San Libero – 88

Promemoria. Delle lettere – moltissime – che continuano ad arrivare su Genova e dintorni, le più interessanti mi sembrano queste qua.
1)
<Roberto wrote:
Ciao, ho letto quello che hai scritto e sinceramente, mi ha fatto molto schifo! Sarà perché condivido le idee di Fini oppure perché quello che hai scritto mi è sembrato leggermente di parte ma sinceramente, odio i comunisti e tutti quelli che a Genova in nome della pace e dei popoli + deboli, sventolando bandiera rossa hanno distrutto una città!
Quindi, caro compagno, se eviti di scrivere certe schifezze fai un piacere a me e a tutti quelli che la pensano come me! Tute bianche o nere, sono tutti uguali, non hanno presto abbastanza botte e il primo è il signor Agnoletto!
Certo, capisco che sia un discorso lungo e difficile da trattare in una semplice e-mail e soprattutto con il primo pirla (io!) che scrive comunque, quello che ho letto in questa pagina mi ha fatto schifo e ci tenevo a fartelo sapere!>
2) erre19 wrote:

Sicuramente molti manifestanti avrebbero abbassato la cresta invece di appoggiare quegli anarchici del cazzo. Siete la vergogna dell’Italia, per fortuna siete solo una piccola minoranza. Le vostre magliette (voi G8 noi 6.000.000.000) fanno ridere, ma chi credete di rappresentare? P.S. Smetti di parlare di fascisti in senso dispregiativo: rileggiti un po’ di storia (ma non sui libri di testo adottati dalla stragrande maggioranza dei professori militanti della nostra scuola), con un po’ di obiettività e di intelligente applicazione potrai anche tu avvicinarti alla verità.>
* * * Non le pubblico per metterne alla berlina gli autori – sono, mi sembra, dei ragazzi e dunque lavoro anche per loro – ma perché esprimono con semplicità e chiarezza il punto di vista di una parte della popolazione. E’ un punto di vista che negli anni sessanta e settanta semplicemente non esisteva: la gente di destra allora aveva idee di destra ma, salvo eccezioni “estremiste”, di idee si trattava e non di pogrom.
Il pogrom, tuttavia, era il common sense di una parte della popolazione europea non moltissimi anni fa; diciamo, verso i primi del Novecento. In intere nazioni (Russia, Polonia, parte della Germania, paesi balcanici, Spagna) sostituiva il dibattito politico, che infatti venne dopo (inglobando, in alcuni casi, il pogrom: ma questo è un altro discorso).
Tutto questo per dire che un antropologo potrebbe essere molto interessato al linguaggio del dibattito sull’ordine pubblico di queste settimane. Nei palazzi, se ne coglie solo qualche punta di iceberg (Taormina, Bossi) ma nei bar e nei “signora mia” si sentono espressioni molto più esplicite e coerenti.
Il fatto è che da circa vent’anni il paese è vissuto in condizioni di sistematica deculturizzazione e depoliticizzazione. Una parte della popolazione è quindi regredita a condizioni pre-democratiche: della vita pubblica percepisce l’elemento del consenso, ma non quello dello schieramento. Per noi che siamo cresciuti in una democrazia, è spontaneo considerarla come un elemento naturale del mondo; ma i ragazzi che hanno scritto quelle due lettere sono cresciuti in mondo particolare, da Craxi in poi.
Questo, naturalmente, è solo un promemoria per tutti noi.


Un altro promemoria potrebbe essere questo:
“La verità è che in Europa è stata allevata una povera generazione di giovani, di degradati ai quali è stato dato a intendere esattamente ciò che i loro padri dei vari centrosinistra europei hanno insegnato perfidamente in questi anni”.
E’ il Giornale di Paolo Berlusconi che sintetizza le cause profonde di Genova, dal suo punto di vista. Il pensiero, rileggendolo, va al padre di Carlo Giuliani: loro lo vedono così.


Nel comitato per la sicurezza, su sette membri ben tre su sette (Bianco, Finocchiaro e Sudano) sono catanesi. E’ vent’anni che mi chiedo perché mai Catania sia sempre così importante quando si parla di sicurezza e di servizi segreti. E’ catanese anche il nuovo capo di gabinetto del ministero dell’Interno, Roberto Sorge.


