San Libero – 89

Beh, la Sicilia torna ad essere divertente e sembra avere tutta l’intenzione di restarlo per i prossimi anni, senza più quelle storie noiose di capitani Ultimi e Borsellini Falconi che veramente avevano cominciato a scocciare (e ormai i ministri dicono in pubblico che si può benissimo convivere con la mafia) sia i palermitani che i milanesi.
Il presidente della regione, Cuffaro, ha deciso di valersi dei poteri del (fin qui negletto) vecchio statuto regionale per attribuirsi la carica di capo della polizia in Sicilia, in relazione all’ordine pubblico a partire dall’anno nuovo. Nell’isola operano già (come anche in Lombardia) diverse “polizie provinciali” con tanto di divisa, istituite per controllare il territorio montano e utilissime ai cercatori di funghi.
Nel caso della regione siciliana però (e domani lombarda, nordestese e così via) di polizia vera e propria si tratta, compresi i carabinieri. Se la dovoluscion fosse arrivata prima, responsabile dell’ordine pubblico in Sicilia sarebbe potuto essere direttamente Ciancimino.

* * *

A Catania, sempre nel quadro della devoluscion, i consiglieri provinciali decretano: “A partire dal corrente momento, non vogliamo essere più chiamati consiglieri provinciali. La provincia di Catania, terra illustre che comprende Mascalucia, Sant’Alfio, Nicolosi, Belpasso e cent’altri nobili paesi che fulgono nella storia delle lettere e delle arti (applausi) non può più essere governata da banali consiglieri. Da oggi, ci nominiamo Onorevoli, con decorrenza immediata. Onorevoli colleghi, al secondo punto dell’ordine del giorno…”.

* * *

Ai Templi, ad Agrigento, manca l’acqua: un’ora alla settimana, quando va bene, e dunque nei (pochi) servizi igienici ad uso dei turisti la scritta dice “Chiuso”. La Sovrintendenza: “Ci deve pensare il Comune”.
Il Comune, però, ha cose più serie a cui pensare. L’ex sindaco Sodano (eletto plebiscitariamente deputato nazionale)è impegnatissimo a rimettere al suo posto i giudici che, ogni tanto, sequestrano una costruzione abusiva (fra cui le sue).è giù furibonde interpellanze al governo: “Mandate immediatamente un’ispezione a questi giudici communisti e amici di legambiente che reprimono la libertà edilizia dei cittadini!”. E il governo (il governo, in Italia,è un posto dove fanno entrare anche gli Sgarbi) senza por tempo in mezzo esegue e manda. E il giudice De Francisci, che era nel pool antimafia insieme con Falcone, deve perdere il suo tempo a spiegare pazientemente agli ispettori ministeriali che forse costruire una villa abusiva accanto a un tempio dorico non è tanto legale…
Nel frattempo, i disgraziati (e incoscienti: perché non s’informano prima su chi sono gli abitanti di Akragas oggi?) turisti continuano a far la fila davanti all’unica toilette dell’unico bar della zona, sforzandosi eroicamente di trattenerla. Perché sono turisti: fossero stati agrigentini, non avrebbero esitato un attimo a fare i loro bisogni fra le colonne del primo tempio.

* * *

A Taormina, invece, un regista teatrale ultramoderno aveva deciso di mandare in scena al Teatro Antico un’Aida con le ballerine del coro a seno nudo. Beddamatri! Sollevazione dei genitori delle artiste (“A picciridda mia ch’i minn’i fora? Dionescanselibberi!”) e Aida regolamentare come Ammon comanda, coi pepli fino alle caviglie.


Italia.è rientrata anticipatamente dalle ferie in Tirolo Annalise Krukkendorf, l’infermiera professionista incaricata di vegliare sulla salute dell’ex presidente della Repubblica, e di Gladio, Francesco Cossiga.
Approfittando dell’assenza di frau Annalise, infatti, l’ex presidente si era imposto facilmente sul restante personale sanitario, rifiutandosi di prendere la dose quotidiana di Valium e proclamando “Io sono statto un presidente, io! Adesso glielo spiego io, a quei quattro dilettantti che fanno finta di fare un governo, come si fa a tenerre al suo posto i communistiii!”. E senza por tempo in mezzo s’é affacciato al balcone in pigiama a righe e ciabatte: “Lasciateli fare tutto quello che voglionno – ha proclamato al popolo – a quei blacchiblocchi, così loro sfasciano tutto e poi la gente s’incazza! Allora arrivo io col carro armato e la gente non s’incazza no con me ma mi batte le mani! Perché la genteè stuffa! E allora arrivo io col carrarmatto! Come sono arrivato a Roma! Come sono arrivato a Bologna! Perché io sì che lo so come si trattano i communi…” (infermiere).


