, dal COBAS e dallo Slai Cobas per ricordare i gravissimi episodi di violenza di Genova e gli arresti dei 7 compagni e compagne avvenuti nel campeggio “re di puglia”, manifestazione di comunicazione e sensibilizzazione con i cittadini, il servizio d’ordine dei compagni ha dapprima seguito, controllato, e poi fermato un elemento sospetto con zainetto a tracolla che si aggirava nel corteo. I compagni che lo hanno avvicinato gli hanno chiesto di mostrare il contenuto della borsa ripetutamente, ma questo dopo essersi a più riprese qualificato come carabiniere si è messo a correre, cercando di fuggire. È scattato l’inseguimento fino ad un ristorante del lungomare (paradossalmente il ristorante si chiama “L’assassino”), dove questo tizio si è rifugiato. Uno dei compagni del servizio d’ordine, è entrato nel ristorante e il tipo ha tirato fuori la pistola ed ha minacciato il compagno puntandogli la pistola in faccia. Momenti di tensione all’esterno del ristorante, tra i compagni del servizio d’ordine e la digos intervenuta a proteggere questo tizio, che nel frattempo maneggiava la pistola all’interno delle cucine del locale.>
Da Roma. Kanak wrote: <Per tutta Roma manifesti di AN:”Borsellino nel suo esempio avanza la nuova Italia”. Chissà se Borsellino al posto di Fini ci si sarebbe messo a far combutta col Berlusca.>
Secondo momento
Poi gli venne in mente improvvisamente
che se fosse stato un poeta
uno di quelli veri
avrebbe potuto chiamare sul foglio bianco
Giusi Silvana Flora e qualche altra
Giusi sopra lo scoglio
Flora dagli occhi neri
Silvana di cui ricorda solo il nome
ma doveva essere bella
Basterebbe pochissimo
l'ispirazione la macchina il foglio
ed eccoti a parlare con loro
invece di questa serata idiota
basterebbe ben poco
se fosse stato un poeta
Desiderò ferocemente di essere un poeta