Morale della favola. La Pirelli di Tronchetti Provera, che poche settimane fa ha conquistato (con la benevolenza del governo) il controllo di Telecom, quasi contemporaneamente ha acquisito anche (per circa quattrocento miliardi) un’altra importante società italiana: è l’immobiliare Edilnord, di proprietà di un imprenditore che si chiama Silvio Berlusconi. Nella storia di Berlusconi, Edilnord equivale al primo cent di zio Paperone: è la società con cui, quando faceva il palazzinaro, ha costruito Milano 2 e Milano 3.
Questa storia, ovviamente, è successa d’agosto.


Giustizia. A causa di una svista, non verrà arrestato Francesco Cardella, truffatore socialista che fregava allo stato i soldi destinati alla comunità Saman e li investiva in yacht, Bentley e altra mercanzia.
Un tribunale di Trapani si è infatto dimenticato di esaminare la richiesta di arresto avanzata dalla Procura.
Cardella, secondo alcuni inquirenti e anche secondo diversi compagni, potrebbe sapere qualcosa sui moventi dell’omicidio di Mauro Rostagno, il dirigente di Lotta Continua assassinato per il suo impegno contro la mafia nel trapanese.


Felicità. Un adolescente su tre, secondo un’inchiesta dell’associazione di volontariato Help me, ha il primo rapporto sessuale con una persona prostituita, uomo o donna. Alla radice di questo comportamento ci sarebbe, secondo gli psicologi di Help me, la paura dei sedicenni di far brutta figura con le coetanee nella prima scopata della propria vita.


Soldi. Il sette per cento dei crack bancari negli Stati Uniti riguardano ragazzi sotto i venticinque anni. Fra gli studenti dei college il debito medio sulla propria carta di credito è di circa sei milioni di lire. Un ragazzo su cinque ottiene la prima carta di credito mentre frequenta ancora le medie superiori.


Intellettuali. Uno è Oscar Lafontaine, che portò alla vittoria i socialdemocratici tedeschi un paio d’anni fa, fu ministro delle finanze e poi si dimise per protesta. L’altro è quel signore con la pipa che gli indios conoscono come Marcos. In comune hanno di avere aderito tutt’e due, in questi giorni, a una delle principali associazioni antiglobalizzazione, Attac.


La molecola e il tirannosauro. Riprende, dopo la breve pausa estiva, la guerra dei processori fra Intel e Amd. Quest’ultima, che è la sfidante, annuncia un chip da un Ghz e mezzo, l’Athlon; la vecchia Intel vede e rilancia con una terrificante nuova versione di Pentium 4, che dovrebbe sfondare il muro dei due GigaHertz. E non è tutto: per l’estate 2002 – un anno di questi tempi – dovrebbe essere in circolazione per il pianeta un Tyrannochip con due Ghz e mezzo di clock…
Che vuol dire tutto questo per noi che il computer lo usiamo? Praticamente, ben poco di concreto. Però all’utente inesperto fanno grande impressione le cifre della “velocità”: lui è convinto che sia come per le automobili, e non ha il minimo sospetto dell’esistenza di faccende come bus, architettura e compagnia bella.
Comunque. Il fatto nuovo è che, chiunque vinca questa gara (commerciale) adesso, il piatto potrebbe finire in mano – in un futuro non troppo remoto – a un terzo incomodo, e precisamente alla Hewlett-Packard. Perché? Perché è l’unica ad aver preso molto sul serio l’idea di un approccio non-fisico alle funzioni del processore, e di aver investito adeguatamente sull’idea del processore “biologico” di cui si parla ormai da qualche anno.
La parola “biologico”, in questo caso, non ha nulla a che vedere con pecore matte, cloni del dottor Moreau e roba del genere. Significa semplicemente far viaggiare dei dati direttamente su catene molecolari, invisibili all’occhio umano (e anche a molti strumenti non abbastanza sofisticati) ma abbastanza prevedibili sul piano delle caratteristiche tecniche, a partire dalla capacità di veicolare impulsi elettrici quantificabili.
Non è una novità sul piano teorico, dicevamo; e anche altri centri di ricerca (soprattutto il Motorola) sono da tempo impegnati in sperimentazioni su questo campo. Però HP è l’unica ad essere riuscita ad andare oltre la fase dei centri di ricerca e a passare alla sperimentazione operativa. In particolare, ha brevettato una procedura che le consentirebbe di connettere chip “fisici” e “biologici” nel quadro di un percorso di elaborazione reale.
Quanto sarà grande un microprocessore basato su questo sistema? Non ha più importanza: sarà sempre abbastanza piccolo – poiché le sue dimensioni si misureranno in termini di distanze molecolari, non più neanche di micron – da poter essere implementato dovunque. Quanto costerà? Beh, pensate che una parte almeno di esso – quella “biologica” – sarà sviluppato biblicamente come catena molecolare… E (soprattutto): quando?
Secondo HP, nel giro di quattro anni potremo cominciare a disporre di un processore “biologico” utilizzabile a tutti gli effetti. E in questo caso, cambierebbe davvero tutto.