Ordine pubblico. I poliziotti lamentano, tramite sindacato, che “così l’ordine pubblico lo decidono le Procure”. I questori denunciano per “notizie false e tendenziose” i giornalisti sopravvissuti alle legnate di celerini impazziti e black block. Quello a cui hanno sfasciato la telecamera a sprangate non solo è rimasto senza telecamera, ma gli tocca anche cercarsi un avvocato. Dell’Utriè a piede libero, e Sgarbi fa il viceministro del ministero da cui era stato condannato per truffa.


Informazione 1.è ufficiale: nel caso della contessa Augusta c’entrano i soldi di Craxi, e anzi stanno cercando di farli sputar fuori a chi se l’é fregati. Perché queste notizie arrivano a Ferragosto e, soprattutto, perché sui giornali italiani di questa storia, prima di Ferragosto, non è uscito quasi niente?


Informazione 2. Il tono ufficiale e vagamente schifato dei telegiornali quando usano il termine “la donna” per indicare la moglie di Milingo.


Informazione 3. Rientro. “Milioni di italiani si sono messi in viaggio” eccetera e “viaggiano con tempo buono e carburante meno caro”.
Rileggere ad alta voce questa frase, cercando di imitare il tono di entusiasmo e di riconoscenza (per la fortuna climatica e per il benefico governo) dei telegiornali.


Monarchico. La storia della ragazza madre che diventa principessa (il principe azzurroè un gran bravo ragazzo con gli occhiali) e che disarma tutti gli stronzi del regno con la sua gentilezza. è una gran bella storia. Ahimé, temo di essere monarchico, per Dna, nel profondo del cuore. Meno male che ci sono i Savoia a tenermi repubblicano (Ma sentite: e se facessimo regina la Bianca Berlinguer? Così si risolve in un colpo il congresso dei Ds, si sfila la poltrona da sotto il culo di Berlusconi (che vuol diventare presidente, con Fini primo ministro), si va in culo ai savoiardi e si fa pure bella figura: fra mandare all’estero la Bianca e mandarci un Bossi o un Dell’Utri…).


Oddio. Bisogna imitare Schroeder e Tony Blair, comincia a dire qualcuno dentro i Ds. “Non piango perché mio figlio perde a poker, piango perché si vuole rifare”.


Autunno. Alla fine dell’estate, oltre a qualche centinaio di migliaia di gatti e cani, ci si accorge che è stato dimenticato in casa o per la strada anche un numero imprecisato di vecchi, che era impossibile portarsi dietro in vacanza. Ne sono morti quattro, mi sembra; date le circostanze, non molti. Sono circa tre milioni gli anziani che vivono in completa solitudine in Italia.


America. Arrestato per truffa il capo della società che si occupa della sicurezza alla McDonald’s, John jacobson. Con alcuni complici distribuiti nelle principali sedi della catena aveva organizzato un meccanismo per fregarsi i premi (teoricamente destinati ai clienti) del concorso “Chi vuole essere un milionario?” organizzato dalla McDonald’s per ovviare alla diminuzione dei clienti.


Pianeta. Il sultano di Brunei, “l’uomo più ricco del mondo”,è finito sui giornali italiani per una sua lite miliardaria con un suo fratello. Particolari pittoreschi, sorriso da storia esotica, ovviamente. Ma cosa vuol dire “l’uomo più ricco del mondo” al tempo della globalizzazione? Il computer con cui sto scrivendo mica sarà stato fabbricato da un’azienda di proprietà del sultano? E il telefonino? Siamo sicuri che non possano esserci quote sue, che so io, nella Montedison o nella Deutsche Telecom? E in Rete Quattro? E nel Corriere?
Tecnicamente, oggigiorno è difficile essere solo il sultano del Brunei e non anche di qualche altra cosa. Un nababbo all’altro capo del mondo oggi in realtà è come averlo qui a Milano.


