Un calzolaio con il desiderio di riaprire una fabbrica di calzature
testo e foto Paolo Parisi
Picanello, in via Grasso Finocchiaro n. 12 c’è una bottega di “Riparazione e Realizzazione scarpe su misura” condotta dal signor Valenti. Ormai i calzolai a Catania si possono contare sulle dita delle mani ed è difficile trovarne uno. Entrando nella bottega, sulla sinistra si nota una macchina con le mole, rulli abrasivi e rulli di feltro rotanti per lavorare il cuoio e la pelle. Attaccato a questa macchina ci sono due scaffalature una in legno ed un’altra metallica con i ripiani pieni di scarpe da riparare e scarpe in via di costruzione, sulla parete di destra c’è un’altra macchina con le spazzole di stoffa rotanti ed altre scaffalature con scarpe sulle mensole. Al centro della bottega c’è un tavolo tipico da calzolaio con calzature da riparare ed i vari attrezzi del mestiere e dietro questo il signor Valenti, un uomo con barbetta ben curata ed occhiali da vista che ispira simpatia a prima vista, inizia a raccontare la sua storia: “La mia famiglia ha sempre lavorato nel campo delle calzature, già il mio bisnonno, mio nonno e mio padre facevano questo mestiere o meglio, costruivano scarpe, avevano un laboratorio con operai nel quartiere Cappuccini. Io ho 57 anni e da 50 mi occupo di scarpe. Sin dall’età di 7 anni andavo la mattina a scuola ed il pomeriggio mi recavo presso la fabbrica di scarpe di mio padre in via Solferino. Una volta a Catania c’erano circa 200 fabbriche di calzature e poi una dopo l’altra hanno cessato le attività. In città si trovavano pressappoco 500 calzolai dislocati nei vari quartieri ma anche questi lentamente sono si sono ridotti .”
Poi prendendo fra le mani una scarpa da incollare perché ha le suole di plastica staccate dice: “Fino a circa 20 anni fa ancora si poteva lavorare perché le calzature avevano le suole di cuoio e quindi si riparavano sostituendo le parti logore sia suole che tacchi. Adesso mi capita di riparare scarpe di plastica rosicchiati dai cani nella parte posteriore, oppure riduco lo spessore delle zeppe e abbasso i tacchi delle scarpe da donna. Le scarpe arrivano principalmente dalla Cina e sono tutte in plastica e quando si consumano si possono buttare perché non sono riparabili oppure costano così poco che non vale la pena sistemarli. Sin dall’età dei primi passi ai bambini vengono messi ai piedi scarpe in plastica, e persino durante un matrimonio capita di vedere lo sposo che ha calzature in plastica. Comunque la città si è molto impoverita e quei pochi che possiedono qualche euro non li spendono perché il futuro è incerto e non si vede possibilità di ripresa. Pertanto qualcuno che possiede qualche soldo lo conserva in uno scatolo di scarpe o tenta la fortuna giocando a Bingo.”
Mostra con orgoglio un paio di mocassini di color rosso, scamosciati con le iniziali dorate “PG” evidenziati sulla parte superiore e con i bordi dello stesso colore delle iniziali e dice: “Io ho una clientela che a volte mi chiede di realizzare scarpe su misura personalizzate con certe caratteristiche.” E spiega accuratamente tutto il lavoro che viene fatto per costruire le calzature. Successivamente mostra un catalogo di scarpe realizzate da lui che sottopone ai clienti per fare scegliere il modello da realizzare. Poi prosegue: “Qualche anno fa sono venuti dei costumisti teatrali a ordinarmi un paio di stivali a mezza coscia tipici del ‘700, per lo spettacolo teatrale “L’Avaro” al quale partecipava l’attore Enrico Guarneri in arte Litterio, e avrei dovuto realizzarli fra un sabato e la domenica, l’impresa era ardua ma riuscii a completarli in tempo e sono venuti bellissimi, erano un’opera d’arte!”
Ad un certo punto della conversazione entra un amico del signor Valenti e parlano di un progetto che intendono portare avanti per realizzare una fabbrica di manifattura di calzature create in modo classico. Così il signor Di Paola, la persona entrata in bottega, spiega che il progetto consiste nel realizzare un sito internet e poter ricevere ordini anche dall’estero.
Il nostro calzolaio dice: “Io ho ancora il desiderio di riaprire una fabbrica di calzature e non fare più questo lavoro di riparazione, vorrei ritornare a costruire scarpe di qualità in serie, come le realizzavano mio padre, mio nonno o mio bisnonno. E mi piacerebbe dare a questa nuova fabbrica il nome “SCAPPI E STUALI FATTI SERIU” e poter lasciare in eredità qualcosa di importante a mia figlia ed ai miei nipoti.”
Noi facciamo tanti auguri al signor Valenti, certi che questo suo desiderio si realizzerà.