Banche. Bellissima la storia della “banca a perdere” progettata da un importante istituto italiano (il Monte dei Paschi) per farvi confluire tutte le “sofferenze” delle altre banche della società. Le “sofferenze” del gruppo Monte dei Paschi – le somme, vale a dire, di cui la banca è creditrice ma che difficilmente vedrà mai – ammonterebbero a duemila e cinquecento miliardi di lire. Immagino che, nel quadro della tecnica bancaria, sia un’operazione regolare.


Supermercati. A Messina, al supermarket di via Consolare Valeria, un ragazzo si presenta alla cassa poco prima della chiusura, si tira la maglietta sul viso ed estrae un taglierino. La commessa capisce subito, tira fuori un centinaio di migliaia di lire dalla cassa e glielo dà, spaventata. Il ragazzo afferra le banconote, si volta e fa per fuggire. Poi esita, si rivolta verso la cassiera e: “Mi scusi – farfuglia – Tante scuse per la rapina”. Poi si volta di nuovo e se ne va.


“Come va?”. Rispondono cinquanta, intervistati da Carlo Gubitosa.
Icaro: “Uno schianto”.
Proserpina: “Mi sento giù”.
Prometeo: “Me rode…”.
Teseo: “Finché mi danno corda…”.
Edipo: “La mamma è contenta”.
Damocle: “Potrebbe andar peggio”.
Priapo: “Cazzi miei”.
Ulisse: “Siamo a cavallo”.
Omero: “Me la vedo nera”.
Eraclito: “Va,va…”.
Parmenide: “Non va”.
Talete: “Ho l’acqua alla gola”.
Epimenide: “Mentirei se glielo dicessi”.
Gorgia: “Mah!”.
Demostene: “Difficile a dirsi”.
Pitagora: “Tutto quadra”.
Ippocrate: “Finché c’è la salute…”.
Socrate: “Non saprei”.
Diogene: “Da cani”.
Platone: “Idealmente”.
Aristotele: “Mi sento in forma”.
Plotino: “Da Dio”.
Epicuro: “Di traverso”.
Muzio Scevola: “Se solo mi dessero una mano…”.
Attilio Regolo: “Sono in una botte di ferro”.
Fabio Massimo: “Un momento…”.
Giulio Cesare: “Sa, si vive per i figli, e poi marzo è il mio mese preferito…”.
Lucifero: “Come Dio comanda”.
Giobbe: “Non mi lamento”.
Onan: “Mi accontento”.
Mosè: “Facendo le corna…”.
Cheope: “A me basta un posticino al sole…”.
Matusalemme : “Tiro a campare”.
Lazzaro: “Mi sento rivivere”.
Giuda: “Al bacio!”.
Ponzio Pilato: “Mah, fate voi”.
San Pietro: “Mi sento un cerchio alla testa”.
Nerone: “Guardi che luce”.
Boezio: “Mi consolo…”.
Sheherazade: “In breve, ora le dico…”.
Carlo Magno: “Francamente bene”.
Dante: “Sono al settimo cielo”.
Giovanna d’Arco: “Si suda”.
San Tommaso: “Tutto sommato bene”.
Erasmo: “Bene da matti”.
Colombo: “Si tira avanti”.
Lucrezia Borgia: “Prima beve qualcosa?”.
Lorenzo dè Medici: “Magnificamente”.
Savonarola: “E’ il fumo che mi fa male”.
Orlando: “Scusi, vado di furia”.
Cyrano: “A naso, bene”.
Enrico VIII: “Io bene, è mia moglie che…”
Desdemona: “Dormo tra due guanciali…”.


Bertolt wrote:

Come di notte senza luna un ladro
si guarda indietro, casomai improvviso
gli fosse addosso un poliziotto, tale
si muove chi va in cerca di verità.
Trepidamente la ruba, la porta via
a spalle basse, stretto dalla paura
d'essere preso a vista per furto di verità.