Cronaca. Napoli. Aldo Cerbone, incensurato, sessantenne, arrestato dai carabinieri dopo una serie di tentate rapine ai danni di alberghi del litorale. Il Cerbone si presentava ai rapinandi armato di una draghinassa del Cinquecento. Dovrà rispondere di rapina aggravata e porto abusivo di arma bianca.


Cronaca. Lamezia. Incursione notturna nell’ufficio appalti del comune. Distrutte le buste con le offerte delle cooperative “Vita nuova” e “La scolastica”. Lasciata integra quella della cooperativa “Five”.


Okkupazione.


Angelo wrote:


Marco wrote:


P. wrote:

Si prende uno stipendio non dico da fame perché molti italiani sono ancora sotto la soglia della povertà.
Ma guardare lo stipendio (anche se non è corretto) di un operatore delle poste che dopo 6 anni di servizio prende quanto un operatore di polizia che ha quasi 18 anni di servizio, che le divise quasi le dobbiamo comprare noi le autovetture le laviamo noi (autovetture inidonee al servizio di polizia) alcune volanti escono con la stessa auto che ha fatto già 24 ore di servizio, che la domenica dobbiamo andare a manganellare idioti che si rompono e ci rompono la testa per una palla o un colore di una maglietta, soldi dello stato spesi assurdamente inutilmente.
BE’ CI SONO ANCORA 1000 MOTIVI PER DIRTI CHE LA BASE NON E’ INCAZZATA SIAMO SERVI DELLO STATO MA SAI ANCHE LE FORMICHE OGNI TANTO NEL LORO PICCOLO MORDONO SAPPIAMO CHE CI SONO “COLLEGHI” chiamiamoli così che si sono fatti prendere la mano non li giustifico come le sinistre hanno giustificato anni dietro alcune persone chiamandole solamente “compagni che sbagliano” se hanno sbagliato pagheranno sai è più facile far pagare a uno delle forze dell’ordine che ad un omucolo con la mazza o i sassi che si nasconde dietro i pacifisti e che i pacifisti nascondono (con tutto il rispetto dei pacifisti veri) La polizia anzi le forze dell’ordine sono civili democratici sai che eravamo così impreparati che il venerdì sera sono dovuti andare a prendere delle divise e dei lacrimogeni, vuol dire che le forze dell’ordine credevano in una manifestazione pacifica, ma poi di pacifico c’é stato solo la pace dei sensi di quel ragazzo morto ma i vari Agnoletto e Casarini hanno sulla coscienza non solo lui ma altre cose e poi poi……va be’ noi siamo servi dello stato ti saluto pace e bene>


Perché la new-economy va a ramengo e perché l’internet “ufficiale” diventa sempre più bolsa? Perché le grandi compagnie che ci hanno messo le mani si comportano come l’elefante nel negozio di cristallerie e riescono a sfasciare e rendere terrificantemente texane persino le innovazioni più interessanti.
Prendiamo – tanto per fare un esempio – il libro elettronico, l’e-book. è un aggeggio – una specie di computerino dedicato, leggerissimo – che serve:
1) a leggere libri in formato elettronico;
2) a farli viaggiare in rete.
Punto uno: quale formato? Esiste da tempo un formato standard, universalmente accettato sia in Win che in Mac, per le pagine “editate”, ed è il formato PDF. Quando il signor Gates o il signor Jobs hanno bisogno di dirvi qualcosa (“vogliamo soldi da te”, “giù le zampe da questa release”, “sarai mica un pirata brutto stronzo?”), in genere ve lo dicono con un bel file Acrobat PDF. Tantoè pacificamente accettato e diffuso questo standard, che tutti i computer sia Win che Mac vengono forniti con un lettore Acrobat gratis compreso nel prezzo (vi sembra un po’ un ossimoro, “gratis” e “prezzo”? Non so che farci, bellezze. Così va il mondo).
Uno si aspetterebbe quindi che il naturale formato del libro elettronico sia dunque, per non creare complicazioni, il buon vecchio PDF. Neanche per idea. Intanto, c’é il solito Gates, come da copione, che deve assolutamente inventarsi un formato proprietario tutto suo, in modo che tutti gli utenti di Windows siano portati a usare solo quello, per non correre il rischio – uscendo, per una ragione qualunque, da casa Microsoft – di essere adescati da una qualunque concorrenza.
Vabbé. Gatesè cattivo e si sapeva. Ma PDF non è di Gates,è di un’azienda – la Adobe – che nasce fuori e contro i monopoli gateschi e che ha nel suo pedigree un bel quattro quarti di nobilissimi antenati macchintosciani. E allora… Allora un tubo, perché Adobe, di fronte al libro elettronico, prende il suo efficiente e riconosciuto da tutti PDF, lo impacchetta, lo getta nella spazzatura e poi mette in azione il trituratutto.
Insomma, come formato di libro elettronico Adobe non sta sostenendo affatto Adobe Acrobat, ma anzi lo sta sabotando in tutti i modi. Perché? Perché Acrobatè diffusissimo, efficientissimo e gratis. E quest’ultima parola crea crisi di coscienza terrificanti ai manager Adobe, come a quelli di qualunque altra multinazionale. (A proposito, lo sapevate che i manager multinazionali in crisi tendono sempre più a rifugiarsi nelle sette fondamentaliste e nei revival religiosi? Beh, adesso lo sapete. Ma questo è un altro discorso).
Allora, Adobe s’inventa un suo formato proprietario a pagamento (naturalmente, molto più racchio di Acrobat: ma tanto, degli utenti chi se ne frega?) e parte lancia in resta per imporlo – a pagamento – al pubblico del libro elettronico, con abili manovre di marketing. Che abili manovre? Beh, per saperlo bisogna andare al Punto Due (vedi sopra), quello che dice “far viaggiare i libri elettronici in rete”. E allora, siore e siori, avanti col secondo punto.
Punto due: il libro elettronico è bello perché un libro di carta non lo puoi mandare via internet (avete provato a infilare un Sellerio nel lettore CD?) mentre quello elettronico sì. Giusto? Il libro elettronico garantisce dunque la massima libertà di scambio dei contenuti. Ehi, ma c’é il copyright! Certo, signora guardia, c’é il copyright ma mica tutti i libri sono coperti dal copyright. Lasciamo perdere la Divina Commedia (una volta una ditta italiana fece causa a un’università per difendere il copyright del sig. Alighieri di cui essa, a suo dire, si considerava depositaria…) e andiamo a Cappuccetto Rosso, alla Bella Addormentata, a Biancaneve… mica c’é copyright su di loro… anche perché gli autori delle fiabe sono morti da centinaia di anni e dunque eccetera eccetera.
Bene, i manager dell’Adobe, nel quadro dell’astuta operazione di marketing di cui sopra, decidono di prendere Alice nel Paese delle Meraviglie (niente copyright: il povero Lewis Carroll ha lasciato in pace equazioni e ragazzine ormai da più di cent’anni) e ci fanno un bel libro elettronico per dimostrare le meraviglie del loro sistema di lettura (a pagamento).
Ok, tu prendi l’e-book che ti hanno rifilato in un momento di debolezza, ci carichi l’Alice nel formato Adobe, e te lo cominci a leggere in santa pace. Arrivato al Cappellaio Matto, sorridi intenerito al ricordo della prima volta in cui l’hai letto (a me succede sempre) e chiami il nipotino di sette anni per farglielo conoscere anche a lui. Ti metti l’e-book sulle ginocchia e, sempre sorridendo, cominci a leggere il Cappellaio Matto ad alta voce. Pausa. Arrivano istantaneamente due guardie, e ti portano via.
Cos’é successo?è successo che nell'”I accept” dell’Adobe, all’inizio del libro, tu hai cliccato distrattamente sulle condizioni alle quali l’Adobe ti concede l’alto onore di leggere elettronicamente Alice. Non puoi copiarlo. Non puoi stamparlo. Non puoi prestarlo. Non puoi cederlo a terzi, nipotino compreso, per nessun motivo. E: “Non puoi leggerlo ad alta voce”. Come non posso leggerlo ad alta voce? “You cannot read aloud this book”: c’é scritto proprio così, black RGB su white. Allora: il libro “normale” io lo leggo, lo racconto al nipotino, lo presto all’amico, me lo porto al cesso – ci faccio quello che voglio. Perché l’ho pagato, edè mio. Il libro elettronico invece no. O meglio: il libro elettronico, fisiologicamente, lo sarebbe; non lo é, nella versione “filtrata” da Adobe, Microsoft e compagnia bella. Allora è chiaro che a questo punto io dico: bella la tecnologia, ma vendetela ai gonzi. Io ho già la mia hard-copy di Alice, universal format, friendly-user, high resolution, fully-compatible, no-printer required, e me l’ha regalata la zia Carmelina per l’esame di terza media trent’anni fa. Perché dovrei andare a impelagarmi con una stronzata che non posso neanche leggere al mio nipotino?

* * *

Questo per il libro elettronico: che, infatti, non decolla. Ma i casi che si potrebbero elencare sono anche molti altri. Provate a pensarci un po’: come potrebbe essere il vostro computer (e l’internet) se a comandarci fossero ancora gli Archimede Pitagorici dei primi tempi e non i supermegamanager che adesso ci pascolano dentro con la delicatezza e la grazia di un Tyrannosaurus Rex ai tempi in cui il pianeta ancora non era cablato.
Se questo sistema fosse stato in vigore un centinaio d’anni fa, avremmo qualche difficoltà ad accendere una lampadina (i produttori di candele avrebbero posto delle precise condizioni al signor Edison), a salire su un’automobile (che, per disposizione dei padroni delle diligenze, dovrebbe essere cavallo-compatibile) o a prendere un aereo (ai signori Wright i costruttori di biciclette imposero che…). Meditate, gente, meditate.


“Come va?”. Rispondono altri cinquanta personaggi, intervistati da Carlo Gubitosa.
Cartesio: “Bene, penso”.
Berkeley: “Bene, mi sembra”.
Hume: “Credo bene”.
Pascal: “Sa, ho tanti pensieri…”
Galileo: “Gira bene”.
Leibniz: “Non potrebbe andar meglio”.
Spinoza: “In sostanza, bene”.
Hobbes: “Tempo da lupi”.
Vico: “Va e viene”.
Franklin: “Mi sento elettrizzato”.
Robespierre: “C’é da perderci la testa”.
Casanova: “Vengo”.
Pietro Micca: “Non ha letto che è vietato fum…”.
Beethoven: “Non mi sento bene”.
Schubert: “Non mi interrompa, per Dio”.
Novalis: “Un sogno”.
Bellini: “Secondo la norma”.
Leopardi: “Sfotte?”.
Foscolo: “Dopo morto, meglio”.
Manzoni: “Grazie a Dio, bene”.
Sacher-Masoch: “Grazie a Dio, male”.
De Sade: “A me bene”.
D’Alembert e Diderot: “Non si può dire in due parole”.
Kant: “Situazione critica”.
Hegel: “In sintesi, bene”.
Schopenhauer: “La volontà non manca”.
Cambronne: “Boccaccia mia…”.
Marx: “Andrà meglio…”.
Carlo Alberto: “A carte quarantotto”.
Darwin: “Ci si adatta”.
Livingstone: “Mi sento un po’ perso”.
Nietzsche: “Al di là del bene, grazie”.
Proust: “Diamo tempo al tempo”.
Kafka: “Mi sento un verme”.
Musil: “Così così”.
Joyce: “Fine yes yes yes”.
Nobel: “Sono in pieno boom”.
Madame Curie: “Sono raggiante”.
Dracula: “Sono in vena”.
Picasso: “Va a periodi”.
Lenin: “Cosa vuole che faccia?”.
Hitler: “Forse ho trovato la soluzione”.
Heisenberg: “Dipende”.
Pirandello: “Secondo chi?”.
Sotheby: “D’incanto”.
Bloch: “Spero bene”.
Freud: “Dica lei”.
D’Annunzio: “Va che è un piacere”.
Ungaretti: “Bene (a capo) grazie”.
Fermi: “O la va o la spacca”.
Queneau: “Bene grazie, grazie bene, brazie gene, eeaie bngrz, genera zie b”.
Camus: “Di peste”.
Gandhi: “L’appetito non manca”.
Agatha Christie: “Indovini”.
Stakanov: “Non vedo l’ora che arrivi ferragosto…”.
Einstein: “Relativamente bene”.
Uno stronzo qualunque: “Mah, nessuno mi caga”.


Spazio. Non è rimasto spazio per i poveracci bruciati a Roma, durante il rientro d’agosto, nell’incendio di un residence per poveri e immigrati. Anche in televisione, d’altra parte, li hanno messi in coda.


Alceo wrote:

Combattendo fra i venti, il mare pazzo ci sbatte
avanti e indietro, onda dopo onda.
La nera nave va fra i cavalloni
Sul naufrago equipaggio alla deriva
il tifone infierisce, e già è sommersa
una parte dell'albero, e la vela
già senza vita pende e già i brandelli
con l'ancora e le cime porta il vento